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ALEXANDROS - I,II STROFA

lettere



ALEXANDROS


Perché i poemi di cui parliamo si chiamano "conviviali"?

Il motto (sottotitolo) era "prendi questa (sottinteso coppa) e stai lieto"molto tipico dell'antico convivio. Richiamo a Dante : mensa della scienza.

Anche Alessandro è un eroe ulissiaco perché con lui si riprende il tema del ritorno impossibile.

Temi generali del poema : ignoto, morte, incommensurabilità fra il reale e l'immaginario, vanità della vita.


I STROFA


Giungemmo : parla per sé e per i soldati.

È il fine : serve a dare un senso di misterioso al poema. Si narra che Alessandro fosse arrivato alla fine del mondo, infatti, dopo aver conquistato tutte le terre emerse arriva all'oceano, che appunto si credeva fosse la fine del mondo.



Sacro araldo : l'araldo è il messaggero ed è considerato sacro fin dai tempi di Omero.

I versi 2,3 sono una perifrasi per indicare la luna = non c'è altra terra da conquistare, se non lo spazio e la luna, che i soldati dell'esercito di Alessandro hanno disegnata sul "brocchier" cioè sullo scudo.

Pezeteri : sono i soldati dell'esercito di Alessandro, da "pezos"= che va a piedi ed "etaio" = compagni

Inaccessa : inaccessibile, in cui nessuno è mai stato. I prefissi -in , -a, -dis capovolgono il significato di un aggettivo.

Da questo momento comincia ad intravedersi l'alter ego di Pascoli, ha il terrore della morte fisica e che la terra finisca.

Mistofori di Caria, venuti dall'Haemo e dal Carmelo : l'esercito alessandrino era composto da soldati di varia nazionalità (e considerati tutti di pari dignità); i mistofori erano mercenari della Caria, mentre l'Haemo ed il Carmelo sono due catene montuose, una macedone ed una  palestinese.


II STROFA


in genere in Pascoli i fiumi indicano lo scorrere della vita ma qui hanno un altro significato; anzitutto da qui inizia la rievocazione nostalgica e malinconica di un viaggio che volge alla sua conclusione. Alessandro ripensa ai momenti in cui iniziavano le sue conquiste e li rimpiange perché ora non ha più nulla da conquistare, la sua missione è finita.

Foresta immota : immobile, sembra che le foreste siano subacquee, imprigionate dal fiume, un'immagine da incubo (come fa il fiume a muoversi e le foreste a restare ferme?) ma , per i soldati, che hanno ancora i loro sogni, il "mormorio" (si ricordi che il campo semantico del mormorare è molto caro al Pascoli) del fiume, il suo scorrere, rappresenta la speranza che tende verso nuove mete.

Vv. 4-6  terzina involuta : le cose immaginate sono sempre molto più grandi di quelle reali, l'immaginazione supera sempre la realtà.

Invidiate : negate. La dieresi sulla "i" indica che c'è iato fra la i e la a perché la metrica necessita di un'altra sillaba.

Azzurri : i paesaggi sono di questo colore , come i sogni di Alessandro, che avrebbero però fatto meglio a rimanere tali, a non voler divenire reali, causando delusioni.

L'ultimo verso riprende la seconda terzina ed accentua il motivo dell'infinita superiorità dell'immaginazione rispetto alla realtà.


III STROFA


la prima terzina è la chiara espressione della nostalgia di Alessa 323f59d ndro dei tempi in cui la sua impresa si stava ancora compiendo; cammino da percorrere, cimenti (prove) da superare, dubbi e destino poiché ancora non sapeva quale sarebbe stato l'esito delle battaglie.

Isso : è la città in cui Alessandro sconfisse Dario, re dei persiani, nel 333 a.C.

Notturno : viene, come in questo caso, spesso usato in funzione predicativa.

Mille : è l'idolo poetico (fissazione) del Pascoli. (alle paure di natura storica si aggiungono quelle proprie del poeta : la paura della morte, la fede che vorrebbe avere ma non riesce).

I carri sono oscuri perché è notte.

Pella : città macedone in cui Alessandro trascorse parte della sua giovinezza.

Capo di toro : fedele traduzione del nome del cavallo di Alessandro "Bucefalo" , che in greco significa appunto testa di toro. (da ricordare che Pascoli va sempre all'etimo delle parole). Alessandro ed il suo destriero inseguivano il sole che, in quei luoghi produce tramonti con colori intensi a causa dei quali, passando attraversi i boschi, si ha l'impressione che essi brucino. Lungi = lontano.


IV STROFA


figlio d'Amynta : come nella tradizione classica Pascoli chiama Filippo (padre di Alessandro) usando un patronimico, cioè lo chiama a sua volta con il nome del padre, Amynta.

Nomo : canto per flauto e cetra in onore di un Dio.

Are : latinismo, altari.

Nomo e are : Alessandro, dopo la conquista della Persia, pretese di essere adorato come un dio, ecco perché Pascoli usa due termini che si riferiscono all'adorazione di un Dio. Alessandro, oltretutto, era un Dio perché figlio di Giove Ammone.

Timotheo : auleta ricordato dai cronisti del tempo per aver suonato alle nozze di Alessandro.

