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IL PARINI

letteratura



IL PARINI



Nasce nel 1729 in Brianza; si trasferisce a Milano e si dedica ai classici greci e latini; il suo esordio poetico è nel 1752 con Alcune Poesie di Ripano Eupilino. Nel '54 entra nell'accademia dei Trasformati, prestigioso centro culturale dove predominava il pensiero Illuministico; nello stesso anno diviene precettore in casa Serbelloni. Fu licenziato 8 anni dopo e compose tra il '63 e il '65 le due prime p 737d34h arti de Il Giorno, poemetti dedicati a ritrarre i vizi della nobiltà. Riottiene l'incarico di precettore presso Imbonati. Acquista notevole prestigio nell'accademia, grazie anche ai suoi attacchi al purismo a la sua difesa del dialetto milanese. Dopo la morte di imbonati ottiene vari incarichi pubblici, anche se documenti rivelano periodi di povertà per il poeta. Ottiene nel '69 l'incarico d'insegnamento presso le scuole palatine. Nel 91 esce una prima raccolta di Odi. Nel 96, entrati i Francesi a Milano, collabora per qualche mese alla Municipalità rivoluzionaria. Muore a Milano nel 1799.


Alla base della sua ideologia c'è il principio della moderazione; ma non manca l'aspetto ambivalente del suo atteggiamento verso la nobiltà: contrario per varie ragioni ma anche esaltandola per il valore della cultura e dell'arte. Egli vorrebbe trasformare radicalmente i "contenuti" conservandone però le "strutture". La sua vita si può dividere in 2 parti: una prima al servizio della nobiltà milanese, una seconda entro le strutture dell'amministrazione austriaca. Comunque, la sua critica antinobilitaria tocca il suo punto più netto nel Dialogo sopra la nobiltà del 1757; P. desidera un rinnovamento dell' "Ancient Régime", non una sua eliminazione. Quanto alle strutture produttive e sociali, il "Gruppo del Caffè" desiderava un totale rinnovamento socioeconomico, mentre la posizione di Parini e degli austriaci prevedeva un rinnovamento, ma non uno stravolgimento del sistema. Ricordiamo comunque che Parini non comprende l'importanza della borghesia e del suo rinnovamento, e accetta l'utilità della scienza ma non la sua superiorità rispetto ad ogni aspetto della vita e della realtà. Quanto alla letteratura, le differenze aumentano ancora di più: gli illuministi lombardi tendevano a vedere la letteratura come una cosa prettamente "utile", mentre per il P. questa dev'essere un incontro tra bello ed utile, tra esigenze sociali e bisogni antropologici, come egli stesso teorizza nel Discorso sopra la poesia del 1768. Le basi ideologiche del suo classicismo ci mostrano che P. è aperto alle nuove tematiche civili e sociali (l'utile), ma fedele alla tradizione classica (bellezza); la sua armonizzazione di storia e idealità x mezzo della bellezza crea però delle contraddizioni: fa desiderare al lettore il criticato mondo nobiliare e si rivolge, ignorando la borghesia, alla tramontante aristocrazia, nella sua lingua quasi estinta.




LE ODI - hanno ispirato molta letteratura successiva (Monti, Foscolo, Leopardi, ecc.); sono disposte in ordine tematico: sociali e civili, ironiche ("leggere"), autobiografiche, amorose e galanti, infine quasi "testamentarie". Le prime nel per. 1757-1770, le seconde nel per. 1777-1785, le ultime 1787-1795. Importante è il rapporto delle Odi con la tradizione arcadica, per la loro brevità, disposizione delle rime, stile, cantabilità, ecc. Sono presenti un impulso polemico e un desiderio di concretezza nuovi, che fondono origine e formazione del poeta. Nelle Odi civili v'è una tensione espressiva dentro l'eleganza classica; nelle Odi tarde la forma diventa un "autocontrollo esistenziale". Parini si può dire lo scopritore della nuova condizione del poeta moderno, il creatore di armonia formale, socialmente innocuo.


IL GIORNO - è il capolavoro del P., incompiuto; il tema è la giornata frivola e oziosa di un nobile. P. sarebbe il suo "precettore", e finge di aderire a quel mondo celebrandone pregi e meriti, mentre incarna una prospettiva critica e dissacratoria, grazie al taglio ironico; vanità vizi e corruzione di questo "mondo" diventano oggetto d'una feroce caricatura concorde con la posizione antinobiliare degli illuministi europei. Nella seconda parte della sua opera, inoltre, P. allarga la prospettiva generale dell'opera per consetire il suo compimento: ma questo comporta un lavoro incredibile per il poeta, che infatti non finisce l'opera.






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