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L'Elegia Erotica

latino



L'Elegia Erotica

L'Ars amatoria rappresenta per diversi aspetti un superamento dell'elegia erotico-soggettiva. Sviluppando originalmente una tendenza simile a quella degli Amores, Ovidio cerca sempre nell'ambito dell'elegia, la costruzione più vasta, "il trattato" poetico di tipo alessandrino, nel quale un esempio illustre e vicino erano le Georgiche di Virgilio. Naturalmente come le Georgiche, già a detta di Seneca, erano state scritte non per insegnare, ma per "dilettare", cioè per fare opera di poesia, così nell'Ars ovidiana l'intenzione didascalica è solo un pretesto del quale è facile individuare il motivo artistico. La tendenza al "tipico", all' "esemplare" che abbiamo visto negli Amores trova in un trattato almeno apparentemente sistematico ,in uno studio complessivo della tattica amorosa la sua risoluzione più naturale e compiuta. Che si tr 656c28g atti di un'ars scherzosa è evidente. Ovidio gioca sempre consapevolmente sulla sproporzione tra la frivolezza della iocosa materies e la serietà inerente alla forma didascalica. Questo gioco si svolge coi mezzi più vari e obbliga il lettore a una continua attenzione per cogliere la mutevole ricchezza dell'arguzia ovidiana. Già il titolo contiene un'allusione, se non anche alle Arti amatorie dei filosofi, alle artes oratoriae, e l'opera s'inizia con una teoria dell'inventio che ricorda parodicamente quelle dei retori. Ma le occasioni di parodia sono assai varie, come quando il poeta si atteggia come medico nei Rimedia o per esempio nell'Ars ad assertore di mistico silenzio soltanto perché vuol suggerire riservatezza sulle avventure galanti. E scherzosi, perché sproporzionati all' argomento, sono i frequenti richiami al mito, con particolare evidenza per esempio la comicizzazione delle figure dei due massimi eroi dell'Iliade, Ettore e Achille. Scherzosa è certo anche l' applicazione di massime imponenti ed argomenti e situazioni leggiere. In tutto questo gioco l' impegno stilistico di Ovidio è grandissimo. Tutto egli presenta con sorvegliata eleganza, non solo l'ambiente e gli avvenimenti della vita pubblica romana, ma anche i particolari minuti della vita privata e della intimità sessuale. E d'altronde cerca effetti di contrasto di passi più elevati e commoventi:così quando esalta, in un luogo il cui carattere cortigianesco esclude ogni intenzione scherzosa, la spedizione di Gaio Cesare in Oriente o quando più felicemente trasforma i soliti occasionali e delle galanti insidie del teatro ed è una fine opera di grazia e di arguzia abilmente fusa con il contesto. Attraverso le digressioni, a cui il poeta assegna a suo modo la stessa funzione esornativa di proemi, chiuse, excursus in Lucrezio e in Virgilio georgico, il gusto ovidiano della varietà stilistica trova larga soddisfazione. Tuttavia, per quanto riguarda i contrasti stilistici dobbiamo notare che nella struttura di queste opere essi trovano una giustificazione nella spontaneità con cui Ovidio brillante maestro di un pubblico sensibile, può passare dall'uno all'altro tono della sua poesia, dall'insegnamento amoroso alla favola dotta; non senza ragione egli cercherà un'impostazione didascalica alle fiabesche Metamorfosi. Abbiamo parlato della forma insegnativa nell'Ars come di una conseguenza dell'ispirazione ovidiana all'esemplarita manifestatasi già negli Amores. Si è ormai definitivamente affermata la tendenza del poeta a guardare in mondo facile e psicologicamente complesso dei liberi amori con la superiorità distaccata e insieme condiscendente dell'uomo esperto che conosce finzioni, raggiri, ipocrisie, li accetta senza scrupoli moralistici, disposto a parteciparvi come a un gioco divertente con piena fiducia nell'equilibrio della sua ragione, e li insegna con un'ironia spesso leggera e quasi impercettibile ma costante, che investe tutto l'ambiente elegante ed equivoco a cui finge di rivolgersi. Leggi fondamentali di questo ambiente sono l'astuzia  e la simulazione dei sentimenti. Tutto si basa sull'inganno: fallite fallantes (ingannate chi v'inganna), dice agli uomini e qualcosa di simile ripete alle donne nel terzo libro. E' una legge della commedia, e personaggi della commedia ritornano in questo ambiente dorato: il giovane corteggiatore, l'etera interessata, la schiava compiacente, l'amante gelosa. Il faceto eroe è quindi il lenone nelle vesti più eleganti del poeta, salottiero stratega d'amore, perfido e insinuante e spietatamente sottile, che vuole e sa con questi mezzi riuscire simpatico, anche se non entusiasma come i grandi orditori d'inganni della commedia, uno Pseudopo per esempio, più ricchi di umanità anche perché più di lui bisognosi dell'aiuto della fortuna.



