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INDICE RAGIONATO - VITA E OPERE - Autoritratto di Orwell

inglese



INDICE RAGIONATO





1° INDICE RAGIONATO




VITA E OPERE:


- Autoritratto di Orwell

- 1903 Nascita di Eric Blair

- 1912 Ritorno in patria ( trasferimento dall'India all'Inghilterra )

- 1908 La prima poesia

- 1912 L'istituto di St.Cyprian

- 1917 Trasferimento ad Eton

- 1922-1927 L'esperienza in Birmania

- 1928 La vocazione dello scrittore

- 1930 Vita da povero

- 1936 La guerra civile in Spagna (P.O.U.M.)

- 1940-1946 LA GRANDE GUERRA

- 1946 Il viaggio per Jura

- 23 gennaio 1950 LA MORTE


-LE OPERE (TRAMA):


DOWN AND OUT IN PARIS AND LONDON

THE ROAD TO WIGAN PIER

NINETEEN-EIGHTYFOUR



TRAMA:


- Introduzione

- La riunione segreta

- I 7 principi dell'animalismo

- Palla di neve, Napoleon e la rivoluzione

- Una nuova dittatura

- L'ultimo comandamento


ANALOGIE CON LA RIVOLUZIONE RUSSA


PERSONAGGI:


JONES

IL VECCHIO MAGGIORE

GONDRANO

MOLLIE

MOSE'

CLARINETTO

PILKINGTON

FREDERICK

PALLA DI NEVE

NAPOLEON

CONFRONTO FRA NAPOLEON E PALLA DI NEVE


STILE


COMMENTO DELLA CRITICA ( GEORGE ORWELL-IL CASTO 636e47g RO)


COMMENTO PERSONALE


BIBLIOGRAFIA:


- LIBRI

- MATERIALE MULTIMEDIALE

- SAGGI

- ARTICOLI GIORNALISTICI


NEWS:


- La vera fattoria degli animali

- La vita dal 1936

- Il cottage di Orwell

- Il bottegaio del villaggio

- La Bury Farm

- La prima idea della Fattoria degli animali

- La fattoria degli animali al giorno d'oggi


FOTOGRAFIE TRATTE DA "DIARIO"

VITA E OPERE


AUTORITRATTO DI GEORGE ORWELL


"Ho combattuto per quattro anni sul fronte aragonese e sono stato ferito piuttosto gravemente, ma per fortuna senza conseguenze [...] a quanto ho visto in Spagna e da quanto ho visto da allora del funzionamento interno dei partiti politici di sinistra, mi hanno ispirato un orrore per la politica [...] Per sentimento sono definitivamente di "sinistra", ma sono convinto che un autore può rimanere onesto solo se resta libero da etichette di partito.


Gli autori che amo di più e di cui non mi stanco mai sono SHAKESPEARE, SWIFT, FIELDING, DICKENS, CHARLES READE, SAMUEL BUTLER, ZOLA, FLAUBERT e fra i moderni JAMES JOYCE, T.S.ELIOT e D.H.LAWRENCE.


Ma penso che lo scrittore moderno che mi ha maggiormente influenzato sia SOMERSET MAUGHAM, che ammiro immensamente per la sua capacità di raccontare una storia in modo diretto e senza fronzoli.


Al di fuori del mio lavoro la cosa che amo di più è il giardinaggio, in particolare l'orticoltura.

Mi piacciono la cucina e le birre inglesi, i vini rossi francesi e bianchi spagnoli, il tè indiano, il tabacco forte, i fuochi di carbone, la luce di candela e le sedie comode.

Non mi piacciono le grandi città, il rumore, le macchine, la radio, il cibo in scatola, il riscaldamento centralizzato e i mobili moderni.


I gusti di mia moglie coincidono quasi perfettamente con i miei.

La mia salute è malferma, ma non mi ha mai impedito di fare qualcosa che ho voluto fare, tranne, finora, combattere nella guerra attuale ( II guerra mondiale ).

Dovrei ricordare che, anche se questa descrizione che ho dato di me è abbastanza fedele, George Orwell non è il mio vero nome..."


Questo è un autoritratto che Orwell ha scritto nel 1940, o meglio, che Eric Blair ha scritto firmandolo poi George Orwell ( Arthur Eric Blair difatti è il suo vero nome ).


LA NASCITA DI ERIC BLAIR


Eric Blair è nato a Motihari, nel Bengala, il 25 giugno del 1903; i suoi genitori, Richard Blair e Mabel Libouzin, appartenevano a quella che lo stesso autore definì la "piccola borghesia medio-alta".

Di origine scozzese si trovavano in India a causa del loro lavoro; erano difatti membri dell'amministrazione coloniale inglese.

In quel periodo l'India era una colonia inglese e loro vi abitavano, costretti a vivere distanti dalla loro terra d'origine, pervasi da un senso di alienazione tipico di chi si trova in situazioni simili.


IL RITORNO IN PATRIA


Quattro anni dopo la nascita del piccolo Eric la famiglia ritornò in patria e si stabilì nell'Oxfordshire.

Il padre di Eric Arthur Blair é però costretto a ripartire immediatamente per il Bengala e solo nel 1912 ritornò dalla sua famiglia. George Orwell rimase quindi lontano dalla figura paterna fino all'età di otto anni ed è probabile che questo abbia influito sulla sua formazione spirituale e mentale.


LA PRIMA POESIA


Fin da piccolo si è avvicinato al mondo della scrittura anche se nel saggio WHY I WRITE non si ritiene esplicitamente soddisfatto delle sue composizioni, almeno fino a quando diventa uno "scrittore professionale".


" Scrissi la mia prima poesia all'età di quattro o cinque anni, messa giù da mia madre sotto dettatura. Di essa non ricordo niente se non che parlava di una tigre e la tigre aveva "zanne simili a sedie", una locuzione piuttosto efficace, ma ho l'impressione fosse un plagio di "Tigre! Tigre!" di Blake[...] ...quando divenni un po' più grande, scrivevo delle brutte e incompiute "poesie naturali" in stile georgiano".

Tentai anche un paio di volte un breve racconto che si rivelò un fallimento spaventoso, e questo fu il risultato del sedicente lavoro serio messo su carta in tutti quegli anni."


In questo stralcio di un suo saggio del 1946 emerge il pessimismo di Orwell, la visione negativa del suo ego e di tutto il suo operato, atteggiamento tipico di George che afferma in altro scritto, un saggio su Salvator Dalì:


"Un' autobiografia è attendibile soltanto quando ci rivela qualcosa di disonorevole.

Lo scrittore che ci dà un quadro favorevole di se stesso è probabilmente in mala fede, perché qualsiasi vita dall'interno è solamente una serie di sconfitte"


Quest'affermazione indica la sua posizione rispetto alle autobiografie, ma denota anche la insoddisfazione nei confronti della sua vita, che probabilmente vede in modo pessimistico.

Un senso di sfiducia in se stesso e una scarsa considerazione, unite ad un marcato pessimismo, che lo portano a vedere un futuro precario e pieno di insuccessi, formano una parte del carattere fra le più caratterizzanti e permanenti di Orwell.


E' possibile che sia stato questo senso di personale insicurezza a determinare in lui la decisione di costruirsi un'identità diversa e di crearsi una nuova dimensione.


E così nasce, nel 1933, George Orwell. Prima di ciò la vita di Eric Blair è costellata di altri avvenimenti di non minore importanza.

L'ISTITUTO DI ST.CYPRYAN


I suoi genitori decidono che è un bene fargli impartire una buona istruzione, così lo mandano nella scuola di St.Cyprian, a Eastborne, nel Sussex.


Sebbene la sua famiglia non fosse in grado di pagare la retta intera, fu accolto a retta ridotta per le sue grandi capacità. Questo fatto, unito all'eccessiva disciplina e severità della scuola, ha lasciato in lui l'idea di un'esperienza molto traumatica, anche se ottenne notevoli successi scolastici.


I suoi ricordi sono riferiti soprattutto alle punizioni corporali che erano all'ordine del giorno, ai soprusi che subiva a causa della sua salute ( insufficienza polmonare ) e al continuo ricatto morale che i rettori del collegio applicavano su di lui perché era stato accolto con delle facilitazioni.


In questa situazione è comprensibile come il giovane Eric si sia creato un complesso di colpa, riscontrabile nel suo testo "Such, such were the joys":


"... provavo un senso di desolata solitudine e impotenza, mi sentivo circondato non soltanto da un mondo ostile, ma anche da un mondo di bene e di male dove le regole erano tali che non era effettivamente per me possibile osservarle"


"Secondo quella legge io ero dannato[...].La convinzione che "non era possibile" per me avere successo nella vita era tanto profonda che condizionò molte mie azioni anche dopo che divenni adulto"


TRASFERIMENTO AD ETON


Al di là di questa frustrazione, i suoi successi scolastici furono tali che gli permisero di vincere due borse di studio: una per Eton e l'altra per il Wellington College. Nel secondo si fermò per un solo trimestre nel 1917.Subito si trasferì ad Eton dove rimase fino al Natale del 1921.

Nel 1936 così si descrisse durante quel periodo:


"Ero nello stesso tempo snob e rivoluzionario"

"Se mi volgo a ricordare quel periodo, mi sembra che consumassi la metà del tempo a denunciare il sistema capitalistico e l'altra metà a infierire sull'insolenza dei bigliettai d'autobus"


E' in questo periodo che comincia ad interessarsi seriamente del Comunismo, riscontrando in questa corrente politica i suoi desideri di uguaglianza e di annullamento delle differenze sociali.

Questo problema gli era stato creato dai genitori che lo avevano sempre tenuto lontano dai ragazzini dei ceti più bassi, facendogli troncare più di un'amicizia.


