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Confronto tra 'In memoria' e 'San Martino del Carso' di Ungaretti e 'Dei Sepolcri' di Foscolo

letteratura



Confronto tra "In memoria" e "San Martino del Carso" di Ungaretti e "Dei Sepolcri" di Foscolo



FUNZIONE ETERNANTE DELLA POESIA E VALORI CHE TRASMETTE:


Nella quarta parte del carme "dei Sepolcri" Foscolo affronta il tema della poesia, e del significato che essa ha assunto per la civiltà. La riflessione del poeta prende avvio dalla constatazione del fatto che la memoria degli eroi defunti non può essere cons 949i82j ervata esculsivamente attraverso i sepolcri: essi infatti, in quanto materiali, sono soggetti alla rovina che il trascorrere del tempo porta necessariamente. Il mantenimento della memoria degli eroi deve pertanto essere affidato alla poesia che essendo eterna è l'unica possibilità per la civiltà di rendere immortale il ricordo delle gesta e dei valori del passato.



La poesia tuttavia non esaurisce la sua funzione nella sterile conservazione della memoria del passato storico e delle personalità che lo hanno animato, ma si traduce nell'unico portatore possibile di valori del passato su cui poter ricostruire il futuro: gli uomini apprendono dalla poesia esempi che li possano condurre e guidare nella definizione della propria civiltà, le opere poetiche narrano degli eroi da emulare, e le virtù positive che hanno reso possibile la loro vittoria ed hanno determinato la loro nobilitazione. Alla poesia è altresì assegnata la memoria degli eroi sconfitti, e quindi, secondo Foscolo, un altro importantissimo compito della poesia è proprio quello di educare una civiltà a sentimenti di pietà, rispetto, compassione per le sventure degli altri.

Foscolo propone come esempio di poeta che con la sua opera ha dato questo alto valore e questa insostituibile funzione alla poesia stessa Omero che con i suoi poemi ha posto le basi culturale per permettere alla civiltà greca di ricomporre sé stessa, nella sua identità e nei suoi costumi.

La poesia per Ungaretti ha la stessa funzione di mantenimento del ricordo del defunto, ma in una dimensione diversa: la memoria di Ungaretti non è memoria degli eroi, dei loro valori, delle loro virtù, delle loro gesta, ma memoria in una dimensione molto più intima: tramite la poesia l'autore eterna i propri cari, le proprie amicizie e il valore che esse hanno avuto nella sua vita.

La commemorazione di Ungaretti ne "In Memoria" non ha infatti nessun altro significato se non quello di rendere un omaggio all'amico defunto e ricordarlo per quello che è stato, per ciò che ha significato la sua esistenza, per le sue scelte, per sé stesso. Con la sua figura il poeta non intende proporre nessun esempio ai posteri, ma piuttosto alludere a temi universali, come quello dell'esilio, e della ricerca che ogni individuo deve necessariamente compiere per trovare la propria individualità. Uno dei motivi della poesia d'altra parte, si lega immediatamente con il tema del significato della poesia in quanto momento di liberazione, di espressione: il suicidio è infatti risoluzione del problema esistenziale dell'impossibilità di comunicare " E non sapeva sciogliere il canto del suo abbandono ".

In "San Martino del Carso", poi, la memoria espressa dalla poesia è memoria del tutto personale: "Ma nel mio cuore nessuna croce manca", le corrispondenze del poeta sono vissute da lui soltanto, e vivono nel suo cuore; la poesia è quindi un tributo, un momento in cui Ungaretti dà voce ed espressione ai propri sentimenti, ed alla propria ricordanza degli amici defunti.

La poesia di Unagaretti non trasmette alcun valore civile, non offre verità che siano in grado di ricostruire ciò che è andato perduto: l'unica possibilità per non rendere la distruzione subita dalla cittadina del Carso e dai suoi cittadini ancora più terribile è appunto la memoria, memoria di cui la poesia si fa veicolo.






