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Ugo Foscolo

letteratura



Ugo Foscolo

Nasce nel 1778 a Zante (isola Ionia) da madre greca. Risulterà molto importante l'origine greca, dato che si sentirà molto legato alla tradizione classica e suo ideale erede. Orgoglioso di essere povero, fermo sostenitore della rivoluzione francese liberale ed egalitario, vedrà in Napoleone il liberatore e si arruolerà nel suo esercito. Dopo che Foscolo era tornato a Venezia e aveva partecipato attivamente alla vita politica della città, Napoleone firmerà il Trattato di Campoformio (Napoleone cede la repubblica veneta all'Austria); questo fu un tradimento che scosse profondamente l 414i84e a vita del Foscolo, cancellando tutte le sue speranze politiche. Tuttavia, pur non credendo più in lui continuerà ad operare all'interno del suo sistema perché lo considera il male minore, passaggio indispensabile per arrivare all'Italia moderna.

A Milano conobbe il Parini, per lui modello d'intellettuale. Nella spedizione militare contro l'Inghilterra conobbe Ippolito Pindemonte, suo fraterno amico. Grazie al Monti ottenne la cattedra all'università di Pavia, ma per le sue contestazioni al regime napoleonico (l'Aiace) fu cacciato. Soggiornò due anni a Firenze, molto tranquilli e proprio in questo periodo scrisse le Grazie. Ritornò a Milano e gli si offrì la direzione della "Biblioteca Italiana", che doveva essere un nuovo giornale di regime, ma lui rifiutò e poi andò in esilio volontario a Ginevra e a Londra. Visse gli ultimi anni in miseria, morì a 49 anni e nel 1871 i suoi resti verranno riportati in Italia a Santa Croce, vicino agli uomini da lui cantati nei sepolcri.

Le ultime lettere di Jacopo Ortis

È il primo importante romanzo che viene scritto da Foscolo, si tratta di un'opera giovanile, ma viene più volte ripresa da Foscolo perché la sente come fondamentale nella sua produzione, infatti per quanto piena di difetti, contiene al suo interno tutte le tematiche fondamentali del Foscolo stesso. È un romanzo epistolare che fa chiaro riferimento a "I dolori del giovane Werther" di Goethe, ma differisce da quest'ultimo perché si sviluppa in un contesto diverso: Goethe scrive prima della rivoluzione ed all'interno di una società, quella tedesca, aristocratica; Foscolo al contrario scrive dopo la rivoluzione, con l'Italia sotto l'influenza di un dominatore straniero e, quindi, si sente la mancanza di una vera patria, e non tanto l'incapacità di amalgamarsi con la società borghese come era per Werther. Il dramma di Ortis è il fallimento politico, per Werther la disperazione che nasce dal bisogno di un mondo diverso, ma per entrambi l'unica via possibile è la morte, il nulla eterno, che permette di uscire da una situazione insostenibile ed immutabile.



Pur con il finale tragico, l'Ortis presenta al suo interno la ricerca dei valori positivi, la famiglia, il classicismo, la poesia, tutti temi poi ripresi da Foscolo nelle opere posteriori.

La storia parla di Jacopo, giovane patriota che dopo il trattato di Campoformio si rifugia sui colli Euganei per fuggire le persecuzioni. Qui si innamora di Teresa, la quale però è già stata promessa sposa ad Odoardo, uomo simbolo della società borghese, freddo e razionale, opposto di Ortis, impetuoso e passionale. La disperazione amorosa e il fallimento dell'ideale politico lo spingono ad un pellegrinaggio, durante il quale conoscerà il Parini, finché saputo del matrimonio di Teresa, torna nel veneto, saluta l'amata, visita anche la madre e poi si dà la morte.