Così fin dall'infanzia si creò degli ideali di uguaglianza fra le persone e l'annullamento delle divisioni sociali, principi che poi riscontrò nella linea politica di "SINISTRA".

Dopo aver abbandonato nel 1921 la "public school " di ETON, decise di non frequentare l'università, ma di ricalcare le orme di suo nonno e di suo padre che avevano entrambi militato nell'esercito.


L'ESPERIENZA IN BIRMANIA


E così si arruolò e rimase in Birmania dal 1922 al 1927; questa fu una delle esperienze fondamentali della sua esistenza.


Egli giudicherà molto negativamente, sia l'amministrazione britannica in Oriente, sia il rapporto fra i coloni e gli indigeni.

Nel 1927 quella che avrebbe dovuto essere soltanto la sua prima licenza diventò l'addio all'arma.


Decise che non sarebbe rientrato a far parte di quello che lui definì un "IGNOBILE DESPOTISMO"

Si accorse che gli unici ad essere dalla parte del giusto erano gli oppressi e lui non voleva essere un oppressore.


LA VOCAZIONE DI SCRITTORE


In questo periodo rafforzò ulteriormente il suo credo socialista e fu spinto a dimettersi non solo per questa sua riflessione, ma anche per il desiderio impellente di diventare uno scrittore.


Nei cinque anni successivi, a parte il periodo 1928-29 in cui soggiornò a Parigi, condusse un'interrotta serie di sortite nei bassifondi di Londra fra i vagabondi dei campi di luppolo del Kent in mezzo a quello che lui definiva il "SOTTOPROLETARIATO".


L'esperimento aveva dei limiti ben chiari e quindi destinato a fallire; lui voleva far parte di un mondo diverso dal suo, ma senza essere un elemento attivo, ma semplicemente un osservatore distaccato: Se si osserva qualcosa non si può dire di esserne parte integrante e fu questo il problema di Orwell.


Uno degli episodi importanti di quegli anni fu il soggiorno a Parigi, meta obbligata per tutti gli aspiranti scrittori degli anni '20.


George Orwell esordì il 6 ottobre 1928 come scrittore professionista pubblicando il suo primo (scritto a Parigi) articolo su "LE MONDE".


In un anno e mezzo a Parigi riuscì a completare due romanzi, un numero imprecisato di racconti e vari articoli per giornali inglesi e francesi.

Il suo primo scritto in lingua inglese fu pubblicato il 29 dicembre 1928 su "G. K'S WEEKLY"

Nel febbraio dell'anno seguente fu colpito da una polmonite e fu ricoverato all'Hôspital Cochin.

Qui fu curato come non pagante; gli orrori e la trascuratezza che vide lo ispirarono per il saggio "COME MUOIONO I POVERI".

VITA DA POVERO


Nell'autunno seguente dovette guadagnarsi da vivere come sguattero, uomo di fatica e incarichi simili e da qui venne l'idea centrale per il suo libro "SENZA UN SOLDO A PARIGI E LONDRA".


Questo libro fu pubblicato da Gollancz nel 1933, quattro anni dopo che Blair ritornò in Inghilterra. Questo fu il primo lavoro in cui decise di scegliersi uno pseudonimo. Propose all'editore tre nomi: Kenneth Miles, George Orwell e H: Lewis Allways .indicando la sua preferenza per il secondo che fu scelto da Victor Gollancz.


Da quel momento fino al 1936 Orwell insegnò in varie scuole private e lavorò come commesso in una libreria. Questi lavori non interruppero la sua attività di scrittore e fino al 1939 produsse un testo all'anno, fra i quali "LA FIGLIA DEL REVERENDO", "FIORIRA' L'ASPIDISTRA" e "LA STRADA DI WIGAN PIER". Quest'ultimo fu la riapparizione di Orwell come scrittore- personaggio e fu il risultato di un'indagine nelle zone più colpite da depressione economica per conto del Loft Book (una specie di Club del libro).


LA GUERRA CIVILE IN SPAGNA


Nel 1936 la Guerra Civile in Spagna offre ad Orwell di vivere realmente per il socialismo e così di chiarire se realmente valesse la pena lottare per questo ideale.


Il 30 dicembre 1936 Orwell si arruolò come volontario a Barcellona nel P.O.U.M (Partido Obrero de Unificacion Marxista). Lottò strenuamente al fronte per quattro mesi, finché il 20 maggio 1937 fu costretto ad abbandonare la lotta a causa di una pallottola che lo ferì seriamente alla gola. A parte questo incidente, questa per lui fu un'esperienza gratificante, come dice lui stesso in una lettera a Cyril Connolly.


"Ho visto cose meravigliose ed ora finalmente credo veramente nel socialismo, cosa che non avevo mai fatto prima"


Nel periodo successivo fu costretto alla fuga dalla Spagna, dopo che il P.O.U.M. fu dichiarato illegale.

In ricordo e in onore di quest'ultima esperienza scrisse "OMAGGIO ALLA CATALOGNA", che viene definito da ZANMARCHI, il più Orwelliano dei suoi libri.


In questo periodo prende una definitiva posizione politica documentata da un suo scritto, redatto verso la fine della sua carriera:


"Alla fine del 1935 non avevo ancora raggiunto una ferma decisione. La Guerra di Spagna e altri avvenimenti del 1936-37 fecero pendere la bilancia e da allora in poi fui sicuro della mia posizione.

Ogni riga di lavoro serio che ho scritto dopo il 1936 è stata scritta, direttamente o indirettamente, contro il totalitarismo e a favore del socialismo democratico quale io l'intendo"


Qui c'è la svolta della sua carriera, come anche lui stesso in "WHY I WRITE" da ora fino alla sua morte vengono al mondo due racconti come "1984" e "LA FATTORIA DEGLI ANIMALI".


Prima dello scoppio della Grande Guerra scrive il saggio "NEL VENTRE DELLA BALENA" e il racconto narrativo "UNA BOCCATA D'ARIA"


LA GRANDE GUERRA


Orwell trascorse questo periodo di guerra nella capitale inglese e dopo un primo periodo di crisi personale riprese la sua attività con grande fervore.


Dal gennaio 1941 fino alla primavera del 1946 fu corrispondente del "PARTISAN REVIEW", una rivista americana e inoltre dal '41 al '43 lavorò per la BBC.

Per quest'ultima avviò una serie di trasmissioni per l'India e benché fosse un lavoro molto impegnativo, che lo occupava per la maggior parte della sua giornata, riuscì a scrivere vari "saggi" e "recensioni" per riviste quali "NATION", "HORIZON" e "NEW ROAD".


In questo periodo, non potendo prendere parte alla guerra in corso, si assoldò nelle file della "Home Guard", una sorta di esercito territoriale, volto solo alla difesa in caso di eventuali attacchi, e riuscì a partecipare a tutti gli addestramenti e alle esercitazioni fino al '43, quando abbandonò per motivi di salute.


Contemporaneamente rassegnò le dimissioni dalla BBC per avere più tempo per la stesura del suo nuovo libro, "ANIMAL FARM".


Sebbene avesse abbandonato questi due impegni, divenne redattore letterario del periodico "TRIBUNE", di puro stampo comunista.

Qui diede vita alla sua famosa rubrica "As I please" (Come mi pare).

Mentre trovava piena soddisfazione in questa sua rubrica, aveva grosse difficoltà per quanto riguarda la pubblicazione del suo ultimo libro che aveva appena terminato (1944 - Animal farm).


Difatti venne rifiutato da quattro editori a causa dell'argomento trattato; nessuno avrebbe voluto pubblicare un libro che criticava, anche se non apertamente, il regime sovietico, quando la Russia era una preziosa alleata nella guerra in corso.


Un editore respinse il libro per motivi ideologici, due non avevano nessun particolare problema e l'ultimo, che in un primo tempo aveva accettato la pubblicazione, si rifiutò per i motivi che scrisse ad Orwell in una lunga lettera:


"Capisco ora che la pubblicazione di un libro simile in un momento come questo potrebbe essere considerata altamente inopportuna"


"La favola sarebbe meno offensiva se la casta protagonista non fosse quella dei maiali"

Alla fine, nell'agosto del 1945 fu Warburg che decise di rischiare mettendo il libro sul mercato. Frattanto, nel marzo '45 la morte della moglie fu per Orwell un grosso contraccolpo psicologico.


IL VIAGGIO PER JURA


Nel maggio 1946 decise di partire per Jura con il figlio adottivo di due anni,: cercando un clima di maggiore concentrazione per portare a termine il suo ultimo libro, "1984".

Jura era una piccola isoletta scozzese; qui terminò la prima stesura del suo libro nell'ottobre 1947.


Poco tempo dopo fu colpito da un attacco di tubercolosi e da allora fino alla sua morte, visse andando da un ospedale all'altro.


Nel frattempo riuscì personalmente a terminare a macchina l'ultima stesura di "1984" e si sposò nel 1949 con Sara Brownell .


Nel giugno di quell'anno venne pubblicato il suo libro e sei mesi dopo, il 23 gennaio 1950, morì a Londra: la sua morte fece il giro del mondo e i giornali lo compiansero a lungo.


Le opere: APPROFONDIMENTO



Molti studiosi o critici asseriscono che l'opera di Orwell sia essenzialmente autobiografica, mentre Bruno Tasso ci propone la suddivisione dei suoi libri in tre sezioni ben distinte.

Il primo gruppo racchiude i libri più apertamente autobiografici: "Down and out in Paris and London, Burmese Days and Homage to Catalonia" .


Il secondo comprende i veri e propri romanzi: "A Clergyman's Daughter, Keep the Aspidistra Flying, The road to Wigan Pier e Coming up for air".


Infine gli ultimi due libri della sua carriera i più apertamente politici: "1984" e "Animal Farm".


In questa sezione del lavoro approfondirò un libro di ogni gruppo, scegliendo il più rappresentativo.


