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LETTERATURA GIUDAICO-ELLENISTICA

greco



LETTERATURA GIUDAICO-ELLENISTICA


"La Settanta" è la prima traduzione della Bibbia fatta, secondo la leggenda, da 72 saggi: ognuna delle 12 tribù mandava 5 dotti, che in 70 giorni avrebbero tradotto l'antico testamento in Greco. È l'unica traduzione riconosciuta dai cristiani. Questa traduzione presuppone un problema: perché è nata? La critica tradizionale sostenne che è nata non in ambiente greco, ma ebraico, perché gli ebrei non erano più in grado di leggere l'ebraico, a forza di vivere a contatto con i greci avevano oramai imparato il greco → era necessario un testo nella coinè. È una teoria che ancora molti accettano; tuttavia ce n'è una più recente, che sostiene che pensare alla 70 come un prodotto 949h79j di ebrei per ebrei non tiene conto di una tradizione che ha il suo punto di riferimento in una lettera di Aristea, un ebreo, al fratello; c'è un problema sulla datazione di questa lettera, secondo il Rossi questa lettera si rifà a Tolomeo Filadelfo, ma le opinioni sono discordi; comunque la lettera è un falso. Aristea finge di scrivere al fratello per raccontare di questa traduzione, dice che Falereo ha proposto a Tolomeo di mettere nella biblioteca anche la traduzione delle Leggi (Bibbia), Tolomeo accetta perché dice che questo testo è la legge più priva di errori perché divina.

Aristeo in realtà non è mai esistito, è una lettera nata in ambiente ebraico che dipinge una perfetta stima tra ebrei e greci, ma anche se è un falso, è comunque del periodo, e indica il desiderio dei dotti della cultura greca di conoscere tutte le altre culture. La lettera testimonierebbe un interesse vivo dei greci di conoscere la cultura giudaica, poi il fatto che parli di una legge, e che ci sia una traduzione con questo nome, non è un dettaglio trascurabile, collega Tolomeo alla 70. la nuova teoria dunque afferma che, se anche l'ambiente ebraico sfrutta questa traduzione, c'è la volontà dei greci di conoscere la loro cultura. La traduzione non è solo per gli ebrei.



Questa traduzione è un grosso problema per la critica, ci sono dei semitismi, ovvio perché è scritta nella koinè parlata dagli ebrei.

È importante la scoperta dei rotoli del mar Morto (i manoscritti di Qumran), che è stata fatta circa 50 anni fa, e non sono ancora stati pubblicati, evidentemente perchè che c'è sotto qualcosa. Questi rotoli sarebbero la versione originale da cui deriverebbe la traduzione dei 70. Però finché non la pubblicano non possiamo sapere quali parti sono state saltate e quali aggiunte. Se non li pubblicano è perché o attestano eresie, o danno problemi di traduzione. Noi non abbiamo la 70, che non è riconosciuta dagli ebrei. Ci sono altre due traduzioni, che però non abbiamo.

La 70 è stata prima accolta bene, poi comincia a non piacere, è la traduzione più amata dai cristiani. Porta a interpretazioni diverse, soprattutto dovute alla mancanza di termini del greco. Uno dei più importanti, che ha anche risvolti teologici, è la profezia di Isaia, citata da Marco: "la giovane donna concepirà e partorirà un Messia". A parte il fatto che la concezione del Messia che hanno gli ebrei è diversa da quella dei cristiani: per gli ebrei infatti il messia non è un uomo particolare, ma un uomo che ad un certo punto le circostanze, in un momento diverso (o felice, sono due interpretazioni diverse), fanno sì che sia riconosciuto. Di potenziali "mesii" (possono anche essere più di uno) ce ne sono già stati, ma non si sono ancora verificate le circostanze perché questi vengano riconosciuti tali. Questa profezia è l'annuncio di uno di questi. Il cristianesimo parla di vergine. L'ebraico aveva 3 termini con cui indicare la donna:

   Giovane donna

   Donna

   Vergine

Isaia non usa il termine che significa vergine, ma soltanto giovane donna!! Il greco però ha solo a disposizione i termini γυνη e παρθενος, e la differenza sta nel matrimonio: la παρθενος non essendo sposata è automaticamente vergine. Ma Isaia non ha mai detto che è vergine!