Odi e sonetti

Il giovane Foscolo accompagna alla produzione dell'Ortis, una di odi e sonetti, di carattere squisitamente neoclassico e nel di tutta questa produzione lo stesso Foscolo fa una selezione molto accurata che nel 1803 pubblica "le Poesie" contenenti 2 odi e 12 sonetti. Le 2 odi A Luigia Pallavicini e All'amica risanata hanno come teme la bellezza, seppure in termini diversi mentre la prima descrive una bellezza ideale di carattere settecentesco, la seconda è un discorso filosofeggiante sulla bellezza, e sulla funzione eternatrice della bellezza che la canta.

I sonetti sono più autobiografici, con un forte impulso soggettivo pur conservando numerosi riferimenti ai poeti latini; tra i sonetti Alla sera, In morte al fratello Giovanni, a Zacinto, costituiscono gli apici, dove Foscolo reinventa la struttura sintattica, la ritmica e la metrica. Sono presenti nei sonetti i temi fondamentali dell'Ortis, quali il conflitto tra il reo tempo ed il nulla eterno, l'impossibilità di rifugiarsi nella famiglia e la compianta terra materna.

I Sepolcri

Rappresentano un carme sotto forma di epistola poetica, indirizzata all'amico Ippolito Pindemonte. L'occasione della stesura è l'editto di Saint Clou (seppellire i morti lontano dalla città), Foscolo si schiera in principio a favore dell'editto, ma poi viene a dire che il culto dei morti è simbolo di amor patrio e va quindi valorizzato alla maniera classica ed inglese.

I Sepolcri rappresentano per il Foscolo un punto di svolta perché supera il concetto della morte come semplice nulla eterno, e sebbene Foscolo non sappia ancora pensare ad altre alternative, qui contrappone almeno l'illusione di una sopravvivenza oltre la morte, tale sopravvivenza è data dalle tombe appunto. I Sepolcri si differenziano dalla poesia cimiteriale perché come lo stesso Foscolo tenne a precisare sono essenzialmente poesia civile, è quindi una riflessione filosofico politica presentata attraverso esempi e figure mitiche.

Le immagini che Foscolo presenta sono quelle della terra madre che raccoglie il corpo del defunto, delle tombe come indice di civiltà ed esempio britannico, e la poesia nel suo ruolo eternatore, ed esempio di Ettore.

Il carme si presenta con una rigorosa struttura sintattica, ma non essendo argomentativo, alcuni passaggi logici sono omessi, rendendo ardua la lettura.

Lo spazio ed il tempo sono molto vasti, si passa dalla piccolezza di una singola tomba alla grandezza di tutto il mondo, e dal punto di vista temporale, lo stesso, si va dalle vicende ti troia ai giorni nostri. Il linguaggio è aulico, il verso è l'endecasillabo sciolto, verso classico per eccellenza.

Le Grazie

Le grazie sono un'opera incompiuta, alla quale il Foscolo, vennero scritte nel 1812-13, durante il soggiorno a Firenze, sono anni felice per l'autore. Il progetto dell'opera ci viene fornito dal Foscolo stesso, il progetto originario prevedeva un unico inno, poi invece c'è ne saranno tre: uno a Venere "dea della natura", a Vesta "custode del fuoco dei cuori gentili", e a Pallade "dea degli ingegni". Le grazie sono dee intermedie tra cielo e terra che anno il compito di ingentilire e portare alla civiltà gli uomini. Questo dell'ingentilimento è un tema tipico del neoclasicismo.

L'idea è quella di scrivere un complesso disegno concettuale basato sulla bellezza e l'armonia, i versi tendono a evocare immagini vive, plastiche ed armoniche, significativo è il fatto che l'opera sia dedicata a Canova, massimo rappresentante dell'arte scultorea neoclassica. In quest'opera Foscolo rivaluta l'allegoria, affermando che la verità della poesia rimarrebbe vuota se non fosse per le immagini che gli vengono associate.

Rispetto alle opere precedenti le Grazie rappresentano un'opera evasiva per il Foscolo, la fuga da una realtà che non lo soddisfa. Ciò nonostante le Grazie hanno senso se si contrappone l'ideale del bello che loro stanno a significare con la realtà imperfetta e quindi diventano critica implicita al presente. La poesia per il Foscolo non perde mai completamente la sua funzione civile.