Per il primo gruppo approfondiamo "Down and out in Paris and London", nel secondo "The road to Wigan Pier" e infine "1984".


I.      I testi autobiografici "DOWN AND OUT IN PARIS AND LONDON"


Questo romanzo di Orwell esce nel 1933, quando l'autore aveva 30 anni; è il resoconto di una sua esperienza da poco passata ('31-'32), quando si ritrovò per le strade prima di Parigi e poi di Londra, senza avere una lira.


Egli, infatti, viene derubato di tutti i suoi averi in un alloggio di pessima fama e viene costretto ad impegnare i vestiti e a svolgere una molteplicità di lavori per procurarsi da vivere. In questa orribile situazione è costretto perfino ad affrontare un digiuno di tre giorni e quando tutto sembrava finito riuscì a trovare un impiego come sguattero in un certo Hotel X, dove il lavoro si prolungava fino a 72 ore settimanali.


Decise allora di dimettersi e di andare a lavorare in un altro Hotel (L'Auberge de Jehan Cottard). Qui la situazione era ulteriormente peggiorata e così, grazie a misteriosi aiuti economici di un altrettanto celato nell'ombra, signor B., riesce a trasferirsi a Londra.


Nella capitale della sua patria vive girovagando per sobborghi e ricorrendo agli aiuti di B. ogni qualvolta ne avesse bisogno.


Nella sua vita di strada conosce molte persone interessanti come Bozo, uno specialista nei disegni di marciapiede e un irlandese, un certo Puddy, che faceva il vagabondo di professione. Con loro trascorre un lungo periodo .

Non potendo giudicare il libro, non avendolo letto, riporto qui il giudizio di Giovanni Zammarchi:


"Senza un soldo a Parigi e Londra" è un'opera piuttosto singolare. Non è facile stabilire che cosa essa voglia veramente essere e dove esattamente finiscano i suoi pregi e comincino invece i suoi difetti: tra i primi il più cospicuo è il senso di straordinaria freschezza e vivacità che emana dalle sue pagine, specialmente quelle (1/3 del totale) che si riferiscono alle esperienze parigine.

[.]Molto di quanto viene descritto o narrato è di carattere decisamente sordido, ma lo spirito e l'umorismo con cui vengono presentate le singole situazioni, il ritmo della prosa [.] e il tono, decisamente colloquiale dell'insieme, riescono a creare un effetto tutt'altro che deprimente"



II.       I romanzi:  "THE ROAD TO WIGAN PIER"


Questo volume, costituito da due parti ben distinte, appare nel 1937; in un primo tempo parla delle condizioni dei minatori dello Yorkshire e del Lancashire, in seguito è una discussione "autobiografica" del socialismo e della divisione in classi sociali.


La prima parte, che dovrebbe essere un puro documentario, presenta alcuni difetti per quanto riguarda il genere testuale. Un documentario dovrebbe essere obiettivo, con statistiche certe e senza reinterpretazioni troppo personali.


Orwell, invece, si sente coinvolto e documenta i fatti con statistiche non sempre ufficiali, con giudizi, critiche e commenti del tutto soggettivi.


Inoltre espone con notevole frammentarietà l'accaduto.


Nella seconda sezione Eric Blair muove delle critiche al socialismo, ma che sono chiaramente di sinistra, scritte con spirito antifascista e rivoluzionario.

Inoltre è chiaro che in questo libro c'è un "attacco" all'acritico consenso del mito sovietico e che Orwell muove il primo passo verso quello che sarà il suo "1984"


III.   I libri politici:  "1984"


1984. Il mondo è in mano a tre superstati: Oceania, Eurasia ed Estasia, che sono perennemente in guerra fra loro.

Uno stereotipo dell'uomo comune, Winston Smith, che vive a Londra (unica provincia europea dell'Oceania, sotto il potere del GRANDE FRATELLO), diventa il protagonista del romanzo.


Smith sentendosi in colpa per avere maltrattato sua sorella e sua madre, che nel frattempo erano state "eliminate", cerca di rivangare nel suo passato.

Rivangare nel passato, come anche l'amore, erano pratiche illecite secondo il Socing[1], che era la corrente politica del GRANDE FRATELLO.


Questo infrangere le leggi lo porta non solo a riscoprire il suo passato e a liberarsi definitivamente del senso di colpa che lo opprimeva, ma anche a sviluppare delle idee eretiche e rivoluzionarie.


Nel frattempo lui si innamora di Julia, con la quale ha frequenti incontri segreti, e si interessa di una misteriosa corrente rivoluzionaria, di cui crede farne parte un certo O'Brian.


In realtà era un membro della Psicopolizia, che una volta scoperti i suoi ideali "antisovietici" lo fa torturare fino a fargli perdere l'amore per Julia e sostituirlo con il fanatismo per il Socing.


Questa in breve è la trama; il commento della critica?

Basti dire che Silvio Perrella lo paragona a Kafka e scrive:


""1984" è il capolavoro di Orwell e il libro più terribile e sconvolgente del nostro tempo. Non avesse scritto altro il suo autore avrebbe ugualmente diritto a un posto di rilievo nella letteratura contemporanea, assai vicino a quello di Kafka"




















TRAMA


INTRODUZIONE


"Animal Farm" é il titolo originale dell'italiano "La Fattoria degli Animali", scritta fra il 1943 e il 1944 dall'inglese Sir Arthur Blair, meglio conosciuto come George Orwell, nome con il quale firmava tutte le sue opere. Il libro preso in esame é una satira politica dello Stalinismo e del Socialismo Russo, che Orwell ha "camuffato" in una favoletta per bambini. E' palese che il suo intento fosse di far trasparire facilmente tutte le analogie con la rivoluzione russa.


Jones, il proprietario della "Fattoria Padronale", mantiene l'ordine e la disciplina fra gli animali di sua proprietà creando un clima di paura e inflessibilità. Un tempo, la fattoria era prospera, ed in grado di fornire una discreta vita ai suoi abitanti; in seguito il padrone aveva perso un'importante causa legale, dilapidando in tal maniera un patrimonio.


Dopo questo duro contraccolpo psicologico, Jones si era dato all'alcool e ora erano tempi davvero bui per tutti, specialmente per gli animali.


LA RIUNIONE SEGRETA


I campi, un tempo sempre generosi, ora erano brulli e incolti e non producevano abbastanza da permettere agli animali lauti pranzi. Una notte, a causa del continuo peggiorare della situazione e del sogno premonitore di un vecchio e saggio verro chiamato da tutti il "Vecchio Maggiore", questi ultimi si radunarono per prendere urgenti decisioni.


La riunione era iniziata e il Maggiore annunciò un'imminente rivoluzione che sarebbe stata condotta dagli animali, grazie alla quale avrebbero scacciato gli uomini dalla fattoria in modo definitivo e instaurato un regime d'uguaglianza in quella che sarebbe stata chiamata la "Repubblica degli animali".


Lì sarebbero vissuti nel rispetto reciproco e soprattutto in quello dei sette principi dell'animalismo.

Questi "comandamenti" erano apparsi in sogno all'anziano maiale:


TUTTO CIO' CHE CAMMINA SU DUE GAMBE E' NEMICO

TUTTO CIO' CHE VA SU quattro GAMBE O HA ALI E' AMICO

NESSUN ANIMALE VESTIRA' ABITI

NESSUN ANIMALE DORMIRA' IN UN LETTO

NESSUN ANIMALE BERRA' ALCOLICI

NESSUN ANIMALE UCCIDERA' UN ALTRO ANIMALE

TUTTI GLI ANIMALI SONO UGUALI


Dopo pochi giorni l'anziano maiale morì, ma nella fattoria risuonava l'aria di "Animali d'Inghilterra", (canto rivoluzionario insegnato a tutti dal Maggiore) e ogni animale viveva in attesa della GRANDE RIVOLUZIONE.

In realtà la sommossa non venne in alcun modo pianificata, ma scoppiò casualmente. Ad un tratto gli animali si ritrovarono completamente liberi e padroni di una stupenda tenuta. Ora toccava a loro svolgere tutti quei compiti che un tempo erano di competenza dell'uomo, ma erano disposti a tutto perché sapevano che l'intero il prodotto sarebbe andato agli animali.


PALLA DI NEVE, NAPOLEON E LA RIVOLUZIONE


La situazione venne presa in mano da due dei maiali più intraprendenti (i maiali erano stimati per la loro grande intelligenza, superiore a quella di tutti gli altri animali della fattoria) che cominciarono a dirigere le operazioni. Questi si chiamavano "Napoleon" e "Palla di Neve".


Per prima cosa avvenne la raccolta del fieno, che fu svolta in maniera impeccabile, molto meglio di come avrebbero fatto Jones e i suoi aiutanti.


Ogni animale diede il suo contributo a seconda delle sue possibilità: i cavalli svolsero la parte più faticosa, aiutati da pecore e maiali, le galline raccolsero le pagliuzze rimaste sul terreno e così via...


Vennero organizzati dei raduni domenicali, durante i quali si faceva il punto della situazione e Palla di Neve e Napoleon davano istruzioni per il lavoro settimanale.


In seguito esplorarono la casa e bruciarono tutto quello che ricordava l'oppressione umana; la casa però venne lasciata intatta come museo.


Il tempo passava, il lavoro era aumentato e le cose sembravano andare sempre meglio. La "Fattoria degli Animali", così era stata da loro ribattezzata la Fattoria Padronale nel più puro spirito democratico, cominciava ad acquistare popolarità e ad essere sulla bocca di tutti.


Molti agricoltori, temendo che altri animali potessero ripetere la loro imprese, organizzarono insieme a Jones una spedizione punitiva.


