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GIACOMO LEOPARDI - LA VITA

letteratura



GIACOMO LEOPARDI




LA VITA:


1798: nascita a Recanati,

è molto importante il luogo.

Recanati faceva parte dello Stato pontificio, si trovava al centro di una lotta tra francesi, austriaci e sostenitori del Papa, si trova coinvolto anche il padre di Leopardi il conte Monaldo.

La figura del padre influenzerà la formazione e la vita del poeta, si tratta di una figura ben schierata dal punto di vista ideologico, aveva chiare delle posizioni politiche ed esigeva che queste fossero anche del figlio.

Il padre era un reazionario antinapoleonico, antifrancese, conservatore. Dal punto di vista economico era proprietario di notevoli possedimenti terrieri che aveva male amministrato, ave 848j99i va dissestato parte di questo cospicuo patrimonio e aveva speso i soldi ricavati dalla vendita dei terreni per la costruzione di una biblioteca.

La madre era nobile, la marchesa Adelaide Antici, era una donna di carattere chiuso, poco espansiva, dedita a risolvere i problemi economici imponendo ai figli e al marito sacrifici molto umilianti.



Leopardi fornisce un ritratto agghiacciante e impressionante della madre in un passo dello Zibaldone, intitola questi passi "Memorie della mia vita".

La religione era formale, gravata dall'incubo del peccato, dominata dall'idea di un Dio punitivo la cui immagine si vedeva riflessa nella figura paterna, che lo influenzerà profondamente.

Col passare degli anni si sentirà sempre più lontano dai genitori e si sentirà molto legato al fratello Carlo e alla sorella Paolina.


sette anni di studio definito dal Leopardi: "matto e disperatissimo". È consapevole di aver dedicato tutto se stesso alla formazione culturale, inizialmente affidata ai precettori, tra cui don Sebastiano Senchini di Mondaino.

Leopardi impara rapidamente il greco, l'ebraico, diverse lingue straniere e il sanscrito (antica lingua indiana che appartiene al gruppo indoeuropeo e che ha la stessa origine del greco).

Importante sono il rapporto con la biblioteca e il lavoro da autodidatta.


momento di passaggio o conversione dall'erudizione al bello.

Presa di coscienza che l'erudizione è qualcosa di arido, freddo a cui è necessario sostituire la consapevolezza dei valori artistici: scoperta della poesia.


incontro significativo per via epistolare con Pietro Giordani, illustre letterato di Piacenza, che lo incoraggia più volte a intraprendere un'attività poetica avvicinandolo a tutto il dibattito.

Pietro Giordani è colui che avvicina il Leopardi alle nuove idee sulla letteratura che circolava in Europa, nonostante non fosse un romantico ma un sostenitore del classicismo.

Un'altra esperienza significativa è il primo amore: si innamora di una cugina ospite presso i Leopardi.


la seconda è una conversione filosofica, si passa da un ideale artistico alla presa di consapevolezza di una verità.

Lo studio di Rosseau lo influenza profondamente nella conversione filosofica.

Dopo aver sperimentato la poesia scopre la filosofia e dice: "Diventai filosofo di professione da poeta che ero".

A spingerlo verso questa conversione sono anche motivi di salute. La perdita momentanea delle facoltà visive. L'angoscia e la solitudine lo spingono sull'orlo del suicidio.

Non potendo né leggere né scrivere, può solo riflettere e meditare sulle cause dell'infelicità.

Scoperta dell'arido vero:

la condizione di infelicità dell'uomo.

Tentativo di fuga.

La famiglia aveva maturato la decisione di avviarlo alla carriera ecclesiastica.

Leopardi aveva negato la formazione religiosa che gli era stata data dalla famiglia.

I biografi maligni hanno chiacchierato a lungo sulle amicizie maschili.

Leopardi ha un grande potere di coinvolgimento per la forza e i contenuti delle sue riflessioni.

È moderno, affronta il problema del rapporto con la natura, si è interrogato sul senso della vita e del dolore, ha sentito il bisogno di trovare un significato.

Pessimismo eroico:

accettazione del destino di dolore.


scrive lo "Zibaldone" (= mescolanza): diario sotto forma di appunti, pensieri, citazioni.

"Canzoni civili": filone della poesia idillica.


compone "L'infinito".


ottiene il permesso di allontanarsi da Recanati e di recarsi a Roma presso gli zii materni.

