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LA CAVALLERIA E L'IDEALE CAVALLERESCO - L'AMORE E LA SOCIETÀ CORTESE

letteratura



LA CAVALLERIA E L'IDEALE CAVALLERESCO

Lingua d'oil (nord Francia) sotto forme narrative (ciclo carolingio)


Nel Medio Evo il latino viene usato solo nei monasteri dai chierici, mentre le lingue parlate dal popolo sono i volgari. Perché il volgare si usi anche per scopi letterari bisogna che 1)un gruppo di laici senta il bisogno di esprimere le proprie storie, i propri valori e sentimenti per iscritto e 2)che ci sia una domanda di cultura dal popolo laico che usa il volgare. Questo accade per la prima volta in Francia dove il feudalesimo aveva massima espressione e la cavalleria, un'aristocrazia di origine guerriera, era la classe dominante. Facevano parte della cavalleria i figli secondogeniti dei nobili feudatari, che erano esclusi dalla successione feudale e si dedicavano all'esercizio delle armi, oppure persone di origine plebea, 414c24e provenienti principalmente dalla classe dei ministrales (amministratori, funzionari, sovrintendenti di corte, scudieri, staffieri) che potevano permettersi l'acquisto del cavallo. Essa era una classe sociale arricchitasi e nobilizzatasi grazie alle guerre, e sente il bisogno di differenziarsi dall'antica stirpe nobiliare per compensare il senso di inferiorità che trasmette la loro origine plebea. Così nascono gli ideali cavallereschi, valori che esaltano la nuova figura sociale del cavaliere: la PRODEZZA (il valore nell'esercizio delle armi), l'ONORE, la LEALTA' (il rispetto dell'avversario e la generosità contro i vinti), la FEDELTA' al signore o al sovrano. Un altro principio fondamentale è che la vera nobiltà è quella intima, dell'animo, non quella esteriore, della nascita o del tenore di vita. Questo valore cavalleresco avrà un grande sviluppo con la poesia nel <<dolce stil novo>>. La Chiesa influisce su questi valori, fino a trasformare la guerra in un esercizio in difesa della fede; nascono così le CROCIATE e le GUERRE SANTE contro gli eretici. In concomitanza con questi conflitti nascono in Francia le prime opere volgari, dove si trovano i motivi dei conflitti stessi, nonché l'espressione della vita e dei valori della classe cavalleresca, e ne interpretano mentalità e gusti: sono le "CANZONI DI GESTA" del ciclo carolingio, e cantano le imprese di eroi in difesa della fede. Esse sono lunghi poemi epici pervenuti anonimi in lingua d'oil, e si incentrano sulle imprese di Carlo Magno e dei conti paladini. La base delle narrazioni è storica, ma le vicende sono trasfigurate in una epoca non corrispondente; inoltre vengono attribuiti ai personaggi valori cavallereschi che in realtà non hanno. Lo stile usato è semplice: erano scritte in versi decasillabi con strofe di varia lunghezza (lasse). Non erano presenti rime, ma assonanze e ripetizioni di parole, per facilitarne il ricordo. La trasmissione di questi testi è orale, tramite i giullari, che potevano essere giocolieri oppure uomini di cultura, e vengono successivamente messi per iscritto da autori anonimi. La più famosa di queste canzoni è la "Chanson de Roland".




L'AMORE E LA SOCIETÀ CORTESE

Lingua d'oil (nord Francia) sotto forme narrative (ciclo bretone) e liriche (trovieri)

Lingua d'oc (Provenza) sotto forme liriche (trovatori)

Volgare italiano sotto forme liriche



Nella società cortese si ha un ingentilimento dell'ideale cavalleresco: ai valori cavallereschi si aggiungono virtù civili come la LIBERALITA' (donare senza nulla pretendere), la MAGNANIMITA' (bontà d'animo) e il SENSO DELLA MISURA. Di questa società ne diventa l'emblema la donna, che nella letteratura formerà una nuova concezione dell'amore, l'AMOR CORTESE.

