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"DELLAMORTE DELLAMORE" romanzo fantastico di Tiziano Sclavi pubblicato nel 1991

letteratura italiana



"DELLAMORTE DELLAMORE"

romanzo fantastico di Tiziano Sclavi

pubblicato nel 1991



Trama

Dellamorte, il custode del cimitero di Buffarola, insieme a Gnaghi, lo scavafosse, scopre un'epidemia: alcuni cadaveri, entro sette giorni dal decesso, si risvegliano, e diventano ritornanti. L'unico modo per distruggerli definitivamente è spaccargli la testa.

Per salvare tutti dall'epidemia dec 242c23c ide che, servendosi dell'istinto, avrebbe ucciso le persone con uno sparo alla testa, prima della loro morte naturale, perché, in questo modo avrebbe evitato che diventassero dei ritornanti.



Nonostante i suoi sforzi non riesce a far fronte all'epidemia e in breve tempo si rende conto che è vicina la fine, ma sino all'ultimo continua nel suo lavoro . Un ritornante bussa alla porta, lui gli spara. Un ritornante bussa alla porta, lui gli spara.












Rapporto col testo


Dellamorte Dellamore è definito spesso un romanzo "maledetto" dal quale è nato uno dei fumetti più famosi, «Dylan Dog».

Il libro racconta storie ai confini tra vita e non vita e individua il lato diabolico nella quotidianità, infatti, interviene nella normalità della morte facendo "risvegliare" i cadaveri che diventano dei ritornanti e minacciano l'esistenza dei vivi. 

Il romanzo è ritmato da flash d'orrore, erotismo e paura, descritti dall'autore attraverso diversi tipi di scrittura. Principalmente si ha il linguaggio della narrazione alternato con quello cinematografico -- voce fuoricampo -- e con alcuni elementi del fumetto -- toc toc, drin drin, tump tump, swooosh --; inoltre ogni capitolo è introdotto da una canzone, sempre basata sul tema della morte.

In tutto il romanzo sono descritti approfonditamente solo due personaggi «Dellamorte» e «Gnaghi». Dellamorte si descrive autobiograficamente in una voce fuoricampo; si presenta come il custode del cimitero di Buffarola, laureato in biologia, ma più avanti si scoprirà che non ha alcuna laurea. Introduce subito la sua scoperta di un'epidemia che cerca di tenere nascosta per evitare il panico e, attraverso questa mostra la sua freddezza, infatti, la affronta con distacco, non lo preoccupa una possibile invasione, lui fa il suo lavoro, se poi non riuscirà a fermarli. "pazienza". Gnaghi, invece, è descritto dal narratore come un minorato fisico e psichico dall'età indefinibile e con uno sguardo da ebete.

Secondo me il libro non è molto bello, perché troppo ripetitivo. Passa duecento pagine a girare intorno all'argomento, per poi riprendere sul finale la scena di un ritornante che bussa alla porta e di Dellamorte che gli spara.

Nell'ultimo capitolo, si ha una "conclusione" che vede trionfare i ritornanti, infatti, con un linguaggio cinematografico si ha l'inquadratura di tre di loro che, seduti ad un tavolo, mangiano carne umana. Poco prima di quest'immagine c'è una battuta di Dellamorte che sembra voler giustificare i ritornanti dicendo che in fondo cercano solo cibo, come noi.




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