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Fai un quadro del pensiero pirandelliano con opportuni riferimenti a novelle o libri dello scrittore

letteratura



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Fai un quadro del pensiero pirandelliano con opportuni riferimenti a novelle o libri dello scrittore.


La crisi dell'uomo contemporaneo trova in Luigi Pirandello un eccezionale interprete. Egli si prese cura di fare un'accurata esplorazione della condizione dell'uomo del suo tempo, della dispersione morale e ideologica degli animi dei suoi scritti, in un concitato periodo di profondi cambiamenti per la nostra società.

Il suo pensiero parte da un naturalismo iniziale, e si sviluppa sotto l'influenza di una nuova scienza:

l'analisi introspettiva, o psicoanalisi. Fondata dall'austriaco Freud, la psicoanalisi intraprende 535b19f , per la prima volta, un'analisi approfondita del soggetto in cura per capirne determinati comportamenti.

Secondo Freud gli istinti dell'uomo sono controllati dall'educazione ricevuta e dal continuo contrasto tra pulsione interna e condizionamento esterno. Egli crede anche che studiando il passato, le azioni di un individuo, si possa comprenderne un comportamento apparentemente strano e inspiegabile.

Questo stesso concetto possiamo riscontrarlo in tutte le opere pirandelliane:

egli definiva il COMICO come AVVERTIMENTO del contrario, e l'UMORISTICO come SENTIMENTO del contrario. Per spiegare questi due concetti è bene fare riferimento ad un esempio dello stesso scrittore: vedendo passare per strada una donna piuttosto anziana tutta imbellettata, con tacchi alti e molto provocante, il nostro primo istinto è quello di ridere, senza sapere la motivazione di quel comportamento, questo è il COMICO come AVVERTIMENTO del contrario; ma se andassimo più a fondo, analizzassimo le motivazioni di quella signora, potremmo scoprire che è conciata così perché, ad esempio, è sposata con un uomo più giovane di lei e cerca, in questo modo, di tenerlo a sé.



Altri esempi di questo genere sono le novelle "Il treno ha fischiato" e "La carriola",

in entrambe si ha una situazione comica iniziale che assume tratti umoristici sul finale. Esse vogliono spiegare al lettore che solo un pazzo può vivere al di fuori della propria maschera ma, nonostante ciò, chiunque abbia guardato in faccia la vera realtà non riesce più a fingere. Pirandello fa infatti una distinzione fondamentale tra la FORMA e la VITA: la FORMA è la MASCHERA che viene attribuita ad ognuno di noi dagli altri, mentre la VITA è tutto ciò che vorremmo fare, ma non possiamo.

Insomma, Freud e Pirandello agivano sullo stesso campo, l'uno da scienziato, l'altro da artista.

Nel teatro e nelle novelle pirandelliane lo scrittore toglie ai suoi personaggi la cosiddetta maschera, e li sceglie volutamente esagerati o portati all'esagerazione, come a dimostrare che in realtà è quello il loro vero essere: grande esempio lo è la novella "La patente", in cui il protagonista cerca di sfruttare a proprio favore la fama di iettatore attribuitagli dagli altri, pretendendo che gli sia riconosciuta con una patente speciale.

La produzione di questo scrittore può essere divisa in tre fasi:

una prima fase, durante la quale lo scrittore si concede al naturalismo e scrive motivi dialettali e vicende isolane;

una seconda fase, quella da definirsi più propriamente pirandelliana, durante la quale egli produrrà le sue più famose opere;

e una terza fase, dove lo scrittore decide di contenere lo scetticismo e avvicinarsi più allo spiritualismo ma con scarso successo.

Egli introdusse nel teatro anche alcune innovazioni, per coinvolgere totalmente lo spettatore nella vicenda rappresentata: l'ABBATTIMENTO DELLA QUARTA PARETE, cioè la caduta della parete invisibile che prima separava i personaggi sulla scena dal pubblico; e il <<monologo interiore>>, cioè il dialogo , i pensieri che ogni personaggio rivolge a sé stesso.



Esempio del <<monologo interiore>> è la novella "La trappola", un lungo monologo del protagonista, appunto, con sé stesso, che porta a concetti paradossali per spiegare le sue scelte e i suoi comportamenti inusuali.

Paradossale è anche il finale di ogni storia di Pirandello, poiché egli vuole dimostrare che una vita al di fuori della propria maschera è una perdita di contatto con la realtà, seppur non quella vera.

Nel romanzo "Il fu Mattia Pascal", il protagonista fugge dalla sua vita infelice e, appresa la notizia che tutti lo credono morto, scappa lontano per crearsene una nuova. Ma l'essere uscito dalla propria maschera lo porta presto all'infelicità ed egli torna indietro, e l'unica cosa che gli rimane da fare è posare, di tanto in tanto, un fiore sulla sua tomba.

I concetti ed il pensiero di Luigi Pirandello raggiungono, a mio parere, la massima espressione nel romanzo "Uno, nessuno e centomila".

Il protagonista della storia viene gettato nello sconforto dalla moglie quando lei, un giorno, gli fa notare che il suo naso è storto. Vitangelo Moscarda, questo è il suo nome, a questo punto si getta nell'avvilimento totale, poiché ogni sua idea crolla: egli si è sempre considerato uno, e così credeva lo giudicassero gli altri; ma essi, ognuno secondo la propria diversa prospettiva, lo avevano visto in modo sempre diverso.

Il concetto fondamentale di questa storia è che l'uomo crede di essere uno, per chi lo guarda è centomila, secondo il concetto di chi osserva; ma in realtà non è nessuno, poiché nel continuo mutare dell'animo ogni forma non è quella vera.

Bisogna domandarsi se, nonostante la vita sia tutta un teatro, ognuno di noi voglia una piccola parte da interpretare per poter affermare di aver fatto parte di quel grande universo che è l'esistenza.






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