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Libraio di kabul- troy - IL LIBRAIO DI KABUL

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Libraio di kabul- troy

IL LIBRAIO DI KABUL: presenta e commenta su foglio a protocollo 3 aspetti della vita della famiglia protagonista che ti hanno particolarmente colpito(puoi scegliere tematiche generali o soffermarti sulla vicenda di un singolo personaggio; spiega perché è giusto affermare che Sultan Khan ai nostri occhi occidentali, è un uomo antico e moderno insieme, una specie di contraddizione vivente



Il libraio di Kabul è la testimonianza diretta di una giornalista che, ospite di una famiglia afgana a Kabul, decide di scrivere un libro biografico con lo scopo di raccontare la storia della stessa famiglia e della gente dell'Afganistan.

Uno tra gli aspetti che mi hanno maggiormente colpito è l'inesistenza del c 858f53i oncetto Amore: i matrimoni si stabiliscono dalle famiglie e solo nel giorno del fidanzamento i promessi sposi hanno il permesso di poter conversare tra loro e di conoscersi.

In casa Khan i matrimoni contratti con membri esterni al clan sono un'eccezione, poiché è considerato più saggio sposarsi tra cugini. Solitamente sono le donne della famiglia a recarsi nella casa della prescelta per discutere la proposta di matrimonio con i genitori e queste visite più volte avvengono da parte di una stessa famiglia e più valore ha la promessa sposa. Il prezzo di quest'ultima si stabilisce  in base all'età, bellezza e capacità, a seconda dello status di famiglia e tanto più anziano è lo sposo, tanto più grande è il compenso per la sposa.

In Afganistan le donne e le ragazze non possono mai uscire di casa sole, ma devono obbligatoriamente chiedere ad un bambino di essere accompagnate e nel caso in cui vengano viste in compagnia di un uomo per le vie del paese, in taxi, al ristorante, o in qualsiasi altra parte è sempre e solo la donna a ricevere severe punizioni da parte della famiglia che per causa della figlia perde onore all'interno della società.



Un episodio a proposito di questa tematica mi ha colpito molto e ha per protagonista una donna di nome Jamila, bellissima e proveniente da una delle migliori famiglie. I genitori le combinarono le nozze con un uomo ricco che Jamila conobbe il giorno del matrimonio. Fu quando, dopo una quindicina di giorni insieme che il marito dovette per un breve tempo trasferirsi all'estero e la donna venne scoperta tradirlo con un altro uomo. Rimase chiusa a chiave per qualche giorno in una stanza aspettando che i membri della famiglia decidessero la sua sorte. Fortunatamente per l'onore della famiglia, Jamila morì a causa di un corto circuito prima che la famiglia ebbe deciso la punizione adeguata. Ma questa è la versione che la famiglia raccontò ad amici e perenti, in realtà il consiglio che si tenne, si concluse con la decisione da parte della madre che sarebbero stati i fratelli a soffocare con un cuscino la ragazza.

Leggere la storia e gli episodi di questo popolo fa tornare alla mente i tempi delle nostre bis-bis nonne in cui come in questo caso erano i genitori a decidere la sorte dei propri figli e la vita in quegl'anni era molto difficile poiché mancavano i beni di prima necessità quali l'elettricità ad esempio.

Lo stesso protagonista ammette di stare vivendo in una società molto differente da quella in cui viveva prima dell'inizio della guerra. Un tempo avevano acqua corrente, elettricità, quadri alle pareti. Durante la guerra civile l'appartamento venne saccheggiato e distrutto dalle fiamme. Ora la famiglia che è composta da undici persone, vive in un appartamento composto da cinque stanze in cui tre sono da letto, c' è la cucina e l'ultima è una sorta di magazzino che ospita alcuni libri e giornali del libraio, le provviste e gli indumenti, che vengono riposti in grandi casse data la mancanza di armadi. Oltre a tutto ciò ogni abitante possiede una grande cassa chiusa a chiave in cui si tengono le cose private.

