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Notizie su Lucrezio

letteratura latina



Notizie su Lucrezio: sulla vita di Lucrezio non ci sono pervenute scarsissime notizie, e poco attendibili. La fonte principale è per noi San Gerolamo, il quale colloca nell'anno '94 a.C la sua nascita; inoltre sostiene che Lucrezio non reso folle da un filtro d'amore, dopo aver composto diverse opere, che Cicerone previsionali fece pubblicare, si uccise all'età di 44 anni.

È certo che Cicerone non abbia letto il poema di Lucrezio; ma le notizie riguardanti la follia e il suicidio del poeta, sostenitore della corrente filosofica di Epicuro, e negatore dell'immortalità dell'anima e della divina provvidenza sono considerate molto dubbie.

Anche il grammatico Donato, fornisce alcune notizie riguardanti Lucrezio: sostiene infatti che la morte del poeta è da collocare intorno all'anno 55. Questa notizia è considerata sospetta: comunque se dovessimo accettarla, bisognerebbe spostare indietro l'anno di nascita di Lucrezio al 98 o 99 a.C, oppure ridurre a quarant'anni la durata della sua vita. Anche le opere medievali elaborate in età umanistica non danno molto credito rispetto alle notizie fornite su Lucrezio: gli ambienti frequentati dal poeta e sulle sue amicizie.

Lucrezio è autore del "De rerum natura" e mostra di conoscere bene la vita dei romani delle classi nobiliari, ma non sappiamo se disse n 535c27f ella capitale; la gens Lucretia è una delle famiglie più antiche di Roma, ma si trovano tracce anche in alcune regioni dell'Italia come la Campania. Si suppone perfino che Lucrezio potrebbe essere stato uno schiavo liberato e che aveva assunto così il nome del patronus.



Le notizie certe sono le seguenti: egli visse nella prima metà del I secolo a.C., conobbe Gaio Memmio; Cicerone l'essere la sua opera. Lucrezio condusse alla sua vita all'insegna dei valori dettati dalla filosofia di Epicuro.


Il poema della natura: l'unica opera di Lucrezio che c'è pervenuta è il "De rerum natura", un poema didascalico ha scritto in esametri di argomento scientifico è filosofico, che ha come scopo principale quello di diffondere la dottrina epicurea presso le classi colte di Roma. Secondo gli studiosi l'opera di Lucrezio è rimasta incompiuta: infatti alcuni libri mancano di rifinitura e di una elaborazione stilistica più accurata; infatti secondo Gerolamo, Cicerone avrebbe revisionato il testo per la pubblicazione. Non si sa con precisione quali fossero le date di composizione del poema anche se nel proemio, vi è un riferimento al primo triumvirato, ossia al 60 a.C; ma questa è solo una supposizione.

Il poema didascalico non prevede un destinatario: Lucrezio infatti destina l'opera all'illustre Gaio Memmio, anche gli poeta di versi erotici. Lucrezio ripetutamente nel poema si rivolge a Memmio, nonostante ignorasse la venerata dottrina epicurea: forse Lucrezio cercava soltanto protezione e appoggio in vista della pubblicazione e divulgazione del poema; o come sperava di diffondere la filosofia di Epicuro anche negli ambienti colpi della società romana. Ad ogni modo il destinatario dell'opera svolge un'importante funzione strutturale del genere didascalico: infatti dietro al suo nome si nascondono i possibili lettori- discepoli, che il poeta si propone di esaltare, incoraggiare, e condurli alla verità attraverso la saggezza dettata dall'epicureismo. Infatti Lucrezio non si limita ad esporre la sua dottrina, ma a differenza degli altri autori latini si preoccupa invece lettori sollecitandoli a riflettere e a comprendere gli insegnamenti di questa dottrina filosofica.

La struttura dell'opera risulta molto chiara: il poema è diviso non in sei libri, raggruppati i in tre sezioni di due libri ciascuna, dedicate rispettivamente alla trattazione della fisica, dell'antropologia e della cosmologia. Ogni libro presenta un proemio: in quattro casi vi è un elogio di Epicuro, considerato il maestro di verità e saggezza; vi è inoltre un premio generale a tutta l'opera chiamato "Inno a Venere", che apre grandiosamente il poema.

Numerose sono le simmetria sia sul piano tonale che tematico: infatti le prime tre sezioni non iniziano con toni gioiosi e vitali e si concludono invece con tre episodi di carattere tragico. Inoltre un nel corso dell'esposizione dottrinale- didascalica si inseriscono delle digressioni, coerenti alla linea concettuale- argomentativa dell'opera.


