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Dai severi a Diocleziano - Mutamenti sociali

latino



Dai severi a Diocleziano

Mutamenti sociali:

grande crisi a causa di guerre civili,  e cambiamenti interni che rimettevano in discussione i cardini dell'ordinamento statale. L'impero uscì da questa crisi modificato, ma saldo.

- con crisi nascono molte spinte separatiste, tendenze autonomiste. Contro questi i Severi promossero un programma di accentramento del potere e di democratizzazione dei territori: maggiori diritti sociali (Constitutio Antoniana di Caracalla).  

- anni di anarchia militare, potere instabile

- pressioni nemiche lungo i confini asiatici ed europei dell'impero. Numerosi sforzi militari ed economici per respingere germani e parti. Esercito diventava garante della sopravvivenza dell'impero, capi militari come imperatori. Crisi economica: ingentissimi costi militari, vie di comunicazione insicure, minore commercio. Inasprimento fiscale e aumento dei prezzi.

Affermarsi del cristianesimo:



- paura del mondo, speranza di salvezza ultraterrena. Nel giro di 2 secoli cristianesimo prevale sugli altri culti; dapprima diffusa nei ceti più bassi si diffonde 232d32c poi anche in quelli più alti. Persecuzioni.

- rapporti con potere difficili: a periodi di tolleranza seguivano periodi di persecuzioni (diversi di luogo in luogo), spesso coprirono importanti posizioni.

- rimescolamento culturale e letterario; grande successo produzione cristiana.

La scuola e la letteratura erudita:

- grande diffusione e crescita del sistema scolastico, non più solo per nobili e ricchi - maggiore diffusione cultura. Non si utilizzava più il papiro ma la pergamena (codex). Molte scuole cristiane.

- venivano studiate la grammatica, classici (cicerone e Virgilio), diritto, materie tecniche e discipline mediche.


La prima letteratura cristiana

Alle origini di una letteratura cristiana:

- tra i cristiani erano diffusi la lingua greca e gli autori. Prima produzione cristiana in greco.

- primi testi cristiani in latino sono la traduzione della Bibbia chiamate Vetus Latina, a partire dal 2 secolo.

- le persecuzioni hanno offerto lo spunto per la prima produzione letteraria cristiana, con gli "atti dei maritiri" e "le passioni". I primi contengono il resoconto dei processi contro i cristiani. Spesso erano redatti dagli stessi martiri. Emerge il contrasto tra i non violenti cristiani e i romani tutori del vecchio ordine. Le "passioni" sono opere più personali. La + famosa è la passio perpetuae et felicitatis, ossia le vicende di perpetua e della sua schiava felicita. Grande successo e diffusione nell'opera . in epoca successiva il genere delle passioni subisce un'evoluzione in romanzo; esaltazione del martire come eroe.

La letteratura apologetica

Tertulliano: uno dei difensori della fede. Sua attività, in Africa e a Roma, caratterizzata da intransigenza e durezza. Famose le sue requisitorie contro i pagani e cristiani che seguivano dottrine diverse. Tra le sue opere si ricordano "l'Ad nationes" e "l'apologeticum". Il secondo è una condanna nei confronti dei magistrati e dell'autorità. Grande figura per acume di pensiero.

Minucio Felice: più tollerante ed accomodante di Tertulliano, ha scitto "L'octavius", in cui espone le sue idee: il monoteismo, innocenza dei cristiani. È uno scrittore fine e delicato, fonda la discussione sulla logica. Molta attenzione rivolta all'aspetto formale (cicerone come modello). Il suo è cristianesimo x i ceti dirigenti.

Apologisti minori: Cipriano e Commodiano.

Testi:

Tertulliano - dall'apologeticum - la radice dell'odio è l'ignoranza: anche se "la verità è straniera sulla terra", essa richiede all'autorità giudiziaria di essere ascoltata prima di essere condannata, perché le leggi che la condanneranno, oltre ad essere ingiuste, saranno anche in malafede. Ignoranza porta a odio ingiustificato.