Manca però nella commedia un personaggio tradizionale giovinetto ingenuamente innamorato che era oggetto del bonario sorriso dell'artista comico greco e latino, perché, se Ovidio insegna veramente qualcosa insegna a bandire i sentimenti dal mondo dell'amore. L'amore o se si vuole il desiderio non corrisposto non ha senso nell'ambiente dell'Ars; esso è un incidente da cui il poeta a liberarsi nei Remedia, che suggeriscono tra l'altro di sostituire alla vecchia una nuova avventura e rimandano in un circolo giocoso all'Ars. Non si capisce come qualcuno creda che i Remedia escano in qualche modo dal quadro delle opere erotiche di Ovidio e siano stati scritti per correggere l'impressione provocata dall'Ars. Verso l'ambiente d'innamorati galanti che sottostà alle leggi dell'Ars amatoria, e che evidentemente è più largo di quel che si vorrebbe far credere, il solo atteggiamento che un poeta come Ovidio può prendere è l'ooposto di quello di Giovenale, è il sorriso. L'altro amore, l'amore-passione, l'amore-tragedia è bandito dalla sua repubblica; ma come esso fosse presente al suo interesse artistico dimostrano certi exempla mitologici che prendono motivo dalla meraviglia del saggio autore dinanzi all'assurdità della passione; una meraviglia che si compiace dei paradossi e inclina piuttosto alla caricatura dell'excursus su Pasifae e che invece si intenerisce di fronte alla più umana favola di Cefalo e Procride,il cui motivo centrale è: "che cosa volevi, Procride  quando così pazza, stavi nascosta? Che ardore era nel tuo animo esaltato?". Come nelle epistole di Ero e Leandro, con ogni probabilità più tarde, così nell'episodio di Cefalo e Procride,se anche con meno alti accenti di poesia, Ovidio si commuove dinanzi alla tragedia dell'ingenua pazzia d'amore. Vediamo preannunciarsi il mondo della maggiore narrativa ovidiana. Nei passi in cui, come accennavamo, l'autore si preoccupa di delimitare il suo uditorio e nella nota dichiarazione di ossequio alla religione tradizionale è implicita la consapevolezza della distanza dagli ideali etico-sociali e religiosi del principato augusteo,fatti propri dalla poesia di Virgilio e di Orazio. Ma certo Ovidio non prevedeva che ai moralisti invidiosi ai quali rispondeva superbamente si sarebbe unita più tardi l'autorità dell'imperatore. L'ignoto fatto di cronaca che diede occasione alla sua relegazione e al bando delle sue opere dalle biblioteche pubbliche-un fatto su cui esiste una letteratura sproporzionata alla reale importanza dell'argomento-tardò fino all'8d.Cr.:rimasero così ancora a Ovidio alcuni anni in cui potè attendere tranquillamente ai grandi poemi narrativi.









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