La scelta del poema didascalico e i modelli: Epicuro nel suo messaggio filosofico induce l'uomo a liberare se stesso da ogni turbamento spirituale: per questo motivo egli aveva condannato le arti e anche la poesia. Infatti secondo Epicuro la poesia coincideva con la finzione, in quanto legata ad una visione immaginaria e mitologico, inducendo il lettore- ascoltatore alla partecipazione emotiva, provocando così uno stato di alterazione perturbazione. Infatti nella filosofia, così come l'oggetto della trattazione, anche il linguaggio doveva risultare chiaro e razionale. Pertanto la poesia non appariva idonea all'indagine razionalistica della verità e allo studio della natura annunciati da Epicuro: poteva essere ritenuta accettabile soltanto se rinunciava alla sua potenza immaginativa ed espressiva; in tal caso i suoi principali caratteri dovevano essere annullati.

Nonostante ciò Lucrezio non decide di esporre alla dottrina filosofica di Epicuro in chiave poetica, componendo in versi il "De rerum natura", considerato un unicum di tutta la letteratura epicurea. A tal proposito Lucrezio spiega le ragioni della sua scelta: egli considera la filosofia di Epicuro come una dottrina oscura non affrontabile per tutti; il sentendo è quello di addolcirla, renderla invitante attraverso la poesia. Ad esempio nel premio generale il poeta invoca Venere affinché la dea infonda nei suoi versi la grazia la dolcezza che sa esercitare su tutte le creature.



Inoltre Lucrezio sceglie il poema didascalico: in questo caso la poesia si può ritenere valida solo se costituisce un mezzo per raggiungere la verità. Il poeta deve così affrontare una grande impresa in quanto nessun altro poeta prima di lui aveva cercato di coniugare poesie verità: risultato di ciò sono dei versi in non solo ricchi di splendore formale ma anche ben argomentati dal punto di vista razionale. La poesia dunque, grazie al fascino dei suoi suoni e delle sue immagini, poteva così attirare il lettore facendolo concentrare su una dottrina esposta, favorendone così la sua divulgazione; inoltre il lettore non poteva essere esaltato dal linguaggio alto e appassionato, portandolo ad uno slancio intellettuale e razionale.

Il poema didascalico che ha l'intento di insegnare, era nato in Grecia con Esiodo. I due maggiori poemi didascalici integralmente pervenuti sono:"teogonia", e "Opere e giorni": l'ispirazione di quest'ultima opera è sempre di natura etico- religiosa. Ho la funzione didascalico del poema era stata successivamente esaltata nel poema di carattere filosofico che aveva lo scopo di rivelare al lettore i segreti della natura: i più importanti erano stati poemi di Empedocle, che lanciavano un messaggio di salvezza morale spirituale.

Invece durante l'età ellenistica, il poema didascalico non ha più l'obiettivo di insegnare ma quello di esaltare la sua rara erudizione per un pubblico selezionato di letterati. Papà proposito il poeta trattando di temi aridi, astrusi è poco interessanti, cerca di nobilitarli dal punto di vista letterario in base alla propria abilità e raffinatezza formale.

Anche la cultura romana aveva scoperto un certo interesse nei confronti del testo didascalico, sperimentandolo sia in prosa che in poesia. Tra i più importanti autori di tali testi ricordiamo Ennio.

Pertanto solo e nei primi decenni del I secolo a.C si diffonde un grande interesse per il poema didascalico di argomento scientifico e filosofico: infatti proprio questo periodo scrivono opere ispirate alla tradizione letteraria del momento Cicerone, Lucrezio, Sallustio ed Egnazio.

Lucrezio non trova come modello ispiratore Empedocle, il quale non si proponeva di intrattenere il lettore, ma di condurlo verso la strada della verità. Lucrezio non ne critica la concezione filosofica e ai principi, ha il suo ruolo di poeta ispirato, la sua capacità di far conoscere al lettore le grandi verità dell'universo. Lucrezio nel suo poema tratta di Epicuro, ossia colui che ha rivelato i principi sui quali si regge la vita dell'universo, mentre Empedocle risulta colui che ha individuato la forma più adeguata per comunicarli.

Lucrezio, scopritore di una verità rivoluzionaria che può trasformare la vita dell'uomo guidandolo alla via della sapienza, vuole far partecipi delle sue scoperte tutti coloro che lo desiderano: a tal proposito egli assume il ruolo del poeta vates, colui che mette al corrente la comunità una delle grandi verità del mondo. Lucrezio non è ispirato da forze sovrannaturali, ma a parla nome di Epicuro, utilizzando lo strumento della ragione e il metodo dell'indagine scientifica.


