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CATONE - VITA, OPERE, FONTI

letteratura latina



CATONE


VITA

Marco Porcio Catone nacque nel 234 a.C. a Tusculum, da una famiglia di proprietari terrieri. Catone ebbe nell'antichità vari biografi: Cicerone, nell'opereta "Cato Maior de Senectute", fornisce molte informazioni.

Combattè nella gu 434g64e erra contro Annibale; percorse tutte le tappe del cursus honorum, fino ad essere eletto console, nel 195 a.C.: durante l'esercizio della carica, si oppose alla revoca della lex Oppia, che limitava gli eccessi del lusso tra le classi ricche. Dal 190 a.C., Catone s'impegnò come accusatore in una serie di processi politici contro esponenti della fazione aristocratica ellenizzante, gli Scipioni. Censore nel 184 a.C., esercitò le proprie prerogative presentandosi come il campione delle antiche virtù romane contro la degenerazione dei costumi e il dilagare di atteggiamenti individualistici e protagonistici. Catone esaltava la ricchezza e la potenza dello Stato e promosse un programma di edilizia pubblica.



Quando, nel 155 a.C., Atene inviò a Roma un'ambasceria di tre filosofi, Catone ne pretese l'espulsione, temendo che i loro insegnamenti potessero insinuare nella mentalità dei Romani colti dubbi sulla validità dei modelli etici tradizionali. Morì nel 149 a.C.


OPERE

Orazioni: Cicerone conosceva più di 150 orazioni di Catone. Oggi conosciamo i titoli e le occasioni di circa 80 di esse, una ventina delle quali risalgono all'anno della censura.

"Origines" un'opera storica in sette libri.

Un trattato "De Agri Cultura", il testo in prosa latina più antico che ci sia giunto intero. Consta di una prefazione e di 170 capitoli.

Una serie di operette indirizzate al figlio Marco, fra le quali il "De Medicina", un'opera di retorica, ed un trattato di arte militare; potrebbe trattarsi di diverse sezioni di una stessa opera, "Praecepta ad Filium".

Il "Carmen de Moribus".

'Apofqsgmata", una raccolta di detti memorabili o aneddoti, citati da Cicetone e Plutarco.


FONTI

La "Vita di Catone" di Plutarco;

la "Vita di Catone" di Cornelio Nepote;

il "Cato Maior de Senectute" di Cicerone;

sezioni di Tito Livio.


GLI INIZI DELLA STORIOGRAFIA SENATORIA

Catone si dedicò alla composizione di un'opera storica, le "Origines", intesa a diffondere i principi della sua azione policita. Le "Origines" erano la prima opera storica in latino: Catone ostentava disprezzo per l'annalistica romana in lingua greca e per la tradizione a cui essa rimandava.

Catone era un personaggio politico tra i più eminenti. Alla storiografia latina, dunque, viene conferito un impegno politico: nelle "Origines" avevano spazio le preoccupazioni di Catone per la corruzione dei costumi e la rievocazione delle battaglie che lui stesso aveva condotto in nome della saldezza dello Stato, contro il culto della personalità. Era privilegiata, inoltre, la storia contemporanea.


Il libro I è dedicato alla fondazione di Roma; il II e III libro, alle origini delle città italiche; il IV e V libro affrontano il tema delle guerre puniche; il VI ed il VII scendono fino alla pretura di Servio Sulpicio Galba, nel 152 a.C.


Catone elaborò una concezione originale della storia di Roma, che insisteva sulla lenta formazione dello Stato e delle sue istituzioni; la creazione dello Stato era vista come l'opera collettiva del populus Romanus intorno alla classe dirigente senatoria. Catone s'interessava alla storia delle popolazioni italiche e metteva in rilievo il contributo da queste dato alla grandezza ed austerità di costumi. Catone, inoltre, dimostrava interesse per i popoli stranieri e per le loro usanze.


IL TRATTATO SULL'AGRICOLTURA

A Catone risale il testo di prosa latina più antico che ci sia giunto per intero, il trattato "De Agri Cultura". L'opera consiste in una serie di precetti: il tono precettistico e sentenzioso doveva essere caro a Catone, che aveva disposto nella stessa forma opere come i "Praecepta ad Filium", la prima enciclopedia latina dei saperi, ed il "Carmen de Moribus", una raccolta di sentenze d'argomento morale.

Nel "De Agri Cultura", Catone vuole dare una precettistica generale da applicare al comportamento del proprietario terriero. Questi, nelle vesti del pater familias, deve dedicarsi all'agricoltura come all'attività più sicura ed onesta, la più adatta a formare i buoni cittadini ed i buoni soldati.

L'attività agricola è un'impresa su vasta scala: da alcuni passi traspare la brutalità dello sfruttamento degli schiavi. Si colgono i tratti salienti dell'etica catoniana, costitutivi del mos maiorum. Il rigore catoniano rappresenta il risvolto ideologico di un'esigenza pragmatica: trarre dall'agricoltura vantaggi economici ed accrescere la produttività del lavoro schiavistico.

Lo stile dell'opera è scarno e conciso, ma colorito da espressioni di saggezza popolare.


LA BATTAGLIA POLITICO-CULTURALE DI CATONE

Lo stile oratorio di Catone era vivace e ricco di movimento. In fatto di retorica, Catone ostentava il rifiuto dell'ars, della tecn» retorica di matrice greca. Questo rifiuto dell'elaborazione stilistica va interpretato alla luce della polemica catoniana contro la penetrazione a Roma del costume e della cultura greca. Il "De Agri Cultura" si avvale delle acquisizioni della scienza agricola greca; sulle "Origines" si facevano sentire influenze dello storico greco Timeo; nelle orazioni, la tecnica retorica di matrice greca era dissimulata.

Catone combatteva certi aspetti "illuministici" della cultura greca, di critica dei valori e dei rapporti sociali tradizionali, che potevano esercitare un'azione corrosiva sulle basi etico-politiche della res publica e del regime aristocratico. C'era anche il pericolo che l'imitazione di costumi ellenizzanti potesse mettere in pericolo l'unità e la coesione dell'aristocrazia, portando all'affermazione di personalità "carismatiche".

Si comprende, in quest'ottica, la battaglia di Catone in favore delle leggi suntuarie.

Catone si propose il compito di elaborare una cultura che, mantenendo radici nella tradizione romana, sapesse accogliere gli apporti greci. Attraverso gli intellettuali della cerchia dell'Emiliano, la cultura greca scorse entro gli argini voluti dall'aristocrazia romana, per approdare ad una nuova sintesi di mos maiorum e spinte "illuministiche".


LA FORTUNA DI CATONE

L'appellativo di Catone il Censore ne denuncia la trasformazione da personaggio a simbolo di custode della tradizione e del conservatorismo. Come figura che assommava in sè le virtù della Roma del passato, Cicerone lo idealizzò nel "De Re Publica" e nel "Cato Maior de Senectute".

Catone ebbe l'onore di varie biografie: quella di Cornelio Nepote (età di Cesare), quella di Plutarco (I-II secolo d.C.) e quella contenuta nell'anonima opera "De Viris Illustribus" (IV secolo d.C.).

Livio ne apprezzò le doti ma non risparmiò le critiche al suo intransigente integralismo. La più alta valutazione delle sue qualità di scrittore si ebbe con Gellio, Frontone e l'imperatore Adriano. Dopo il IV secolo d.C., la conoscenza diretta delle sue opere va scomparendo: soltanto il "De Agri Cultura" sopravvisse integralmente, in virtù della sua tecnicità e della sua funzione utilitaristica.




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