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Il futurismo

letteratura



Il futurismo



Caratteri generali

Futurismo significa "arte del futuro". Fu un movimento artistico- letterario d'avanguardia, nato in Italia fondato da Filippo Tommaso Marinetti che pubblicò il Manifesto del Futurismo sul quotidiano francese "Le Figaro", nel 1909. A questo primo manifesto ne se 121j91b guirono altri negli anni successivi riguardanti le varie arti: letteratura, teatro, pittura, scultura, architettura, musica.

Il futurismo proclama la rottura completa col passato, la distruzione delle biblioteche, dei musei e delle accademie e la liberazione dell'Italia da professori, archeologi, antiquari.

Al passato contrappone la moderna civiltà della macchina, la bellezza e l'ebbrezza della velocità. Si rifiuta perciò l'immobilità pensosa, l'estasi ed il sonno, del passato, e si esalta l'aggressività, l'insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pungo, la guerra (sola igiene del mondo), il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari (anarchici) le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna (poiché considerata portatrice di valori deboli ed ispiratrice della poesia sentimentale).



I futuristi fecero impiego di tali idee per tutti gli usi, soprattutto in funzione antipassatista (contro il passato) e antiborghese. Questo spiega la simpatia che il Futurismo inizialmente trovò presso la classe operaia e l'avversione della borghesia.

In Italia invece il Futurismo andò sempre più orientandosi verso destra in senso nazionalista e interventista, fino a sfociare, dopo la guerra nel Fascismo e a diventare l'arte ufficiale del regime.


La poetica

La poetica futurista è chiaramente indicata nel Manifesto tecnico della letteratura futurista.

Essa, per quanto riguarda le forme, parte dall'idea che bisogna "liberare le parole.dalla prigione del periodo latino" che è lento, razionale, incapace si esprimere il dinamismo della vita contemporanea. Bisogna perciò distruggere la sintassi tradizionale; bisogna usare il verbo all'infinito pere rendere il senso della continuità della vita, abolire l'aggettivo, l'avverbio e la punteggiatura che rallentano il discorso, abolire la metrica. Bisogna usare l'analogia, al posto della metafora, in grado di collegare cose apparentemente lontane, diverse e ostili fra loro, ma ravvicinate dall'intuizione (ogni sostantivo deve avere il suo doppio).

La poesia deve cantare l'amore del pericolo, il coraggio, l'audacia, la ribellione, la macchina e la velocità, le città, le industrie.


Differenza con il Crepuscolarismo

I crepuscolari amano la vita modesta, le cose umili e provinciali; i futuristi esaltano la vita eroica, le macchine, le grandi metropoli e i toni violenti. Inoltre, il Crepuscolarismo fu un movimento esclusivamente letterario, il Futurismo ebbe anche implicazioni politiche e sociali.

Comunque entrambi sono espressione della crisi della civiltà romantica e positivistica, alla quale, rifiutando insieme il passato, danno una soluzione diversa: tutta interiore e contenuta i crepuscolari, tutta esteriore e rumorosa i futuristi.


Il Futurismo nel costume

Il Futurismo interessò anche il costume dell'epoca. Poeti e artisti futuristi organizzavano le cosiddette "serate futuriste", per la recitazione di poesie e rappresentazioni teatrali. Tali serate si concludevano spesso con lancio di ortaggi da parte del pubblico. I futuristi, come volevano distruggere i musei, simbolo del passato, e uccidere il chiaro di luna, simbolo del languore romantico, così volevano distruggere la pastasciutta, che produce sonnolenza e perciò ritenuta lesiva per le sorti del popolo italiano.

Essi si atteggiavano da anticonformisti: portavano capelli lunghi fino alle spalle, usavano il monocolo (lente per un occhio solo), indossavano la giacca del pigiama.


Poeti e artisti futuristi

Nel campo letterario il Futurismo non ebbe scrittori di rilievo: Filippo Tomasso Marinetti, Luciano Fòlgore, Gian Piero Lucini. Come poeti ritroviamo Aldo Palazzeschi, Corrado Govoni, Giovanni Papini. Nelle arti figurative ritroviamo Carlo Carrà, Gino Severini, Umberto Boccioni.

Anche se scarsi o nulli furono i risultati in campo letterario e addirittura nefasti in campo politico e sociale in quanto confluirono nel Fascismo, il Futurismo ha il merito di aver influito sugli altri movimenti d'avanguardia del '900 e di aver promosso la dissoluzione dei vecchi contenuti e delle vecchie forme, per giungere ad una poesia e ad un'arte nuova, più adeguata ai mutamenti dei tempi e dei costumi (ad esempio sarà percepita dagli ermetici).


Filippo Tommaso Marinetti

Accenni sulla vita (1876 - 1944) e produzioni letterarie

Nato ad Alessandria d'Egitto è uno scrittore italiano, fondatore e figura di spicco del futurismo. Studiò nelle università di Alessandria d'Egitto, Parigi (dove si laureò in lettere), Padova e Genova (dove conseguì la laurea in giurisprudenza). Alternò periodi di residenza in Francia a periodi in Italia, scrivendo sia in francese sia in italiano. Nel 1905 fondò a Milano la rivista "Poesia". Una delle sue prime opere teatrali, Elettricità sessuale (1909), introdusse sulla scena i robot dieci anni prima che Karel Èapek inventasse la parola "robot". Marinetti fu interventista, fascista ed infine celebratore dell'alleanza italo - tedesca, aderì alla Repubblica di Salò. Morì a Como nel 1944.

