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Letteratura Italiana - La letteratura religiosa

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Letteratura Italiana

La letteratura religiosa

Nel XII secolo la letteratura religiosa prende spunto dal dibattito sul rinnovamento della Chiesa e dalla nascita di movimenti pauperistici e evangelistici, che si rifanno alla vita spirituale e in povertà. Inoltre lo sviluppo sociale ed economico favoriva un volere di cultura più elevato anche fra artigiani e contadini. Già nel XI secolo si era sviluppata una protesta, che finiva nell'eresia, contro i preti simoniaci; nacquero i Valdesi, che pensavano che anche il popolo potesse predicare la Parola. I Catari invece sostengono una visione dualistica della realtà: da una parte il male (in cui c'è anche la chiesa) e dall'altra il bene, che pochi eletti riconoscono. Infine il Gioachinismo che prepara i credenti spiritualmente alla fine del mondo, previsto per il 1260. La reazione della chiesa fu la repressione, con il Tribunale dell'Inquisizione, che giudicava con torture gli eretici. Successivamente si attuò una mediazione e nella chiesa entrarono predicatori domenicani e ordini Pauperistici (come i Francescani). Il Giubileo del 1300 segnò la sconfitta delle eresie e la vittoria della Chiesa.

· 959c22j 959c22j I Domenicani: questo ordine fu fondato da Domenico di Calaurega che capì che per fermare l'eresia bisognava combatterla dal punto di vista teorico; i domenicani sono quindi frati predicatori, conoscitori della teologia.



· 959c22j 959c22j I Francescani: questo ordine seguiva la vita di Cristo cercando di imitarla; così Francesco D'Assisi diceva che non si dovevano avere beni materiali ma ogni prete deve lavorare. A differenza del periodo la mentalità francescana era piena di gioia per il mondo e la semplicità e l'ingenuità delle loro parole la caratterizzano in un forte antintellettualismo e una avversità alla nascente borghesia, basata sul denaro e sul commercio. I francescani criticano la loro società, anche se pensano che il mondo sia comunque da vivere con gioia. Dopo la morte di S. Francesco nasce uno scontro su come interpretare la sua Regola, molto dura nel suo significato; da una parte gli spirituali la seguiranno alla lettera (la loro visione è data nel Arbor vitae crocifixae Iesu di Umbertino da Casale) e i conventuali, che tendono a mitigare la regola, istitualizzando i Francescani.

La letteratura religiosa in questo periodo si divide in due generi: quella in latino, a carattere filosofico, teologico e didattico (un autore è il papa Innocenzo III) e quello in poesia che si divide a sua volta nel poemetto narrativo e didattico e nella lauda. Il primo contiene contrasti (come quello fra anima e corpo) o visioni dell'oltretomba; la lauda canta le lodi ai Santi e a Cristo.

· 959c22j 959c22j Il poemetto: scritto in quartine monorime o in settenari ha come pubblico la borghesia Lombardo-veneta e ha come maggiori esponenti Giacomino da Verona e Bovesin da la Riva. Il primo, francescano, compose due poemetti sulle due città che simboleggiano il Paradiso e l'Inferno (Gerusalemme e Babilonia). Bovesin (1250-1313) scrive il Libro delle tre scritture, dove descrive l'inferno (1°libro), la passione di Cristo (2°) e il paradiso. Scritto in settenari monorimi. Bovesin è un laico appartenente agli umiliati. Scrive anche poemetti su miracoli, contrasti, un'opera che insegna le buone maniere a tavola. In latino scrive un libro su Milano.

· 959c22j 959c22j La lauda: prende il nome da laus, lode; cantate all'inizio durante le processioni come litanie, prendono poi la struttura della canzone da ballo (vengono cantate dai laudesi, dai flagellanti e dai disciplinati).  Si pensa che questo schema sia stato istituzionalizzato da ser Garzo o da Jacopone da Todi o ancora da Guittone d'Arezzo. In essa si ha l'alternanza fra solista e coro; all'inizio il verso è usato variamente con lo schema xx, aaax, bbbx.( cantata dal coro; cantata dal solista).

