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Il teatro greco - Il ruolo educativo

greco



Il teatro greco


Il ruolo educativo

Nel mondo greco lo spettacolo teatrale, inteso come una rappresentazione del mito, era fin dalle origini collegato al rito religioso e veniva ritenuto come un complemento essenziale nell'educazione dei cittadini. La partecipazione alla festa teatrale, infa 828f58i tti, era richiesta come per le altre grandi occasioni della vita sociale della città, e veniva retribuita a compenso del tempo lavorativo perduto. La polis è committente e organizzatore degli spettacoli, e al tempo stesso loro destinatario; ma la comunità intera è soprattutto l'oggetto di riflessione evocato e dibattuto, nel complesso dei suoi problemi, dalla rappresentazione drammatica. Il teatro è un luogo socialmente regolato di rappresentazione delle contraddizioni che lacerano la città (contraddizioni politiche e di classe) e le coscienze dei suoi membri (esperienze psicologiche fondamentali: la morte, la paura, la giustizia). In questo modo esso svolge di fronte all'intera città una fondamentale funzione educativa, non solo nella celebrazione dei valori comuni, ma anche nell'evocazione dei conflitti di base che vengono resi disponibili alla comprensione ed al controllo collettivo.




La storia

Già nei palazzi cretesi di Cnosso e Festo esistevano degli spazi destinati a rappresentazioni religiose e corali racchiusi entro gradinate rettilinee o a squadra. In Grecia, in origine, il teatro era costituito semplicemente da un declivio naturale attrezzato probabilmente con panche di legno dove prendeva posto il pubblico e da uno spazio piano (l'orchestra) dove aveva luogo la rappresentazione con alle spalle un semplice fondale mobile (la scena) di tela. Con il passare del tempo le strutture mobili e in legno acquistano carattere più solido e definitivo a partire dal V secolo. Ma soltanto nel corso del IV secolo a.C. l'edificio teatrale acquista una rilevanza non solo per la propria funzione, ma anche dal punto di vista architettonico e viene ad assumere una struttura compiutamente definita e stabilmente ripresa in Asia Minore e nella Magna Grecia.


La struttura teatrale

L'edificio teatrale greco, all'aperto e senza copertura, si articola in tre parti: cavea, orchestra e scena. La cavea, con gradinate per gli spettatori, è disposta a semicerchio attorno all'orchestra (orcheomai, io danzo), lo spazio riservato ai movimenti del coro, dietro al quale c'è la scena che serve da fondale all'azione degli attori. Scalette attraversavano verticalmente la cavea dividendola in più settori e uno o più  corridoi la tagliavano in orizzontale. I sedili, originariamente in legno, furono sostituiti da gradinate in pietra. L'orchestra, con intorno un canale che serviva da scolo per le acque piovane, presentava ai lati due accessi (parodoi) chiusi da porte per consentire l'accesso degli spettatori. Attraverso le parodoi il coro raggiungeva il suo posto e si allontanava alla fine dello spettacolo. La scena, in origine costruzione provvisoria, si trasformò successivamente in una costruzione in legno e in seguito in pietra. La scena si sviluppò ulteriormente, fu rialzata e spinta in avanti da un proscenio (palcoscenico rialzato) la cui fronte era di solito un porticato a colonne con tavole di legno dipinte. Quinte girevoli su pali con decorazioni di paesaggi o zone della città consentivano i mutamenti di scena.



Gli attori

Gli attori greci dovevano essere dotati di una professionalità varia e molteplice, perché dovevano saper passare dal canto al recitativo senza interruzione; inoltre, poiché portavano la maschera, che dava fissità espressiva al loro volto, dovevano muoversi con eccezionale capacità mimica con il resto del corpo. L'uso della maschera era dettato sia da necessità foniche (ampliava l'emissione vocale) sia dal fatto che, essendo il pubblico delle prime file distante più di 20 metri, qualsiasi mimica facciale sarebbe sfuggita. Nel V secolo, proprio per accentuare l'espressività della figura, gli attori indossavano alti calzari (coturni) che li rendevano più imponenti ed evidenziavano i movimenti del corpo.


Il teatro di Epidauro

Il teatro di Epidauro non è il più antico fra i teatri greci (è stato costruito attorno alla metà del IV secolo a.C.) e non è neppure il più grande, ma è certo il più bello e armonioso. L'architetto che lo costruì, forse Policleto, scelse per la cavea il fianco nord-est di un modesto rilievo che domina un santuario dedicato ad Asclepio, dio della medicina. Gli spettatori hanno in questo modo il sole alle spalle. Fu necessario scavare il fianco della collina per dargli la concavità voluta per la costruzione delle 55 gradinate, disposte in semicerchio  e divise in due ordini separate da un corridoio (diazoma) largo quasi due metri. La cavea è suddivisa verticalmente in 12 cunei formati da 13 scalinate che si irradiano dall'orchestra. Le pietre per le gradinate sono di calcare bianco che, pulito, assume l'aspetto sfarzoso del marmo. Ogni gradinata è formata da molti blocchi di pietra accuratamente sagomati; una parte piatta e leggermente sopraelevata serve da sedile. I sedili attorno all'orchestra e quelli dell'ultima fila della zona inferiore sono muniti di spalliera e fatti di calcare rosa, poiché riservati ai magistrati, ai sacerdoti e agli ospiti di riguardo. La base della gradinata cinge l'orchestra, perfettamente circolare con un muretto perimetrale di pietra dove stavano i coreuti. Al centro di questo cerchio era posto un altare circolare, la timele o ara di Dioniso, dove si facevano i sacrifici di rito prima delle rappresentazioni. Della scena rettangolare sono rimaste solo alcune pietre del basamento. Sembra che essa chiudesse il teatro, tra le due porte laterali, e che quasi certamente avesse due piani. La parte inferiore, di fronte all'orchestra, era costituita da un muro, il proscenio, ornato da diciotto colonne ioniche collegate da architravi, nel quale si aprivano tre porte che davano sul basamento della scena. Questa struttura, alta 3 metri e lunga 26, sosteneva il pavimento della scena dove si muovevano gli attori. La scena, forse coperta da un tetto, non era più larga di 2 metri e mezzo ed era chiusa da due ali che avevano la funzione di sorreggere le scene. Si pensa che queste fossero montate su perni, in modo che fosse possibile cambiare rapidamente, tra un atto e l'altro, l'aspetto dell'ambiente in cui si svolgeva l'azione. E' stato calcolato che il teatro di Epidauro poteva facilmente contenere 14.000 spettatori e che all'occasione ve ne potessero stare fino a 17.000.







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