FIGURA DEL POETA:


Foscolo vive il passaggio da un'epoca in cui il poeta aveva un suo ben determinato ruolo nella società in quanto poeta cortigiano che scriveva per una fascia sociale, quella aristocratica, al periodo successivo in cui il destinatario dell'intellettuale sarà la borghesia. Sentendosi quindi isolato rispetto alla società del proprio tempo Foscolo trova la propria collocazione in quanto poeta vate, poeta che scrive per i posteri, anticipando i tempi, quasi prevedendo il futuro. In tal senso, è fortissima l'identificazione di Foscolo poeta con la profetessa Cassandra: lei può vedere nel futuro, senza tuttavia essere capita ed ascoltata nel presente. Cassandra inoltre si fa trasmettitrice della tradizione della propria civiltà : vuole educare i giovinetti troiani alla memoria della propria cultura, affinché non perdano la loro dignità nella schiavitù. Foscolo fa lo stesso, egli parla tuttavia ai posteri per trasmettere loro le virtù civili, tali da poter ricomporre la coesione e l'identità del popolo italiano, che durante il suo tempo era ancora diviso, necessaria alla lotta per la liberazione e l'unificazione della nazione italiana che dovrà nascere dalle azioni generose cui vengono spinti i cittadini. Recupera, quindi per sé stesso la funzione che aveva attribuito a Omero in quanto poeta.



Profondamente diversa è la posizione di Ungaretti: egli, ne "In Memoria" trasmette la memoria del proprio amico, immortalandone la figura, che coglie nei suoi tratti distintivi, ma allo stesso tempo universali: l'esilio di Moammed Sceab è un tema universale, così come la sua figura di uomo continuamente alla ricerca della propria identità, sospesa tra una tradizione non sentita come propria e la novità di un'altra cultura, che non riesce a offrire una risposta al bisogno di certezze e stabilità. Ungaretti è l'unico uomo che può ricordare ed immortalare quest'uomo in quanto poeta: " E forse io solo so ancora che visse". In " San Martino dle Carso" la dimensione del ricordo del poeta e del poeta stesso si fa ancora più personale, la poesia è infatti una riflessione che il poeta fa su qualcosa che è accaduto nella propria esperienza personale, le croci sono tutte nel suo cuore. Ma l'espressione stessa di questo sentimento del ricordo si innalza per diventare un momento di invito alla riflessione sulle atrocità della guerra. La figura di poeta che Ungaretti dà per sé stesso è quindi molto diversa da quella che si assegna Foscolo, li accomuna sicuramente il motivo della necessità della memoria nella poesia, il fine che però gli autori danno alla propria poesia e il significato alla propria figura è profondamente diverso.




RAPPORTO TRA STORIA MEMORIA E POESIA



Nel carme "Dei Sepolcri" di Foscolo il rapporto tra la storia la memoria e la poesia è strettissimo: la poesia tramanda la storia, i suoi eroi, le loro gesta, ed i loro valori, questo perché rimangano nella memoria di un popolo, di una civiltà. La storia è quindi materia della poesia, è nello stesso tempo il suo mezzo ed il suo fine: la poesia si serve della storia affinchè le generazioni future possano recuperare il passato e riproporlo nella nuova storia che verrà, la poesia poi si fa veicolo della memoria: le tombe infatti non sono eterne e non possono pertanto condensare da sole la memoria di un popolo che pertanto viene affidata alla poesia.

Le relazioni  che legano storia memoria e poesia nella poetica di Ungaretti sono altrettanto strette, ma diverse. La poesia è infatti pur sempre momento eterno in cui il passato sempre rivive, ma il passato di Ungaretti sono soprattutto persone a lui care, non eroi o personaggi della storia, anche se legati alla storia dal proprio destino. I morti di San Martino del Carso appartengono alla storia, ed infatti la loro rievocazione pone immediatamente un collegamento necessario con gli orrori della guerra, ma rivivono in primo luogo nel cuore del poeta, così come l'amico Moammed Sceab: egli non verrà mai ricordato dalla storia ufficiale, la sua storia è però trasmessa dal poeta, l'unico uomo che forse sa che egli visse, l'unico uomo che ha conosciuto il dramma universale della sua esistenza.






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