Tertulliano - dal de cultu feminarum - la donna: diabuli ianua: interpretazione della figura di eva, svalutazione fella figura femminile. Proibisce l'uso dell'ornamento e del trucco e impone il velo.

Minucio felice - dall'octavius - la difesa della nuova religione: l'uomo come immagine di dio, uomo unico santuario. Contro sacrifici, perché sono sufficienti animo buono e mente pura. Dio è un ente percepito attraverso la fede - dio è in ogni cosa, anche in noi.


Il trionfo del cristianesimo

La seconda apologetica:

Arnobio: africano, scrive l'"adversus nationes" nelle quali polemizza contro i pagani. Scrisse dopo le persecuzioni di Diocleziano e prima dell'editto di Costantino. Contenuto teologico scarso, ricca la forma.

Lattanzio: molto più colto di teologia, scrive "de opificio dei" e "divinae institutiones". Per lui il cristianesimo non si oppone al paganesimo; vede il cristianesimo come frutto della cultura classica.

Firmicio materno: toni accesi ed aggressivi, sarcastico.

Le eresie:

condanna delle eresie, da costantino in poi. Soprattutto contro arianesimo. Tra gli scrittori che si scagliano contro l'arianesimo si ricorda Mario Vittorino, Ilario di Poitiers. Altre eresie condannate furono manicheismo, donatismo e soprattutto pelagianesimo.

La letteratura agiografica:

vite di santi, vescovi e monaci - spunti fantastici e finalità educative. Vita di Antonio e martino.

Testi: Lattanzio - dalle divinae institutiones - i filosofi concordano nell'ammettere un unico dio:

per Talete dio come principio di tutto, x Anassagora è mente infinita che muove tutto, per Antistene governa la natura, Crisippo e Zenone lo identificano nella natura, Platone parla di un solo Dio, Cicerone lo chiama Supremo, compare anche nelle opere di Anneo Seneca. questi uomini colti sarebbero stati influenzati da un costume corrotto da false  credenze.


Il Trionfo del cristianesimo

Gli scrittori cristiani della seconda metà del IV secolo sono chiamati Padri della Chiesa (da cui il nome di patristica che si da alla loro produzione letteraria), perché è grazie alla loro mediazione tra Cristianesimo e cultura greco-latina che l'analisi dei problemi religiosi ed etici arriva a profondità mai raggiunte prima. (Ambrogio, Girolamo e Agostino).

AMBROGIO

II padre di Ambrogio era prefetto del pretorio per la Gallia. lì che nacque Ambrogio, intorno al (339-40-497) Quando nel 374 morì il vescovo di Milano, Aussenzio, che era ariano, sembrò che l'unico modo di scongiurare uno scontro tra ariani e ortodossi fosse di far vescovo proprio lui, Ambrogio, che si era fatto apprezzare per le proprie capacità di me­diazione. Risale almeno in parte ad Ambrogio quel fenomeno di secolarizzazione che portò la Chiesa ad intervenire sempre di più nelle vicende del mondo, ed a sostituirsi progressiva­mente alle decadenti istituzioni politiche.

Opera unanimemente considerata la migliore sono gli inni: sotto il suo nome ce ne sono pervenuti numerosi, ma quelli sicuramente suoi sono soltanto quat­tro: Aeterne rerum conditor, lam surgit hora tertia, Deus creator omnium, Veni redemptor gen-tium. Queste vivaci composi­zioni (in dimetri giambici acatalettici) che hanno condizionato il canto e la musica cristia­na. Assai importante è anche l'epistolario cronaca delle principali vicende del ministero di Ambrogio battaglia contro il paganesimo. DE OFFICIS MINISTRORUM definizione dei doveri ecclesiastici HEXAMERON commento a sei giorni della creazione come sono narrati nel libro biblico della Genesi.