È la stessa cosa per la questione del cammello che dovrebbe passare attraverso la cruna di un ago: il termine cammello in realtà aveva anche il significato di corda, che ha molto più senso. Fa ridere anche la tradizione di λογος come verbo, questo è perché è passato in latino come verbum, è già quello faceva rabbrividire.


Gli ebrei



A Roma c'era una colonia di ebrei che vivevano per i fatti loro, che non toccavano i Romani ma erano disprezzati. Erano disprezzati per la circoncisione già dai tempi di Orazio, però non interferivano con la vita romana, non la accettavano ma non la rifiutavano, non miravano a trovare proseliti; è un atteggiamento diverso da quello dei cristiani, e deriva dal fatto che si consideravano il popolo eletto, quindi tendevano a non accettare chi non era nato ebreo. Abbiamo diverse definizioni degli ebrei da parte dei Romani: secondo Cicerone erano una BARBARA SUPERSTITIO; Tacito la definisce addirittura EXITIABILIS: è più violento, Cicerone si limita a dire "propria di barbari", nella Pro Flacco c'è quasi paura, avevano persuasione nelle loro parole. Giovenale ce l'aveva con tutti, anche con loro, dice che a chi non era circonciso (è la caratteristica più illuminante per distinguere gli ebrei) non insegnavano la strada, e non seguivano il codice romano ma quello di Mosè: non è vero! Gli ebrei non si sono mai rifiutati di seguire le leggi romani, semplicemente rispondevano ad una morale diversa. Si dice che i primi ebrei siano arrivati a Roma nel 63 a.C. con Pompeo; si discute se fossero davvero i primi: probabilmente c'era già qualcuno, ma dal 63 la comunità si accresce. Cesare li esonera dal servizio militare, secondo Tacito Tiberio ne spedisce 4.000 in Sardegna per combattere il banditismo (era un territorio difficile), ma è una cifra troppo alta per essere vera. Tacito dice che non sarebbe stato un grande danno se fossero morti per la malaria (malattia diffusa in Sardegna): lo dice all'indicativo, è un pensiero suo, non di Tiberio. Teodosio impedisce agli ebrei di mischiarsi con i Cristiani, e di ottenere cariche militari e civili. Non sono perseguitati, ma neanche tanto considerati. Non urtano quanto i cristiani (logico perché si ritenevano il popolo eletto).

Alcuni ebrei avevano ottenuto alte posizioni nelle comunità greche. Non erano considerati cittadini della comunità greca, ma avevano una posizione di particolare prestigio rispetto alle comunità non greche → ισης πολιτεια. Era un problema per la comunità cittadina greca → cominciavano a sentirsi troppo equiparati rispetto ai greci non greci di nascita: non era una questione razziale, ma era tipico del greco ritenersi superiore alle altre culture, si sentiva più adatto a gestire il potere. Da qui deriva la gelosia della comunità greca che ha paura di essere sorpassata.

Filone → ebreo che assorbe lo stoicismo, cerca di accordare religione e stoicismo. Da Giuseppe Flavio, nell'opuscoletto "contro Apione", sappiamo che Caligola aveva fatto imporre una statua che lo raffigurava, volendo divinizzare la propria figura; il greco accettava la statua di Caligola; gli ebrei invece, con la loro concezione del dio unico (anche se in realtà non era un dio unico, ma il dio più forte), non accettano il dio Caligola; il governatore Flacco deve mandare l'ordine di mettere una statua di Caligola anche alla comunità ebraica, ma gli ebrei si rifiutano, e mandano a Caligola un'ambasceria con dei rappresentanti ebraici, tra cui Filone. Giuseppe Flavio dice che per primo parlò il greco che accusava gli ebrei, poi l'ebreo (Filone), più esperto, che però non fu lasciato parlare, si offese e si consolò con il fatto che tanto sarebbero stati puniti dal Dio. Caligola infatti fece una brutta fine poco dopo, e anche Flacco. I cristiani lo inseriscono tra quelli che hanno trattato male gli ebrei e sono stati puniti. L'opera contro Flacco era nota in ambiente ebraico contro Flacco accusato di aver favorito i greci.