Il nomo è la guida di Alessandro ed è sempre nel suo cuore come il suono del mare che ripete all'infinito la sua eco dentro una conchiglia. Ancora "murmure", verbo caro al Pascoli.

Murmure è fortemente onomatopeico.

Il Fine, l'Oceano, il Niente : Alessandro è ancora richiamato dal canto di Timotheo  ma sa che è arrivato alla conclusione del suo viaggio, delle sue imprese. Questo è il dramma del Pascoli, il nulla : il tutto che si riduce inevitabilmente a niente.

Anelo : caro al Pascoli, ansimante.

Occhio nero.azzurro : Alessandro era particolare anche dal lato fisico, il suo destino, inoltre era segnato anche nei suoi occhi, uno di colore diverso dall'altro. Quello nero (associato alla morte) che rappresenta la speranza che si fa sempre più vana e quello azzurro che invece è simbolo del desiderio, sempre più ardente.

Gli ultimi versi della quinta strofa sono la rappresentazione suggestiva dell'ignoto: esso avvolge l'uomo e chi, nel suo viaggio, vi si accosta  ne ascolta la voce misteriosa e minacciosa. 
Questo simboleggiano appunto le invisibili belve, che Alessandro sente ruggire("fremere") in lontananza, e le forze "incognite e incessanti" che percorrono "l'immenso piano" con un rombo sordo e terrificante .


VI STROFA


Epiro : regione della Grecia settentrionale.

Aspra e montana : ricordiamo l'attenzione di Pascoli alla natura

Filano le sue vergini sorelle : Sisisgambi, padre del re dei Persiani Dario, durante una discussione con Alssandro faceva notare che per il suo popolo l'atto di filare la lana era una mansione per le schiave perché era considerata disonorevole. Per Alessandro invece, il fatto che le sue sorelle si preoccupassero di tessere indumenti per lui era simbolo dell'affetto che li legava.

Per Pascoli invece questo passo rappresenta il desiderio di essere amato dalle sue sorelle Ida e Maria come Alessandro è amato dalle sue.

Milesia lana : la lana di Mileto, considerata pregiatissima.

Industri : latinismo, operose.

Le dita delle ancelle ed anche quelle delle sorelle sono "ceree" cioè colore della cera, un colore innaturale che richiama la morte.

E il vento passa .: questo verso indica il trascorrere del tempo.

Olympias : è la madre di Alessandro (notare la finezza pascoliana che scrive il nome alla greca) ed il fatto che sia "in un sogno smarrita" non sta ad indicare solamente la sua personalità fantasiosa (descritta da Plutarco) ma è un riferimento a Manzoni, più precisamente a Gertrude ("assopita in un sogno").

Favellio d'un fonte : la natura che è portavoce delle divinità.



ATE (Nemesis, è la vendetta)


È stata fatta una deroga all'ordine cronologico che ci eravamo prefissi di seguire perché questi sono componimenti che riguardano la concezione Pascoliana dell'anima.


1896 : chissà se ci sarebbero stati i poemi conviviali o se li aveva già in mente?

Il concetto di vendetta ossessiona il Pascoli il quale nel 1877 spende le vacanze per cercare i mandanti dell'assassinio del padre.

Questa ricerca di vendetta si trasforma però col tempo in volontà di bontà, espressa tramite le sue opere. Infatti crede che solo in questo modo potrà davvero vendicare suo padre.

1894 : lettera a Ferdinando Martini , minaccia reticente.

Il motivo dell'assassinio del padre, avvenuto il 10 agosto 1887, è fondamentale per Pascoli :

  1. il 10 agosto 1890 pubblica le prime Myricae sulla Vita Nuova
  2. la prima nel 1889 "il mendico" che inizialmente è una presa in giro alla fortuna.
  3. il 10 agosto 1903 i "canti di Castelvecchio"
  4. il 10 agosto 1904 esce con la prefazione ai conviviali sul "Giornale d'Italia"
  5. il 10 agosto 1905 sulla rivista "Riviera" pubblica "Il vecchio"
  6. il 10 agosto 1910 (43 anni dopo) i suoi poemi sul "Risorgimento" dedicati a Ruggero Pascali
  7. il 9 agosto 1896 compare il "10 agosto" sul "Mazzocco" di Firenze


Ate è la dea della vendetta e del rimorso. È zoppa perché il rumore dei suoi passi richiami


O quale : grecismo; è l'esordio di tutti e tre i poemi di Ate, antico artificio dei poeti alessandrini che Pascoli conosce benissimo.

Città sonante : a causa dei tanti rumori, primo fra tutti lo svolio delle "colombelle"(che indicano purezza) , la città è Messa definita da Omero come "nutrice di colombe" nell'Iliade, II, 572.

Mecisteo : dal greco = pugile

Campi glauchi : azzurri, l'orzo ancora non maturo è azzurrognolo.

Pronome relativo "cui" è un che, latinismo.

Stridula sega : verso fortemente onomatopeico che serve per riprodurre il frinire delle cicale. Pascoli è sempre molto attento alle piccole cose della natura.

Mordea : forma sincopata dell'imperfetto.

Tumulto : quello causato dall'omicidio di Mecisteo. Sostantivo caro al Pascoli.

Le colombelle si trovano all'inizio ed anche in punta di verso, per focalizzare su di loro l'attenzione.