GIROLAMO

Girolamo nacque a Stridone, in Dalmazia, intorno al 347; venne a Roma nel 354, studiò nelle migliori scuole della città, Viaggiò molto. Trascorse l'ultimo periodo di vita in Pale­stina, dove morì, in uno dei numerosi conventi da lui fondati, nel 419 o nel 420.

Famose sono divenute in particolare le lettere e in cui Girolamo affronta il problema del rapporto fra Cristianesimo e tradizione classica. L'opera principale di Girolamo è la cosiddetta Vulgata, la traduzione latina della Bibbia. Del testo biblico circolavano già varie traduzione latine, che proprio per il loro numero e le non poche differenze creavano vari problemi; di qui la necessità di una revisione che stabi­lisse un testo definitivo e canonico. utilizzando per la traduzione l'edizione della Bibbia preparata dal filosofo gnostico Origene che riportava su sei colonne il testo ebraico, la sua traslitterazione e quattro diverse tradu­zioni greche. Girolamo si convinse presto della necessità di lavorare direttamente sull'e­braico senza passare per l'intermediario di un testo greco. In quindici anni di lavoro fervi­do e costante, fra il 391 ed il 406, l'opera fu completata.

Il successo della Vulgata non fu però immediato. Ci furono in primo luogo problemi pratici, che ritardarono la diffusione del nuovo testo; ci furono le naturali resistenze dei Cristiani che erano abituati a leggere e citare i testi sacri in un'altra versione; ci furono so­prattutto alcune resistenze di carattere ecclesiale, come quella di Agostino. la Vulgata rappresentò, per l'Occidente devastato e diviso dalle invasioni germaniche, un fondamentale momento di aggregazione, e cosi fu anche per 1'Europa del Medioevo.. Girolamo ci tramanda notizie importanti

anche per la nostra conoscenza dei poeti antichi. Girolamo tradusse intatti la Cronaca di Eusebio, uno scritto di secca cronologia detta sto-

ria universale, e la integrò con notizie relative al mondo latino, in cui era particolarmente attento alle vicende della storia letteraria. Nonostante le inesattezze, dovute alla fretta con cui abitualmente lavorava Girolamo, la Cronaca (in latino Chronicon libri) resta per noi l'u­nico testimone di notizie preziose, fra l'altro attinte per gran parte al perduto De poétis di Svetonio, che Girolamo poteva ancora leggere. Girolamo scrisse anche il De Viris illistribus, che contiene una serie di biografie di scrittori cristiani.

Ambrogio: DAGLI INNI:" Deus creator omnium" Un inno della sera che rende grazie al Signore per la giornata trascorsa e invoca protezione per la notte. Agostino nelle Confessiones (9,12,32) cita le prime due strofe di questo inno che gli servirono come consolazione dopo la perdita della madre Monica. 

DALL'EPISTOLARIO:" Confutazione delle tesi di Simmaco" Questi passi de/PEpistula 18 di Ambrogio mostrano la sua opposizione a Simmaco nella questione del ripristino dell'altare della Vittoria presso il senato.

Girolamo:DALL'EPISTOLARIO"(tormentato) difensore della cultura classica"In questa lettera, di cui qui si omette una parte relativa a traduzioni latine dal greco o a scrit­tori greci, si legge un breve sommano che comprende alcuni tra quegli autori latini che ebbero, se­condo la tesi di Girolamo, un rapporto non prescindibile con la cultura pagana: il suo scopo è di­fendere il diritto dei Cristiani all'utilizzazione dei classici, anche se il suo rapporto con la cultura pagana fu sempre contraddittorio e tormentato.






AGOSTINO

Africano di Tagaste, una città della Numidia, in Africa settentrionale, Agostino era nato intorno al 134. Nel 384 venne chiamato a Roma, a svolgere la professione di insegnante. Ricevuto il battesimo (nel 387), tornò in Africa, dove nel 395_ (o 396) divenne vescovo di Ippona, fino alla morte, av­venuta nel 430 durante l'assedio che i Vàndali avevano posto alla città..