Testi

T19 - Alla sera

Sonetto composto tra il 1802 e il 1803, in rima alternata.

Componimento diviso nettamente in due parti, di 2 strofe ciascuna. La prima parte è descrittiva, statica: descrive lo stato dell'io lirico davanti dinanzi alla sera. La seconda parte è più dinamica, in quanto rappresenta alcuni processi di trasformazione, e, al suo interno, si chiarisce perché la sera, come immagine della morte, è più cara al poeta. La morte è infatti vista come fine delle sofferenze.

Sempre nella seconda parte abbiamo una duplice opposizione: il "reo tempo" si vanifica dinanzi all'immagine del "nulla eterno", lo "spirto guerrier" si placa dinanzi alla "pace" della sera.

In questo sonetto abbiamo l'esplicitazione della tematica dell'Ortis: lo scontro dell'eroe generoso ed appassionato con una realtà storica negativa, al quale vi è un'unica soluzione: la morte.

T 20 - In morte del fratello Giovanni

Sonetto, scritto nel 1802 e dedicato al fratello Giovanni Dionigi, suicidatosi per debiti di gioco nel 1801.

Tutto ruota intorno all'opposizione di due motivi fondamentali: l'esilio e la tomba. Il tema dell'esilio va visto anche oltre al suo significato letterale: rappresenta anche una condizione di precarietà, di sradicamento, di rifiuto della società. Il tema della tomba, invece, richiama quello della madre, con la quale il ricongiungimento è possibile soltanto con la morte o con la veglia alla tomba del fratello. Il ricongiungimento con la madre e con la terra natale è l'unico punto fermo nella vita di Foscolo; questa unione però è impossibile. Tutto questo avviene nelle prime tre strofe. L'ultima, invece, rappresenta uno stacco netto: viene invocata la morte come salvezza dalle "tempeste" della vita terrena. La conclusione sembrerebbe simile a quella di "Alla sera", ma in realtà non è così: se nell'altro sonetto la morte era il nulla eterno, la negazione totale della vita, in questo la sepoltura lacrimata consente ancora un contatto con la vita terrena, rendendo inoltre possibile il ricongiungimento con la madre.

T21 - A Zacinto

Sonetto, composto nel 1802-3 e dedicato all'isola in cui Foscolo nacque, Zante, nel Mar Ionio.

Divisa in due parti: prime 3 strofe poi ultima. Nelle prime tre strofe c'è un unico periodo, che rende ancor di più l'idea di un flusso appassionato. Il discorso è circolare (il concetto del primo verso appare nell'ultimo) e la sintassi tortuosa rispecchia l'errare dei due eroi, Foscolo e Ulisse. I due sono però contrapposti, nel risultato delle loro imprese: se Ulisse raggiungerà l'amata Itaca, invece il Foscolo fallirà il suo tentativo di ricongiungimento con Zante. Zacinto in relazione con Venere: sorgono dalle stesse acque, evocano l'idea di fecondità e maternità. Il paradiso perduto dell'infanzia richiama alla mente il paradiso greco. Acqua-maternità, no acqua-morte. Tutte le rime dei primi 11 versi hanno suoni che richiamano quello dell'acqua.

T22 - Dei Sepolcri

Carme di 295 endecasillabi, composto nel 1806 e indirizzato a Ippolito Pindemonte.

Sequenze principali:

a-    (vv.1-22) I riti funebri e il pietoso affetto dei viventi non modificano la condizione negativa del defunto. Quando si è privati della bellezza della natura, della speranza nel futuro e degli affetti familiari, il fatto che esista o no il sepolcro non modifica lo stato di negatività del defunto. In questa parte abbiamo una visione di tipi illuministico, in cui la ragione prevale sul sentimento e la morte viene vista come distruzione totale dell'individuo e l'ipotesi di una vita ultraterrena non viene nemmeno presa in considerazione .

