Nella trilogia,
ciascun dramma è come un elemento
componente, costruito per mezzo di un'architettura complessa (la vicenda si
sviluppa per esteso in tutti e tre i drammi).
Il dramma di Eschilo è rigido, tipico dello stile
arcaico, con numerose ed estese
parti corali e un linguaggio ricco di neologismi,
epiteti, metafore.
Anche la scenografia
è di stile arcaico, arricchita da innovazioni sulla messinscena, la danza
coreutica e la drammaturgia.
Introduce il "secondo attore": un altro personaggio è messo a confronto col
protagonista, permettendo così lo
sviluppo dei motivi di entrambi in quanto una circostanza; gli
spettatori seguono così la vicenda da punti di vista differenti.
I suoi personaggi
sono stilizzati (= stereotipati) cioè presentano un solo carattere della propria personalità,
rigidi (non si lasciano sottomettere
al destino, fino all'estremo), non
provano dubbi o tormenti interiori e scatenano
le proprie emozioni attraverso interventi esterni sottoforma di "demoni": sono personaggi ovviamente di
stampo arcaico e psicologicamente
irreali per la loro inflessibilità e
personalità "mono-caratteriale".
Le forze
oscure che intervengono sul destino e le emozioni del personaggio sono:
- Ubris (= violenza) e ate (= accecamento)
che accecano l'uomo e lo portano a commettere azioni scellerate e a subire
la "colpa";
- Esistono anche "spiriti ammonitori", come le Erinni persecutrici o l'Alastor,
che sconvolge la mente del personaggio reo;
- Sempre onnipresenti poi sono gli Dei, che garantiscono la giustizia.
Queste forze e
divinità che intervengono sull'uomo provengono da diversi piani (terra i primi,
sottoterra i secondi e cieli gli ultimi) e mescolano fra loro
teatro e religione.
Dike: il tema della giustizia è centrale,
come per molti altri poeti arcaici, ma ha un altro valore. E' una serie
di leggi imposte dagli Dei sugli avvenimenti che coinvolgono l'uomo, concentrandosi sul
regolare i due fondamentali elementi di colpa
e punizione.
Altri temi trattati
nelle tragedie, di grande importanza, sono la vendetta, il conflitto fra
Polis e Famiglia, le leggi dei Clan
e il contagio esteso tra generazioni,
segno che Eschilo non appartiene ancora pienamente all'epoca classica.
La drammaturgia eschilea è infine anche
caratterizzata dall'uso di elementi
fantastici (quelli che noi chiameremmo "effetti speciali") in grado di influenzare maggiormente il pubblico,
che si immedesima nelle situazioni rappresentate e che prova pietà e terrore, una specie di
"catarsi".
Le Tragedie:
"Persiani"
- fa parte di una trilogia i cui drammi
non sono legati da uno stesso
intreccio;
è il primo dramma della tradizione occidentale;
Eschilo, con quest'opera, esalta la potenza di Atene e la sua scelta di espandersi verso oriente,
come una sorta di propaganda politica,
ma sceglie, al contempo, di rappresentarla nella
prospettiva degli sconfitti persiani, provocando
nel pubblico né odio né riso, ma pietà e
compassione;
È descritto anche il netto contrasto fra i due tipi di sistema
politico differenti, l'uno democratico e l'altro dispotico, basandosi su un
luogo comune che fa riferimento alla mitologia (mito e storia si incontrano);
Serse è presentato più come un personaggio
mitico, che da' sfogo ad una violenza
eccessiva approfittando del suo potere (è "ubristes") ;
Il protagonista è il coro, che
simbolicamente rappresenta i persiani sconfitti da Atene (è una tragedia
collettiva).
"Sette contro
Tebe"
- E' il terzo dramma di una edipodia, serie di 4 tragedie;
- Già stato narrato nell'antico poema Tebaide, il mito tebano si ispira alla leggenda sulla drammatica storia
di Edipo, che da adulto uccide il padre e sposa la madre inconsapevolmente
e i cui figli si scontreranno per ottenere il potere. E' una famiglia animata dall'odio e macchiata
dalla colpa;
- Eschilo non riflette esclusivamente
sulla figura di Edipo, ma su quella dell'intero
clan famigliare, la cui struttura si disgiunge drasticamente;
- Efficace da parte del tragediografo la rappresentazione di Eteocle, uno
dei due figli di Edipo, incredibilmente avvinto da rabbia funesta e
disumana.