Originalità e profondità di pensiero

Le sue teorie hanno dominato gran parte del Medioevo, anzi si può dire che ne siano state all'origine; ma quando la società occidentale affrontò il nuovo cambiamento epocale, dal Medioevo all'età moderna, fu ancora in lui che la Riforma protestante trovò i fondamenti teorici delle proprie dottrine.

Agostino fu uno scrittore di larghissima vena, forse il più prolifico dell'antichità. Secon­do il calcolo del discepolo Possidio, Agostino alla sua morte aveva composto almeno 1030 scritti, la maggior parte dei quali è arrivata sino a noi. Scritte nei primi anni di vescovato, le Confessiones contengono comunque un resoconto autobiografico, almeno nei primi nove libri. Agostino vi traccia la storia del proprio itinerario spirituale,dai primi passi ostacolati dal peccato fino alla conversione e infine, poco prima di rientrare in Africa alla morte della madre. Col libro decimo la riflessione autobiografica lascia il posto a rifles­sioni filosofiche che negli ultimi tre libri sono sviluppate sotto forma di commento al testo biblico della creazione.

Protagonista è, appunto, Agostino, che non si descrive co­me un personaggio eccezionale per il ruolo che ricopre o per le sue vicende, rna_come_.un_, comune peccatore. Gli avvenimenti della sua vita non sono eccezionali o meravigliosi, ma diventano tali solo perché Agostino riconosce ad essi importanza nel suo cammino spiri­tuale. Nelle Confessiones Agostino raggiunge livelli di analisi psicologica mai raggiunti in precedenza e difficili da trovare anche in opere di epoche successive: l'angoscia per il peccato, ossessivamente presente nelle
descrizioni dell'infanzia e della fanciullezza; i drammatici travagli delle crisi spirituali; la
famosa scena della conversione, con la voce infantile che ripete come una cantilena totte lege «prendi e leggi»;



Per un lettore moderno confessiones = autobiografia

Per lettore antico non trovava molte delle informazioni d'obbligo per una biografia: notizie sui genitori, la città natale, il corso degli studi. L'opera di Agostino è la prima autobiografia nel senso moderno del termine.

Pensiero e stile

II complicato itinerario individuale di Agostino ha arricchito il suo pensiero di una quantità dì tematiche e spunti, che non hanno forse trovato una definitiva collocazione sistematica. Maestro di scuola, si è formato sui testi _della tradizione classica, manicheo, e venuto in contatto con le elaborazioni di una setta fra le più vivaci e stimolanti dell'epoca; neoplatonico, ha approfondito la lezione di quello che per lui è il più grande filosofo dell'antichità. Alla necessità dì raggiungere ogni pubblico risponde anche lo stile, presenta moltissime variazioni da un'opera all'altra. La sua scrittura si articola in frasi composte di brevi elementi, musicalmente disposti all'interno del periodo secondo precise corrispondenze di durata, rime ed assonanze; uno stile che presuppone una lettura a voce alta. Nel latino classico, confessio ha il signifi­cato di «ammissione, confessione», spesso in relazione a un delitto o a una colpa. Con l'età cristiana, il termine è oggetto di un processo di ampliamento del significato: alla confessio peccatorum si aggiungono infatti la confessio dei («professione di fede» nei processi contro i martiri i cristiani potevano rinunciare alla propria fede, ma loro non rinunciavano e questa era la loro professione di fede) e la confessio laudis. .Tut­tavia fra il significato pagano di ambito giu­diziario e quello cristiano si stabilisce una serie di collegamenti che emergono con par­ticolare chiarezza dall'analisi del titolo del­l'opera di Agostino, Confessiones. 1 due si­gnificati base, di lode di Dio e di ammissio­ne di colpa, sono ben chiari. Spiegazione del titolo di Agostino: la confessione nel senso, classico e ciceronia­no, di «testimonianza», o in quello, cristia­no, di «pentimento, costrizione», diviene solo una tappa verso il riconoscimento e la celebrazione della misericordia di Dio e più in generale della sua grandezza.

