Lucrezio
De rerum natura. (Il Proemio)
A cura di Riccardo Rosa.
Testo in latino
Aeneadum genetrix, hominum divumque voluptas,
alma Venus, caeli subter labentia signa
quae mare navigerum, quae terras frugiferentis
concelebras, per te quoniam genus omne animantum
concipitur visitque exortum lumina solis:
te, dea, te fugiunt venti, te nubila caeli
adventumque tuum, tibi suavis daedala tellus
summittit flores, tib 545f56f i rident aequora ponti
placatumque nitet diffuso lumine caelum.
Nam simul ac species patefactas verna diei
et reserata viget genitabilis aura favoni,
aeriae primum volucres te, diva, tuumque
significant initum perculsae corda tua vi.
Inde ferae pecudes persultant pabula laeta
et rapidos tranant amnis : ita capta lepore
te sequitur cupide quo quamque inducere pergis.
Denique per maria ac montis fluviosque rapacis
frontiferasque domos avium camposque virentis
omnibus incutiens blandum per pectora amorem
efficis ut cupide generatim saecla propagent.
Quae quoniam rerum naturam sola gubernas
nec sine te quicquam dias in luminis oras
exoritur neque fit laetum neque amabile quicquam,
te sociam studeo scribendis versibus esse
quos ego de rerum natura pangere conor
Memniade nostro, quem tu, dea, tempore in omni
omnibus ornatum voluisti excellere rebus.
Quo magis aeternum da dictis, diva, leporem.
Effice ut interea fera moenera militiai
per maria ac terras omnis sopita quiescant.
Nam tu sola potes tranquilla pace iuvare
mortalis, quoniam belli fera moenera Mavors
armipotens regit, in gremium qui saepe tuum se
reicit aeterno devictus vulnere amoris,
atque ita suspiciens tereti cervice reposta
pascit amore avidos inhians in te, dea, visus,
eque tuo pendet resupini spiritus ore.
Hunc tu, diva, tuo recubantem corpore sancto
circumfusa super, suavis ex ore loquellas
funde petens placidam Romanis, incluta, pacem.
Nam neque nos agere hoc patriai tempore iniquo
possumus aequo animo nec Memmi clara propago
talibus in rebus communi desse saluti.
(v. 1 - 43)
Testo in italiano
Madre degli Eneadi, piacere degli uomini e degli dei, feconda
Venere che sotto le stelle erranti del cielo popoli il mare che porta le navi,
la terra ricca di messi. Poiché per opera tua ogni stirpe di esseri viventi
è concepita e vede appena nata la luce del sole: te, o dea, te, fuggono
i viventi, te le nubi del cielo e il tuo arrivo, te l'operosa terra fa germogliare
soavi fiori, per te sorridono le distese del mare e il cielo placato brilla
di luce diffusa. Infatti appena l'aspetto primaverile del giorno si è
liberato e libero a vigore il soffio vivificante di Favonio. Dapprima gli uccelli
nell'aria te annunciano il tuo arrivo colpiti nel cuore dalla tua potenza. Poi,
le bestie selvatiche saltano per i pascoli rigogliosi e passano a nuoto le vorticose
correnti. Così ogni animale preso dal tuo fascino ti segua cupidamente
dove tu voglia condurlo. Insomma per mari a monti, per fiumi travolgenti e per
dimore frondose degli uccelli e per campi verdeggianti, infondendo in tutti
un dolce amore nei petti fai si che tutti gli animali propaghino nel desiderio
secondo le specie e le stirpi. Dato che tu sola governi la natura e senza te
nulla sorge nelle divine regioni della luce e nulla avviene di lieto e di amabile,
io voglio che tu mi sia compagna alleata nello scrivere versi che mi accingo
a comporre sulla natura per il nostro discendente dei Memni che tu o dea in
ogni circostanza hai voluto che eccellesse adorno di ogni virtù. Tanto
pi o dea dà eterno fascino alle mie parole. Fa si che frattanto le crudeli
opere della guerra per i mari e per le terre tutte sopite si plachino. Infatti,
tu sola puoi giovare con tranquilla pace ai mortali poiché Marte signore
delle armi sovraintente alle terribili opere della guerra, il quale spesso si
abbandona nel tuo grembo vinto dalla eterna ferita d'amore. E così levando
gli occhi declinato il collo ben tornito pasce d'amore con gli avidi sguardi
aspirando a te o dea, e dalle tue labbra pende il respiro di lui supino. Tu
o dea stringendoti a lui che riposa sul tuo corpo santo, effondi dalla bocca
dolci parole chiedendo gloriosa una tranquilla pace per i Romani. Infatti, né
io posso con animo tranquillo attendere a questo lavoro in tempi tristi per
la patria né l'illustre stirpe di Memnio in tale situazione può
venire meno al (dovere) per la comune salvezza.
Appunti di spiegazione
Apre il poema con l'invocazione a Venere. Questo supera la
concezione spirituale. Venere rappresenta la natura, la continuità della
vita, l'essere. Lo studioso della natura quindi non si discosta dalla figura
che la tradizione dava a Venere che la rappresentava con il piacere.