Con il Manifesto del futurismo di Marinetti, pubblicato nel 1909 sul quotidiano francese "Le Figaro" (il secondo, anch'esso dovuto a Marinetti, è dell'anno seguente), nacque ufficialmente il movimento, che esaltava la velocità, l'energia, il coraggio e persino la guerra, rifiutando la tradizione e il conformismo, attaccando i musei e le università come simbolo di una cultura "passatista", disprezzando le donne come esseri inferiori. Marinetti affrontò tali tematiche in numerosi saggi e poesie, nel romanzo Mafarka il futurista (1910) e in opere teatrali "sintetiche" di carattere sperimentale (tra cui le composizioni "Parolibere", come Zang Tumb Tumb, del 1914). Al movimento futurista continuarono ad aderire artisti e scrittori fino agli anni Quaranta, ma in realtà il gruppo aveva già subito una scissione nel 1915, quando Marinetti, accolta la prima guerra mondiale come la migliore poesia futurista mai scritta, aveva pubblicato una raccolta di testi propagandistici intitolata Guerra sola igiene del mondo e si era arruolato nell'esercito italiano come ufficiale. Nel 1919 si iscrisse al Partito fascista, che egli elogiò come continuazione naturale dell'esperienza futurista nel libro intitolato Futurismo e Fascismo (1924).

Lettura svolta in classe: Bombardamento

Tratto da Zang- tumb - tumb ispirato a Marinetti a seguito della sue esperienza di corrispondente durante le guerre balcaniche, precisamente all'assedio di Adrianopoli, città della Turchia europea, attaccata dai bulgari. I versi sono un insieme di rumori, immagini, sensazioni impazzite, resi attraverso audaci accostamenti analogici. Le parole sono in libertà, sciolte da nessi logici e grammaticali, affidate ad onomatopee e all'uso di verbi all'infinito, che dovrebbero rendere il dinamismo della materia e la simultaneità delle sensazioni.


Aldo Palazzeschi

Accenni sulla vita (1885 - 1974) e produzioni letterarie

Pseudonimo di Aldo Giuliani, poeta e narratore italiano, nato a Firenze. Partecipò all'esperienza futurista, pubblicando nel 1914 su "Lacerba" il manifesto Il controdolore, ma nello stesso anno abbandonò il movimento indirizzando a Marinetti un telegramma che venne pubblicato su "La Voce". Anche l'esperienza crepuscolare lasciò traccia nelle sue opere. Cominciò a collaborare al "Corriere della Sera" e l'Accademia dei Lincei gli assegnò il premio internazionale Feltrinelli per la letteratura. Nel 1974 morì a Roma.

La sua produzione, segnata perlopiù da una vena ironica e dissacrante, dal gioco verbale, dall'inventiva, che sviluppa all'estremo situazioni fantastiche o grottesche, è abbondante e variegata: una dozzina le raccolte di poesie (Cavalli bianchi, Lanterna, L'incendiario), numerosi racconti (Tutte le novelle) e romanzi; tra questi, Il codice di Perelà, Il doge e Stefanino. Oggi Palazzeschi è ricordato soprattutto come narratore, autore di due autentici capolavori, Stampa dell'800 (dove rievoca con un misto di nostalgia e ironia le esperienze personali della fanciullezza e dell'adolescenza nella Firenze borghese del secolo scorso), e Le sorelle Materassi (dove narra la storia di due vecchie zitelle ricamatrici che trovano la loro ragione di vita nel mantenere il nipote Remo, che con i suoi sperperi le manda in rovina e infine le abbandona).

La sua poetica è racchiusa nella poesia Chi sono? In essa Palazzeschi dice di non essere né poeta, né pittore, né musicista: è il saltimbanco della sua anima. Palazzeschi rispecchia la condizione del poeta il quale, dopo la crisi dei grandi miti romantici e positivisti, non ha più ideali da produrre né miti da celebrare, perché non ha più fede in nulla e non crede nella funzione sociale della poesia.

Lettura svolta in classe: Lasciatemi divertire

Poesia tratta dall'Incendiario. È la più celebre dichiarazione di quella "poetica del divertimento", essenziale per comprendere la produzione di Palazzeschi. Egli non accetta i clamori dannunziani, ma neanche l'idea dei futuristi di una poesia che, si pure rifiutando i moduli tradizionali, abbia però serietà di temi (civiltà delle macchine, metropoli moderne.). Di conseguenze non gli resta che la via del puro divertimento, dell'abbandono all'estro, eliminato ogni residuo scrupolo di verosimiglianza o di logica.


Corrado Govoni

Accenni sulla vita (1844 - 1965) e produzione letteraria

Poeta italiano. Incrociò le esperienze poetiche crepuscolare e futurista, raggiungendo originali soluzioni espressive. Ebbe una vita povera di avvenimenti rilevanti fino alla morte del figlio, ucciso dai nazisti. Govoni dedicò tutta la vita all'attività poetica, attraversando le esperienze più significative del suo tempo, dal Crepuscolarismo al Futurismo all'Ermetismo. Di particolare originalità le composizioni del periodo futurista tra cui: il Palombaro, esempio di poesia visiva, dalla raccolta Rarefazioni e parole in libertà.

Lettura svolta in classe: il Palombaro (esempio di poesia visiva)

La poesia visiva è una forma d'arte in cui attraverso la disposizione grafica si mescolano disegni e parole, formando poesia da vedere oltre che da leggere. Nel Palombaro il poeta illustra i suoi disegni con didascalie scritte a mano. Il tutto evoca un paesaggio marino all'insegna del divertimento. I vari oggetti suscitano una girandola di analogie. Ad esempio la medusa, con il suo largo cappello, evoca l'idea di un ombrello, di una giostra; il filo del palombaro rappresenta il cilindro collegato ad una fonte d'aria che gli permette di respirare, ma il filo è anche un cordone ombelicale, ed ancora il filo che regge il burattino di fronte ad un pubblico di pesci.




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