S. Agostino da appunti

Ha scritto 1030 opere di vari generi. "De civitate Dei" è l'opera teologica più importante. Le confessioni sono i libri più moderni e interessanti dal punto di vista letterario e umano. Modernità di approccio ai problemi. Il Medioevo lo prende come una meditazione religiosa, oggi viene letto come un'analisi psicologica sconvolgente per acutezza, soprattutto quando parla del bambino e dell'adolescente.

Nasce a Tagaste nel 354 in Numidia, compie degli studi di retorica. Si lega con una donna con la quale convive e da cui ha un figlio, Adeodato (Dato da Dio). Brani di letteratura lo portano a cercare nella cultura qualcosa a cui affidarsi. Aderisce al Manicheismo, continua gli studi di arte oratoria. Si reca a Roma e poi nei pressi di Milano, dove conosce S. Ambrogio, che influisce sulla sua conversione. Battezzato, viene chiamato dal popolo a fare il sacerdote. Vive 3 anni di ritiro spirituale prima di prendere l'incarico. 396:Vescovo di Ippona, figura forte e presente. Muore nel 430.

Confessioni (397) in 13 libri suddivisi in capitoli. Ultimi 3 sono un commento alla Genesi. Dal latino "confiteor": confessione dei peccati e anche da "confessio": dichiarare, dire apertamente. Da "confessio peccatorum" lui scrive una "confessio fidei" ovvero dichiara la sua fede. La professione di fede riguarda gli ultimi libri. E' un'autobiografia ma ci sono delle digressioni sui fatti della vita: autobiografia interiore-meditativa, ovvero i fatti sono visti attraverso gli occhi dell'autore. Il piano umano dei valori terreni e quello spirituale si scontrano, si avverte una tensione tra opposti, il che conferisce anche una certa drammaticità alla descrizione dei moti del suo animo.

A livello di stile Agostino non ha un modello, è originale. Scrittura vocativa: continue invocazioni a Dio, preghiere, suppliche, lodi, ringraziamenti. Scelta formale che presuppone un dialogo continuo con Dio. Ricorre a parallelismi, figure retoriche che gli vengono dalla sua preparazione retorica. Tante citazioni bibliche per sottolineare il concetto, per ribadire un'idea, per coinvolgere il lettore. Stile vivo, diseguale, drammatico, a cui corrisponde la drammaticità del contenuto.

Contenuto: Peregrinatio Animae, offre un esempio da cui ognuno può attingere. C'è un tempo reale e un tempo soggettivo con cui Agostino dà importanza o meno ai fatti.


«Che cosa è dunque il tempo? Se nessuno me ne chiede, lo so bene: ma se volessi darne spiegazione a chi me ne chiede, non lo so: così, in buona fede, posso dire di sapere che se nulla passasse, non vi sarebbe il tempo passato, e se nulla sopraggiungesse, non vi sarebbe il tempo futuro, e se nulla fosse, non vi sarebbe il tempo presente. Ma in quanto ai due tempi passato e futuro, in qual modo essi sono, quando il passato, da una parte, più non è, e il futuro, dall'altra, ancora non è? In quanto poi al presente, se sempre fosse presente, e non trascorresse nel passato, non più sarebbe tempo, ma sarebbe, anzi, eternità. Se, per conseguenza, il presente per essere tempo, in tanto vi riesce, in quanto trascorre nel passato, in qual modo possiamo dire che esso sia, se per esso la vera causa di essere è solo in quanto più non sarà, tanto che, in realtà, una sola vera ragione vi è per dire che il tempo è, se non in quanto tende a non essere?»