b-   (vv.23-50) Perché l'uomo si dovrebbe negare la speranza di conquistarsi la sua sopravvivenza ? È tramite la tomba che si perpetua il ricordo e si realizza un colloquio tra vivo e defunto; all'annientamento fisico si contrappone l'intensità del ricordo dei vivi che assicura al defunto una sorta di immortalità. Questa sezione, invece, contiene una visione diametralmente opposta, quella romantica, nella quale viene sottolineata invece l'importanza che le tombe rivestono come simbolo attraverso cui eternarsi nel mondo dei vivi anche dopo la morte.

c-    (vv.51-90) Ad onta del valore e della funzione delle tombe, ora, purtroppo, una strana legge intende sottoporle a norme inumane; e per questo le ossa del Parini sono andate disperse e Milano, dominata da vuoti interessi mondani, non ha sentito il dovere di dedicare a questo poeta né una tomba né un'iscrizione. In questo passaggio si ha un'esemplificazione negativa della tesi illuministica. Viene criticato l'editto di St. Cloud (che comunque con il Parini non c'entra, essendo questi morto diversi anni prima) e viene criticato l'atteggiamento di Milano, città indegna di un tanto grande artista e capace di ammirare solo gli "evirati cantori". Il corpo di Parini giace ora in balia di animali notturni e vandali, invece di essere sepolto nel luogo dove egli creava la sua divina poesia (incontro con Jacopo Ortis).

d-   (vv.91-150) Il poeta, passando dal presente al passato, sottolinea la funzione storica e sociale che le tombe hanno svolto nel corso del secolo e passa in rassegna le varietà dei culti delle tombe che il mondo ha avuto: culto classico (+), medievale (-), anglosassone (contemporaneo,+). L'Inghilterra viene assunta come modello di società civile, in quanto nei giardini le ragazze pregano non solo sulla tomba dell'innnamorato, ma anche su quelle dei grandi del passato. In Italia, invece, la società è incivile, e i ceti dirigenti non sono degni della posizione che occupano. A questa situazione si contrappone il poeta, il quale auspica nella morte un approdo dopo una vita di tormenti. Questa parte, stilisticamente, è differente dalla prima, in quanto propone un tono solenne ed è puramente argomentativa.

e-    (vv.151-212) Sottolinea la funzione civile delle tombe e le differenze delle tombe dei grandi che servono a celebrare la grandezza della nazione atta ad emulare la grandezza dei defunti. La funzione privata si esaurisce in un ambito prettamente affettivo, la funzione pubblica testimonia la grandezza passata di una nazione, incitamento per i vivi ad operare altamente e luogo da cui trarre stimolo nel presente e far ricrescere gli antichi fasti nazionali. Esempio di funzione pubblica: Santa Croce a Firenze, con le tombe di Machiavelli, Michelangelo e Galileo. In questo passo, a differenza dell'Ortis, l'azione politica non è esclusa, ma è data come possibile. La funzione politica assegnata alle tombe presuppone anche un distacco del Foscolo dalle posizioni della poesia cimiteriale, che affermava il valore delle tombe anche degli uomini più sconosciuti. Parini poeta civile. Alfieri poeta politico e profetico, in quanto nelle sue opere lancia la profezia di un futuro riscatto della nazione. Lo stile è ancora solenne, ma più dinamico rispetto alla 2° sequenza (periodo di S.ta Croce)

f-     (vv.213-234) La memoria delle vicende degli uomini pervade i luoghi che ne sono stati teatro (battaglia di maratona o vicenda di Aiace laddove è stato sepolto). Tuttavia è soprattutto la poesia quella che vince l'azione distruttrice del tempo e rende immortali le grandi azioni.

g-   (vv.235-295) Esemplificazione del ruolo della poesia. Viene presentata l'opera di Omero grazie alla quale la vittoria dei Greci e il dolore degli sconfitti e l'eroismo sfortunato di Ettore saranno ricordati finché esisterà l'umanità. In queste ultime due sezioni, si ha ancora una variazione di stile: subentra un taglio narrativo ed epico, con la scena che si trasferisce completamente nel mondo classico. È evidente in questo tratto la volontà di riprodurre il modello omerico.





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