L'amor cortese è una concezione che appare per la prima volta nelle liriche dei trovatori provenzali, ma ha molto successo anche nelle liriche del nord Francia e italiane, e nei romanzi del nord Francia in lingua d'oil. Gli aspetti dominanti dell'amor cortese sono:


il culto della donna, che è ora una figura al centro della società


l'inferiorità dell'amante nei confronti della donna amata. Questa inferiorità porta ad un innalzamento morale

l'amore inappagato l'amore non viene spesso ricambiato dalla donna amata, viene provato da una sola persona

l'amore ingentilisce l'amore porta ad un innalzamento morale e un ingentilimento delle forme

Nel nord della Francia l'amor cortese trova espressione sotto forme narrative in lingua d'oil; queste forme differenziano dalle canzoni di gesta per alcuni tratti:

I temi delle canzoni sono la difesa della cristianità e la religione, mentre nel romanzo cortese è l'amore.

Le canzoni hanno una base storica reale, anche se inesatta, mentre il romanzo cortese è ambientato in luoghi e tempi leggendari.

Lo stile delle canzoni è solenne, mentre nel romanzo cortese è scorrevole. Da qui scaturisce la diversa finalità delle opere: mentre le canzoni sono destinate ad una trasmissione orale, il romanzo cortese all'intrattenimento della società di corte.

I romanzi non erano diretti ad un uso orale, ma scritto, per allietare i nobili di corte

La materia dei romanzi cortesi cavallereschi è tratta da antiche leggende bretoni (da questo il nome "ciclo BRETONE"), cioè appartenenti agli antichi popoli celti della Bretagna (zona Francese)  e dell'Inghilterra. La trama del ciclo bretone si incentra sulle vicende del re britannico Arthur (Artù) e dei suoi cavalieri (i cavalieri della tavola rotonda). A differenza delle canzoni di gesta, questi romanzi non ci sono pervenuti anonimi; l'autore delle storie più importanti è Chrétien de Troyes, che ha scritto molti romanzi sui cavalieri della tavola rotonda e "Tristano e Isotta".

E' presente anche un altro ciclo, chiamato "ciclo classico", che prende spunto da avvenimenti della civiltà classica, con l'aggiunta degli ideali cortesi.


Nella Provenza l'amor cortese trova invece espressione sotto componimenti lirici in lingua d'oc. In queste poesie gli autori, dei quali i nomi a differenza degli altri autori letterari del Medio Evo, ci sono pervenuti, parlano eminentemente di sé, dei propri sentimenti e delle proprie esperienze; essi sono chierici colti al servizio di nobili di corte. Le liriche non sono scritte in dialetti diversi a seconda delle regioni, come avviene nella letteratura narrativa in lingua d'oil, ma viene usato lo stesso dialetto fin dai primi poeti, il limosino. Vengono trasmesse oralmente, cantata in pubblico con l'accompagnamento musicale di una lira per mezzo dei compositori stessi (trovatori), o di cantori professionisti (giullari). Il primo trovatore è Guglielmo IX d'Aquitania, un aristocratico di corte; comunque non tutti i trovatori sono di buone condizione economica. Il tema della poesia trobatorica è l'amore, trattato secondo i canoni cortesi. E poiché si tratta di amore adultero, vi è però sempre il timore che i mal parlieri possano diffondere maligne indiscrezioni. All'interno della poesia si possono trovare due diverse tendenze di stile: il poetare chiuso (trobar clus, elaborato) e il poetare piano (trobar leu, più aggraziato).

La lirica trobatorica scompare con la crociata di Innocenzo III contro gli Albigesi della Provenza; i trovatori sono così costretti a rifugiarsi in Spagna, Italia e nord Francia, diffondendo anche lì le concezioni di cortesia e amor cortese.




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