[da Agostino, Le confessioni, XI, 14]



CONFESSIONI LE TEMATICHE:

LIBRO TERZO: LETTURA DELL'ORTENSIO

Agostino in età immatura studiava i vani libri di eloquenza per farsi un nome. Nelle letture si imbatte in Cicerone di cui legge l'Ortensio. Il libro cambia la sua mentalità, le sue ambizioni i suoi desideri. Già cominciava a rivolgersi verso Dio e a desiderare la "sapienza imperitura". Pur continuando a studiare oratoria, non gli interessava più leggere Cicerone per come era scritto ma per cosa c'era scritto. La lettura gli infonde l'amore per la filosofia. Il libro non lo indirizza a certe sette filosofiche ma bensi lo esorta a amare, a cercare, a raggiungere, a possedere, ad abbracciare la sapienza in se stessa. Nonostante ciò non aveva ancora conosciuto Cristo.

LIBRO OTTAVO: CRISI INTERIORE

Agostino è indeciso nella conversione. (la meta si faceva sempre meno distante; già la toccavo, la tenevo in pugno: e non vi ero giunto, e non l'avevo ancora toccata e non l'avevo mai presa in pugno). Era come in bilico, nessuna forza lo sta spingendo. Ancora le vanità terrene lo assillano, ma non direttamente, ma punzecchiandolo da dietro. Agostino è già voltato verso la continenza e la castità che lo invocano. Già vede gli esempi umani di castità : gente di ogni età che ha serbato la verginità. La continenza gli parla "staccati dai pensieri della carne" ma lui non si decide, sta compiendo una guerra contro se stesso.



PRENDI E LEGGI

Quando comprende la miseria della sua situazione si mette a piangere e si allontana dall'amico Alipio. Si lascia cadere vicino ad un fico. Si mette ad urlare verso dio "Fino a quando? Perdona i miei peccati! ecc" Quando sente da una casa vicino la voce di un bimbo che ripeteva "prendi e leggi, prendi e leggi". Allora corre a leggere il vangelo e legge "lasciate i piaceri e i vizi terreni e rivestitevi della luce del Signore". Allora una grande gioia si infonde nel suo spirito e mette al corrente Alipio e la madre della sua conversione. Non penserà più alle cose terrene.

LIBRO DECIMO: QUALE FRUTTO DALLE "CONFESSIONI"?

Ma anche se non si confessasse, Dio saprebbe già tutto... Ma Agostino lo sa e infatti è una specie di cammino spirituale in modo da comprendere se stesso nel nome di Dio. In questo libro dice tutta la verità che può servire agli uomini.

RAGIONI DI CONFESSARSI AGLI UOMINI

Ma perchè mi confesso agli uomini, come se loro potessero guarirmi? Tu dici sempre quello che siamo e in te scopriamo noi stessi. Inoltre quest'opera può servire:1a coloro che stanno cadendo in disperazione impedendogli di dire "Non posso", facedogli trovare la forza per amarti e continuare ad amarti 2 ai buoni che sentendo le vecchie colpe di chi ora si è redento, potranno gioire per lui. Inoltre mi conosceranno come sono adesso, da credente.

MEMORIA DEL RICORDO

Grande importanza della memoria che riporta cose perdute.

IL RICORDO DEI SENTIMENTI

La memoria può tenere rinchiusi i sentimenti, senza però che questi vengano di nuovo alla luce col ricordo (ricordo senza tristezza un evento triste passato) anzi magari è il contrario. La mente è la memoria stessa (non l'ho tenuto a mente ecc). Ma allora come succede che il mio animo sia contento nel ricordare una cosa che nella memoria è triste, e lui (l'animo) sia contento mentre la memoria non è triste? La memoria è come il ventre della mente, non cambia se il cibo è buono o cattivo. L'animo ha preso coscienza della natura di ogni sentimento di un ricordo che poi ha affidato alla memoria che ne conserva solo la nozione.

