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Canto XXVI - Cerchio VIII, VIII bolgia

dante



Canto XXVI    646f55g     646f55g     646f55g     646f55g   Cerchio VIII,



    646f55g     646f55g     646f55g     646f55g     646f55g    VIII bolgia


Dall'arco su cui passa, Dante vede uno spettacolo uguale a quello che il contadino vede a primavera giù nella valle in cui lavora.

Infatti ogni anima dannata è avvolta e nascosta da una fiamma che la fa assomigliare ad una grande lucciola.

CONTRAPPASSO:    il loro essere celati da una fiamma sta a rappresentare le vie e le arti nascoste che essi utilizzarono in vita per perseguire i propri scopi, e l'ardore che li animò, incuranti delle conseguenze negative che il loro agire avrebbe comportato sugli altri.

Queste anime fanno fatica a parlare perché essi utilizzarono la loro eloquenza abilmente per raggiungere i propri obiettivi.

Dante ne individua una che è biforcuta, e Virgilio gli spiega che è la fiamma che cela Ulisse e Diomede, uniti come in vita furono uniti per inseguire i loro sogni di gloria.

La guida di Dante elenca le loro colpe: _ L'inganno del cavallo di Troia;

_ L'essersi recati sull'isola di Sciro per trovare Achille che vi si nascondeva vestito da donna; arrivati a corte mostrarono in pubblico delle armi che funsero da richiamo irresistibile per il figlio di Peleo.

_ Il furto del Palladio (statua di Atena Pallade) a Troia, simbolo della vita e della forza della città.

Nel riportare queste colpe leggendarie, Dante si riferì però a fonti diffuse ne medioevo non fedeli a Omero.







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