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L'APOLOGIA DI SOCRATE

greco



L'APOLOGIA DI SOCRATE


Commento alla frase:

"Ma ormai è l'ora di partire, per me, a morire, per voi, a vivere: chi di noi due si avvii verso un  destino migliore, è ignoto a tutti, fuorché alla divinità."


Platone nella XXXIII parte dell'Apologia ci racconta che Socrate pronunciò questa frase durante un processo con l'accusa di credere in dei diversi da quelli di Atene.

Questo bellissimo discorso credo che racchiuda uno dei più importanti concetti espressi da Socrate nella sua difesa. Infatti non ha mai mostrato di temere la morte, lui è certo di non aver commesso nulla di male e di essere nel favore degli dei come una qualunque persona che ha fatto del bene. Non teme la mor 151c24b te più della vita perché della seconda è certo che si può soffrire e si soffre, mentre della prima non sa niente e quindi può essere male come anche bene. L'unica che può sapere cos'è meglio è la divinità che è la custode del destino degli uomini, il presidio dei valori morali. Ma per concepire meglio questa frase bisogna far riferimento al concetto di anima di Socrate.

E' Socrate che ha scoperto il concetto moderno di anima (psukè) : in precedenza significava " soffio vitale " , ciò che fa vivere le cose ; il termine psukè assunse poi il significato di " immagine nell'Ade " , un'esistenza depotenziata . Per gli Orfici significava " demone " . A partire da Socrate fino al giorno d'oggi l'anima è diventata il nostro io : ci identifichiamo con l'anima . Secondo Socrate possiamo dividere i beni ed i mali in tre categorie a) dell'anima b) del corpo c) dell'esterno . Il corpo è lo strumento nonchè la prigione dell'anima . Il denaro , per esempio , è un bene esterno . In alcuni frangenti sembra che Socrate (e anche Platone) rifiuti i beni materiali e del corpo , scegliendo quelli dell'anima ; in altre occasioni pare che possano essere accettati entrambe . Socrate , per esempio , pare che non disprezzasse il vino . Quest'ambiguità tra beni del corpo e beni dell'anima può essere spiegata affermando che i beni son tutti beni finchè non entrano in conflitto con altri : la ricerca del piacere fisico diventa un male quando la si antepone alla ricerca di quello intellettuale . Questo non vale solo per i beni , ma anche per il rapporto tra anima e corpo : il corpo per Socrate e Platone non va disprezzato , anzi va apprezzato perchè serve all'anima . Per il Cristianesimo la ricchezza è un male , per Socrate e Platone è un bene finchè non entra in conflitto con gli altri beni . Interessante è il concetto socratico di ingiustizia : essa non danneggia chi la subisce , ma chi la commette . La giustizia infatti dà un senso di piacere interiore e chi è ingiusto perde questo piacere , mentre chi subisce l'ingiustizia continua a provarlo . Questo vale anche per Platone . Tra le cose che Socrate dice di non sapere vi è la conoscenza dell'aldilà , di cosa c'è dopo la morte (Platone dirà di essere in grado di dimostrare l'esistenza di un aldilà) . Per lui non è che se si vive una vita giusta si sarà premiati : si è già appagati dal vivere giustamente , la felicità che si prova perchè si è giusti è già una sorta di premio. Socrate dice che magari potrebbe esserci una vita ultraterrena , ma lui non lo sa .



Per Socrate l'importante non è vivere , ma vivere bene : quando la nostra anima è sana , giusta , allora anche noi stiamo bene . Sempre Senofonte nei " Detti memorabili " riassume la prova dell'esistenza di Dio formulata da Socrate in questi termini : ciò che non è opera del caso postula una causa intelligente , con particolare riguardo al corpo umano che ha una struttura organizzata non casuale . Per questa sua origine l'uomo è ritenuto superiore a tutti gli altri animali ed è oggetto dell'interesse di Dio , come si deduce anche dalla possibilità di conoscere i suoi progetti sull'uomo ricorrendo all'arte della divinazione . Va notato che il Dio socratico ( inteso come intelligenza finalizzatrice ) è una sorta di elevazione a entità assoluta della psychè umana . Molti hanno notato che gli accusatori non volevano in realtà condannarlo a morte , ma semplicemente zittirlo . Ma Socrate non può accettare di essere zittito : il suo destino è andare in giro a colloquiare con la gente . Vivere bene per Socrate significa svolgere quest'attività e non rifiutare di essere colpevole significava non far perdere significato alla sua vita . Dal momento che era già vecchio e gli restavano pochi anni di vita , tanto valeva farla finita lì , ma non rinunciare ai suoi ideali .



Non rinunciando ai suoi ideali Socrate non si preoccupa nemmeno della morte perché le divinità non lo abbandoneranno. L'interrogativo della domanda di Socrate è destinato a rimanere irrisolto dato che non è concesso ai morti di raccontare cosa è la vita e cosa la morte e quale di queste sia preferibile.


egli uomini, il presidio dei valori morali. di essere nel favore degli dei






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