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The pardoner's tale (Il racconto dell'indulgenziere)

letteratura inglese



The pardoner's tale

(Il racconto dell'indulgenziere)



Presentazione dell'indulgenziere nel General Prologue e nel prologo del racconto


Da un punto di vista fisico, l'indulgenziere si presenta come una persona particolare, per la 131i86b sua ricerca dell'estrosità nel vestire e nel cavalcare, e un po' ambigua, probabilmente omosessuale o eunuco, come si intuisce dal fatto che abbia una voce acuta e belante e sia privo di barba. Porta con sé una borsa piena di reliquie (false, ovviamente!), con le quali imbroglia ed estorce denaro ai poveri parroci di campagna. Il ritratto psicologico del personaggio si completa con il prologo del racconto, nel quale egli svela apertamente ai pellegrini ogni sua truffa e come agisce per beffare le persone, inseguendo un solo scopo: arricchirsi. Nelle sue prediche, di cui il racconto è parte integrante, si scaglia sempre contro il vizio della cupidigia, sottolineando come questo porti alla dannazione, ed invita le persone ad essere generose, in modo da soddisfare la propria voglia di denaro e di beni. Per infiorettare le prediche e stordire la povera gente, inserisce frasi in latino, che suggestionano pur essendole incomprensibili. I miracoli promessi dagli oggetti che si porta dietro sono calibrati su un pubblico rurale, infatti agiscono sul bestiame e sul raccolto, oltre che contro la gelosia. È l'indulgenziere stesso ad ammettere che le sue sono solo frottole per prendere in giro gli ingenui, che tratta con disprezzo. Lo scopo delle prediche non è certo la salvezza delle anime: l'indulgenziere confessa, spietatamente, che tutti i suoi ascoltatori possono anche andare all'inferno, il suo scopo è solo quello di arricchirsi, per soddisfare la sua insaziabile avidità. L'indulgenziere è la personificazione del vizio della cupidigia, come avveniva nei moralità plays, opere allegorico-morali. Con la sua sfrontatezza cerca di rendere partecipi i pellegrini dei brutti giochi che tira ai credenti. Al di là della volontà di arricchirsi senza scrupoli, la sua personalità non ha una dimensione introspettiva. Il suo è puro materialismo, quindi non si preoccupa della salvezza delle anime ma solo del guadagno e per lui le reliquie non hanno alcun significato al di là della loro materialità, non esiste in lui alcuna traccia di un'auspicabile spiritualità religiosa. La religione non è altro che un seducente mezzo per convincere le persone a offrirgli denaro o altri beni materiali (lana, formaggio, grano).




Riassunto del racconto


Nelle Fiandre c'è una compagnia di ragazzi dediti ad ogni vizio: gioco, ingordigia, ubriachezza, lussuria, bestemmia e spergiuro (discorso con citazioni di varie autorità per condannare i vizi). Tre di questi giovani, al mattino, sono già a bere in una taverna, quando sentono suonare la campana che annuncia il passaggio di un defunto; vengono a sapere che il morto era un loro compagno, ucciso da Morte, un brigante che ha già fatto fuori tante persone. I tre decidono immediatamente di andare a cercare Morte per ucciderlo e stringono un patto di fratellanza. Lungo la strada incontrano un vecchio, che risponde alla loro arroganza con saggezza, dicendo di non stare aspettando altro che la morte. I tre pensano che il vecchio sappia dove si nasconde il brigante sanguinario che stanno cercando e perciò gli domandano dove trovarlo. Basandosi sull'equazione denaro = morte, il vecchio indica ai tre ragazzi sfaticati di cercare Morte sotto una quercia, dove in realtà trovano un sacco di fiorini d'oro nuovi di zecca. Alla vista del denaro, i tre giovani dimenticano ciò per cui erano arrivati fin qui e si accordano per portare via il bottino di notte, per non essere scambiati per ladri. Il più giovane di tutti, in base alla sorte delle paglie, va in città a prendere da mangiare e da bere, per aspettare la notte sotto l'albero, mentre gli altri due restano a fare la guardia al tesoro. Quando il più giovane è via, gli altri due pensano di aggredirlo, appena torna, sfruttando la superiorità numerica per ucciderlo e spartire i soldi non più in tre ma in due. Allo stesso tempo, anche il giovane pensa a come fare per poter godere da solo di tutto il tesoro e compra un veleno da aggiungere al vino. Quando il ragazzo torna sotto l'albero, i compagni lo uccidono, ma poi questi devono il vino avvelenato e muoiono anche loro.

L'indulgenziere conclude con un'ulteriore invettiva contro la cupidigia che, come si è visto, ha portato i tre ragazzi alla morte e invita le persone a donare abbondantemente, qualsiasi cosa loro abbiano (nobili, sterline, spille d'argento, cucchiai, anelli, lana). Offre le sue reliquie ai pellegrini, facendo loro notare che fortuna sia avere un compagno di viaggio come lui, in grado di assolverli dal peccato in qualsiasi momento. L'oste risponde in modo volgare alle richieste di offerte dell'indulgenziere e il cavaliere ristabilisce l'equilibrio, facendoli riappacificare.


Fonti


Esistono racconti simili in latino, italiano e tedesco, ma non è possibile individuare tra questi una fonte alla quale Chaucer può aver attinto per il racconto nel suo complesso. È invece possibile risalire ai testi che hanno fatto  da esempio per alcuni dettagli:

vecchio che batte la terra col bastone I elegia di Massimiano

parole dell'uomo vecchio ai giovani Bibbia, Levitico, 19,32

materiale omiletica De miseria condicionis humanae di Innocenzo III

Adversus Jovinianum di S. Gerolamo

Policraticus di John of Salisbury


La figura dell'indulgenziere è stata ideata basandosi su:

  • Faux Semblant del Roman de la Rose
  • Trattati e sermoni sugli abusi degli indulgenziere
  • Personificazioni del vizio della cupidigia dei morality plays.

Confronto con la novella LXXXIII del Novellino


Anche nel Novellino il racconto ha una valenza esemplare, in quanto è una dimostrazione che Cristo vuole dare ai suoi discepoli circa i pericoli dell'avidità.

Riassunto: mentre Gesù Cristo sta camminando con i suoi discepoli, questi notano dell'oro e lo mostrano al loro Maestro, suggerendogli di prenderlo per soddisfare le loro necessità. Cristo risponde che loro stanno chiedendo proprio la cosa che più allontana le anime dal Paradiso e che di questo avranno presto dimostrazione. Infatti, poco dopo, passano da quella stessa strada due carissimi amici, che vedono l'oro e lo prendono. Mentre l'uno carica l'oro sul mulo, l'altro lo uccide da dietro con un coltello, ma poi mangia il pane avvelenato che l'amico gli aveva offerto e muore anche lui.




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