Francesco d'Assisi

Nato nel 1182 e morto nel 1226, è figlio di Bernardone, commerciante, che ripudierà come padre per diventare prete mendicando e curando i malati. Ha un atteggiamento polemico con la Chiesa dalla quale non si stacca però mai. Poco prima di morire compone una Laudes creatorum prende nome di Cantico di frate sole. L'estremismo di Francesco si accompagna al suo ottimismo nei confronti della potenzialità dell'uomo. Il suo Cantico è considerato il primo testo artistico della letteratura italiana; scritto in volgare per i poveri, ha due caratteri ideologici: combattere il pessimismo e l'eresia. La concezione del vangelo che dà non è metaforica ma mimetica; questo è lo scandalo che muove la Chiesa.

Dopo la morte del santo i suoi seguaci non seguirono la Regola in maniera mimetica e si avvicinarono sempre di più alla chiesa finendo con l'essere parte di questa. Gli spirituali sono respinti e si arriva ad una banalizzazione della Regola e della figura del santo.

Jacopone da Todi

Jacopone è il più grande oppositore del suo tempo, al quale rinfaccia vizi e debolezze. Anche se francescano non è ottimista e riprende da Francesco gli aspetti polemici e i punti di contatto con la società del tempo; si ritira nella storia, senza guardare alla natura e al suo bel rapporto con l'uomo. Così nelle sue laude non inneggia la natura, ma intraprende una lotta politico-culturale con la chiesa. Nato a Todi nel 1236 morì nel 1306; la sua vita è spezzata dalla tragica morte della moglie trovata con uno strumento di tortura che lo spinge alla conversione e da procuratore si fa frate, rifiutando i valori mondani. Si fa accogliere dai francescani, avvicinandosi agli spirituali più intransigenti. Si trovò contro Bonifacio VIII, papa conservatore. Fu arrestato da questo e liberato solo dopo la sua morte. A testimonianza della sua cultura si hanno delle opere in latino come lo Stabat mater. La parte più importante della produzione di Jacopone sta nelle sue laude che parlano dell'umiltà dell'uomo rispetto a Dio, i momenti della fede cristiana. Il comportamento verso questi è di rabbiosa irrequietezza; rispetto a Dio ogni cosa perde senso è nulla. L'io è aggredito da Jacopone che attira contro di se malattie e mali. La tensione espressiva con cui Jacopone cerca di persuadere il lettore è il centro delle sue opere; la scelta dell'umbro come lingua, l'uso di vocaboli di altre lingue esprime l differenza fra voler dire e il linguaggio. Jacopone usa anche la lauda drammatica, di cui è esempio Donna del Paradiso dialogo fra più voci, dove si può vedere come l'uomo possa incontrare Dio. La metrica è soggetta ai fini dell'autore; c'è un'imprevedibilità nel ritmo e della struttura strofica. Usa l'ottonario e il settenario semplice o doppio con valore comico. Le sue laudi circolano solo in ambienti francescani e non determinano una tradizione. Ricorda ' O signor per cortesia ' (quella delle malattie in quartine di ottonari a schema aaax, xx).



La scuola siciliana

I siciliani furono i primi a impiegare il volgare italiano nella poesia lirica d'amore. La poesia lirica nasce alla corte di Federico II, che aveva una concezione del potere accentrata e unitaria. Oltre a questo la Magna Curia e i suoi consiglieri e funzionari avevano cultura borghese e un'istruzione specifica. Da questo si capisce la sua mentalità ghibellina, laica, tanto che, oltre a combattere politicamente con la chiesa lo fa anche culturalmente, istituendo scuole e università laiche. Federico era molto istruito (era stato suo maestro il papa Clemente III) e fu anch'egli poeta in volgare. La poesia siciliana prenderà il sopravvento e tutti i poeti italiani verranno chiamati siciliani. La figura del poeta non è più quella del cavaliere cortigiano ma del funzionario borghese e che si dedica alla poesia per diletto. Così non c'è più alcun accompagnamento musicale e si parla più di cosa è l'amore e non della donna.  Sono tre le strutture della poesia lirica: la canzone, la canzonetta e il sonetto. La prima, dal contenuto aulico e dal metro in endecasillabi o settenari, la seconda dagli argomenti meno nobili e più narrativi è in settenari o ottonari o novenari. Il sonetto, usato per la prima volta da Giacomo da Lentini, è composto da 14 versi endecasillabi, e ha argomenti discorsivi, teorici, filosofici e morali. Tutta la lirica siciliana, per il suo contenuto raffinato, ha un linguaggio aulico. Possiamo avere informazioni non dettagliate su questi per il declino improvviso di questa regione; ci sono arrivate solo le trascrizioni in Toscano.