Bianco svolio : ipallage

Presto : veloce.

Lasciava (che va anteposto al resto del verso) "e i campi di orzo azzurro e gli olmi canori" per il frinire degli uccelli che li popolavano. E.e = sia .sia.

La macchia : si noti come dai campi, simboleggianti la sicurezza, si passa alla macchia, che rappresenta invece un luogo pericoloso. Anche gli animali che definiscono i due luoghi cambiano, nei campi si sente lo svolio delle colombelle, nella macchia le gazze. Quindi anche gli uccelli (ai quali ricordiamo Pascoli rivolge sempre una particolare attenzione) servono a dare una connotazione al paesaggio. La macchia è anche descritta come un mare in cui Mecisteo si "immerge".

Le parole ansante, tumulto.sono per Pascoli con ottativi di un fatto di sangue (uccisione del padre).

Ansante : ansimante

Vuotava il cuore : nell'antichità ill cuore era definito come la sede di tutti i sentimenti umani.

Gorgozzule : pomo d'adamo. Mecisteo era assetato a causa del gran correre.

Poi : valore temporale "dopo che".

Brama : dantismo

Ei : forma arcaica di egli.

Impura : macchiata, questo concetto della mano macchiata è ricorrente nelle Myricae.

Gli pungea (forma sincopata dell'imperfetto) l'orecchia : il rimorso comincia a farsi sentire.

Quando finalmente non sente più le grida dei suoi inseguitori si ferma.

La sete gli ardea le vene e Mecisteo bramava (desiderio forte) di potersi lavare la mano, impura a causa del delitto di sangue purpureo (rosso scuro, il colore del sangue).


L'impegno si divide in due parti : poesia e natura.


Mecisteo sente una rana, che lo guida , poiché le rane stanno dove è presente dell'acqua.

Qua qua  (e le conseguenti ripetizioni di "acqua"). : tentativo pascoliano di riprodurre il gracidare della rana.

Lo stagno è pieno di ninfee e rose palustri, notare la specificazione dei colori gialle e bianche) che cambieranno a breve.

Rauca cantatrice : è la rana.

La rana è querula : aggettivo caro al Pascoli; sinestesia (ricorda le querule renelle dell'"Ultimo viaggio").

Come : appena. Alla vista di Mecisteo il paesaggio cambia.

Vv. 29, 30 : frquent la punteggiatura.

Insiste ancora sulle ninfee e sulle rose.

Come arriva Mecisteo la rana tace e si tuffa nello stagno (che "gorgogliò d'un tonfo)

Egli si lava le mani, la colpevole con la non  colpevole (rea, non rea) fino a che non sono entrambe pulite (monde) dopodiché le mette a giumelle a formare una coppa per bere e le pone sotto il pispino (zampillo) del fonte.

Ma non beve. L'acqua è nera a causa del sangue, come la morte causata da mecisteo (notare che il nero e la morte sono correlati ma che spesso anche il bianco la rappresenta).

Saette . frecce uscite dalla ferita, dalla piaga.

Le rose e le ninfee sono rosse di sangue ora e livide di "tabe" = malattia mortale, rappresenta anche la contaminazione morale.



Gorgo : risucchio che inghiotte.

rose di sangue : le macchie del sangue nello stagno, che Pascoli definisce come "rose" si contrappongono nettamente alle rose reali descritte nella strofa precedente

versi 42, 43 : quando stava rallentando

da tergo : latinismo, alle spalle

calpestio : passi abbastanza frequenti (è un sostantivo deverbale, in quanto finisce in -io, cioè derivante dal verbo).

Pensare il cuore : grecismo.

il calpestio è "discorde" : infatti è quello di Ate la zoppa, un passo è diverso dall'altro, la camminata è disomogenea.

Un passo era forte, mentre quello della gamba zoppa era la eco immediata (subita) del primo passo .

Onde : attenzione = è un nesso relativo! Significa quindi (e non dove come si potrebbe pensare)

Inorridì di punte : gli si rizzano i capelli in testa.

Mecisteo si impaurisce perché sa che quel rumore non può venire dalle gocce dell'acqua che lui stesso ha contaminato e che cadono nello stagno (notare gocce rosse come il sangue in acque nere di tabe, di morte, che Mecisteo stesso aveva reso impure).

La querela (il lamento, ormai non si usa più) della rana è ora torbida 8connota il momento negativo), i versi 51, 52 sono fortemente onomatopeici e cercano di ricreare il gracidare della rana.

Mecisteo sa bene che chi lo sta inseguendo è Ate, la vecchia e zoppa dea della vendetta.

Versi 55 e 56 : Mecisteo non si volta nemmeno ma corre più velocemente, tanto che il vento  gli sibila nelle orecchie.


ma Ate non si ferma ed al suo calpestio discorde si aggiunge un pesante ansimare (scabro anelito). Mecisteo non pensa lo stesso che quei suoni possano derivare dal lavoro di un taglialegna. Anche se il rumore potrebbe essere simile a quello delle accettate negli alberi e la "ruggine del fiato" il respiro di chi lavora duramente lui sa che è Ate che lo insegue.

Stridente lena : forte desiderio (variazione dello "scabro anelito").

Infaticabile : Orazio nei suoi Carmina asserisce che, anche se zoppa e quindi in ritardo rispetto al colpevole, Ate è perseverante e costante, quindi, infine, raggiunge il suo scopo.