MECCANICA DELLE RIEVOCAZIONI

Quando parlo di dolore o di piacere magari essi non si trovano in me in quel momento, come quando parlo di sole ed è notte o parlo di una pietra che non vedo davanti a me, subentra la memoria che da un significato a quello che diciamo (se non avessimo mai provato dolore e ne parlassimo, non sapremmo di cosa stiamo parlando). la memoria non rievoca l'immagine di un'immagine ma l'immagine stessa.

RICORDO DELLA DIMENTICANZA

Quando ricordo la dimenticanza, rispondono all'appello sia la memoria che la dimenticanza: la prima per farmi ricordare, la seconda è l'oggetto del ricordo. In ogni caso il ricordo della dimenticanza, il come facciamo a ricordarcela è un problema irrisolvibile: so solo che la dimenticanza distrugge ogni forma di ricordo.

MEMORIA DELLE COSE PERUTE

Se troviamo una cosa uguale a quella che abbiamo perduto, come possiamo dire che è la stessa? Se una cosa che abbiamo perso, è lontana dagli occhi ma ben impressa nella memoria, la sua immagine viene conservata al nostro interno e la cerchiamo finche non torna alla vista.

DIMENTICANZE PARZIALI

Può darsi che noi, per esempi, vedendo una persona o riportandola alla mente, ne ricordiamo la faccia ma non il nome. Lo cerchiamo allora nella memoria in cerca dello spunto per ricordare. Ma non è totalmente perduto ciò che ci ricordiamo di aver dimenticato.


LIBRO UNDICESIMO: IL TEMPO E' NELL'ORDINE DELLE COSE CREATE

Dio nella sua onnipotenza è nel passato e nel futuro, e c'era anche prima del tempo (che ha creato lui)

NATURA DEL TEMPO

Non si può così parlare di un tempo in cui Dio sia rimasto inoperoso, nè di un tempo co-eterno a Dio poichè sennò non sarebbe più "tempo". Che cos'è allora il tempo? Non so rispondere con chiarezza: se nulla passasse, non ci sarebbe un passato; se nulla sopraggiungesse non ci sarebbe un futuro; se nulla esistesse, non ci sarebbe un presente. Ma se il presente, siccome diventa continuamente passato (poichè sarebbe eternità se così non fosse), in che modo si può dire che esiste quando tende a non esistere?

MISURAZIONE DEL TEMPO

Noi ci riferiamo a tempi lunghi e bravi nel passato e nel futuro. (cento anni fa, tra cento anni, tra dieci giorni ecc). Ma come può essere breve o lungo qualcosa che non è più (passato) o che non è ancora (futuro)? Ma il passato non può essere lungo poichè quando il passato era presente non eran ancora "lungo". Bisognerebbe dire "fu lungo quel tempo presente". Il presente è solo un giorno, poichè sia gli anni sia i mesi sono in mezzo a passati e futuri e anche quando stanno passando non sono presenti. Ma analizziamo questa giornata. Anche il giorno è diviso in 24 ore alcune passate alcune future. Qundi neanche l'ora è presente. Il presente è solo il punto, l'attimo, non divisibile in particelle, e che se avesse una durata avrebbe passato e futuro anch'esso.

SI PUO' MISURARE SOLO IL PRESENTE

Come facciamo a misurare il passato che non esiste più e il futuro che no esiste ancora? Come facciamo a misurare qualcosa che non esiste? Possiamo misurare solo il tempo mentre sta passando quindi il presente.

PASSATO E FUTURO ESISTONO

Quelli che narrano avvenimenti passati o futuri non racconterebbero cose vere, se non la vedessero con la loro mente. E non potrebbero neanche essere viste se non esistessero. Quindi il passato e il futuro esistono nella nostra mente come ricordo e previsone.

QUANTI SONO I TEMPI?

E' sbagliato dire "presente, passato e futuro". E' meglio dire "presente del passato, presente del presente e presente del futuro". Ma a me non interessa, basta che si sappia quel che si dice parlando dei tempi.








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