Giacomo da Lentini

Funzionario imperiale, scrive canzoni, canzonette e sonetti, di cui è l'inventore. In tutto le sue opere sono 38. A differenza della lirica provenzale analizza l'amore dal punto di vista interiore, e cioè dei sentimenti che un uomo ha in queste situazioni. La fenomenologia dell'amore è scomposta in due parti: il piacimento (il piacere di vedere) e il nutriciamento (il piacere della fantasia). Le immagini che utilizza sono sociali e prese metaforicamente dalla natura. In Meravigliosamente , una canzonetta in settenari, si ha il topos dell'innamorato timido, ripreso dalla Provenza. Un sonetto di Giacomo è ' Io m'aggio posto in core a Dio servire ', a rime alternate, il poeta in esso aspira al paradiso.

Gli altri siciliani

Da Giacomo partono due tendenze: una Tragica e l'altra Comica. La prima, meditativa e ad alto contenuto morale, la seconda narrativa e più popolare. Della lirica tragica sono importanti Guido delle Colonne e Stefano Protonotaro, autori di canzoni. Il secondo usa le stanze unisonati e cioè a una sola rima. Stefano è un Messinese di cui abbiamo 3 canzoni fra cui ' Pir meu core alligrari ' unica canzone giunta a noi in Siciliano. Guido delle Colonne scrisse 5 canzoni dal contenuto alto,e in trobar clus cioè con uno stile chiuso, ermetico, aulico e complesso. Il suo stile è grave (si chiama gravitas). Dal lato opposto si trova la mediocritas di Cielo d'Alcamo, nel suo Contrasto.

Schema della canzone: formata da un numero variabile di stanze e da un congedo finale. La stanza si divide in fronte e sirma, divise da una concatenazione. La fronte è divisa in 2 piedi mentre il sirma può essere diviso in volte.

I siculo-toscani

Dopo la battaglia di Benevento nel 1266 la cultura Siciliana decade rapidamente. Ma i rapporti che erano avvenuti tra i Siciliani e gli esponenti dei partiti ghibellini nel resto d'Italia crearono un presupposto per lo sviluppo della poesia siciliana. Soprattutto i funzionari che provenivano da Bologna diffusero la poesia in Toscana e nella loro città. I nuovi rimatori aggiungono agli schemi della canzone e del sonetto la ballata e la canzone politica perché gli autori non fanno più parte di una corte ma sono liberi cittadini che partecipano alla politica. La lingua non è definita per colpa delle differenze nell'uso del toscano. Tra i primi autori si ricorda Bonagiunta e Guittone d'Arezzo. Guittone, nato nel 1230 e morto nel 1294 ad Arezzo, utilizza uno stile sperimentale, gonfio e retorico, e Dante lo ripudia come autore. Nella sua vita si trasferì a Bologna dove aderì ai cavalieri di Santa Maria lasciando la famiglia. Anch'egli usa il trobar clus nelle sue poesie d'amore; usa termini raffinati ma anche plebei; i suoi versi sono astratti e ogni fenomeno è scomposto in maniera analitica. Scrive poesie politiche e sociali dal significato sarcastico. Scrive poi delle lettere dove sfoggia il suo armamento retorico e la casistica morale. Ricorda ' Tutto ch'eo dirò "gioi", gioiva cosa ', sonetto a rima alternata.