Acute roccie : aguzze, Mecisteo è fuori dalla macchia e si trova su monti dalle cime appuntite.

Mecisteo corre e salta da una roccia all'altra come uno  stambecco (similitudine) e sente gli sforzi che Ate compie per stare al suo passo insieme al suo "eterno" passo (perchè inarrestabile).

Il burrone è "alto" : latinismo, profondo

Stroscio : onomatopeico, acqua che cade dall'alto verso il basso

Mecisteo giunge sull'orlo di un burrone di cui non si scorge il fondo né il rumore di una fiumana che scorre alla sua fine

Mecisteo allora si volta e cerca di combattere con Ate ma riesce solamente a muovere in vano le braccia "l'aria flagellando" e, arretrando, cadde nel burrone. E cadendo vide il volto di Ate, corrugato che ridendo ne seguì la caduta.


Il riferimento è a Orazio (Leonelli, p.187) : di rado la vendetta col piede zoppo lasciò il colpevole davanti a sé. In realtà la tradizione greca Ate non è zoppa anzi è molto veloce.


IL CIECO DI CHIO


Il cieco di Chio assomma in sé tutti i poeti, cantori, ciechi primo fra tutti Omero (o / me / oron, che non vede).

Il cantore ed il mendico sono entrambi raminghi (errabondi) ma il primo è ben accetto dalla gente invece il secondo è scansato da tutti.

Secondo il Pietrobono Delias rappresenta l'Iddio cioè la poesia mentre il cieco è una proiezione molto ben celata del Pascoli. (per la prof.sa Martini Delias è in verità l'amore, la bellezza che Pascoli non ha mai avuto; quindi Delias è solo una fanciulla e non una divinità).

Delias : femminile di Delio (da Apollo Delio).

Rampollo do palma : richiama Nausicaa  (Odissea VI, v. 162/63) che viene chiamata fusto nuovo di palma.

Cyntho : monte di delo dove è nata Delias.

Inopo : isola dove Latona partorì Apollo ed Artemide (sole e luna)

Figlia di Palma : gioco poetico di tradizione alessandrina ben conosciuto da Pascoli per il quale i figli erano come nuovi germogli di pianta ed i genitori erano assimilati alla pianta stessa.

V 5 : beare non si usa più. Il dono di Delias è già avvenuto mentre il cieco pensa a come sdebitarsi.

Gl'indifferenti riccioli del capo : ipallage; non sono i riccioli ad essere indifferenti ma il capo.

Vegliardo : anziano.

V 9  : ha desiderio amoroso ma non può esprimerlo come un giovane.

Opaca : ombrosa

Le foglie sono stridule perché secche. (rimando alla "Pioggia nel pineto"? forse) stridulo è un aggettivo molto caro al Pascoli.

Salsa musica del mare : sinestesia ed ipallage (non è la musica ad esser salsa ma il mare)

V. 15 : e non celasti la tua beltà bianca , cioè il tuo corpo.

Mano memore : il tatto fa le veci della vista per il cieco

Non vista ad altri : quindi Delias gli ha fatto il dono più grande che poteva.

Alcione : volatile marino



v 19 tunicati : vestiti di tunica, il chitone.

Iaoni : preziosismo. Omero chiama così gli Ioni, che diffusero tra i Greci l'uso del chitone, simile alla tunica romana.

Vostro : rivolto alle sacerdotesse di Apollo

Crotali : strumenti simili alle nacchere, sono di rame ma per impreziosire Pascoli usa argento

Nave nera : clausola metrica omerica (nave dalla prora rossa, nera .)

La pietra è l'ancora

Gravi : pesanti, latinismo

Loquace : preziosismo, per indicare le persone che chiacchierano al porto.

Smergo : uccello di mare, timido (ombroso)

Dai che : concedi (preziosismo)

Scabra : priva di vegetazione, Chio è rocciosa.

Nudo : con poco bagaglio

Il cantore aiuta il suo equipaggio sia durante la tempesta sia in calma di vento

Cuori alati : i cuori dei mainai si protendono verso la meta (motivo orfico)

RICORDA : il poeta consola gli animi ma non placa gli elementi naturali

V 37 : parte ma non sa per dove : si rompe la prospettiva interiore.

Eburnea : d'avorio

Industre : latinismo = laboriosa

Pingue : grasso, il cibo migliore che avevano (sta ad indicare che l'aedo era tenuto in grande considerazione e che il suo compenso era quanto di più prelibato v'era al banchetto, una coppa ricolma di vino ed il pezzo grasso del maiale [verro] )

Ma la eco di gioia che lascia fra la gente è la vera soddisfazione del poeta

Eterna voce : rumore infinito delle onde; richiama Ulisse presso Calipso.

Pomi avari : il pino non da molto cibo, solo i pinoli che richiedono molto lavoro per essere estratti dalla pigna e non nutrono molto

Se non se : preziosismo

Subito : improvviso è un aggettivo e non un avverbio

Erravo tra la neve e il vento : immagine drammatica e poetica

La vampa : il focolare

La donna : rassicurante perché forse sarà lei che lo ospiterà nella sua casa.



V 55 : motivo Pascoliano, il cieco aedo, legame con Solon perché è un inno alla poesia.

