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La Peste e la Carestia nei Promessi Sposi

letteratura



La Peste e la Carestia

nei Promessi Sposi



Domande:

1:- Quale giudizio esprime Manzoni sulla politica economica dello Stato di Milano colpito dalla carestia?

2:- Quale giudizio esprime Manzoni sulle violente reazio 131e49b ni poplari a Milano durante la carestia? (cfr. capp. XI e sgg.)

3:- In quale misura la peste "carnevalescamente" opera un rovesciamento delle gerarchie stabilite? (cfr. cap. XXXIV "Si vedevano gli uomini più qualificati, senza cappa né mantello."; confrontare anche cap. XXXV, Renzo alla presenza di don Rodrigo malato, quindi debole ed indifeso).


Risposte:

1:- Il giudizio che Manzoni esprime sulla politica economica del governo ispanico a Milano, lo si può trovare nella prima parte del capitolo XII. Manzoni da un giudizio negativo di tale politica in quanto considera le soluzioni amministrative di Ferrer, gran cancelliere di Milano in assenza del governatore spagnolo, alquanto miopi rispetto alla situazione presente a Milano. Il fatto di fissare il prezzo del pane molto basso rispetto al costo (al moggio) del grano (quasi 80 £) è come "se una donna, non più giovane" cita Manzoni "pensasse di ringiovanire alterando la sua fede di battesimo" ( allora considerato documento di nascita). Questo perché il popolo, solitamente poco attento al resto delle leggi in periodi gravi come quello, faceva invece molta attenzione ad una legge talmente favorevole alla massa. Iniziavano così i primi tumulti presso i forni. Infatti, i fornai, dal canto loro molto svantaggiati da questa legge che li costringeva a comperare grano ad alto prezzo e a vendere il pane ad un prezzo bassissimo tentavano di vendere il minimo indispensabile e di fare grossi approvvigionamenti. Questo venne considerato dalla massa come un tentativo dei fornai di  mettere alla fame l'intero popolo; per questo molti forni vennero depredati. Tale voce comune venne ben utilizzata dal Ferrer per poter far risultare il proprio governo estraneo alle cause della carestia e con la possibilità di accattivarsi il consenso generale della popolazione, anche se in realtà il governo spagnolo era in parte responsabile della carestia con le continue guerre sostenute a spese dei paesi sotto il proprio dominio.




2:- Anche qui il Manzoni non da una opinione positiva, perché considera le reazioni popolari compiute da un'accozzaglia composta da ogni tipo d'uomo facente parte delle più disparate classi sociali. Era per lo più una moltitudine ignorante che si muoveva in massa e rispondeva ad alcuni incitamenti (si faccia riferimento all'assalto al forno delle Grucce e alla casa del Vicario) che uscivano dal nulla e senza alcuna base fondata sul vero o su una non completa conoscenza dei fatti, anzi erano delle rivolte basate su delle dicerie o per questo molto pericolose perché poco organizzate e poco controllabili nella loro completezza.


3:- La peste opera un rovesciamento drastico, infatti, nel capitolo XXXIV vi è l'immagine di galantuomini che vagabondavano vestiti come dei contadini e pervasi dalla stessa idea di insicurezza e paura che contraddistingueva la povera gente, quindi a maggior rischio di contagio. Quindi il rovesciamento non sta solo nei costumi, ma anche nei modi. Manzoni fa trasparire ancora la superstizione della gente , infatti, i gentiluomini portavano tutti la barba lunga ed incolta, in quanto era generale la paura dei barbieri in quanto visti con sospetto, dopo la condanna di uno di loro considerato un untore.

Lo stesso rovesciamento, ma con diversa accezione, lo si riscontra nel capitolo XXXV quando Renzo al capezzale di Don Rodrigo morente, lo perdona cristianamente e prega per lui. Qui si nota il rovesciamento della condizione iniziale, ad opera della peste, dove era Renzo ad essere in posizione subordinata a Don Rodrigo. E' significativo notare come Renzo, da un momento di odio e rancore verso l'uomo che lo aveva diviso dalla sua Promessa Sposa, riesce a superare questa condizione peccaminosa e si affida alla preghiera in Dio per arrivare ad una condizione di perdono come segno di grande cristianità.




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