SCAPIGLIATURA
La Scapigliatura è un movimento letterario e artistico che ebbe il suo epicentro a
Milano nel decennio 1860-70. Il nome è un ricalco della denominazione francese
bohème e fu usato per la prima volta da Cletto Arrighi nel ro 757h74h manzo "Gli
ultimi coriandoli", fornendo poi il titolo al romanzo successivo, "La
scapigliatura e il 6 febbraio". Fervida di atteggiamenti
rivoluzionari, la scapigliatura mosse all'attacco dei miti e delle regole
costituite nel clima di una Milano che recitava già la parte di capitale
economica d'Italia e di grande metropoli. Contro la logica economica della
nuova società borghese reagirono gli scapigliati, che espressero, con
drammatica coerenza tra impegno artistico e costume di vita, la loro rivolta
contro la morale corrente, la religione, la retorica risorgimentale, il
patetismo romantico e il manzonismo: celebratori dell'anticlericalismo,
dell'erotismo, delle sregolatezze dell'alcol e della droga, dei temi funebri e
ossessivi, gli scapigliati si costruirono una vita alternativa rispetto alla
noiosa saggezza e moderazione dei benpensanti, pagando con il declassamento
sociale, la miseria o addirittura il suicidio, la loro contestazione. Gli
autori più celebri furono Arrigo Boito ed Emilio Praga.
Indubbiamente sulla protesta degli scapigliati influì anche il modello della
letteratura e del costume francesi, dalle "Fleurs du Mal" di
../Baudelaire ai
romanzi di Flaubert e di Zola, dalla bohème degli artisti parigini al dramma di
Nerval, impiccatosi alla finestra di un tugurio; e infatti l'eco delle gazzette
e delle riviste parigine si percepisce facilmente nei numerosi ma precari
organi di stampa cui i giovani intellettuali scapigliati seppero dar vita. Ma
l'atteggiamento eversore della scapigliatura si riconduce, più che alle
componenti letterarie francesi, spesso fraintese e orecchiate, alla continuità
della tradizione lombarda che risaliva al Porta e il cui ultimo eponente era
stato Rovani, un complesso personaggio che, con il suo atteggiamento
anticonformista e con le sue clamorose bevute, aveva saputo spezzare il cliché
dell'intellettuale chiuso nel cerchio di una cultura accademica. Autentici
contestatori, emarginati da ogni operante contatto con la società, gli
scapigliati erano tuttavia "anime belle", ansiose di stabilire
rapporti cordiali e umani, e dal Rovani trassero lo stimolo per riunirsi in
allegre brigate libanti nella celebre "ortaglia" di via Vivaio e
nelle osterie fuori porta della vecchia Milano. Era, la loro, una risposta
vitalistica alla dura razionalità delle leggi economiche: la ricerca di un
rapporto arcano con la natura, lo stupore dinanzi al miscuglio del demonico e
dell'angelico, del bruco e della farfalla , nel cuore dell'uomo, l'ossessiva
contemplazione della putredine della tomba, la mescolanza della scienza con lo
spiritismo, sono i diversi aspetti della battaglia contro la realtà oggettiva
condotta dagli scapigliati, che furono, d'altra parte, interessati alla
descrizione degli aspetti più dimessi e più ripugnanti della vita quotidiana,
costituendo così un'indispensabile cerniera nei confronti delle successive esperienze,
sia veristiche, sia decadentistiche. All'interno della scapigliatura si possono
distinguere due linee: da una parte sono gli scrittori che appagano la loro
ansia di nuovo in una direzione lirico-soggettiva, pervenendo a risultati
complessivamente modesti, condizionati da un gusto rimasto, malgrado tutto,
antiquato e provinciale; dall'altra parte sono gli scrittori che, raccogliendo
i fermenti anarchici del momento, identificano la rottura del sistema
letterario con la rottura del sistema politico, con esiti forse ancora più
scarsi sul piano estetico, ma più significativi nei riguardi di quel clima di
protesta sociale da cui è germogliato il verismo. Alla scapigliatura lombarda
si è soliti affiancare una scapigliatura piemontese, che fa capo a Faldella e a
Sacchetti.