Gli animali si difesero con onore e nella battaglia del "Chiuso delle Vacche" respinsero il nemico grazie alle strategie del loro comandante Palla di Neve, ma subirono alcune perdite. Sebbene la libertà fosse stata riguadagnata e gli animali potessero ricominciare la loro tranquilla esistenza, la ruggine fra i due coordinatori cominciò ad intensificarsi; erano in disaccordo su ogni piccola decisione.


UNA NUOVA DITTATURA


La situazione degenerò, finchè Napoleon, aiutato da nove cani da lui allevati, eliminò Palla di Neve.


Subito vennero aboliti vari privilegi, ma non di certo quelli riguardanti i maiali che invece furono avvantaggiati dalla situazione. Poco dopo Napoleon ordinò di costruire quel mulino che aveva precedentemente ideato Palla di Neve, dicendo però che era una sua ideazione; per tutto l'anno successivo gli animali, oberati dal lavoro, tirarono avanti grazie alla forza di Gondrano e al grido delle sue due massime: "LAVORERO' DI PIU'" e "NAPOLEON HA SEMPRE RAGIONE".

I maiali iniziarono perfino a trasgredire alcuni principi dell'animalismo: andarono ad abitare nella casa colonica, a bere alcolici e per nascondere le loro trasgressioni cancellarono dal muro del granaio i comandamenti interessati.


Frattanto la costruzione del mulino era terminata, ma la loro opera si distrusse poiché era stata ideata troppo fragile.


La situazione aveva continuato a peggiorare , ma gli animali non sembravano accorgersene, confortati da Clarinetto, un simpatico maiale che con abili parole li convinceva che la loro condizione era in costante miglioramento.

La ricostruzione del mulino iniziò e gli sforzi furono disumani. Il lavoro era di più rispetto alla prima edificazione, poiché l'edificio doveva essere più resistente, ma il cibo, a dispetto delle promesse di Napoleon, continuava a scarseggiare (c'era anche chi asseriva fosse diminuito rispetto a quando c'era il padrone Jones). Malgrado le difficoltà il mulino venne nuovamente terminato, ma invano.


Questa volta fu Frederick, un loro vicino che fece saltare in aria l'edificio con dell'esplosivo ad alto potenziale durante un'incursione alla fattoria. Gli animali, irati, fecero letteralmente a pezzi l'invasore, ma il morale era calato drasticamente.


Per la terza volta si dovette iniziare la costruzione di quello che era ormai diventato il loro sogno; gli anni passarono, Gondrano morì, ma grazie a tre nuovi cavalli finalmente quell'immensa macchina fu messa in funzione. Il mulino non venne però usato per produrre l'energia elettrica, per far funzionare l'acqua calda e per tutte le funzioni che aveva preventivato Palla di Neve; fu sfruttato per macinare il grano, e questo comportò una diminuzione del cibo a disposizione per il sostentamento degli animali.


La situazione era diventata a dir poco tragica e gli animali ormai abituati a soprusi di ogni genere non si stupirono nemmeno quando i maiali iniziarono a camminare in piedi e a vestirsi con gli abiti di Jones.


Guardavano con indifferenza anche le casse di Whisky, un tempo considerato veleno mortale, che venivano portate alla fattoria.


L'ULTIMO COMANDAMENTO


In quel luogo che era stato a lungo il sogno di un'intera generazione e che era considerato un'utopia per tutti gli animali aleggiava un'aria triste e lugubre; sul muro del granaio era rimasto un solo comandamento che molti erano sicuri fosse diverso da prima:


TUTTI GLI ANIMALI SONO UGUALI MA

ALCUNI SONO PIU' EGUALI DI ALTRI



Il racconto si conclude sull'immagine di questa frase assurda, con un'orgia che vede protagonisti i maiali e alcuni umani che si ritrovano per alcuni patti commerciali, ma finiscono irrimediabilmente per litigare a causa di una mano di Poker truccata.

A questo punto gli animali non riescono più a distinguere gli uomini dai maiali e si accorgono bruscamente dove li ha portati la Rivoluzione.


ANALOGIE CON LA RIVOLUZIONE RUSSA


Da questo racconto traspare molto chiaramente la storia dell'U.R.S.S. a partire dal 1917 fino alla conferenza di Teheran.

Sono troppo chiare le analogie che intercorrono fra il testo di Orwell e la storia della rivoluzione Russa. Come disse un importante editore a cui lo scrittore inglese chiese di pubblicare il libro, esse possono essere solo attribuite a quella dittatura e non ad altre dittature della storia.


Jones rappresenta lo Zar ed è inserito nella storia in quello che sarebbe il 1917 russo. In quel periodo Nicola II (lo Zar) aveva un governo totalmente inefficiente che, come dimostra l'insurrezione di febbraio, non produceva neanche lo stretto necessario per la sopravvivenza della popolazione.


Orwell utilizza come pretesto per lo scoppio della rivolta un'invasione da parte degli animali nel granaio, che in seguito reagiscono violentemente alle percosse degli uomini che tentano di scacciarli.


Gli uomini sono talmente terrorizzati dagli animali che fuggono dalla fattoria. Questo evento può essere paragonato alla dimostrazione per il pane del 1917, che, in modo "casuale", si è tramutata in rivolta contro il governo, costringendo lo Zar ad abdicare.


Al posto di Nicola II subentra Lenin che prende il potere seguendo la linea politica comunista.


Per quanto riguarda questa figura alcuni la incarnano nel Maggiore, mentre altri sostengono che non sia presente nel racconto e dicono che l'anziano verro impersoni Marx. Penso che la seconda ipotesi sia quella più attinente al vero, difatti Marx è morto dopo la rivoluzione, proprio come l'Orgoglio di Willingdon. Inoltre è Marx che ha posto le basi del Comunismo (come l'animalismo Orwelliano) e non Lenin.


Vi sono altre piccole analogie fra la trama di Orwell e la storia che stiamo prendendo in considerazione: gli animali si riunivano di notte e i sudditi del regime zarista "tramavano nel buio", la bandiera, il ritualismo tipico del socialismo...


Dopo l'uscita di scena dello Zar e di Lenin, entrano in scena Stalin e Trotkij, impersonati da Napoleon e Palla di Neve.


La vicenda fra i due è fedelmente ricostruita: durante i primi tempi è Trotkij quello più attivo, il preferito di Lenin e il più amato dal popolo... Inoltre Trotkij credeva fermamente nei principi del Comunismo e li rispettava in modo categorico. E' lui che si incarica di tenere a bada i proseliti dello Zar, che tentano di farlo tornare al potere (la battaglia del Chiuso delle Vacche).


Palla di Neve, proprio come il suo alter ego, è il vero ideatore del mulino che rappresenta il primo piano quinquennale, ma sebbene fosse il "migliore", viene eliminato da Napoleon grazie all'aiuto dei suoi cani (G.P.U.).

E così è Napoleon che riesce a spuntarla fra i due ed è lui che instaura la dittatura nella fattoria degli animali: questo verro accentra nelle sue mani tutto il potere e si accolla tutti i meriti di quello che accade di positivo nella fattoria.


Dà ordine di costruire il mulino, che fa ovviamente chiamare "Mulino Napoleon", si fa dipingere una sua effigie su un muro del granaio e diventa per tutti come un semi-dio.

Anche nella Russia dell'uomo di ferro avviene un fenomeno analogo che gli storici chiamano Stalinismo; la figura di Stalin è ovunque, ed il suo nome diventa sinonimo di perfezione.


Altra analogia intercorre fra il mulino e il piano quinquennale; il mulino per essere completato deve venire ricostruito molteplici volte.


Gli obiettivi prefissati da Stalin che dovevano essere raggiunti entro cinque anni, slittarono di altrettanto tempo, come l'edificazione del Mulino Napoleon...


Nelle pagine 63-64-65 è narrato un episodio che è una pietra miliare della storia dell'Unione Sovietica: le famose epurazioni.


Orwell preferisce chiamarle autoconfessioni, ma in realtà coloro che ammettevano di aver commesso crimini di ogni tipo venivano largamente "aiutati dalle forze della G.P.U.; storicamente questo avvenimento può essere collocato nel periodo compreso fra 1936 e il 1938 e fu il primo atto di violenza materiale da parte del governo verso il popolo.


Vennero deportati in Siberia svariati milioni di persone e la cosa fu giustificata come " intervento per la salvaguardia degli ideali comunisti".


Dopodiché scoppiò la II guerra mondiale, che vide fra le prime protagoniste la Germania di Hitler e la Russia; esse attaccarono la Polonia e in virtù del patto Molotov-Von Ribbentrop se la spartirono equamente. Prima di firmare quel patto con Hitler, Stalin era stato a lungo corteggiato dall'Inghilterra e dalle altre nazioni alleate; la Russia aveva una così vasta disposizione di uomini che, in caso di conflitto, era meglio esserci insieme che averla contro.


Alla fine l'U.R.S.S., dopo un periodo di riflessione, aveva stabilito l'alleanza con i nazisti, rifiutando le offerte dell'Inghilterra... Inizialmente l'Unione Sovietica e la Germania combattono fianco a fianco fino al 1942, quando Hitler, non avendo saziato la sua fame di conquista, attacca violentemente l'U.R.S.S.


Quest'ultima riesce a sopraffare l'avversario soltanto grazie al comando delle operazioni militari affidato a Stalin in persona: il leader sovietico riesce a respingere il nemico nella famosa battaglia di Stalingrado, grazie ad una superiorità numerica schiacciante e ad abili strategie.


Analogamente Napoleon stringe un patto con Frederick (Hitler), dopo esser stato indeciso con Pilkington (Inghilterra), il quale (Frederick) però rompe l'alleanza e attacca il mulino della fattoria; in questa battaglia è Napoleon stesso a capitanare gli animali, come fece Stalin con le truppe russe.


Infine il racconto si conclude con quella che sarebbe la conferenza di Teheran; umani e maiali si ritrovano per stringere nuove alleanze, ma si ritrovano a litigare per la suddivisione della Germania (partita di Poker).