GIUSEPPE FLAVIO


Apparteneva ad una delle tribù ebraiche più elevate di Gerusalemme. A Roma c'era un guaio quando con Nerone, non si sa bene perché, vennero arrestati degli attori ebrei; Giuseppe Flavio venne delegato ad andare a Roma e chiedere la liberazione di questi attori, e la ottiene grazie a Poppea, che lui chiama θεοσεβης = che venera il vero dio = ebrea → ma lei non poteva assolutamente essere ebrea!! Era stata la moglie di Otone, che era un nobile romano, ed è impossibile che sia riuscita a risalire tanto la scala sociale romana da diventare la moglie dell'imperatore, se era ebrea! Deve essere un omaggio che Giuseppe Flavio fa a Poppea per aver rispettato il dio, è un atto di omaggio a Javè, ha rispettato una religione non sua.

Mentre Giuseppe era a Roma gli Zeloti stava preparando una ribellione contro i Romani, appoggiandosi alle classi più basse; quando torna a Gerusalemme trova la comunità ebraica in lotta. Lui, appartenendo alla tribù più alta, non appoggiava la rivolta, ma fu costretto a prenderne la guida come rappresentante della comunità ebraica: non solo venne coinvolto, ma fu anche costretto a guidare una ribellione che non condivideva. Il senato romano intervenne a sedare la rivolta, mandando Vespasiano: quando nel 69 viene nominato imperatore, lascia il figlio Tito a portare a termine l'impresa. Vespasiano era un generale notevole, l'esercito ebraico sconfitto si chiuse in una fortezza: di questo episodio abbiamo la relazione di Giuseppe in Antichità Giudaiche, che racconta la storia della comunità ebraica dall'antichità fino alla guerra di Gerusalemme. Dice che presi da una forma di follia si accordarono per uccidersi tutti: il primo uccide il secondo, il secondo uccide il terzo e così via, finché non rimasero gli ultimi due, tra cui Giuseppe, che si arresero. Nella versione russa si dice chiaramente che Giuseppe imbrogliò la conta e si arrese. Portato da Vespasiano si spacciò per un profeta e gli predisse un futuro da imperatore; dato che effettivamente diventò imperatore poco dopo, Vespasiano gli credette, lo adottò (per questo si chiama Flavio) e se lo portò dietro come consigliere. Poi Vespasiano lo rispedì nell'esercito di Tito che stava assediando Gerusalemme.

Dice che "la τυχη è passata dalla parte dei Romani" → la τυχη è un concetto greco: Giuseppe deve credere in una concezione greca e conoscere Polibio per dire una cosa così, conosce la cultura greca, infatti anche l'introduzione che fa è alla greca. Fa una storia degli ebrei con criteri greci (infatti chiama gli ebrei "barbari"!).


C'è una parte della comunità che non ne vuole sapere di resistere e vuole fuggire. È una presa di posizione sociale da parte di Giuseppe, che apparteneva alla classe più elevata dei sacerdoti e non approvava il fanatismo degli Zeloti, né chi è passato dalla parte dei Romani. Questa posizione lo costringe a difendersi: scrive un'apologia nella quale finisce per confermare la propria fedeltà ai romani. Assume una posizione ambigua, non volutamente, vede la τυχη dalla parte dei Romani, quindi non vede bene la prima rivolta, e nemmeno la resistenza ad oltranza, e meno ancora quella dell'ultima fortezza con suicidio comune per chi era già scampato una volta. Non era opportunista, ma aveva ormai acquisito le categorie di ragionamento e accetta il dato di fatto. Di lui abbiamo anche la "Guerra giudaica" in aramaico, con traduzione in greco, per i greci e per gli ebrei: buona parte degli ebrei non sapevano più l'aramaico.








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