La giovinezza e la bellezza di Delias sono paragonabili solo alla poesia, quindi l'aedo ripagherà il suo dono, che più grande non poteva essere, con ciò che di più grande può offrire, appunto la poesia.

Pascea con gli occhi : sinestesia; pascere = essere appagato

Vv. 60,64 : tutte le cose che potevo vedere le rielaboro nella mia mente e vedo solo le cose più belle (riprende il tema del poeta fanciullino)

Gioghi : monti

Uomini vetusti, antelunari : antichi, prima che a luna nascesse (ricordiamo che per gli antichi la luna non era stata creata ma era nata da sé)

Montagne nere : perché senza luna

Palpitò gemiti strani : sinestesia

Meriggio : ora più calda del giorno in cui, secondo la tradizione, si manifestano gli dei.

Il verbo "sentivo" regge due preposizioni diverse, questa figura retorica si chiama "zeugma"

Barbaglio : tremolio per il troppo sole.

Tintinnio : campo semantico caro al Pascoli

Cicale : indicano il poeta

Ebbre : ripresa omerica, le cicale friniscono rumorosamente per il molto sole



antiche : secolari

si ricordi che, all'interno del bosco, ogni manifestazione naturale è una divinità

presenza negativa del divino

lancio discorde delle mille braccia : i rami che si muovono per un improvviso soffio di vento.

Abbrividendo : rabbrividendo sia per il freddo del bosco che contrasta col caldo meriggio, sia per la soggezione in quanti sa di essere entrato in una sorta di tempio

Muto labbro : silenzio

Musco : muschio

Non voleva rovinare nulla che potesse essere delle divinità quindi sta attento a non rovinare nemmeno il muschio (le divinità sono eteree e non lo calpestano)

Molle : latinismo

Conca : roccia

Pomice : pietra lavica; scabra : ruvida

Sonora : per lo stillare delle gocce di acqua

Pianto già pianto : goccia già pianta dalla fonte

Gocce a grappoli : tintinnio

Infinito : perché continuo, si ricordi che l'infinito è un tema caro a Pascoli

M'assisi al rezzo : mi sedetti all'ombra.

Il dio maligno (concetto omerico) gli suggerisce di riprodurre il rumore  della fonte.

A prova : a gara col fonte




v. 91 : tremulo , aggettivo caro al Pascoli come tutta l'area semantica del tremare. È omnicomprensivo, indica cicale, fonte, ombre e luce, caldo torrido che fa tremare ciò che il sole illumina.

Vario : diverso, armonia della cetra e dell'acqua

Squillo : onomatopeico (accostato ad altri due lessemi molto cari al Pascoli = rissa e aerea)

Stupore della natura : tema ricorrente, gli dei della natura sono stupiti che lui possa gareggiare col fonte

Arguto : area di suoni , cetra armonica

Agone : competizione o luogo dove essa si svolge (da qui agonia : lotta fra la morte e la vita)

Vocal fontana  sembra che parli

Cava : a causa della sua forma

Eco . cerca di riprodurre

Pascea : pascolava (forma sincopata dell'imperfetto)

L'aedo imita così bene i fonti (polle, luogo dove l'acqua nasce, sorgente) che il pastore crede ce ne siano due

Giogo d'oro . parte della cetra dove confluiscono le corde che, a causa della sua forma pronunciata sembra una piccola montagna agli occhi del poeta. La sua attenzione non è per la materia (oro) ma al suono.

Anelito : respiro (caro a P.)

Mille cetre . cadeva dall'alto nell'ombra

(al)lontanare : leopardiano.

Dedalee : da Dedalo, ingegnose.

Bianca via : via da percorrere, storie lunghissime.

Tremuli pioppi : i pioppi sono sempre in movimento perché hanno foglie leggerissime e Pascoli coglie sempre i particolari naturali.



punizione e dono : la dea lo acceca ma gli fa dono del "canto sublime"

vidi - con gli occhi : perché da ora in poi potrà vedere solo con quelli dell'anima

smitizzazione : la dea si disfa in natura; la critica sostiene che vuole far rivivere il mito in chiave moderna.

Narra sé stesso con pudore.

Infante : letteralmente colui che non parla ma, in questo caso, vuol dire sciocco

Qual dio . con dea? : era implicito che l'aedo avrebbe perso

(poeta, anziano, cieco : Pascoli usa ben tre filtri per nascondere che l'alter ego del cieco di Chio è lui, si protegge)

vv. 116 : chi gareggia con una divinità poi non viene più ben accolto nemmeno presso la propria famiglia (anche se gli è permesso tornarvi)

ho mite il cuore : non ti uccido perché la mia generosità è grande.

sacra notte : il buio che oscurerà la sua vista; è sacro perché opera di un Dio.

Tu solo : si ripete due volte per indicare la profonda solitudine destinata al poeta

Tremando : il campo semantico si allarga alle emozioni personali

Parole degne : ispirazione poetica

Silenzio opaco : sinestesia

Volgo : in generale "l'altro da sé" non sono il poeta, non capiscono il poeta.

Viola : sporcano con gli occhi

Ombre lunghe : ricordi amplificati dalla cecità

Pallido tramonto : vecchiaia



disse e disparve : come nella tradizione classica la divinità appare dal nulla e, dopo aver parlato, scompare velocemente.