Rimane deluso, disgustato dalla freddezza dell'ambiente romano, dalla falsa erudizione degli intellettuali. Le persone che conosce gli sembrano meschine. L'unico momento di sincera commozione è stato durante la visita alla tomba di Tasso.

Stringe amicizia con degli studiosi stranieri, dai quali riceve degli apprezzamenti.

Ritorna deluso a Recanati nel maggio del '23 e ricomincia a scrivere preparandosi ad un grande cambiamento. Passa dalla poesia alla prosa, componendo nel '24 la maggior parte delle "Operette morali": prose filosofiche dialogate.

Luglio '25:

accetta l'invito dell'editore Stella di curare un'edizione delle opere di Cicerone a Milano, poi alterna periodi di soggiorno a Bologna lavorando per questo editore.

Le offerte di lavoro erano buone però non riesce mai a trovare un'occupazione stabile per motivi ideologici e politici o perché non era disposto ad accettare dei benefici ecclesiastici, per orgoglio.

Importante è il soggiorno a Firenze, dove viene introdotto al Gruppo dell'Antologia (di indirizzo cattolico moderato), dove conosce Vieusseux. Queste persone aiutano sinceramente Leopardi e gli offrono anche un assegno per mantenersi un anno a Firenze. Questo gruppo credeva nel progresso.

Leopardi non riesce ad allinearsi su nessuna delle posizioni che erano in voga a quel tempo.

Anche a Firenze rimane isolato a causa della sua visione pessimistica.


vengono pubblicate le "Operette morali" nella loro prima edizione, che passa praticamente inosservata. Nello stesso anno vengono pubblicati "I promessi sposi", che hanno molto successo.

Conosce personalmente il Manzoni e apprezza il romanzo anche se è distante dalle sue posizioni.


periodo molto felice trascorso a Pisa, scrive "A Silvia" e dice: "Sono tornato a scrivere dei versi veramente all'antica con quel mio cuore di una volta", riconosce di aver trovato un'autentica ispirazione poetica.

Ritorna a Recanati dal '28 al '30 per l'ultimo soggiorno e qui compone i "Grandi idilli", poi gli amici toscani gli offrono il soggiorno di un anno a Firenze.


lascia per sempre Recanati, rottura con il passato, voglia di ricominciare, di dare agli uomini un messaggio.

A Firenze si innamora di una donna bella ma frivola: Fanny Targioni.

Che sarà l'ispiratrice del ciclo di Aspasia, che comprende una serie di poesie.

Amicizia con Antonio Ranieri, giovane scrittore napoletano che lo aiuta a rompere con la solitudine. Leopardi rimane affascinato da questa figura così diversa da lui e alla quale forse avrebbe voluto assomigliare. Le delusioni non mancano perché Fanny preferiva il Ranieri.

Nel '33 Leopardi decide insieme a  Ranieri di recarsi insieme a Napoli e di trascorrere lì l'ultima parte della sua vita.

Le condizioni del leopardi peggiorano e alternano Napoli con soggiorni a Torre del Greco.


compone "La Ginestra".


compone "Il tramonto della luna". Muore a Napoli per un collasso cardiaco.


Operette morali

1824: I gruppo di 20 opere, viene pubblicato a cura dell'editore Stella.

1827-1832: II gruppo di 4 operette tra cui "Dialogo di Plotino e Porfio".

La forma prevalente è quella del dialogo (17 su 22), le altre hanno forma di narrazione.

Per i dialoghi ebbe come modello Luciano di Samosata, autore greco che aveva scritto dialoghi con protagonisti spesso i morti.

Il tema centrale di queste operette è l'infelicità.


"Dialogo di Tasso e del suo genio familiare"

Nella prigione di S. Anna il Tasso immagina di dialogare con un folletto fantasma.

Tema dell'amore lontano, sognato.

Il pensiero è migliore della realtà.

Concezione romantica dell'amore.

"Che cosa è il vero?" domanda che Leopardi si pone spesso.

Il sogno lo possiamo costruire come vogliamo, mentre la realtà ce la rappresentiamo così com'è.

La parola piacere equivale alla parola felicità.

La ricerca del piacere è lo scopo dell'uomo. Gli uomini come finalità hanno quella di soddisfare il desiderio fisico e spirituale.




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