Per concludere vorrei evidenziare altre simpatiche analogie: nei ritrovi domenicali Orwell presenta una bandiera verde con un corno ed un ferro di cavallo che veniva sbandierata... Non ricorda per caso una bandiera rossa con falce martello?

Inoltre sembra che gli animali della fattoria siano stati suddivisi, per alcune loro caratteristiche, in quattro gruppi, che ricordano la "suddivisione" del popolo "di Stalin".

Gondrano rappresenta gli Stakanovisti, lavoratori infaticabili, al contrario Mollie e il gatto, la piccola borghesia inoperosa, con una piccola differenza: il gatto non lavora ma resta nella fattoria, mentre Mollie decide di fuggire perchè non apprezza la sua nuova condizione.

Poi c'è Benjamin che è totalmente indifferente a quello che accade intorno a lui, mentre le pecore sono esaltate dall'idea della rivoluzione e sono le più "rumorose", anche se agiscono in modo superficiale e immotivato.


PERSONAGGI


JONES


Jones è il primo personaggio che compare in "Animal Farm" e da subito viene presentato come un "poco di buono".


Il primo aggettivo che gli viene attribuito è ubriaco e da questo già si capisce in che modo Orwell cerca di farlo apparire ai nostri occhi.


Tutti gli animali della fattoria hanno timore di lui perché e solito non tollerare nessuna piccola indisciplina.


Durante il racconto Orwell non lo descrive mai fisicamente e di lui si sa solo che un tempo era stato un padrone passabile, ma da quando aveva perso un'importante causa legale era cambiato e si era dato all'alcool.

Da allora era peggiorato ed era diventato insopportabile.


Jones incarna lo zar Nicola II, che ha avuto in mano le sorti della Russia fino al 1917, quando è stato costretto ad abdicare a causa della Rivoluzione. Anche lui era malvisto dal popolo perché da quando era salito al potere le condizioni del popolo e della nazione erano peggiorate.


IL VECCHIO MAGGIORE


Questo anziano e saggio verro viene così descritto nelle prime battute del testo:


"Aveva dodici anni e cominciava a divenire corpulento, ma era pur sempre un maiale dall'aspetto maestoso, spirante saggezza e benevolenza, benché mai fosse stato castrato.

Veniva da tutti chiamato il "Vecchio Maggiore", sebbene fosse stato esposto a tutte le mostre con il nome di "Orgoglio di Willington".

Si capisce che era benvoluto ed era considerato un saldissimo punto di riferimento per la fattoria ed un esempio da seguire.


Cito un paragrafo del brano di pag. 3:

"Il Vecchio Maggiore godeva di così alta considerazione nella fattoria, che ognuno era pronto a perdere un'ora di sonno per sentire quello che egli aveva da dire".


Chi potrebbe mai essere questo personaggio da essere così amato dal popolo, da aver posto le basi del socialismo, da essere morto prima dell'avvento di Trotzky e Stalin?.

Il dibattito è aperto.. C'è chi, come Giovanni Zanmarchi, è indeciso se attribuirgli il "ruolo di Lenin o di Marx", e altri (una maggioranza) che non hanno dubbi a proposito e optano decisamente per Marx.

In realtà non è così semplice decidere: in precedenza ho asserito che optavo per Marx, ma è stato Lenin a precedere direttamente Stalin e Trotzky, anche se il primo aveva predetto la rivoluzione ed era morto prima della stessa.


Al di là di questi piccoli e legittimi dubbi, le analogie sono a favore di Marx, ruolo che faremo assumere al "Vecchio Maggiore".


GONDRANO


Più che un cavallo è una vera e propria montagna di muscoli, che metteva al servizio degli altri e soprattutto di Napoleon.

Uno spirito buono, forse un po' superficiale, che tirava avanti al grido di "lavorerò di più", "Napoleon ha sempre ragione", i suoi due motti personali.


Grande trascinatore e lavoratore, usa alzarsi sempre prima della sveglia ufficiale per andare a lavorare; può essere paragonato a due diverse categorie di lavoratori: gli Stakanovisti, che usavano un metodo di estrazione del carbone che li faceva rendere 14 volte più della norma, o i "lavoratori d'assalto".

Questi ultimi erano abituati ad orari straordinari, lavorando in giorni festivi o dopo l'orario di termine.


Viene sfruttato da Napoleon e per ricompensa del suo lavoro viene mandato al macello.


MOLLIE


Questa dolce e graziosa cavallina rappresenta la categoria opposta a quella di Gondrano: è il tipico personaggio che si ritrova immischiato nel credo socialista, ma non lo ritiene sufficientemente importante per rinunciare al suo zucchero e ai suoi bei fiocchetti.


E così fugge dalla fattoria cedendo alle tentazioni di Pilkington.


MOSE'


E' il nome di un corvo, l'unico animale che aveva il permesso di stare nella casa colonica; è senza dubbio l'animale preferito da Jones.

E' presente nel racconto quando Jones è ancora padrone della fattoria e continua ad illudere tutti gli animali dell'esistenza di un improbabile Monte Zucchero Candito, dove tutti gli animali avrebbero condotto una lieta esistenza.

Fa una seconda apparizione quando si insedia il regime dittatoriale di Napoleon e continua a predicare la reale esistenza di questo fantastico monte.


Tutti i critici sono concordi nell'affermare che incarni la Chiesa Russa.

Quest'ultima era in una sorta di combutta con lo Zar il quale le concedeva favori in cambio di una propaganda positiva sullo stato zarista.


Ma proprio come Mosè non viene mai creduto e non riesce a crearsi dei proseliti.


In seguito l'ideale comunista è troppo forte per lasciarle spazio e solo quando quest'ultimo si evolve in dittatura allora la Chiesa torna alla carica cercando di attirare su di sé l'attenzione e tentando di screditare Stalin, ma fallisce nel suo intento, contrastata in modo esemplare dalla Stampa di partito (Clarinetto).


CLARINETTO


Clarinetto è uno di quei maiali che Jones aveva destinato al macello, era grassoccio, ma senza dubbio molto attivo.


Dopo aver eliminato Palla di Neve, Napoleon lo nomina suo portavoce ufficiale, sfruttando la sua impareggiabile capacità oratoria.


Era il classico tipo che con le parole è in grado di farti vedere nero per bianco, e quando era sul punto culminante del suo discorso aveva un modo tutto particolare di saltellare qua e là dimenando freneticamente la coda.


E' lui che per molto tempo ha dovuto far fronte a Mosè e, con i suoi discorsi, è sempre riuscito ad accattivarsi la simpatia della "folla" e a screditare il rivale. E' sempre lui che nel periodo finale della storia, quando le razioni di cibo per gli animali erano ridotte all'osso e gli animali erano in uno stato pietoso, aveva il compito di rassicurarli del miglioramento delle condizioni della loro esistenza.


Sebbene in realtà mangiassero poco o niente,e mancasse la paglia per dormire, lui riempiva i discorsi con dati, cifre, paragoni per gli animali totalmente incomprensibili, ma che li faceva credere in un miglioramento della loro vita.


Questo personaggio risulta sicuramente simpatico ed è la rappresentazione simbolica della Stampa di Partito.


La Stampa di Partito Russa era quella che appoggiava pienamente l'operato di Stalin e gli ideali del Socialismo, e che riferiva unicamente le cose che facevano comodo, modificandole a piacimento.


Il suo scopo non era di informare correttamente la gente, ma così come faceva Clarinetto, di rassicurarla, di convincerla che tutto andasse bene, anzi, che la loro vita fosse sempre migliorata in un modo costante e che tutto questo fosse merito solo e unicamente di Stalin e del Socialismo.


Probabilmente l'inserimento di questo personaggio da parte di Orwell, vuole sottolineare una critica alla falsità e alla poca trasparenza del partito Comunista di Stalin che aveva instaurato una vera e propria dittatura, ma che faceva credere al popolo di essere in un clima di vera democrazia e che i principi Comunisti fossero perfettamente rispettati.


PILKINGTON


Di lui si sa solo che era un confinante della "Fattoria degli animali" e che era stato in un primo tempo scelto da Napoleon per degli scambi commerciali, ma poi era stato preferito Frederick.

Il suo nome simboleggia l'Inghilterra che aveva conteggiato a lungo la Russia, per averla come alleata e partner commerciale.


La Russia era una nazione molto potente militarmente e che avrebbe fatto comodo nel conflitto che si stava delineando all'orizzonte.


La Russia era stata a lungo indecisa se accettare la proposta inglese, ma preferì firmare il patto Molotov - Von Ribbentrop con la Germania di Hitler.


FREDERICK


E' lui infine che riesce a stringere un patto commerciale con Napoleon, proprio come Hitler con Stalin. Ed è proprio Hitler che impersona.


La vicenda storica è stata precisamente traslata in storia da Orwell.

Dopo aver firmato il patto di non aggressione con Stalin (accordo commerciale) le due nazioni entrano in guerra fianco a fianco (II^ guerra mondiale), ma nel 1942-43 Hitler vuole soddisfare il suo desiderio di conquistare Stalingrado. Ed è così che alla fine di Agosto del 1942, le truppe penetrate in Russia assaltano la città (L'ATTACCO AL MULINO), ma poi i Russi, guidati da Stalin in persona, respingono i NAZISTI:


Frederick, proprio come Hitler, è un voltafaccia, che non riesce a rispettare dei patti presi e cerca di fregare Napoleon (Stalin) pagandolo con soldi falsi.

E proprio come Hitler alla conferenza di Teheran, non fu presente al raduno finale con i maiali e il vicinato.


PALLA DI NEVE


Nel libro "Animal Farm" è Palla di Neve che interpreta il ruolo di Leo Trotzky.