Il dolce stil novo

Questa denominazione è data da Dante nella Divina Commedia. Il nuovo stile si rifà al dettami d'amore dove si vedeva la conquista della donna come esaltazione religiosa dell'anima; inoltre si parla di cosa succede all'uomo quando si innamora. La donna è vista come un angelo, mediatore fra Dio e l'uomo. L'amore mobilita questo e lo eleva spiritualmente. Essere gentili significa questo, cioè tendere a una elevazione spirituale. La lingua usata deve essere quindi 'dolce'; si usa un volgare illustre come il fiorentino, elevato e musicale. La struttura più usata è la canzone e il pubblico è borghese e nobile. Lo sguardo e il saluto della donna danno la 'salvezza' all'uomo.

Guido Guinizelli

Nato nel 1230 e morto nel 1276, bolognese, è considerato da Dante il padre dello stil novo. Usa il sonetto, allacciandosi ai siciliani ma si differenzia per il contenuto almeno nella seconda fase del suo operato, aspirando a un linguaggio più elevato e a un impegno strutturale maggiore, cosa che non si aveva, per esempio, in Guittone. Il suo pubblico è più ristretto, e si identifica con la aristocrazia intellettuale che sarà il pubblico eletto degli stil novisti. Parla nelle sue 20 opere (5 canzoni e 15 sonetti) dell'identità di amore e cuore nobile, della donna-angelo, la lode dell'amata. Ricorda ' Al cor gentile reimpara sempre amore ', sei stanze da dieci versi con fronte di endecasillabi e sirma di endeca e settenari.

Guido Cavalcati

Riorganizza gli stilemi delle poesie precedenti da un punto di vista filosofico. Nato nel 1259 e morto nel 1300, nobile, guelfo, si dedicò finché poté alla politica Fu esiliato per colpa delle lotte politiche di quel tempo e tornò malato in città. Parla nelle sue poesie solo dell'amore. E' per lui una esperienza devastante e tragica: l'amore è l'esperienza più radicale e complessa per l'anima e provoca l'esaltazione del soggetto ma può provocare la disgregazione dell'io. Scrive 50 opere fra cui la ballata rende la sua poesia tragica più emozionante. Descrive la disgregazione dell'io con l'analisi di ogni parte del corpo, che si divide dalle altre. L'amore, per la sua bellezza, può portare alla pazzia se non corrisposto. La canzone ' Donna me prega ' è forse la più importante del poeta; parla della natura dell'amore dal punto di vista teorico. Altra composizione è ' Chi è questa che ven, ch'ogn'om la mira ' e ' Voi che per li occhi mi passaste 'l core '. Sono sonetti a rime abba abba cde edc il primo, il secondo abba abba cde cde.

La poesia comica

E' la parodia della poesia tragica stil novistica, dal contenuto narrativo e popolare. I suoi centri sono Siena e le citta vicine. Riflette la vita materiale della borghesia, i suoi difetti, i suoi aspetti comici. I suoi predecessori sono la satira politica e il sonetto satirico, la poesia goliardica (il mondo alla rovescia) e la poesia giullaresca (i contrasti). I temi sono l'amore sensuale, i piaceri, il denaro, l'offesa personale. Si rovescia il linguaggio cortese, usandone alcuni termini in maniera satirica. Rustico Filippi è l'iniziatore di questo genere. Nato nel 1230 e morto nel 1300 è maestro nel vituperium, nel contrasto. Altri comici sono Cecco Angiolieri, Meo dei Tolomei, Bindo Bonichi, Folgore, Pietro dei Faitinelli, Cenne della Chitarra e Pieraccio Tealdi. Rustico scrive ' Oi dolce mio marito Aldobrandino ', sonetto a rime alternate.

Cecco Angiolieri

Nato a Siena nel 1260 e morto nel 1312 irrequieto, ebbe molti problemi finanziari per multe e per la sua spensieratezza. Parla dei piaceri carnali e del gioco nelle sue poesie e usa anche il vituperium; non si stacca mai dal comico e crea veri e propri personaggi. Usa un linguaggio colto e molto ricco. Ebbe uno scambio di versi offensivi con Dante, usa il lessico e i moduli della tradizione illustre in maniera ironica. Ricorda ' "Becchin ' amor" "Che vuo ', falso tradito?" 'sonetto a rime alternate e ' S'i' fosse foco, arderei 'l mondo ', sonetto a rime incrociate nelle quartine e poi alternate.









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