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Il dramma romantico

letteratura francese



Il dramma romantico


Louis de Bonald disse : "La litérature est l'expression de la société", una frase, questa, che ha un duplice significato. Infatti, la letteratura non solo cambia quando cambia la società, ma è anche il mezzo per mostrare i suoi mutamenti. Tuttavia essere l'espressione di una 626e44g società comporta a volte dei rischi come la censura. Durante il XIX secolo, quando i romantici si ponevano l'obiettivo di rappresentare la società contemporanea, essa era il primo grande ostacolo da sormontare.

Il dramma romantico nasce e si afferma come rivoluzione a tutte quelle forme di teatro che vi erano state sino ad allora, compreso il dramma borghese che era sembrato un suo precursore. Quello romantico era un teatro che si faceva specchio dei movimenti storici. Per poterlo fare senza che le pièces fossero soggette a censura, le rappresentazioni "parlavano" della realtà alla luce degli avvenimenti passati; ciò non solo teneva a bada la censura ma dimostrava quanto fossero grandi le forze che regolano la storia. Ed è proprio il concetto di storia che costituisce uno dei cambiamenti rivoluzionari operati dal romanticismo nel teatro. Secondo i romantici, infatti, la storia non era fatta solo ed esclusivamente dai grandi uomini, da chi deteneva il potere; era soprattutto il popolo, la massa dei cittadini che faceva la storia. Sulla base di questa concezione, sembra evidente la scelta di rappresentare le vite di uomini e donne comuni e si comprende quanto ora la storia sia dinamica: cessa di essere la storia dei conflitti interni al potere (come per esempio era accaduto nel Britannicus[1] di Racine) ma diventa l'evocazione di un movimento interno alla società. La diretta conseguenza di una storia così intesa è senza dubbio il suo decentramento. Allorquando non sono più i re o i grandi uomini i soli a fare la storia, le "telecamere" saranno puntate su una locanda in campagna dove si ordisce una congiura, su un gruppo di paesani che organizzano una rivolta e cosi via. Dunque, al decentramento della storia è consequenziale anche la rappresentazione delle storie di personaggi emarginati, reietti, che vivono lontani dalla società. È questo il caso di Hernani di Victor Hugo o di Chatterton di Alfred de Vigny.

A livello strutturale il dramma romantico effettua un'ulteriore rivoluzione. Se si voleva rappresentare la storia era impossibile farlo rispettando le unità aristoteliche. Più avvenimenti particolari richiedevano la rappresentazione dei vari particolari luoghi in cui essi erano avvenuti. Dunque vengono meno le unità di tempo, spazio e azione.

Tra gli uomini di lettere che ragionarono sul dramma romantico possiamo annoverare Stendhal nonché lo stesso Hugo.

Quando Stendhal pubblicò il suo testo critico "Racine et Shakespeare" si firmava ancora con il suo vero nome Henri Beyle. La pubblicazione dell'opera risale al 1823/1825; l'idea di base prende le mosse dal fatto che secondo Beyle l'illusione teatrale è falsa. Il teatro, infatti, è strettamente legato alla storia ed in particolar modo alla storia del popolo che costituisce il pubblico di spettatori. Ecco dunque la necessità di un teatro che oltre a riprodurre la società sia anche teatro nazionale. Ciò però poteva comportare due rischi; innanzitutto il pericolo di un eccessivo nazionalismo e in secondo luogo l'inserimento all'interno della pièce di troppa politica poteva annoiare gli spettatori. Era necessario pertanto evitare gli eccessi.



"Racine et Shakespeare" è un testo critico che Beyle scrisse in seguito alle numerose critiche che i suoi connazionali mossero contro il drammaturgo inglese. È proprio all'interno di questo testo che Beyle ci fornisce la sua definizione di romanticisme e classicisme. Il primo è <>; il secondo è piuttosto quel genere di letteratura che ha dato il maggior piacere possibili ai loro antenati. Anche da qui nasce la necessità di un teatro in prosa; per poter riflettere la realtà, il verso alessandrino sembrava ormai scomodo; secondo Stendhal era la prosa che permetteva di nominare gli oggetti con "le mot propre", con il proprio nome. Questo concetto venne ripreso anche di Victor Hugo nella Préface del Cromwell, rappresentato nel 1827. Hugo riteneva infatti necessario chiamare gli oggetti con il nome che veniva usato per chiamarlo quotidianamente. Tuttavia, riteneva che per far ciò non fosse necessario scrivere una pièce in prosa. Anche il verso (libero), se usato correttamente, poteva dare lo stesso effetto. Hugo rivoluzionò l'alessandrino ma di certo non venne meno il suo scopo né tanto meno rese il dramma antiquato. Come Beyle anche Hugo riteneva che si dovesse rappresentare un teatro nazionale ma soprattutto il teatro doveva sottolineare il potere dell'individuo, complice anche quest' ultimo degli avvenimenti storici. In una società come quella ottocentesca, dove lo sviluppo industriale e la crescita delle metropoli lasciano isolato l'individuo, sembra inevitabile che tale solitudine fosse rappresentata anche nel teatro. Ecco perché l'eroe romantico è parte di un cosmo contro cui si trova solo a lottare. Inoltre, se nel teatro antico, l'eroe combatteva da solo contro una polis che ne usciva sempre vincitrice, nel teatro romantico, l'eroe, sebbene sconfitto, mette tanto più in risalto la sua elevatura morale quando si mostra solo contro tutti.

Nella Préface al Cromwell, Hugo ragiona sul concetto di "Bello Ideale", concetto non preso in considerazione da Beyle, per il quale il bello ideale non esisteva affatto. Victor Hugo non parla di Bello Ideale ma piuttosto di armonia dei contrari, di equilibrio tra sublime e grottesco. Quest'ultimo nel medioevo portava tanto all'orrore quanto al riso; nel romanticismo il grottesco aveva perso quel polo positivo medievale per dar vita esclusivamente al polo negativo, il quale, tuttavia, accostato al sublime, non faceva altro che amplificarlo. Pertanto la mediazione che Hugo vuole fare tra grottesco e sublime è funzionale al raggiungimento dell'armonia dei contrari: il grottesco, proprio perché grottesco, sottolinea e rende tale il sublime.

Dunque, le caratteristiche che connotavano il dramma romantico sono le seguenti:

   Teatro come specchio dei movimenti storici

   Teatro nazionale

   Superamento delle unità aristoteliche

   Superiorità dell'individuo (rappresentazione di uomini e donne comuni)

   Solitudine dell'eroe romantico




Britannicus : tragedia di Racine che vede protagonisti Nerone, figlio acquisito dell'imperatore Claudio, e Britannico, suo figlio legittimo. Dopo la morte di Claudio, sua moglie Agrippina favorisce l'ascesa al potere di Nerone, suo figlio. Inizia tra i due fratellastri una grande rivalità politica.

Hernani era un proscritto, a capo di un gruppo di banditi. Vuole vendicare la morte del padre uccidendo il re di Spagna, figlio del suo assassino.

Chatterton è un poeta inglese realmente esistito; non volle mai vendere la sua penna. S'innamorò di una donna sposata che insieme ai numerosi debito fu la causa del suo suicidio. Prima di darsi la morte, C. brucia tutte le sue opere.






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