V 127 : tentare : cercare di aprire gli occhi

Irrequiete : gli occhi sono diventati ciechi all'improvviso e l'aedo muove molto in fretta le palpebre per provare a vedere di nuovo

Pago : soddisfatto

Finchè : nuovo dolore

Inopo : dove Latona partorì Apollo ed Artemide

Delias è così bella che l'aedo non è in grado di immaginarsela

Serpeggia : intuisce ma non vede

Storie meravigliose : conviviali (specie le memnonidi, la cetra d'Achille, l'ultimo viaggio) ciclo omerico

Delias gli da un male perché l'aedo non è capace di immaginarla totalmente (tormento interiore)

Dramma dell'amore e della bellezza che sfugge

Il bene che il poeta lascia a Delias è la poesia e quindi a lui rimarrà solo il male della cecità e dell'impossibilità di immaginare pienamente la ragazza.



ANTICLO


1899 : Anticlo compare solo in un brevissimo passo dell'Odissea (libro IV, 274-289) ma colpisce molto il Pascoli che gli dedica ben tre liriche. Il primo fu un componimento in esametri (84 versi) e si trova nelle "Poesie Varie" del 1912, collezionate dalla sorella Maria. La seconda viene pubblicata il 5 aprile1899 e si chiama Flegrea mentre la terza è una redazione in latino di trenta versi.

Anticlo è colui che non si sa trattenere le urla quando Elena imita le voci delle mogli degli eroi nascosti nel cavallo di legno. (timeo Danaos et dona ferentes = temi i Danai ed i doni che portano , i Danai sono una delle popolazioni greche che combatte contro i troiani). Solo Odisseo riesce a bloccarlo coprendogli la bocca con le sue grandi mani.


I STROFA


Aerea . che viene da lontano tramite l'aria

Empia : riempì

Anelito : respiro (caro al P.)

Come già prima : come quando già un altro avvenimento li aveva agitati.

Impallidiva : finiva.

Vasto urlo : sinestesia

V. 11 : nera ombra di sonno : assonnati, più qualcosa di lugubre (per i Troiani)

Lungo : è importante, ci si gioca tutto

Forse : pensano ma non sono certi i quel che accade fuori

Tremolare : a causa del mare che non smette mai di incresparsi. (verbo caro)

V. 20 : le spose


II STROFA


ora di morte : per gli uni o per gli altri

vv. 1,2 : sposa

si diceva che Anticlo venisse dalla Beozia, i cui abitanti non erano affatto noti per le loro qualità intellettuali, egli aveva avuto la sorte d'essere forte e quindi un buon guerriero ma non brillava per intelligenza.

V. 4,5 : varcare la soglia di casa, sogno dei soldati.

V. 7,8 : ad Anticlo non interessa la gloria (mentre a Pascoli si) ma la sua casa ed i suoi affetti

Telaio : filare era (come già visto in Alexandros) un lavoro non sono per ancelle ma che veniva svolto anche dalle signore

Scale ardue : ripide

Grave : latinismo, pesante

Cent'arte : che fa molti inganni

Infante : sciocco


III STROFA


Pendeva : come se fosse sospesa

Gittò : preziosismo

Tripode : premio per campioni olimpionici o guerrieri)

V. 7 : non bada a chi uccide, in battaglia non fa differenza

Ilio : Troia (dal nome del suo fondatore)

Arne : Iliade v. 207 città della Beozia

Plenilunio sereno : la luna è imperturbabile e per nulla disturbata dagli avvenimenti terreni. (Leopardi spesso è ripreso in maniera antifrastica)

V. 18 : ne = è riferito ai guerrieri morti. Lor invece ai greci.

Cilestrino : azzurrognolo

Sigeo : promontorio che indica la fine del campo greco.



IV STROFA


Sinistre porte : Porte Scee (di Troia), il termine "sinistre" si capisce andando all'etimo di "scee".

Auriga : colui che guida il cocchio dell'eroe

Il carro attendeva oro e bronzo : cioè il bottino

Alto gemente : grecismo  che si lamentasse molto di essere stata rapita

Cavalli : sono animali importantissimi per Pascoli (si ricordi la cavallina storna, gli ricordano l'assassinio del padre)

Abili brighe : latinismo , si adattano, sono maneggevoli

Caprifico : fico selvatico

Fischiava il vento : non è da intendere solo dal punto di vista paesaggistico, è il Fato, che esula dalla ratio degli uomini

Battean l'ugne : le unghie, erano impazienti

Vampe : incendio, Troia è in fiamme

Sangue nero : era morto , per Omero il sangue è sempre nero.

Deifobo : sposa Elena alla morte di Paride

Eravi : toblebussafia, arcaismo

Fremere, strepere : infiniti sostantivati, sono i soggetti.

Alta casa : di un principe e non di un poveraccio

Contendere (con) ai : con era la forma arcaica

Melena Argiva : la guerra era nata per il ratto di Elena

Amante ultimo : dovrebbe essere Paride

Vestiti di bronzo : Greci

Dominatori di cavalli : Troiani

V. 22 : orrore, tutto è in fiamme e le lance rigano il fuoco passandovi attraverso.



V STROFA


Ario sonoro : grida, colpi d'armi.è sonoro per questo.