Il nome del maialino può essere stato ispirato dalla barba e dai capelli dell'uomo politico, appunto bianchi come la neve, oppure dal fatto che si era disciolto come neve di fronte al crescente potere politico di Stalin.


Per dar vita al suo personaggio Orwell si è probabilmente documentato leggendo "THE REVOLUTION BETRAYED" e una biografia di Trotzky scritta da Isaac Deutscher, "THE PROPHET UNARMED"


Il primo libro era scritto da Trotzky stesso ed è stato usato da Orwell come fonte d'ispirazione.

Confrontando invece una descrizione di quest'uomo politico presente nel secondo testo e quella di PALLA DI NEVE fatta da Orwell, si può vedere come sia verosimile e vivace il lavoro fatto dallo scrittore inglese.


"[DEUTSCHER],Trotzky era oberato da una quantità di incarichi, uno solo dei quali avrebbe costituito un'occupazione a tempo pieno per qualsiasi uomo provvisto di minore capacità e vitalità. Era, ad esempio, a capo di numerose commissioni, quali l'ASSOCIAZIONE DEGLI ATEI. In questo periodo egli era anche un noto critico letterario ed il principale ispiratore delle attività culturali in U.R.S.S. "


"[ORWELL], Palla di Neve si dava anch'egli molto da fare in quelle che chiamava le Commissioni Animali. Formò il Comitato per la produzione delle uova per le Galline, la Lega delle Code Nette per le Mucche, la Commissione per la rieducazione dei compagni selvatici, destinata ad indottrinare topi e conigli, il Movimento della Bianca Lana per le pecore ed altre commissioni ancora, oltre all'istituzione di corsi scolastici per l'insegnamento della lettura e della scrittura"


Da Orwell viene soprattutto messa in risalto la grande industriosità di questo personaggio che si occupa simultaneamente di più lavori, riuscendo in modo discreto nella maggior parte di essi.

Sembrerebbe che in questa sua critica all'URSS voglia salvare almeno Trotzky, ma non è così, da come possiamo leggere in un passo di una recensione in "RUSSIA UNDER SECRET RULE" di N. de Basily, 1939.


"Trotzky, in esilio, denuncia la dittatura presente oggi in Russia, ma è probabilmente responsabile della sua esistenza quanto molti altri e non si può dire se, dome dittatore, sarebbe preferibile Stalin"


Fatto sta che nel racconto Palla di Neve fa la parte del protagonista, buono e con ideali giusti, che però alla fine viene eliminato dall'antagonista della situazione.


NAPOLEON


Questo maiale "L'UNICO BERKSHIRE DELLA FATTORIA", è il cattivo di turno, astuto, spietato, perfido e in alcune situazioni megalomane.. proprio come Stalin.

E' una copia perfetta dell'uomo politico russo, un capolavoro di Orwell. Sempre in controcorrente, ma non per questo preferito a Palla di Neve che era più accattivante, con una faccia di bronzo sufficiente a prendersi il merito dell'operato del suo "avversario politico" e da calpestare tutti i principi dell'Animalismo.


Conquista il potere eliminando brutalmente Palla di Neve e trascina gli altri animali in imprese impossibili.


Fa tutto da solo; si improvvisa Generale, Ingegnere, Direttore, Agricoltore, Commerciante e trasforma la fattoria in una grande industria. Però, al contrario di quanto citavano i principi del "VECCHIO MAGGIORE", gli unici a trarne vantaggio erano i maiali della sua "stirpe".

Crea il cosiddetto "Napoleonismo" fra gli altri animali, ovvero la sua onnipresenza, una sua effigie sul granaio, il Mulino Napoleon, attribuisce il suo nome ad ogni opera, si prende il merito di ogni cosa.. Proprio come nel regime staliniano e, come in quest'ultimo, vengono fatte le cosiddette epurazioni.


Un personaggio carismatico senza dubbio, molto importante e con un briciolo (forse un po' di più) di follia.


Orwell cerca di "rendercelo" antipatico ed è proprio questo lo scopo del libro; criticare Stalin e il suo governo. .. E quale modo più efficace di dipingerlo come un personaggio negativo?


Confronto "NAPOLEON / PALLA DI NEVE"


Così dice MANFERLOTTI:


"Anche la lotta fra i due statisti sui temi di politica interna ed estera è riflessa con sufficiente chiarezza ed innegabile buon gusto, soprattutto per quanto riguarda la linea Trotzkista dell'esportazione della Rivoluzione (e poi vista da Orwell)

Secondo Napoleon, ciò che gli animali dovevano fare era procurarsi armi da fuoco ed allenarsi al loro uso.

Palla di Neve era invece dell'opinione che si dovessero spedire sempre più numerosi stormi di piccioni a suscitare la rivoluzione fra gli animali delle altre fattorie.

Il primo sosteneva che se non fossero stati capaci di difendersi da soli erano destinati ad essere vinti, il secondo riteneva che se la rivoluzione fosse scoppiata ovunque, essi non avrebbero avuto bisogno di difendersi.."


In sostanza riflette come Orwell non abbia insistito tanto sul conflitto che c'era fra i due Capi, bensì sul loro continuo contraddirsi, trascinando il tutto non sul litigio, ma sul ridicolo.


Mi viene da chiedere: "Ma lo fanno apposta a contraddirsi quei due?". Probabilmente si, perché non avevano minimamente intenzione di spartirsi il potere: "l'uomo è così avido da uccidere altre persone?".

Visto quello che ha fatto Stalin o Hitler si potrebbe pensare di sì.


Orwell mette a confronto questi due personaggi solo una volta, all'inizio del II° capitolo, come se volesse presentarceli e poi dirà che da lì in poi sarà compito nostro confrontarli (cosa non molto difficile, avendo un loro preciso ritratto caratteriale).


Nel passo del II° capitolo dice:


"Preminenti fra i porci erano due giovani verri chiamati Palla di Neve e Napoleon, che il signor Jones stava allevando per la vendita.

Napoleon era un grosso verro del Berkshire dall'aspetto piuttosto feroce, l'unico Berkshire della fattoria, non molto comunicativo, ma in fama di voler fare sempre a modo suo.

Palla di Neve era un maiale più vivace di Napoleon, più svelto nel parlare e di maggior inventiva, ma stimato di una minore profondità di carattere"

E qui si mette in evidenza il buon gusto che cita Manferlotti: confrontare senza criticare apertamente.


La forma della favola però, se osservata in pieno, contiene anche severe restrizioni. Gli animali sono molto adatti a rappresentare allegoricamente i diversi aspetti della psiche o del comportamento umano, ma non lo sono altrettanto a rendere la complessità del nostro mondo morale o politico.


Il cavallo è un'incarnazione indovinata della forza e della costanza bene intenzionate ma ottuse, così come il maiale può esserlo della crudeltà e della sete di potere che corrompono anche le più nobili aspirazioni, ma più di questo non sono.


La semplicità e l'essenzialità che sono i grandi pregi di La fattoria degli animali sono anche il suo limite più serio.














STILE


Orwell ha caratterizzato "Animal Farm" con uno stile di scrittura molto mutevole, che passa da un'impostazione comica ad una tragica, da un passo del libro buffo ad uno semiserio.

L'abilità di Orwell è stata quella di fondere tanti stili senza creare confusione nello scrittore e penalizzare la comprensione da parte del lettore.


Il tono che Orwell ha voluto conferire a questo suo scritto è sul comico, "l'effetto" più presente nella storia, che si riflette anche nella trama che è piuttosto assurda, come tutte le vicende che Orwell ci propone nel brano.


"Alcuni prosciutti appesi vennero presi per dar loro sepoltura"

"Sembrava che la fattoria fosse diventata più ricca, ma gli animali, all'infuori dei maiali, sembravano non essersene accorti"


Inoltre il contrasto fra la serietà del narratore, che sembra considerare tutto come questioni di massima importanza, e ciò che effettivamente accade, amplifica ancora maggiormente la comicità.

Nello svolgersi della vicenda vi sono vari elementi appositamente studiati da Orwell per far sorridere il lettore o ridicolizzare l'accaduto.


Il canto intitolato "Animali d'Inghilterra", già buffo di per se stesso, viene reso esilarante dalla descrizione che lo stesso Orwell gli attribuisce:


" L'aria di quel canto era a metà strada fra la Cucaracha e Clementine"


Se si conoscono i due brani musicali si capisce che sarebbe impossibile fare un canto che assomigli un po' ad entrambi, o comunque risulterebbe uno scempio...


Un altro momento topico è quello conclusivo, quando si vede la drastica riduzione dei 7 principi dell'animalismo ad uno solo.

La situazione è grave, gli animali sono seri, l'aria sembra prevedere niente di buono, ma, poi, appare il paradossale comandamento che fa cadere la tensione:


"TUTTI GLI ANIMALI SONO UGUALI MA ALCUNI SONO PIU' UGUALI DI ALTRI"


Altrove un clima semiserio si trasforma immediatamente, ma senza stravolgimenti, nel tragico o nel patetico:


"Poi si avanzò un'oca, e confessò di aver messo da parte sei pannocchie di granoturco durante la mietitura dell'anno precedente e di averle mangiate nella notte.

Indi una pecora confessò di avere orinato nell'abbeveratoio, spinta a questo, disse da Palla di neve, e due pecore si accusarono di avere ucciso un vecchio ariete, fedele seguace di Napoleon, inseguendolo torno torno a un gran falò, mentre era in preda ad un forte attacco di tosse.

Tutti furono giustiziati sul posto. E così continuò la storia delle confessioni e delle uccisioni, finchè un mucchio di cadaveri giacque ai piedi di Napoleon, e l'aria fu greve di quell'odore di sangue che nessuno aveva più sentito dal giorno in cui Jones era stato espulso".


