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L'età degli Antonini - Il percorso storico

latino



L'età degli Antonini

Il percorso storico

Nel 138 d.C., alla morte di Adriano, gli successe l'imperatore adottivo Antonino Pio, definito tale a causa della dedizione mostrata verso il padre adottivo; era originario della Gallia e la sua politica parve indirizzata a conferire pace e stabilità all'impero. Egli adottò Marco Aurelio e Lucio Vero che nel 161 si affiancarono nella conduzione del potere, dando origine per la prima volta ad una diarchia ("governo esercitato da due"), che durò fino alla morte di Vero 858b17i nel 169. Il periodo si caratterizzò per la forte pressione del barbari alle frontiere settentrionali e dei Parti in Oriente e Roma venne costretta ad una serie di guerre difensive: si combatté contro Parti, Quadi, Marcomanni, Germani e Sarmati; l'esercito portò con sé il contagio della peste bubbonica la popolazione venne decimata: si diffusero fame e miseria.

Alla morte di Marco Aurelio salì al trono il suo figlio naturale Commodo: si tornava alla successione dinastica, interrompendo il sistema adottivo. Con il nuovo imperatore i problemi dello stato non vennero affrontati in modo efficace e Commodo cercò di conquistarsi l'appoggio del popolo tramite donativi e spettacoli. Fu un uomo pieno di eccessi e bizzarrie, che voleva essere definito "Ercole romano"; il suo potere assunse caratteri tirannici e teocratici ed egli nel 192 cadde vittima dei pretoriani in una congiura di palazzo.



Con il principato di Commodo si conclude il saeculum aureum. Dall'epoca di Marco Aurelio, le invasioni barbariche entro i confini dell'impero avevano rivelato la fragilità delle frontiere, questo comportava l'aumento dell'importanza dell'esercito sia dal punto di vista politico (imposizione dell'elezione/destituzione degli imperatori) sia dal lato economico (elevate spese militari).  Soprattutto al fine di sostenere la spesa militare si sviluppa un'imponente tassazione sui terreni, al punto che piccoli proprietari terrieri furono costretti a divenire coloni salariati nei latifondi. La scomparsa del ceto medio unita all'incapacità di reazione del popolo si tradusse nel condizionamento delle forze sociali che scaturì nella contrapposizione tra senato da una parte ed esercito ed imperatore dall'altra.

Un altro importante fenomeno  fu la diffusione del cristianesimo, i suoi seguaci sembravano animati da spirito antiromano e ciò induceva a provvedimenti repressivi da parte delle istituzioni, le quali non riuscirono ad arrestare il travolgente successo del nuovo culto. I cristiani vivevano in comunità e nel rispetto delle leggi romane finché queste non entravano in contrasto con la loro fede, ciò portò a rapporti conflittuali tra le comunità e lo stato. Le ragioni del contrasto non erano religiose bensì politiche: il rifiuto del culto dell'imperatore veniva interpretato come un atto di ribellione all'autorità statale. In più il culto cristiano era avvolto dal mistero e questo provocò la diffusione di credenze popolari a proposito dei riti svolti (sacrifici umani). Lo stato romano cominciò a seguire le attività dei cristiani e in alcuni casi si scatenarono contro questi ultimi violente persecuzioni.

Le guerre civili e l'affermazione della dinastia dei Severi

Dopo la morte di Commodo gli eserciti delle diverse provincie dell'impero proclamano imperatore ciascuno il proprio comandante: ne deriva una serie di guerre civili che terminano con la vittoria di Lucio Settimio Severo. Egli, dopo aver condotto una campagna vittoriosa contro i Parti, stabilisce un governo fondato sull'adesione dell'esercito che gli permette di potersi avvalere dell'incondizionato favore delle forze militari e di un ampio e fidato apparato burocratico provinciale. Severo restaura il principio della successione dinastica, e alla sua morte il potere passa al figlio Caracalla, il quale accentua ulteriormente la politica filo-militare del padre. L'atto più importante che egli compie  è la promulgazione della Constiutio Antoniana, che estende la cittadinanza romana a tutti gli uomini liberi abitanti nell'impero. Giunge così a compimento la graduale equiparazione giuridica, fiscale e amministrativa delle province all'Italia. Dal punto di vista monetario, egli adotta misure inflazionistiche per limitare la svalutazione del denaro d'argento. Alla sua morte la successione viene organizzata da Giulia Mesa, zia di Caracalla, che pone sul trono il nipote Elagabalo. Tuttavia i costumi orientaleggianti del nuovo imperatore provocano le lamentele del Senato; la zia Giulia Mamea, si sbarazza così di Elagabalo e pone sul trono il figlio Severo Alessandro. La politica di quest'ultimo è totalmente anti-militare: i soldati scontenti lo eliminano nel 235 e proclamano imperatore Massimino, detto il Trace.



La crisi del III seconolo

Alla morte di Massimino il Trace seguirono tra il 135 al 184 d.C. cinquant'anni di anarchia militare, in cui l'impero rimase nelle mani dell'esercito e alla cui guida succedettero circa venti imperatori: questo disordine politico aggiunto alle continue guerre non fece altro che accentuare il problema delle invasioni barbariche e della crisi economica. Tra gli imperatori più rilevanti merita ricordare: Filippo l'Arabo che riuscì a liberare la Dacia seppur momentaneamente dagli invasori; Decio, sotto il quale si ebbe la prima persecuzione contro i cristiani, proseguita poi sotto Valeriano, che subì una clamorosa sconfitta contro i Persiani; Gallieno che intuì l'inefficacia dei soprusi religiosi e così li abolì; ottennero notevoli successi contro gli assalitori Claudio il Gotico e Aureliano il quale, costruendo delle nuove mura intorno a Roma, manifestava la piena consapevolezza del pericolo nemico; Probo, la cui politica moderata basata sulla diplomazia estera, gli costò la vita; e infine Diocleziano che attuò una serie di riforme costituzionali, amministrative, militari ed economiche che seppero risollevare parzialmente lo stato di crisi dell'impero.

La cultura nell'età degli Antonini

Dal punto di vista culturale nel II secolo si ebbe una riscoperta della cultura greca, affiancata da una letteratura bilingue in cui il greco sembrava prendere il sopravvento sul latino, e il predominio del greco è ancora più evidente nell'ambito della nascente letteratura cristiana: nel suo primo secolo di vita il greco è l'unica sua manifestazione letteraria. Due importanti personalità di quest'epoca furono Frontone, grande teorico dello stile arcaizzante, stile che tentava di rinnovare la lingua letteraria e soprattutto il lessico, e Aulo Gallio, nonché Apileio e Tertulliano. Nel secolo successivo, l'evento più importante fu l'elaborazione della dottrina neoplatonica, ultima grande creazione del pensiero greco. In ambito latino i frutti più fecondi si ebbero nel settore del diritto; quanto alla letteratura vera e propria vi è invece una crisi nell'area pagana mentre si sviluppa sempre più la produzione cristiana (Cipriano e Anobio), molto più vitale di quella pagana e decisamente prevalente sul piano quantitativo e qualificativo. 








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