"Supplici"
- "Supplici"
fa parte di una trilogia, che si può considerare ancor più "arcaica"
delle altre per la mancata presenza del secondo personaggio ( è
ancora il coro);
- In
questa tragedia il coro ha ancora il ruolo dominante, da protagonista;
- Essendo
ammesso nel mondo antico greco anche il matrimonio fra cugini, il reale
motivo per cui queste donne non volevano sposarsi non riguardava il
legame di parentela ma il semplice fatto di voler rimanere non
vincolate da legami coniugali. Per queste, sposarsi equivale al
diventare schiave (dmoides), un'idea sicuramente avversa ai
princìpi morali ateniesi, secondo i quali le donne non potevano
predominare sull'uomo, la famiglia, sul dovere della procreazione e
sull'amore (nel piano sessuale);
- Questo
modello "femministico" della donna verrà ripreso anche nell'
Orestea;
- Le
altre opere della trilogia sono andate quasi completamente perdute.
"Prometeo
incatenato"
- Fa
parte di una trilogia in cui è sempre protagonista Prometeo;
- Si
narra principalmente della punizione su Prometeo per essersi ribellato
all'onnipotente Zeus;
- Ci si
pone ancora il problema dell'autenticità dello Zeus rappresentato nella
tragedia, del tutto differente dalla normale idea di Eschilo sul dio.
Nonostante ciò, lo scontro fra divinità che avviene nel dramma riprende
pienamente la drammaturgia eschilea;
- Eschilo,
con la ribellione di Prometeo contro il tiranno padrone dell'universo,
riprende il tipico tema greco del conflitto fra individuo e potere
(vedi Achille contro Agamennone). Come finisca lo scontro non è possibile
saperlo con certezza, essendo andate perdute le altre opere della
trilogia, ma esiste l'opinione che alla fine le ragioni dei due si
conciliano;
- Il
Prometeo eschileo, con il suo discorso di autodifesa e la decisione di
portare il fuoco agli uomini, rappresenta la "personificazione" del
progresso umano.
"Orestea"
- E'
una trilogia che riguarda le vicende degli atridi, sicuramente
composta in età adulta;
- Ognuna
di queste tre tragedie svolge una riflessione a sé stante sulla cultura arcaica
definendo così l'intera trilogia come un grande progetto drammaturgico;
- La vendetta
è il tema centrale ed avviene all'interno di uno stesso nucleo famigliare:
la casata Atride di Micene è intrinseca di colpa, che come una malattia si
trasmette tra parenti;
- Ricollegata
a questa abbiamo anche la giustizia, che si ottiene solo
vendicandosi, quando opportuno (i due temi coesistono);
- si
sviluppano nello stesso tempo tipi di giudizi e sistemi di punizione
diversi, a partire dai demoni Erinni, che giudicano basandosi
sull'effettività degli eventi accaduti, fino ad arrivare ai tribunali
cittadini e al giudizio degli dei, i quali impongono la regola che
solo provando sofferenza si impara a non commettere ingiustizie (pathei
mathos) e che applicano nel corso della vicenda anche su Oreste;
- ognuna
delle tre tragedie è caratterizzata da divesi particolari: "Agamennone"
è piena di scene di sangue e conflitto, "Coefore" è cupa
e presenta feroci litigi verbali, infine "Eumenidi" slitta
direttamente la scena da Argo ad Atene, con la particolare
rappresentazione del personaggio di Clitennestra;
- i due
personaggi fondamentali della trilogia, fra loro nemici, sono: Clitennestra
(è astuta, ribolle di rabbia ed è così rancorosa da
riapparire anche dopo la morte sotto forma di spettro) e Oreste (è
un personaggio dubbioso, un eccezione rispetto al modello
tipico di personaggio seguito da Eschilo, cioè inflessibile e
stereotipato);
- tiranno
come Agamennone è sicuramente Egisto, talmente ingiusto che la sua
morte viene vissuta dal pubblico ateniese come un atto di giustizia.