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SALLUSTIO (86-35 a.C.)

latino



SALLUSTIO (86-35 a.C.)


Nasce ad Amiterno, nella Sabina Orientale, odierna l'Aquila. Di famiglia plebea ma agiata, vive in una regione montuosa di popolazione tradizionalista e devota. Giunge a Roma in giovane età per completare gli studi. Ha un anomalo cursus honorum, legato ai populares e a Cesare. Si distingue nelle violente campagne contro Milone (probabilmente perché era stato scoperto con Fausta, la moglie, e sarebbe stato fatto frustare e multato) e Cicerone. Viene espulso dal senato per indegnità morale, per una ritorsione dei nobili. Nella guerra civile segue Cesare, che gli affida numerosi incarichi militari e civili. Toglie ai pompeiani l'isola di Cercina. Nominato governatore dell'Africa Nova (territori sottratti a Giuba), viene accusato de repetundis (concussione)ma viene aiutato da cesare. Grazie a quie profitti acquista gli horti Sallustiani, punto d'incontro per gli intellettuali, tra il Pincio e il Quirinale. Morto Cesare si ritira a vita privata dedicandosi alla storiografia. Scrive Scrive 3 opere a caratte 959d34j re storiografico, le prime 2 di carattere monografico: Bellum Catilinae (la congiura di Catilina del 63); bellum Iugurthinum (sulla guerra condotta contro il numida Giugurta), Historiae(rimaste interrotte, narrano gli avvenimenti dal 78 al 63). Ha inoltre scritto due Epistulae ad Cesarem senm de re publica e una Invectiva in Ciceronem, probabilmente scritti dalle scuole di retorica dopo la sua morte; e un poema didascalico, l'Empedoclea.


Concezione della storia Cesariano convinto, ex tribuno della plebe decide di farsi storico di Roma quando si vede preclusa la carriera politica. Nella mentalità romana il bene facere era considerato più glorioso del bene dicere.egli continua a ritenere le attività pubbliche superiori a quelle private e la riflessione storica si rivela come l'unica possibilità di servire degnamente le istituzioni. La storiografia per lui sarà dunque la degna prosecuzione dell'attività politica in tempi in cui essa non è resa possibile. Egli vuole narrare carptim, per episodi, le gesta dei Romani iniziando dalla congiura di Catilina,passa poi alla guerra giugurtina in cui si contrasta la boria dei nobili. Vuole darsi ragione della grave crisi che Roma sta attraversando da decenni, sceglie gli argomenti in cui può individuare gli episodi emblematici dai quali è scaturita la crisi, è una storiografia politica:indagare il passato per capire il presente (archeologia). Sceglie un impianto di tipo monografico perché vuole concentrarsi su un fatto decisivo da cui illuminare la storia di Roma.Questo tipo di modello era stato trascurato, da Tucidide ricava il procedimento dell'archeologia, i discorsi direttamente attribuiti ai protagonisti, gli excursus, lo stile arduo e austero.Concezione agnostica e individualistica della storia come dramma dei singoli uomini i protagonisti sono eroi negativi. IL modello storiografico tucidideo viene mescolato a quello ellenistico (pathos, drammatizzazione eventi,variazioni tematiche, digressioni, rilievo dei ritratti) complessità storica e narrativa. La narrazione non è mai condotta in modo lineare e cronologicamente ordinato piani diversi. Utilizza il principio di brevitas nella scelta degli avvenimenti: sceglie solo quelli importanti e funzionali al discorso. Gli excursustendono a culminare drammaticamente in un grande discorso o in un ritratto. Evita il macabro. Tema della virtus  ormai degradata dall'insorgere di viziose passioni, rappresenta anche i rapporti umani che presiedono ai movimenti storici. Il pessimismo di Sallustio nasce dall'analisi concreta dei fatti, ma l'atmosfera tragica è rischiarata dalla vitalità e dal profondo coinvolgimento morale dell'autore.