Sembra inevitabile il confronto con la nostra realtà: ognuno di noi ha una casa ammobiliata con tutti gli elettrodomestici di nuova tecnologia, ha una propria camera nella quale c'è un letto, almeno un armadio, il computer, la tv e il lampadario, questo perché l'Italia è un Paese ricco, in casa Khan l'unico mobile è la libreria nel magazzino, non ci sono neanche i letti, dormono su delle stuoiette per terra e con l'aiuto di candele accese se è ancora buio, è una donna, Leila, ad alzarsi di buon mattino per preparare la colazione per tutti e a fare le faccende di casa, tutto senza l'aiuto di nessun elettrodomestico, come la lavastoviglie per i piatti o la lavatrice per i panni sporchi, l'aspirapolvere per lo sporco a terra, in modo da evitare di passare l'intera giornata a spazzare la casa, e invece niente, è fatto tutto a mano, anche perché, pur essendo quella di Sultan una famiglia abbastanza ricca, manca la cosa principale, le risorse quali l'acqua e l'elettricità, indispensabili per il funzionamento.

Un altro aspetto che mi ha colpito molto leggendo della vita di questa famiglia, è il rapporto che c'è tra genitori e figli, soprattutto la differenza del rapporto tra mogli e figli e quello Sultan e figli.

Nonostante i Khan non abbiano problemi economici, ai figli non è stato permesso di continuare gli studi, malgrado lo avessero chiesto più e più volte. Questo perché Sultan preferì introdurre i figli nel mondo del lavoro, uno nella sua libreria, un altro in un chiosco di bevande e merendine.

In tal modo si accattivò i figli, un'antipatia in realtà apparente, mai dimostrata, questo perché Sultan è il capofamiglia, ciò che dice è legge, nessuno può contraddirlo e ognuno obbedisce ai suoi ordini, è per questo che nessuno dei figli ha mai avuto il coraggio di dire apertamente al padre ciò che secondo lui era sbagliato e nessuno ha mai avuto una pur piccola discussione con lui.

Con gli altri membri del clan è totalmente un'altra cosa: quando Sultan è in casa l'atmosfera è molto pacifica, benché disguidi tra i ragazzi ce ne siano, come del resto avviene in tutte le famiglie; il problema salta fuori quando Sultan esce: ognuno sembra avere perso rispetto verso le due mogli del capofamiglia che vengono rimproverate per ogni mancanza, non ascoltano i loro ordini e vengono trattate male.



Come i padri di famiglia di parecchi anni fa, riveste la figura del cosiddetto capofamiglia, il nucleo intorno a cui gira tutta la vita familiare, in altre parole si tratta di un vero e proprio patriarca autoritario.

Finora abbiamo parlato di Sultan e della sua famiglia paragonandoli a ciò che accadeva da noi tanti tanti anni fa, definendolo giustamente ai nostri occhi moderni un uomo antico. In realtà si tratta di una contraddizione vivente, Sultan è antico per quanto riguarda la famiglia, ma al di fuori delle quattro mura è un uomo molto moderno. Proprietario di una delle più importanti botteghe  afgane, venne incarcerato ben due volte e la sua libreria bruciata insieme ai suoi libri, questo perché ha sempre lottato per l'apertura alla modernità e alla cultura, proponendo volumi e libri in tutte le lingue che non parlavano soltanto dell'Afganistan ma riguardanti ogni popolo e religione del mondo. Scoperto dalle autorità venne incarcerato, questi libri bruciati e pasticciati tutti quelli che contenevano delle immagini, data la legge che proibisce di esporre articoli rappresentanti esseri viventi.

Quando re Zahir Shah tornò in Afganistan, fu proprio Sultan a suggerire alle proprie donne di appendere per sempre al chiodo il burka, e anche alla più giovane delle moglie, che avendo vissuto fin da quando era piccola con il volto coperto e che si sentiva a disagio senza quel capo addosso, la obbligò a quest'apertura alla modernità con queste stesse parole: Non voglio una moglie preistorica, sei sposata ad un uomo liberale, non ad un fondamentalista! Lo stesso Sultan ammette alla giornalista di essere realmente un uomo liberale: quando era stato in Iran aveva comprato vestiti occidentali per se stesso e per una delle mogli, la sua opinione sul burka è che si tratta di una gabbia opprimente, è contento del grande passo che stanno facendo le donne nel suo Paese e si augura di arrivare alla parità di diritti tra uomo e donna. Per questo viene definito una contraddizione vivente, perché lotta per avere un Paese moderno, ma è il primo a voler mantenere in casa il suo ruolo di patriarca autoritario.