Quando la cavalla Berta confronta le esperienze della fase eroica della rivoluzione con la miseria e la brutalità del presente, il tono si fa lirico-elegiaco, commosso.

Si noti come l'uso del trapassato prossimo, l'opposizione di frasi al positivo e al negativo, accentuino il carattere malinconico della rievocazione e con quanta abilità siano uniti nel testo riferimenti specifici all'opera di Marx (la critica del programma di Gotha: da ciascuno secondo le sue possibilità, a ciascuno secondo i suoi bisogni...


"Berta abbassò lo sguardo al pendio della collina e i suoi occhi si riempirono di lacrime.

Se avesse potuto esprimere il suo pensiero, avrebbe detto che non era questo quello a cui miravano quando, un anno prima, si erano posti all'opera per la distruzione della razza umana.

Non a quelle scene di terrore e di morte avevano mirato...Se mai Berta aveva avuto un'immagine del futuro, questa era stata di una società di animali liberata dalla fame e dalla frusta, tutti uguali, ognuno lavorando secondo la propria capacità, il forte proteggendo il debole come essa aveva protetto con le sue zampe posteriori la sperduta covata degli anatroccoli la notte del discorso del Vecchio Maggiore."


In altri tratti la narrazione diventa grottesca...


"Sotto la guida del nostro compagno Napoleon ho fatto 5 uova in 6 giorni"


... e a volte persino filosofica:


"Le stagioni si susseguivano, fuggiva via la breve vita degli animali".


















COMMENTO DELLA CRITICA



Come base per fare questa sezione del lavoro ho preso i testi di critica sulla Fattoria degli animali di Zanmarchi, Perrella e Manferlotti, ed ho cercato di creare un discorso unitario partendo dalle loro considerazioni.


Tutti sono d'accordo che la storia di Orwell semplifichi in modo eccessivo una situazione storico-politica assai complicata, sicuramente più misteriosa di quello che sembra ammettere lo scrittore.

Zanmarchi inoltre accusa Orwell di disfattismo perchè, dice, identificando gli animali con il proletariato e Jones e i suoi soci con i capitalisti, rappresenta i primi come razza inferiore, cosa senz'altro poco perdonabile. Poi aggiunge (Zanmarchi):


"Le implicazioni ultime e più gravi della sua visione sembrano essere che l'animale-proletario non sia in grado di liberarsi dal suo stato di schiavitù"


Oltre a queste riflessioni, Silvio Perrella fa notare che non è verosimile che Orwell abbia scritto questo libro senza una buona ragione: essendo socialista e rivoluzionario è perlomeno strano che abbia scritto un libro di aperta critica verso quella che è la sua linea politica.


Il critico spiega questo fatto dicendo che Orwell era uso essere sincero e non tollerava un assenso acritico alle proprie esperienze di vita.

Di conseguenza potrebbe non essere una critica al comunismo in generale, ma solo a questa situazione particolare che lo scrittore non accetta.


Sebbene dopo alcune giustificate e costruttive critiche che vengono rivolte al libro, tutti concludono approvando Animal Farm. E' un libro in grado di far riflettere grandi e piccini, socialisti e fascisti, uomini di cultura e semplici contadini sulla Rivoluzione Russa, riuscendo ancor prima di Kruscev ad incrinare il mito dell'UOMO DI FERRO.


Il carattere sperimentale di questo libro viene ammesso anche da Orwell, che dice:


"La fattoria degli animali è stato il primo libro nel quale ho tentato, con la piena consapevolezza di quello che stessi facendo, di fondere l'intento politico con quello artistico"


Sebbene sia stato il primo tentativo di Orwell sembra che all'unanimità sia stato dichiarato un esperimento riuscito, o quasi...Zanmarchi riassume così questo giudizio "universale":


"Questa satira dello stalinismo, che è forse il libro più famoso di Orwell, presenta moltissime qualità, ma anche un grosso difetto. Implicazioni politiche a parte, ciò che colpisce più immediatamente e favorevolmente è che qui ci troviamo, una volta tanto, di fronte ad una storia che è realmente una storia, in cui l'azione fluisce regolarmente e i vari episodi ricevono un trattamento adeguato alla loro importanza e rappresentatività.

Benchè la conclusione sia scontata, l'attenzione del lettore del lettore non viene mai meno:

gli avvenimenti obbediscono ad una logica interiore espressa con il massimo della concisione e della stringatezza.

In la Fattoria degli animali non ci sono pause, lungaggini o divagazioni documentaristiche; tutto è ridotto all'essenziale, tutto è concreto ed immediato.

Orwell non aveva mai dato prova di doti narrative di questo calibro, ma a volte questa essenzialità tende a banalizzare gli avvenimenti..."


Questa volta Orwell aveva proprio sbagliato a valutare quando scrisse:


"Diranno che si tratta di un libro stupido, un mero spreco di carta"


Anche se il libro viene soprattutto apprezzato per le sue finalità politiche e morali, viene considerato un buon libro anche per quanto riguarda la qualità di scrittura, e questo lo confermano i milioni di copie vendute in tutto il mondo...

Così Manferlotti analizza il libro da un punto di vista filo-pedagogico:


"...Caratteristiche fondamentali della favola dotta sono la finalità padagogica, la necessità di sintesi, lo sviluppo obbligato verso la soluzione; soprattutto, il genere si basa su un processo di riduzione che attribuisce ad ogni animale una sola caratteristica umana:[...].

In tal modo essi più che animali sono dei tipi umani e come tali adatti ad una narrazione che li manipoli in azioni esemplari, senza deroghe dal ruolo loro affidato dallo scrittore e dalla tradizione. Inoltre l'animale è adatto allo scopo poichè non ha coscienza individuale: ciò rende sintetica la narrazione che non ha bisogno di analisi psicologiche ed, oltre a ciò, la rende immediatamente credibile. Animal Farm rientra in questo schema per quanto riguarda la scelta degli animali come protagonisti della storia, le finalità didattiche e alla tendenza all'essenzialità, ma ne differisce per altri aspetti".










COMMENTO PERSONALE



Fino ad ora in questa relazione ho sempre citato alcuni noti critici ed in ogni caso mi sono sempre attenuto a dati certi, che mi dessero la sicurezza di scrivere cose sensate.

Credo che questa sia l'unica parte della mia "opera" in cui posso esprimere liberamente le mie opinioni senza essere influenzato da terzi. E così farò.


Al di là dei banali e scontatissimi commenti del tipo "IL LIBRO MI E' PIACIUTO PERCHE'..." o "NON MI E' PIACIUTO PER QUESTO MOTIVO.." vorrei fare un'analisi della fattoria degli animali facendo dei commenti mirati e riprendendo lo stile di una "critica".

Per cominciare devo dire che ho letto il libro due volte, a distanza di una decina di giorni, ed al termine di ogni visione, questo testo ha suscitato in me delle reazioni molto differenti.


Al termine della prima lettura sono rimasto piuttosto deluso di Orwell; pensavo scrivesse in modo più "corposo", con descrizioni dettagliate e speravo che non fosse sempre così essenziale.

Mi aveva lasciato un po' di amaro in bocca, poichè mi era parsa una storia per bambini piuttosto che una satira politica; avevo notato una trama troppo fragile e poco esauriente, e non riuscivo a trovare molti nessi con la rivoluzione bolscevica.


E' bastato però un esame più attento e la lettura di alcuni libri di critica per capovolgere totalmente la mia impressione: riflettendo nuovamente sulla somiglianza del romanzo con la Rivoluzione, che in prima battuta avevo notato approssimativa, capii che era un effetto voluto da Orwell per non rischiare che la satira diventasse semplicemente propaganda avversa al Socialismo.


Anche se a volte gli animali non possono rappresentare in modo completo l'essenza di una persona, risultano molto efficaci nella maggior parte dei casi (concordo con Manferlotti che l'assenza di una coscienza individuale semplifichi la manipolazione dei personaggi).

Penso che la rappresentazione in sembianze suine dei membri del partito bolscevico, sia stata una scelta ponderata al fine di screditare questa categoria, oltre ad essere lo scopo dell'intero racconto.


Questa mia conclusione è appoggiata dal fatto che Orwell pur avendo a disposizione animali molto più intelligenti ( cavalli, cani, gatti ), ha scelto i maiali per rappresentare quella che definisce "la categoria più intelligente": non è che pensasse invece "la categoria più infida"?

Ho inoltre rivalutato la brevità del racconto, che inizialmente mi era parso quasi "insufficiente" per descrivere una situazione del genere; l'essenzialità, al contrario di quanto asserisce Zanmarchi, è incisiva ed è uno dei punti di forza di "Animal Farm".


Per quanto riguarda lo stile di scrittura adottato da Orwell, mi sento in grado di dire che è un capolavoro di assemblaggio, un puzzle intricatissimo dove ogni tassello è stato collocato al posto giusto.

In 90 brevi pagine di narrazione George ha messo il lettore nelle condizioni di ridere, piangere, commuoversi, sorridere, sperare, compatire i personaggi che sono ormai diventati come dei "compagni di viaggio"...

"Capacità di scrittura eccezionale", "Orwell non aveva mai dimostrato una capacità di narrazione di questo livello" ed altri complimenti di questo genere, che i critici hanno rivolto ad Orwell risultano riduttivi di fronte a questo gigante della letteratura della nostra epoca.


Questa completezza di linguaggio risulta fondamentale per dare valore ad una storia che è al limite dell'assurdo e per variegare una trama molto lineare.

La mutazione dello stato d'animo degli animali si discosta da quella che definirei "un'unica tragedia" che non ha concesso momenti di gioia o di furore, almeno dopo che il popolo si era disilluso dalla "favola" del Comunismo.


Ho letto con passione questo libro che mi ha pienamente soddisfatto e mi ha fatto riflettere su come si possano raccontare in modo naturale, quasi spontaneo e senza sforzo alcuno, avvenimenti di tale drammaticità: essendo dei geni, come effettivamente era Orwell.

