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IL ROMANZO CORTESE E LA CHANSON DE ROLAND

letteratura



IL ROMANZO CORTESE E LA CHANSON DE ROLAND



Il romanzo cortese cavalleresco, come le canzoni di gesta, ha al centro imprese cavalleresche, ma presenta aspetti diversi:


CANZONE    ROMANZO

1)Genere austero, i cui temi 1)Aggiunge al tema della

riguardano la guerra e la     guerra quello frivolo dell'

religione amore con le forme della cortesia


2)Le basi sono storiche per 2)E' privo di ogni 212c28c referente



quanto siano trasfigurate storico e tratta materie

in un clima di leggenda    puramente leggendarie


3)E' presente l'elemento 3)Dominano la fantasia e la

sovrannaturale ma nei     fiaba, che hanno radici in

termini della concezione    antiche leggende celtiche pre

cristiana cristiane (maghi, fate, incantesimi,

mostri) di carattere profano


4)I cavalieri combattono per   4)Tendenze centrifughe: i

fini precisi (difesa della fede  cavalieri partono a caso in

cristiana, fedeltà al sovrano..)    cerca di avventure. Tali

Mondo regolato da tendenze avventure li allontanano

Centripete    dal sovrano. E' una prova

individuale


5)Struttura chiusa e compatta    5)Struttura aperta, le

lentezza e staticità   avventure possono susseguirsi

all'infinito, sviluppo rapido

e dinamico


6)Uso del decasillabo, 6)Ottonario a rima

organizzato in lasse baciata, più agile

assonanzate   e scorrevole


Queste opere nascono in un diverso contesto e con finalità diverse: non esprimono più la visione della vita di una casta guerriera, ma sono destinate al diletto, all'intrattenimento di una società elegante e raffinata, la società di corte che si è affermata nella seconda metà del dodicesimo secolo.

Esprimono le concezioni della vita della società dominata dai valori della cortesia. Spesso nella narrazione viene data una rappresentazione idealizzata della vita di questa società, nei banchetti, nelle feste, nelle conversazioni piacevoli ed eleganti, in luoghi ameni etc..

Gli autori dei romanzi sono chierici colti, che vivono nelle corti feudali sotto la protezione dei grandi signori e scrivono per compiacere i loro gusti.

Le opere nascono subito per la lettura: ciò ci dà il senso di una società più evoluta, in cui scrittura e lettura sono realtà familiari.

La lettura poteva essere pubblica dinanzi ad un uditorio di dame e cavalieri o personale.

Il termine romanzo deriva da ROMANZ , che in origine voleva significare "ogni discorso in lingua volgare" (dal latino "romanice loqui); in seguito nel dodicesimo secolo venne ad indicare il tipo di discorso in volgare, la narrazione in versi di argomenti avventurosi e amorosi.

La materia del romanzo cavalleresco è tratta prevalentemente da antiche leggende bretoni; si incentravano su una figura di un mitico re britannico , Arthur, vissuto per la leggenda nel sesto secolo dopo Cristo.

Insieme al sovrano, intorno alla "tavola rotonda", si ritrovavano vari cavalieri (Lancillotto, Ivano, Galvano, Perceval).

Dalla corte arturiana essi partivano alla ricerca di avventure per farvi poi ritorno periodicamente.

L'autore più significativo del genere del romanzo cavalleresco è Chretien de Troyes , un chierico vissuto alla corte di Maria di Champagne , che tra il 1160 e il 1180 compose una serie di romanzi dedicati ai cavalieri della tavola rotonda. Sono romanzi fitti di avventure e di eventi magico - meravigliosi in cui ha una parte importante l'amore. Chretien riprende le tematiche dell'amore cortese, soprattutto nel Lancillotto.

Nella sua ultima opera, il Perceval, accosta alle leggende celtiche di fondo cristiano, cioè la ricerca del santo Graal, la coppa in cui fu raccolto9 il sangue di Cristo, dotata di virtù miracolose. Così un elemento mistico viene accostato al carattere profano del romanzo cavalleresco.

Accanto al romanzo di origine britannica compare una materia classica; in questi romanzi i personaggi del mito e della storia classica sono trasformati in cavalieri cortesi e ad essi sono attribuiti mentalità e comportamenti del tutto simili a quelli dei cavalieri bretoni di Re Artù.


