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Ricostruzione dei diversi modi di intendere Amore

letteratura



Ricostruzione dei diversi modi di intendere Amore



Ponendo come obiettivo l'analisi del concetto di Amore, siamo partiti dalla lettura di alcuni testi poetici prodotti da diversi gruppi intellettuali, individuando analogie e differenze tra i concetti utilizzati:


Trovatori provenzali

Abbiamo letto le poesie di Raimbaut d'Aurenga [p. 71] e della Contessa di Dia [p.77] osservando, in entrambe, una visione dell'amore come totale e, quindi, comprendente sia un aspetto spirituale, 313d39d sia uno fisico e sensuale, posto esplicitamente o con metafore sessuali.


"Non canto per augello né per fiore"

(vv. 33-36) "Sopra tutti avrò valore

se una tale camicia mi sarà data

quale diede Isotta al suo amante,

che mai non era stata portata."


"Sono stata in grave angoscia"

(vv. 9-12) "Come vorrei una sera tenere

il mio cavaliere, nudo, tra le braccia.

Ch'egli si riterrebbe felice

Se solo gli facessi da guanciale;..."




Altro aspetto comune ai due testi è stato riscontrato nella presenza di un ostacolo, per l'amore tra cavaliere e dama, dato dal matrimonio di quest'ultima con un altro uomo. Questa situazione può venire però superata con l'adulterio, visto come lecito e indispensabile per la realizzazione dell'amore ed il raggiungimento della gioia che esso porta, tanto che, nella poesia di Raimbaut d'Aurenga il poeta arriva ad esaltare l'arte di imbrogliare il marito, ponendo come esempio illustre la storia d'Isotta e Tritano.

La relazione tra amante e amata viene rappresentata come un rapporto feudale tra vassallo e signore, con l'uomo che deve limitarsi ad assecondare il volere della donna, ad ammirarla e a cantare le sue lodi.


Guglielmo d'Aquitania

"Se la mia Signora mi vuol donare il suo amore

son pronto ad accettarlo e a ringraziare

e a essere discreto e a dire cose gentili

e a dire e fare quello che a lei piace

e a tenere caro il suo pregio,

e a innalzare le sue lodi"



Lirica siciliana

Nella poesia "Amor è un desio che ven da core" di Giacomo da Lentini [p. 145], abbiamo trovato alcune differenze rispetto a ciò che avevamo precedentemente osservato.

Il poeta dà, nel suo sonetto, una definizione teorica della natura dell'amore e delle modalità della sua nascita: l'amore è qualcosa che si genera nella visione della bellezza e si accresce nel cuore che, a sua volta, porta la gioia permettendo di immaginare e ricordare ciò che gli occhi hanno visto.


(vv. 1-4) "Amor è un desio che ven da core

per abbondanza di gran piacimento;

e li occhi in prima generan l'amore

e lo core li dà nutricamento"


L'aspetto sensuale dell'amore cortese, molto evidente nei provenzali, viene, qui, posto in secondo piano con la corrispondente accentuazione degli aspetti più intellettualistici ed astratti. Non si trovano, infatti, riferimenti né espliciti, né nascosti da metafore, rispetto al "lato" sessuale dell'amore, mentre si pone particolare attenzione all'immaginazione e al desiderio dell'amante.



Stilnovisti

La poesia "Al cor gentil rempaira sempre amore" di Guido Guizzinelli [p. 174] si stacca dalla concezione provenzale e siciliana, introducendo nuovi elementi e ponendo alcune idee relative all'amore cortese in chiave religiosa.

Nella concezione stilnovista esiste un legame inscindibile e reciproco tra amore e "cor gentile", per cui l'esistenza di uno, dipende da quella dell'altro. La "gentilezza" che dà all'uomo la capacità di amare, non coincide con la nobiltà di nascita, ma con una nobiltà di tipo morale e spirituale, che si può trovare in uomini di qualsiasi estrazione sociale. Questi concetti vengono espressi attraverso paragoni che mettono in relazione i nobili superbi e il fango che, colpito dai raggi del sole, rappresentante la vera gentilezza, rimane ciò che è, mentre l'acqua, corrispondente all'uomo di animo nobile, è in grado di accogliere in sé la virtù.


(vv. 27-30) "Amore in gentil core prende rivera

per suo consimel loco

com'adamàs del ferro in la minera."