CANDELIERI GRETA


Dopo aver visto il film TROY, scrivi su un foglio a protocollo un testo che tratti l'argomento della resa del testo originale omerico



A fine maggio è uscito nelle sale cinematografiche Troy, un film del regista Wolfgang Peterson. Come suggerisce il titolo, la pellicola racconta l'argomento dei poemi omerici: la guerra che per dieci anni ha contrapposto i soldati greci alla città di Troia. Secondo il mito leggendario, sarebbe stato il giovane Paride, figlio del re Priamo, la causa del conflitto. Ad un banchetto, dovendo scegliere chi tra Era, Afrodite e Atena, il ragazzo designò come vincitrice della gara di bellezza Afrodite, in quanto aveva lui promesso in caso di sua scelta la donna più bella sulla Terra. Rapì perciò, sentendosi autorizzato, la bellissima Elena, sposa di Menelao, nonché re di Sparta e fratello di Agamennone. Fu per questo motivo che i re greci decisero di coalizzarsi per rivendicare l'oltraggio subito da Paride e punire Troia e la sua gente.

Nel film si nota un chiaro riferimento alle Heroides di Ovidio nella parte iniziale quando Elena e Paride si innamorano, componente che manca invece in Omero. Come racconta l'epistola dedicata ai due amanti, Paride, incurante dello sguardo del marito, incomincia il corteggiamento della donna, la quale inizialmente dimostra di non cedere e non dare importanza alle avances dell' ammiratore, pur  rimpiangendo in cuor suo che sia arrivato solamente ora, e non prima di sposarsi, per poi lasciarsi andare tra le braccia dell'amante.



Confrontando la trama del film con il testo originale emergono diversi punti che non corrispondono tra loro: Omero propone una guerra molto lunga e sanguinosa durata ben dieci anni che nel film ha invece una lunghezza minima, poco più di dieci giorni, si comprende il grosso divario tra le due durate.

Quando, dopo che molti tra i capi achei, tra cui Agamennone e Odisseo, vengono feriti e Ulisse fa irruzione nel campo nemico, Patroclo si propone di indossare l'armatura di Achille, il quale persiste al rifiuto di entrare in guerra, questo per mettere ai Troiani sgomento per la vista del forte eroe greco. Nel film è inserito l'episodio in cui Ulisse smaschera Achille che non voleva entrare in guerra, si tratta di un episodio di pura invenzione da parte del regista, dato che non è presente nell'Iliade e in nessun poema di Omero. Inoltre nel film Achille è presentato come tutore di Patroclo, cosa da non prendere assolutamente in considerazione; in realtà è esattamente l'opposto: è Patroclo ad essere il protettore di Achille e i due ragazzi nel testo omerico sono amanti, mentre nella pellicola il pié veloce si innamora di Briseide, la sua schiava.

Troy non è altro che la narrazione di una mitica guerra raccontata prendendo spunto dalle opere di Omero, l'Iliade e l'Odissea, arricchite da episodi di fantasia. Infatti il primo poema dell'autore si conclude con i funerali di Patroclo e di Ettore , mentre il film prosegue nella narrazione di come i Greci vinsero i Troiani, raccontato invece nell'Eneide di Virgilio. A proposito di questo argomento, alla vista del cavallo di legno sulla spiaggia, Patroclo cerca di convincere il padre a non portarlo in città ma viene messo a tacere. Questo è ciò che racconta il film, nell'opera è Laocoonte colui che cerca di persuadere Priamo a non portare il cavallo all'interno delle mura, ma viene ucciso dai serpenti per volere degli Dèi che dall'alto decidono le sorti della guerra e, dovendo i Troiani essere ingannati dai nemici, l'interruzione di Locoonte avrebbe creato problemi al destino precedentemente designato. Nei poemi epici gli dèi occupano un ruolo molto importante nella vita degli uomini poiché tutto ciò che accade sulla Terra è dovuto alle azioni delle divinità sovrastanti.

Questa componente divina è un elemento del tutto assente nel film.

Un ulteriore elemento fantasioso inserito nel film corrisponde alla decisione di portare il cavallo in città: è un greco che fingendosi abbandonato persuade i Troiani ad accettare il dono e durante il saccheggio Achille, presentato innamorato alla follia di Briseide, decide di andare in sua ricerca.

Inoltre la donna, per rivendicare la morte del suocero, ferisce a morte Agamennone, l'uccisore di Priamo; mentre invece Agamennone riesce a tornare a casa dove verrà ucciso da Egisto e Clitemnestra.

Il film si conclude con il rogo funebre di Achille e con il lieto fine dei due amanti che scatenarono la guerra: Paride riesce a salvarsi con Elena, la quale invece dovrebbe tornare a Sparta con il marito Menelao.

Questa è la prova che il film Troy non ha reso l'originale versione omerica delle diverse fasi della guerra di Troia.









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