Anche la casa di Deifobo brucia : divampa

Leito . è un personaggio puramente pascoliano, non compare nei pomi omerici.

Rapido : Omero usava l'espressione parole alate e Pascoli non sa se attribuire questa frase alle frecce o alle ali degli uccelli quindi usa entrambe le opzioni.

Alectryone : prassi epica

Atride : Menelao, sposo di Elena

Urlo di guerra : ogni eroe ne ha uno differente

Cratere : orcio

Divina Elena : usato con molta frequenza per indicare eroi e dee o semplicemente personaggi importanti (non solo divinità)

Parlare una voce : costrutto prezioso arcaico

Ripresa della prima strofa


VI STROFA


Che : si riferisce all'urlo di guerra

Asta dalla rossa punta : coperta dal sangue del nemico

Elena siede in silenzio sul suo "trono d'oro" (che fa pensare alla casa di Deifobo), è tranquilla

I "forse" stemperano la drammaticità


VII STROFA


mute : come se fosse un'immagine sognata

l'incendio divampava e la luna era piena (leopardiano) la luna è impassibile.

Le fiamme al passare di Elena guizzavano più alte e le vene avevano un rivo più sottile di sangue che usciva, quasi come se Elena volesse tenere in vita Anticlo sino al suo arrivo.

Discinte : mezze vestite e mezze no

Hade : spirito aspro

Elena : mito della bellezza

Non è un tradimento ma è il poeta che pone Elena al di sopra del bene e del male.



IL SONNO DI ODISSEO


Introduzione : il Pascoli era tentato di tradurre sia Iliade che Odissea ma non lo fa perché non è questa la sua reale vocazione. Nell'Antologia erano contemplati poemi di Tito Livio, Tacito etc. perché contenevano insegnamenti morali. Quando il Pascoli però scrive un'antologia, anche in una produzione letteraria di questo tipo si riconosce il poeta.

Od., X, v. 28-55 ,"L'otre aperto" : Pascoli intitola la traduzione di questi versi "Sonno in malpunto".[il sonno è sempre soave] I compagni di Odisseo provano invidia. Cuore incolpevole : tutte le facoltà umane risiedono nel cuore per gli antichi.

Questo passo dell'Odissea è molto Pascoliano, la disgrazia lo perseguita e, quando riesce a raggiungere la felicità, ecco che subito scappa.


I STROFA


Filò : andò veloce

Vento : favorevole (Eolo)

Grande mano : ricorrente (anche in Anticlo) il tema delle grandi mani di Odisseo (intarsio : luoghi omerici che Pascoli riprende anche se nel testo originale non appaiono)

Lasso . stanco, valore concessivo (benché fosse stanco), chè = causale

(caro : aggettivo possessivo, cara patria = sua patria arcaismo)

Rupestre : o a volte ricca di capre : sassosa

Petrosa : alcuni modi in cui era descritta Itaca. Era poco fertile ma non poco ricca.

Cilestrino : azzurro celeste sfumato.

Tremolio : il mare non è -mai- immobile

V. 11-12 : soddisfatto solo di vedere prima di morire il fumo dei fuochi della sua Itaca.

Vanito : caro al Pascoli

Barbaglio d'oro : alba. Lui descrive sempre insieme ai tramonti .

V. 15 : non sa se nuvola o terra

Grave : pesante

Alba : tutto al contrario, si addormenta quando normalmente si sarebbe dovuto svegliare.

FARE CASO a tutti gli ultimi versi delle strofe, in un climax, in cui il sonno si intensifica per poi diminuire fino al risveglio, paragonato ad un tuffo, in cui l'uomo prima i immerge (confidenza primaria con l'acqua) poi nuota etc etc


II STROFA


v. 1,2 : sembra che sia la terra ad avvicinarsi alla nave e non il contrario.

Al volo : il "folle volo" dantesco (I, 26) lo commenta anche Carducci in una lezione che colpisce tuta Bologna (per il suo 35°anno di insegnamento universitario)

V.4 : sembrava toccare il cielo

V. 5 => 9 : tutto ciò che Odisseo avrebbe potuto vedere se solo non si fosse addormentato ma che Pascoli vede per lui.

V. 11: non adatta ad allevare cavalli (poliedri)

Aerei picchi : cime aguzze che si stagliano sul cielo.

V. 14 : Pascoli descrive e l'aurora adombra i fuochi, ben visibili invece di giorno


III STROFA


la felicità non è per l'Odisseo di pascoli, non appena Itaca si fa più vicina, lui si allontana

v. 2,3 : parole alate (vd. Rapide , topos omerico) , le parole sono veloci, come uccelli o saette. Simmetricamente negli stessi versi della IV strofa esse verranno definite frecce.

Radeva : costeggiava al limite. Più vicino di così non si può.

Picco alto corvo : il picco più alo di Itaca

Ne : di Itaca

Grufolare di verri : maiali che grufolano lievemente, come un sottofondo.

Chiuso : terreno cintato per non far scappare gli animali.

Ampio chiuso : ossimorico.

Servo fedele di Odisseo che non lascia che i beni del padrone vadano in malora ma li cura.

Assiepato : con molte siepi attorno

Divino : aggettivo ritornante che indica la virus per gli uomini e la bellezza per le donne

Nera scorza : la corteccia

Querciolo : piccola quercia da cui taglia le tavole per rinforzare il recinto.

