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TRADUZIONE DEL XX E XXI CAPITOLO DEL QUARTO LIBRO DE IL DE BELLO GALLICO DI CESARE

latino



TRADUZIONE DEL XX E XXI CAPITOLO DEL QUARTO LIBRO DE IL DE BELLO GALLICO DI CESARE:


XX


Nel breve periodo estivo che rimaneva Cesare, nonostante in questi luoghi, come tutta la Gallia a nord, gli inverni sono precoci, decise di procedere in Britannia, poiché sapeva che in quasi tutte le guerre galliche ai nostri nemici da lì erano venuti aiuti e, se non fosse 646b16g bastato il tempo per fare una guerra, pensò comunque che sarebbe stato di grande utilità, per sé, se si fosse soltanto avvicinato all'isola e avesse osservato con molta attenzione la gente e avesse conosciuto i luoghi, i porti, i luoghi di sbarco; che erano per la maggior parte sconosciuti ai Galli. Poichè nessuno facilmente va lì tranne i mercanti, né a loro era conosciuta alcuna porzione di essa, tranne la costa e quelle parti che stanno di fronte alla Gallia. Quindi, pur avendo fatto venire da ogni parte dei mercanti, non seppe né la dimensione dell'isola, né quali o quanto numerose fossero le nazioni che la abitavano, né quale sistema di guerra usavano, nè quali fossero i loro costumi, né quali porti fossero adatti per un gran numero di navi.



XXI

Allo scopo di raccogliere informazioni in proposito, prima di affrontare l'impresa, Cesare manda in avanscoperta una nave da guerra agli ordini di C. Voluseno, ritenendolo adatto per la missione. Lo incarica di rientrare al più presto, una volta terminata la ricognizione. Dal canto suo, con l'esercito al completo si dirige nei territori dei Morini, perché da lì il tragitto verso la Britannia era il più breve. Ordina che qui si radunino le navi provenienti da tutte le regioni limitrofe e la flotta allestita l'estate precedente per la guerra contro i Veneti. Nel frattempo, le sue manovre vengono risapute e i mercanti le riferiscono ai Britanni: da parte di molti popoli dell'isola giungono messi per promettere che avrebbero consegnato ostaggi e si sarebbero sottomessi al dominio del popolo romano. Cesare li ascolta e, esortandoli a non mutare parere, con benevoli promesse li rimanda in patria accompagnati da Commio, che in Britannia godeva di grande autorità: Cesare ne stimava il valore e l'intelligenza e lo riteneva fedele al punto che lo aveva designato re degli Atrebati dopo averli sconfitti in battaglia. A Commio dà ordine di prendere contatti con il maggior numero di popoli per sollecitarli a mettersi sotto la protezione di Roma e per annunciare che presto Cesare sarebbe giunto. Voluseno, compiuta la ricognizione in tutte le zone, per quanto gli fu possibile, dato che non volle correre il rischio di sbarcare e di entrare in contatto con i barbari, raggiunge Cesare quattro giorni dopo e gli riferisce ciò che aveva osservato.







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