Non c'è altra spiegazione per questo fenomeno della letteratura che ha avuto persino l'onore di essere paragonato a Kafka.





































BIBLIOGRAFIA

LIBRI:


LA FATTORIA DEGLI ANIMALI - Classici Moderni Oscar Mondadori - Cles (TN) aprile 1995 - Traduzione di Bruno Tasso -

INVITO ALLA LETTURA DI GEORGE ORWELL - Mursia editore - Milano 1975-79 - Giovanni Zanmarchi -

NEL VENTRE DELLA BALENA ED ALTRI SAGGI - Bompiani - Bergamo 1996 - George Orwell -

ORWELL - Il Castoro - maggio1979 - Stefano Manferlotti


ENCICLOPEDIA COMPACT DELLA STORIA UNIVERSALE - De Agostini 1993 -


MATERIALE MULTIMEDIALE:


ENCARTA '99: -Stalin

-Lenin

-Nicola II

-U.R.S.S.

RIZZOLI '98 -Rivoluzione russa

-Trotzkij


SAGGI DI ORWELL


WHY I WRITE - 1946- trad. di Franco Mollica

ARTHUR KOESTLER - 1946 - trad. di Franco Mollica

NEL VENTRE DELLA BALENA - 1940 - trad. di Giorgio Monicelli -


ARTICOLI GIORNALISTICI


ORWELL, "LA FATTORIA DEGLI ANIMALI " ESISTE DAVVERO - Corriere della Sera del 11-1-00 - Giulia Borgese -

LA VERA FATTORIA DI ORWELL - "Diario"n° 2 del 2000 - Carlo Cavicchioli -



NEWS




Questa sezione del lavoro non era stata programmata, ma leggendo il Corriere della Sera mi si è presentata un'occasione troppo ghiotta per essere sprecata...


Nelle pagine della cultura e degli spettacoli, alla ricerca di un film decente da vedere, ho casualmente visto l'interessantissimo titolo di un piccolo trafiletto a fondo pagina:


GEORGE ORWELL, "LA FATTORIA DEGLI ANIMALI" ESISTE DAVVERO


Ho letto tutto d'un fiato l'articolo e ho scoperto che avevo preso due piccioni con un articolo: difatti parlava di un giornale, "Diario", che sarebbe stato pubblicato il giorno successivo con un servizio sul cinquantenario della morte di Orwell e sulla "fattoria degli animali".


Il giorno dopo mi sono puntualmente presentato alla mia edicola di fiducia e nel giro di pochi minuti avevo già divorato l'intero reportage.


Sono rimasto stupefatto dalla notizia che ho letto: Orwell in realtà dal 1936, per un po' di tempo, aveva vissuto in un piccolo paese chiamato Wallington e da qui aveva preso spunto per il suo romanzo.

In poche pagine viene negata una delle poche tesi certe sulla "Fattoria degli animali", cioè che era un romanzo puramente fantastico senza riferimento alcuno alla realtà, ma non è propriamente così...



LA VERA FATTORIA DI ORWELL


Facendo un poco il verso a George Orwell, si potrebbe dire che le vecchie cascine inglesi "sono tutte uguali, ma qualcuna è più uguale delle altre". Tale sembra essere il caso della Bury Farm di Wallington (Hertfordshire), nella quale lo storico Bryan Edwards ha riconosciuto dopo 14 anni di puntigliosi studi e ricerche, il vero modello della fattoria degli animali orwelliana.


C'erano state altre candidature. Appena una settimana prima che il Daily Telegraph annunciasse la scoperta di Edwards, il Times riteneva di avere trovato la stessa cosa da tutt'altra parte, nel Sussex, vicino alla Manica.


C'erano pure lì tante somiglianze e l'autore diede al paesino del suo racconto lo stesso nome di quel luogo, Willingdon.


Ma alla fine dei conti la Bury Farm di Wallington, a metà strada fra Londra e Cambridge, è risultata più uguale. Il fatto è che Orwell a Wallington ci abitò, e più a lungo che in tutte le altre tappe della sua esistenza inquieta.

Qui si sposò e fece per un poco il contadino e il negoziante, titolare dell'unica, modestissima bottega del posto. Il villaggio, tre miglia oltre la cittadina di Baldock, fra campagne aperte, non è cambiato molto. E' così piccolo che capita di passarlo senza farci caso.


Una ventina di case ne formano il nerbo, fronteggiandosi fra il verde, giù per un declivio quasi ripido, ai bordi di una strada che in alto come in basso si perde nei prati delle cascine e che la provinciale taglia a metà, nel solo crocevia degno di questo nome.

In paese la provinciale prende il nome di Kits Lane, via degli attrezzi.


Al numero due, quasi a ridosso dell'incrocio, c'è ancora il cottage di Orwell, una tipica casa di campagna inglese, a un piano, col tetto aguzzo con tegole rossigne, sormontato da due camini. Oggi, acquistato e ristrutturato da una giovane coppia, è bello a vedersi, quasi elegante, ma non era così quando lo scrittore venne ad abitarci, nell'aprile del 1936 con Eileen Maud, sua compagna da un anno. In aggiunta al cottage, di cui oggi rimane solo una stupenda rosa rampicante piantata da George, egli aveva affittato su per la riva un appezzamento per tre quarti prato e per il resto bosco, e se ne serviva per mantenerci alcune capre.


Aveva inoltre comprato oche, galline e si era personalmente costruito un pollaio e un orto che amava curare. Orwell ed Eileen vendevano uova fresche del loro pollaio, trance di bacon, crusca e ogni sorta di generi alimentari, comprese le strisce di liquirizia in voga tra gli scolaretti. I guadagni, tuttavia, bastavano appena per pagare l'affitto.


Pochi mesi dopo Eileen morì, ma Orwell era bene integrato in questa piccola società rurale e, sebbene questa disgrazia e la tubercolosi che lo aveva cominciato a tormentare, qui conobbe i giorni più felici della sua vita.


Aveva acquisito una discreta familiarità con quasi tutti gli abitanti del borgo perché erano suoi clienti nell'emporio del Kit Lane o frequentavano, come lui, l'uno o l'altro dei due pub locali.

Conosceva abbastanza bene i landlord, i loro manager o fattori, e i loro braccianti.

Le fattorie più eminenti di Wallington erano la Bury Farm, su in cima al paese, di fronte alla chiesa di St.Mary, e la Manor Farm, più in basso, a mezza costa, un centinaio di metri appena da Kits Lane; l'una e l'altra appartenenti da generazioni a una famosa famiglia di signorotti, i Wallace.

La Bury Farm, estesa su 600 ettari,. con una casa padronale risalente al 1740, colpisce per la sua bellezza monumentale e paesaggistica e perché il tempo sembra aver deposto tra muri e querce un'aura misteriosa.

Orwell, che amava andare in giro in bicicletta, l'avrà esplorata, da vicino e dai poggi circostanti decine di volte, osservando uomini e animali.

La fattoria, allora, privilegiava la zootecnia: cresceva armenti di bovini da carne e da latte, allevava maiali, cavalli, e ogni sorta di bestie orwellianamente capaci di rivoluzioni. Sappiamo dallo stesso Orwell, cioè da un suo diario, che la prima idea della "fattoria degli animali" gli venne a Wallington, un giorno del 1938.


Vedendo un ragazzetto incitare con la frusta un grande cavallo da tiro, provò a immaginarsi che cosa sarebbe successo se l'animale avesse avuto consapevolezza della propria forza e sufficiente intelligenza per usarla. Da quel concetto accidentale egli distillò lentamente la favola del dispotismo e della rivoluzione tradita. La terminò nel 1943, ma finchè durò la guerra, non trovò né in patria né in America editori disposti a pubblicarla. Ci leggevano una satira feroce del regime staliniano e non volevano divulgarla essendo l'U.R.S.S. un paese alleato.


All'inizio del testo, la fattoria che gli animali conquisteranno e ribattezzeranno si chiama Manor Farm, ma Edwards sostiene con argomenti abbastanza persuasivi che l'autore aveva invece in mente la Bury Farm.


Lì e non altrove quasi tutte le scene e le dislocazioni di Napoleon, Palla di Neve, Clarinetto, Gondrano e compagni sono riscontrabili.

E quanto alla possibilità che Orwell abbia creato per la sua storia una fattoria immaginaria anziché prenderne una reale, Edward e il Daily Telegraph lo escludono ribadendo una tesi già consacrata dall'Enciclopedia Britannica alla voce Orwell, George:


" Egli aveva scarsa facoltà inventiva: era la vita a muoverlo all'indignazione e alla massima finezza di scrittura"


Accettiamo dunque che fu la Bury Farm il teatro in cui Orwell elaborò la più straordinaria e istruttiva favola/satira del secolo appena finito.


Se non è vero è certo verosimile, e pure bello. Oggi volendo replicare la favola, del vecchio cast non si troverebbero che un asino simile al silenzioso Benjamin, un po' di galline, un paio di gatti, qualche corvo.

Come mi spiega l'attuale manager, Peter Wilson, Figlio e successore del Rodney che diresse la proprietà negli anni Trenta e Quaranta, la Bury Farm, stanti le circostanze, si è riciclata dalla zootecnia alla coltivazione dei campi.


Per il presente, comunque, l'ex fattoria degli animali e Wallington offrono ai visitatori di buona volontà, indigeni e forestieri, momenti memorabili.


Qui aleggia l'anima dell'onesto, eroico e donchisciottesco George Orwell/Eric Blair, ex bottegaio del borgo.









THE ANIMAL FARM


di George Orwell





















Dolci Giacomo

I° liceo scientifico - sez. B

Anno scolastico 1999/2000



Socing può essere una sigla usata da Orwell per indicare Socialismo Inglese




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