TESTO: La donna crudele e il servizio d'amore. Ginevra, moglie di Re Artù, è stata rapita dal malvagio ;Meleagant, figlio del re di Gorre, terra misteriosa nella quale è difficile entrare e dalla quale gli stranieri non possono uscire.

Molti cavalieri partono per liberare la regina, tra i quali vi è un cavaliere misterioso che poi si scoprirà essere Lancillotto, fedele innamorato di Ginevra. Un nano promette a Lancillotto di condurlo nel regno di Gorre, a patto che salga sulla carretta dei condannati a morte, gesto che comporterebbe per lui la perdita dell'onore. Lancillotto esita prima di salire , infine sale e viene aiutato dal nano ad arrivare a Gorre, dove , inoltre, prima di arrivare, deve superare altre prove.

Giunto a Gorre Ginevra rifiuta di parlargli , offesa per l'esitazione che l'innamorato aveva mostrato prima di salire sulla carretta dei condannati a morte.

Superate molte (esita prima di salire) prove e umiliazioni, Lancillotto viene infine accolto amorevolmente dalla regina, che gli si concede.

Lancillotto uccide Meleagant in duello e libera Ginevra e gli altri prigionieri.



ANALISI DEL TESTO


Il fulcro dell'opera è costituito dall'amore, che determina i comportamenti dell'eroe subordinandoli al servizio dell'amata.


ELEMENTI DELLA NARRAZIONE PIU' SIGNIFICATIVI


Episodio della carretta: l'amore comanda a Lancillotto di salire sulla carretta ed egli deve scegliere tra esso e l'onore.. Lancillotto rifiuta i dettami della ragione e sceglie i comandamenti dell'amore.


Nell'episodio del duello di Lancillotto con il figlio del re Meleagant è ancora l'amore che impone al cavaliere di lasciare in vita l'avversario, pur potendolo uccidere senza fatica. In tutti questi episodi dove protagonista è l'amore cortese, questo viene portato a conseguenze estreme e paradossali, coprendo perfino di ridicolo Lancillotto. E' stata avanzata un'ipotesi, che sarebbe a dire che in questo testo, Chretien voglia ironizzare sull'amore cortese; in effetti egli propendeva più per l'amore coniugale, ritenendolo superiore a quello adultero.



La chiave dell'episodio è nel comportamento fiero e crudele della regina Ginevra, che si mostra sprezzante e ingrata verso Lancillotto che l'ha liberata e difesa da Meleagant. In questo modo ella si mostra inoltre calcolatrice e opportunista nei confronti del marito.

Solo quando crede Lancillotto morto Ginevra si abbandona all'amore e si dispera per avere in vita fatto tanto soffrire l'eroe. Il monologo che pronuncia rivela il forte senso di colpa che la donna prova e la scelta di non morire ma di vivere nel rimorso, viene presentata come la giusta pena da scontare per il dolore inferto all'amico.

I due amanti sono finalmente uniti e possono godere l'uno dell'amore dell'altro. Ginevra chiarisce a Lancillotto di averlo perdonato e fissa a Lancillotto un appuntamento per la notte. Il narratore descrive molto naturalmente e dolcemente il trasporto che i due giovani sentono l'uno per l'altro e che riusciranno a manifestarsi nel corso di un'incontro segreto. Assistiamo quindi alla celebrazione dell'amore adultero; l'amore è inteso come una vera e propria forma di religione, che impone al cavaliere di adorare la dama come un'oggetto sacro.


CARATTERISTICHE DEL NARRATORE


Egli cede spesso la parola ai personaggi utilizzando il dialogo o il monologo per far emergere la loro vera natura, ma la sua presenza nel racconto è fortemente avvertibile in quanto interviene con spiegazioni utili ad illustrare aspetti del racconto, con anticipazioni sul futuro, con massime generalizzanti etc.

La narrazione non si svolge in uno spazio geografico preciso e determinato e tantomeno in un tempo storico definibile.

Infine il racconto ignora tutti i fondamenti economici e sociali del mondo rappresentato, insistendo solo sulla sua superficie pittoresca e fantastica.


LA POESIA NARRATIVA: POEMETTI IDILLICO MITOLOGICI, POEMI CAVALLERESCHI.


Nella prima metà del quattrocento nascono la poesia lirica (che può assumere le forme della poesia d'amore) e a questo filone si affianca il poemetto mitologico o idillico, che riprende modelli antichi ed in cui si esprime il gusto classicistico dell'opera.