(vv. 31-40) "Fere lo sol lo fango tutto 'l giorno:

vile reman, né 'l sol perde calore;

dis'omo alter : "Gentil per sclatta torno";

lui sembro al fango, al sol gentil valore:

chè non dar om

che gentilezza sia fòr di coraggio

in dignità d'ere'

sed a vertute non ha gentil core,

com'aigua porta raggio

e 'l ciel riten le stelle e lo splendore."


La donna, che racchiude in sé ogni virtù, ha sembianze di un angelo e, non solo permette all'innamorato di migliorare se stesso da un punto di vista intellettuale, come già veniva affermato da provenzali e siciliani, ma, inoltre, predispone la sua anima all'incontro con Dio.

Da queste osservazioni possiamo affermare che in questa concezione si perde quasi totalmente l'aspetto sensuale dell'amore, ponendo ogni attenzione su un aspetto più spirituale e legato alla religione e al rapporto tra l'uomo e Dio.

Sempre relativamente all'opinione stilnovista abbiamo letto altre due poesie, una di Guido Cavalcanti ("Chi è questa che vèn, ch'ogn' om la mira" [p. 180]), l'altra di Dante Alighieri ("Tanto gentile e tanto onesta pare" [p.334]), molto simili tra loro per contenuto e messaggi. Entrambi, infatti, presentano il passaggio di una donna che racchiude in sé tutte le virtù fisiche e spirituali (bella, gentile, umile, onesta...) e che attrae l'attenzione di tutti gli uomini, ma si possono comunque trovare delle leggere differenze. I due poeti concordano nell'affermare che la donna si mostra come una creatura "superiore" (un angelo), tanto che gli uomini che la vedono passare non riescono neppure a sostenere il suo sguardo, ma Dante arriva a definirla come "miracolo divino", e non si limita a dire che essa permette un miglioramento intellettuale, ma aggiunge che l'amore per lei è in grado di avvicinare a Dio. Nel corso della sua vita Dante modifica la sua idea, presentata in questo modo nella "Vita nuova", arrivando a ritrattarla all'interno della Commedia, nel V canto dell'Inferno. Qui egli, relativamente alla forza dell'amore, afferma che la ragione non deve essere sottoposta al desiderio, ma contrariamente, vi deve essere un controllo della prima. Questo concetto è espresso indirettamente attraverso la storia di Paolo e Francesca che dimostrano di essersi comportati secondo la mentalità stilnovista e, proprio per questo, di essere stati destinati all'Inferno. Per questo motivo il Dante viaggiatore si sente "coinvolto" e costretto a confrontarsi con il significato che i suoi valori assumono posti in relazione con il giudizio divino e la salvezza dell'uomo.

In seguito abbiamo analizzato anche l'idea di amore per Boccaccio, attraverso la lettura di alcune novelle del Decameron e, in particolare, quella di Tancredi e Ghismonda, narrata nella quarta giornata, da cui risultano evidenti alcuni pensieri dell'autore relativamente a questo tema.

La storia tratta le vicende amorose tra Ghismonda, che tardava ad essere maritata, e Guiscardo, uno dei servi del padre della donna. Con la scoperta del loro rapporto l'uomo, a causa della sua gelosia, decide di uccidere l'amante della figlia provocando in essa una disperazione tale da portarla al suicidio. Boccaccio pone in risalto, attraverso un dialogo di Ghismonda col padre, i due errori di questo, che sembra non considerare il fatto che l'amore non può essere impedito a causa della sua grande forza e che esso fa parte della natura umana. Quest'ultimo elemento è anche ripreso nella "novella delle papere", posta come introduzione alla quarta giornata. In essa è mostrato come, per quanto si faccia, le forze naturali di cui l'amore fa parte, non possono essere in alcun modo fermate.

Il fatto che la morte dell'amato porti Ghismonda al suicidio fa capire che, nella visione di questo autore, l'infelicità in amore, data da un troncamento improvviso o da un impedimento, è in grado di spezzare delle vite spingendo al suicidio o attraverso una sottrazione di forze. Ciò ci è stato confermato anche con la lettura di un'altra novella della quarta giornata, in cui sono raccontate storie d'amore che si sono concluse infelicemente: "Lisabetta da Messina". Anche in questa è narrata la storia d'amore tra un uomo e una donna di diverso livello sociale, che si conclude con l'uccisione dell'amante da parte dei fratelli di lei. Il legame amoroso è però, così forte che la ragazza, trovata la testa di lui, passa i suoi giorni a piangere su essa. Quando anche questa le viene sottratta il dolore provocatole è talmente grande che ogni sua forza viene impiegata nel pianto e nella disperazione, finché non sopraggiunge la morte.




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