Bellum Catilinae Breve ma intensa monografia sul tentativo di colpo di stato messo in atto da Catilina nel 63. Scritta fra il 43 e il 41, non si conosce il titolo originario. Catilina dapprima trama ai danni dello stato poi ,una volta scoperto, si affretta ad allestire un  esercito di sbandati e scontenti per muovere guerra contro la repubblica.Si è sostenuto che l'avesse scritta per difendere Cesare dalle accuse di aver partecipato, ma in realtà la crisi dello Stato non è un fenomeno casuale, ma il risultato di una degenerazione morale e sociale che ha avuto inizio con la rovina di Cartagine nel 146. Prima della congiura divide la storia in 2 periodi contrapposti: fino al 146 prevalsero i buoni costumi, dopodiché la città fu in preda all'avaritia, all'ambitio e il culmine fu raggiunto nell'età di Silla (allusione alle proscrizioni antimariane). I congiurati non sono altro che una torbida miscellanea di aristocratici decaduti, plebei indebitati, giovani sbandati e viziosi posizione di rilievo per gli ex-sillani. Catilina è l'emblema di una generazione traviata dalla politica sillana. Sallustio ricerca le obiettive ragioni di uno sfacelo istituzionale e morale. Le colpe maggiori sono della nobilitas patrizio-plebea. Mentre la plebe urbana pare sia stata sollecitata demagogicamente. Sallustio si pone come un moralista moderato che chiede una politica di maggiore giustizia sociale, denuncia la demagogia dei populares pronti a sfruttare il malcontento. E' imparziale, ha una concezione eroica e individualistica della storia, accentra l'attenzione su alcuni grandi personaggi. Catilina è rappresentato come un mostro per l'impasto di vizi e di virtù. Esemplari sono i ritratti di Catone e di Cesare che lui confronta Roma deve la sua potenza all'operato di persone eccezionali dotate di mores diversi ma ugualmente utili alla res publica. Cicerone è confinato in un o spazio narrativo esiguo e ridimensionato antica inimicizia oppure perché è troppo normale. Esprima le sua concezione dualistica e agnostica della vita umana, l'andamento è epico-tragico.


Bellum Iugurthinum Racconta della guerra sostenuta da Roma contro Giugurta, usurpatore numida, fra il 112 e il 105. Il proemio è simile a quello del Bellum Catilinae. C'è un evidente legame di natura politica con la monografia precedente: vuole tornare ancora più indietro per comprendere come e perché si sia originata quella crisi delle istituzioni. Secondo Sallustio dal 146 era anche iniziato un furibondo conflitto di potere sfociato poi nella lotta dei Gracchi, repressa nel sangue. La guerra giugurtina rappresenta il primo tentativo della plebe di reagire ai soprusi della nobiltà.I discorsi di Memmio e Mario sono incentrati sul tema della potentia nobilitatis che ha compromesso la libertà e la dignità del popolo: la vera nobiltà non deriva dalla stirpe, ma dalla virtus e dalla buona condotta.Le responsabilità della corruzione sono addossate ai nobili che cercano , comprati dall'oro di Giugurta, dapprima di differire un'inevitabile guerra , poi di giungere a una disonorevole pace. Sono gli uomini nuovi come Mario a consentire una seria conduzione della guerra, ma anche Metello, console della Nobilitas, sa coprirsi di gloria e la vittoria finale è opera dell'astuzia di Silla. Rimprovera a Mario di aver reclutato uomini capite censi(proletarizzazione dell'esercito). Sallustio è dunque un moderato che simpatizza per i populares ma cerca di mantenersi critico ed equidistante nell'analisi degli eventi storici. E' stato accusato di tendenziosità e di deformazione dei fatti. Quest'opera si propone come l'approfondimento del discorso iniziato col Bellum Catilinae, le problematiche e la tensione espressiva sono le stesse, ma si amplia la visuale: comprende un numero maggiore di anni, ci sono 2 excursus di natura etno-geografica, è più avventuroso e cresce l'attenzione per gli eventi militari. Di Giugurta non finisce un unico ritratto, bensì costruisce il personaggio poco a poco. Subito è un giovane virtuoso dotato di grandi qualità, si fa notare dai romani e per le loro lusinghe desidera di regnare da solo sulla Numidia si fa sempre più complesso, ondeggia tra paura ed esaltazione, calcolo e impulsività. La scoperta della congiura lo conduce alla follia, diffida di tutti e cadde in un agguato di Silla.




