Chiare, fresche et dolci acque - dal "Canzoniere" di Petrarca

letteratura

Chiare, fresche et dolci acque - dal "Canzoniere" di Petrarca

Il ricordo di Laura e la sofferenza per l'amore inappagato portano il poeta, ad alternare nei suoi versi, toni di malinconia al pensiero della bellissima Laura e toni tristi e angosciosi nei versi in cui esprime il suo stato d'animo.

Si succedono nel testo cambiamenti temporali, il poeta alterna passato, prese 727i82h nte e futuro rendendo la composizione quasi indeterminata nel tempo, extratemporale ma, comunque, ricca di fascino e poesia.

Petrarca tornato sulle rive del fiume Sorga, rivede le limpide  fresche e dolci acque ove Laura immerse il suo bel corpo, lei è l'unica donna che, secondo Petrarca, può essere definita tale.

Il poeta ricorda, sospirando, il ramo delicato su cui Laura si appoggiava dolcemente, l'erba e i fiori che ricoprivano il suo bel vestito e il suo splendido corpo.

Per la presenza della donna, tutta l'atmosfera circostante sembrava  più limpida e sacra, tanto che Amore, attraverso i begli occhi di lei, aveva trafitto il cuore del poeta.

Petrarca vuole essere ascoltato, chiede di fare attenzione alle sue tristi ultime parole: se è destino e volere del cielo che Amore chiuda i suoi occhi pieni di lacrime, prega che qualche favore divino faccia in modo che il suo corpo sia sepolto lì, in quel luogo, mentre la sua anima, lasciando il corpo, torni al cielo.

In questo modo, all'autore , la morte sembra meno dolorosa perché serba nel cuore questa speranza in vista dell'angoscioso momento della morte.

L'anima stanca dell'artista non può immaginare un luogo più tranquillo dove essere sepolto e poter abbandonare il corpo travagliato da mille angosce.

Egli immagina e spera che un giorno, forse, la donna amata, bella e crudele possa ritornare a visitare quei luoghi abituali, dove ella lo vide il giorno del loro incontro.

Petrarca quindi immagina il ritorno di lei in quel posto mentre rivolge i suoi occhi pieni di desiderio per cercarlo e vedendolo ormai sepolto tra le pietre della sua tomba, venga ispirata da Amore cosicché il suo cuore impietosito, sospiri dolcemente al ricordo di lui tanto che, asciugandosi le lacrime col suo bel velo, possa ottenere per lui la misericordia divina.

Quindi l'autore comincia a ricordare il momento in cui la vide in quel posto: dolcemente rivive nei suoi pensieri la pioggia di fiori che cadeva sul grembo di Laura, mentre sedeva umilmente, circondata da quella gran festa della natura e ispiratrice d'amore; descrive quel momento magico in cui un fiore cadeva sull'orlo del vestito, un altro sulle trecce bionde che quel giorno sembravano essere d'oro e di perle. Un altro fiore si posava in terra e un altro ancora sull'acqua, infine un altro volteggiando nell'aria sembrava dire che in quel luogo regnasse Amore.

Il poeta ricorda quante volte, stupito dalla di lei bellezza, ha pensato che fosse una creatura divina, nata in paradiso e non in terra dove in quell'istante si trovava.

La nostalgia del modo di camminare, del volto, della voce e del sorriso di lei, avevano fatto dimenticare al poeta il luogo in cui realmente stava.

Tanto il pensiero di lei lo aveva fatto allontanare dalla realtà che egli si chiedeva, sospirando, come fosse potuto arrivare in quel luogo e quando vi fosse giunto perché gli sembrava di essere in Paradiso.

Da quel momento, dopo aver rivissuto nei ricordi quei attimi  meravigliosi, egli dichiara di amare quello spazio talmente tanto da non conoscerne altri che possano dargli tanta pace.

Si rivolge quindi, personificandola, alla sua stessa canzone dicendole che se fosse bella ed elegante come lei avrebbe voluto, avrebbe potuto uscire da quel bosco senza timore e andare tra la gente.