La visione del mondo: Lucrezio e la dottrina epicurea. Lucrezio scrive la sua opera non ispirandosi fedelmente, sul piano dottrinale, ad Epicuro. Lucrezio rappresenta un tipico esempio di fedele discepolo epicureo, appena sono, ubbidiente, pronto a seguire gli insegnamenti del maestro ripetendo i suoi precetti. Negli elogi dell'opera di Lucrezio, Epicuro veste i panni di un eroe epico che affrontano la religio, fonte di superstizione, riuscendo a vincerla e a sottometterla: lo strumento che gli ha consentito di vincere è stata la ragione, che ha purificato la mente dell'uomo da false notizie sull'oltretomba. Per ratio si intende una chiara e lucida indagine del mondo naturale, la consapevolezza della nostra sorte, e il rifiuto di ogni interpretazione mitica della realtà. La religio è invece quelli insieme di superstizioni e timori che oscurano la mente umana. Lucrezio propria attraverso la ragione cerca di dimostrare l'infondatezza e l'inconsistenza della religione e del mito. Due sono i procedimenti seguiti: indicare le negative conseguenze della superstizione religiosa, e utilizzare in maniera razionale i miti della tradizione per illustrare alcuni aspetti del comportamento umano. Infatti il principale scopo di più pezzi uno è quello di liberare gli uomini dall'immaginazione che offusca la loro mente, conducendoli sulla via della luminosa ragione, e salvandoli così dai devastanti influssi della mentalità superstiziosa e animistica.



Epicuro aveva una particolare visione del mondo: tutto è materia, gli dei non intervengono nelle azioni umane, l'anima non è immortale, immondi sono infiniti e perituri. Anche il mondo in cui viviamo è destinato a finire: le cause sono fisiche; ogni corpo cosmico infatti subisce un indebolimento della propria consistenza atomica, dissolvendosi via via. Inoltre Lucrezio anche nell'esporre la dottrina cosmologica, resta fedele al pensiero epicureo, amplificandone però i quadri catastrofici, rendendoli ancora più allucinanti e terribili.

Lucrezio nel narrare l'episodio della peste di Atene, si ispira a Tucidide: ma Lucrezio tratta gli eventi in termini morali psicologici, dandone un'interpretazione soggettiva.

Inoltre Lucrezio delinea, in versi di grande rigore espressivo , una storia dell'umanità fin dalle sue più remote origini. Lucrezia infatti nega che gli uomini primitivi vivessero in un'oasi felice, allietati dai doni della natura. Al contrario, dovettero lottare duramente per sopravvivere, lottando contro bestie feroci e malattie; pertanto la loro vita si svolgeva nella fatica nella sofferenza. Inoltre Lucrezio tende a sottolineare ai suoi lettori che il mondo nel quale viviamo non è stato fatto per noi, in quanto le calamità naturali, malattie, asprezze climatiche, che assediano la vita umana conducono all'infelicità.

Ma non è tutta colpa della natura: anche l'uomo contribuisce a peggiorare la sua stessa condizione naturale; infatti inquietudini lo tormentano, sogni e allucinazioni lo ingannano, cupi desideri lo assediano, e il pensiero della morte lo devasta.

Inoltre nella sua opera sono presenti anche riflessioni sulla natura del progresso umano, che Lucrezio non condanna, ma lo considera un in maniera ambigua avendo a riguardo una doppia prospettiva: quella razionalistica, che apprezza lo sforzo compiuto dall'uomo per uscire dallo stato originario; quella etica, che conduce alla corruzione e alla degenerazione morale. Inoltre Lucrezio vede nel progresso più svantaggi che vantaggi: infatti allontana l'uomo dalla natura facendogli smarrire il senso della misura e dei suoi reali bisogni. Secondo Epicuro la morte, le malattie e gli dei, non potevano assolutamente intervenire nelle azioni umane. Il celebre Giardino, ossia tutto di ritrovo dei discepoli epicureisti, risultava una risposta ai turbamenti umani: in questo amore infatti alcuni uomini decidevano di condurre così una vita semplice ed equilibrata lontani dai centri urbani dove si svolgeva la vita politica, mondana e commerciale. E inoltre nel giardino epicureo l'amicizia non era basata sulla condivisione di interessi filosofici e di ideali di vita: obiettivo principale di questa ristretta comunità era quello di ricercare la saggezza e la felicità.

Nonostante ciò nell'opera di Lucrezio questo ideale di sapienza che comportano un perfetto equilibrio interiore, viene tuttavia continuamente insidiato da elementi negativi. Il problema del pessimismo lucreziano infatti è ripreso molto spesso nell'opera. Infatti la stessa struttura del poema si fonda su una precisa ricerca, sia tematica che psicologica, di isonomia, ossia un bilanciamento fra i diversi contrapposti elementi presenti nell'opera: il principio isonomico vale per il testo ma anche per l'universo. Quindi vi è una forte oscillazione di tono fra le varie parti del poema: di certo non si tratta di una crisi di natura dottrinale; infatti la fede di Lucrezio nei confronti di Epicuro resta salda e non viene mai insediata dal dubbio. Quindi questo sentimento di angoscia, questa frequente scelta di vicende dai colori cupi, sono sicuramente legati alla scelta del mezzo poetico, ma con Michel è ovviamente lo spirito inquieto di Lucrezio e il suo temperamento entusiastico, venato di tensioni misticheggianti.







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