Historiae Impianto annalistico, 5 libri, narrano anno per anno gli avvenimenti successivi alla orte di Silla (78)e alla fine della sua dittatura, pare volesse ricongiungersi all'episodio di Catilina del 63, ma è morto fermandosi al 67.Ci sono rimaste 4 orationes e 2 epistulae. Formalmente sono la continuazione dell'opera di Sisenna, ma il taglio monografico resta, la sua indagine continua. Fa un rapido excursus sulle antiche origini di Roma. Nel momento in cui Sallustio scrive c'è lo scontro tra Antonio, Ottaviano e Sesto Pompeo. Lui si comporta da cesariano moderato favorevole alle rivendicazioni degli Italici, critica aspramente Pompeo ambizioso, pieno di vanità, desideroso di potere. Simpatizza per i democratici come Licinio Macro. Il tema dominante resta la denuncia della dominatio paucorum , mentre i pauci si dividono le grandi ricchezze delle conquiste, sulla gran massa dei cittadini grava solo il servizio militare. Vorrebbe dar vita ad uno Stato romano fondato sulla pax e libertas. La più interessante è la lettera di Mitridate ad Arsace per convincerlo ad allearsi con Roma, denuncia l'espansionismo romano lucido ed intransigente pessimismo sulla storia di Roma e sulle ragioni della sua sopravvivenza.


Stile Opera in una direzione antistorica esplicitamente contrapposta sia alla concinnitas sia all'ideale stilistico cesariano (lingua pura, naturale, essenziale)per ritornare al modello arcaicizzante di Catone. Affine a Lucrezio è proiettato all'indietro, cerca una lingua capace di interpretare la natura tragica e drammatica degli eventi, stile inquieto e dicontinuo, brusco e spezzato, spesso arduo e oscuro. Ammira il tono austero Di Tucudide, l'essenzialità e le espressioni irregolare gli arcaismi metodo di scrittura. Catone propone concretamente l'esempio di una lingua arcaica, severa, sentenziosa con vivacità colloquiale e remota sacralità conferire pathos.

Coincisione, asimmetria dei costrutti sintattici, deliberata e continua varietas (cambiamento di costrutto) delle soluzioni espressive, arcaismi. L' inconcinnitas sta nella preferenza dei costrutti paratattici e dei periodi brevi, usa strutture velocizzanti come l'infinito narrativo, il presente storico, l'antitesi per asindeto, l'ellissi, il mutamento improvviso di soggetto, l'inversione e il capovolgimento di espressioni tradizionali. Ampia gamma di arcaismi per scelta ideologica, tesa a sostenere anche sul piano della lingua il messaggio arcaizzante delle sue storie , a conferire dignità e austerità alla pagina.

Brevitas ottenuta con asimmetrie , ellissi e asindeti. Andamento rapido, conciso e sentenzioso, costruisce ad sensum. Arcaismi = gerundivi in -undus, suerlativi in -umus, nomi e aggettivi della terza all'acc. Plurale in -is, nomi della seconda con nom in -os e singolare acc in -om; vocale o anziché e/u dopo la v,; uso di forem, fores anziché essem; terminazione arcaica in -ere anziché -erunt nell'ind perf.


Fortuna Appena morto circola una Invectiva in Sallustium pare sia un'esercitazione. Leneo gli scaglia contro una satura e lo accusa di aver saccheggiato Cicerone. Apprezzato da Marziale e Quintiliano, Tacito lo imita; celebrato e imitato nell'età degli Antonimi. Zenobio lo traduce in gredo. Apprezzato sia da pagani che cristiani. Ripreso nel Medioevo per i contenuti morali e in età umanistica per il pessimismo moralistico e la sentenziosità. Tacito sarà più apprezzato di lui dalla seconda metà del Cinquecento. L'Alfieri ne farà due traduzioni italiane.






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