Un poemetto mitologico è l'Ambra di Lorenzo dè Medici che canta della ninfa omonima che la Dea Diana trasforma in un sasso per sottrarla alla furia amorosa del fiume Ombrone.

Qui troviamo la ripresa del motivo mitico della trasformazione (citiamo "La metamorfosi" di Ovidio), ma anche il collegamento con la tradizione toscana, quella del Ninfale fiesolano di Boccaccio.

Il poemetto è espressione tipica della cultura classicistica di corte. Collegati ad ambienti popolari ed incolti sono invece i cantari cavallereschi.

Sono componimenti narrativi in versi (il metro è l'ottava, strofa di otto versi endecasillabi con rime ABABABCC), che trattano la materia cavalleresca carolingia o bretone. Tali componimenti vengono recitati nelle piazze da canterini girovaghi e sono chiamati a soddisfare le richieste di un pubblico ingenuo, avido di divertimento fantastico.

In essi scompare l'austera solennità epica dell'antica materia carolingia e si fa strada il gusto per la pura avventura fine a sé stessa, per il meraviglioso e l'esotico.

Si assiste ad una fusione tra i personaggi del ciclo carolingio e l'atmosfera tipica del ciclo bretone.

Vi acquista rilievo il motivo dell'amore, ma compare anche il comico: il canterino si prende tanta familiarità con gli eroi della tradizione che finisce per trasformarli in chiave buffonesca.

Gli autori ricorrono a meccanismi narrativi elementari, basati su una serie ripetitiva e infinita di avventure. Anche la metrica e lo stile sono rozzi e irregolari.

Di questa produzione si possono citare la "Spagna in rima" che comprende tutta la materia inerente la spedizione di Carlo Magno in Spagna, con la morte di Orlando a Roncisvalle, il "Rinaldo da Montalbano" dove il famoso eroe, ingiustamente perseguitato dal re e ridotto alla fame, assume le sembianze del ladrone di strada, l'"Orlando", che è il cantare che Pulci prenderà come base per il "Morgante".

Questa materia canterina sarà tenuta presente dai successivi poeti colti come Pulci, Boiardo e Ariosto.


MORGANTE di Pulci: (1478) è diviso in 23 canti, ampliato in 28 nel 1483. Pulci operava alla corte di Lorenzo dè Medici ed incarna lo spirito giocoso e burlesco che è tipico della tradizione "borghese" fiorentina. Pulci immette nel suo poema un gusto che gli proviene dalla tradizione comico-realistica duecentesca, per le realtà più materiali e corpose.


ORLANDO INNAMORATO di Matteo Maria Boiardo: nasce nella corte ferrarese (Corte Ferrarese=si sentono fortemente i valori cavallereschi=FERRARA=capitale dei poemi cavallereschi=dipende da fattori politici= FERRARA=piccolo stato fortemente militarizzato che cerca di farsi spazio tra le due grandi potenze, Francia e Spagna, che combattono in Italia) che aveva conservato il culto della cortesia, della magnanimità cavalleresca, delle gesta valorose e degli amori sublimi. Il poema boiardesco è intriso di nostalgia per il mondo della cavalleria e della cortesia, ma non è un frutto fuori stagione o uno sterile tentativo di far rivivere il passato feudale. Boiardo è convinto che i valori cavallereschi siano ancora vivi e praticabili nel presente, entro l'ambito della civiltà di corte, ma al tempo stesso è uomo di raffinata cultura umanistica e di concezioni moderne, perciò riempie i valori cavallereschi di uno spirito nuovo.

Fa insomma dei paralleli tra le due concezioni: la forza guerriera si trasforma nella virtù dell'uomo che sa imporre energicamente il suo dominio sulla Fortuna, la lealtà e il rispetto per l'avversario si fondono con l'ideale prettamente umanistico della tolleranza, l'amor cortese si arricchisce di tutta la gamma passionale e sensuale dell'amore reale.

Con l'orlando innamorato la struttura del poema diviene più complessa: Boiardo mette in azione infiniti personaggi, intrecciando costantemente i fili narrativi che ad essi fanno capo. E' una struttura che sarà riprodotta da Ariosto nell'Orlando furioso, riprendendo le vicende da dove Boiardo le ha terminate:










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