Roco ansare : sembra riprodurre il rumore dell'ascia.

Ma Odisseo dorme sempre profondamente.



IV STROFA


Freccie : le parole sono già state paragonate ad uccelli nella terza strofa al v.2, sono veloci (ricerca l'etimo delle "parole alate" che ritorna spesso in Omero

v. 3 III strofa : fuggevoli sibili

v. 4 IV strofa : fuggevoli fremiti

Mito pascoliano del sonno profondo come regressione

Fortyne : porto di Itaca

Olivo : ancora riferimenti al paesaggio. Si rifà anche all'olivo nel quale incavo Odisseo aveva costruito il letto di morte per lui e per la sua sposa. (lettura a mosaico, sincretismo)

Antro : delle ninfe; luogo omerico rivissuto in chiave naturalistica (al posto delle ninfe ci sono infatti le api; sotto sotto il miele è la poesia)

Sonoro : per il ronzio delle api

Filano : come facevano le ninfe

Strada sassosa : si adatta al mito di Itaca petrosa

Ontano acquoso : rugiadoso? Non si sa come interpretare

Stanche dita : è un inserto manzoniano (5 Maggio : "la stanca man" di Napoleone)

Perduto.: Omero è prossimo a tutto ciò che desidera e che gli è più caro, ma il suo sonno si fa man mano più profondo


V STROFA


quando la nave arriva in porto i compagni, avidi, aprono l'otre dei venti in cui credevano fossero nascosti i tesori di Odisseo.

La vela : come un peplo (veste femminile greca)

Cui : relativo (che) preziosismo

Inasprire : porre un panno al sole per fargli scolare tutta l'acqua

Aereo : in alto

Lontanare : caro al Pascoli

La vicenda di Telemaco non è reale, la inventa Pascoli

Pensoso : richiama i tormenti di Telemaco vissuti nell'Odissea

Argo, il cane di Odisseo, è quasi morto quando Omero torna a casa, adesso invece è ancora una bestia giovane; si noti come il cane comprende più dell'uomo 8Argo capisce immediatamente che quella è la nave del suo padrone, Telemaco no)

(in casa Pascoli il tema del cane è importante poiché Guly, il cane di casa era molto amato)

volte irrequiete : arcata del sopracciglio, rende perfettamente il movimento frenetico degli occhi di un cane

mare : indica il mistero ed il pericolo

orma : salse perché erano ormai dieci anni che Odisseo navigava.


VI STROFA


Mito del padre :Pascoli è sempre molto autobiografico (grande poeta che rende immortali i suoi cari)

Laerte dona ad Odisseo da piccolo un frutteto ma in altro luogo, non a Itaca. Qui Pascoli rielabora.

Pascoli rimpiange il Padre

Ombra = bianco = morte (sopra Laerte)

Marra : pala per spalare la terra

Mugghiava : dantismo

Subito : improvviso : tempesta scatenata dai venti

Faticati : preziosismo

V. 15 : socchiude gli occhi per vedere meglio

Mare (violaceo da cilestrino che era)


VII STROFA


Odisseo si comporta sempre in maniera eroica ma ci sono due casi in cui dimostra i suoi limiti umani :

  1. quello descritto dal conviviale in cui è vinto dalla stanchezza
  2. quello in cui non riconosce Itaca quando torna dopo 20 anni, riaccompagnato a casa dai feaci.

Pascoli scrive un polimetro intitolato "Il ritorno"(e messo in appendice a Odi e Inni). Nel poema omerico è Atena che aiuta Odisseo ad orizzontarsi durante il ritorno a casa mentre nel "Ritorno" è una fanciulla che ricorda Nausicaa.


incertezza, sonno, disorientamento : situazioni che attraggono il Pascoli, che si proietta nei suoi personaggi poiché vi s riconosce.

L'ultima strofa è una sorta di riepilogo del poema e si riassume così :


  1. Tema del fumo => prima e seconda strofa; Itaca è il fantasma del desiderio (Pascoli : la felicità non è , la vedi; è, non la vedi)
  2. Eumeo => è il servo fedele i Odisseo citato nella terza strofa
  3. Argo e Telemaco => protagonisti della quinta strofa
  4. Padre => Laerte che compare nella sesta strofa, insiste poi sempre sul padre il Pascoli; ricordiamo quanto questo tema sia importante. Laerte non può morire perché si contravverrebbe troppo alla leggenda, ma la sua sofferenza viene accentuata quanto più possibile
  5. compare infine Penelope, la moglie di Odisseo.

v. 15, 16 : richiamo dantesco (II purgatorio) quando è descritto l'angelo


Dicembre 1902 => conferenza sul II canto del purgatorio per Pascoli; egli sostiene che Dante fornisce più parole per una parola, e più immagini per un'immagine. Dice che l'angelo ha alle sue spalle l'ombra nera del demone, il quale nel conviviale è alle spalle di Odisseo.


non sapea che nero : ombra maligna, destino della perdizione.

Violaceo mare : colore del vino (omerico) ma in questo caso è il colore del Lutto (=> il lutto di Odisseo, negando la leggenda in cui in realtà invecchia)

Dileguar lontano : stilema caro al Pascoli.

















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