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Una mirabolante bottega di campagna

italiano





Ci troviamo in un luogo con cose e persone in un insieme confuso, che assomiglia ad una bottega, ma è impossibile capire, a vista, di che genere di bottega si tratti. Ci so 949j93j no, infatti, oggetti e arnesi d'ogni tipo. Sul tavolo, disordinatamente, un paio di forbici, un ferro da stiro, tagli di stoffa e altri oggetti di sartoria; confusi fra questi, ci sono siringhe, ovatta, rasoi, sapone e pennelli da barba, una bacinella, delle bottiglie, un asciugacapelli, una chitarra, una fisarmonica, dei libri e uno specchio, appeso alla parete.

Intorno, sparsi: sedie, cassette, un macinino, un leggio con uno spartito di musica, un attaccapanni, un vecchio armadio. Le sedie e le casette, usate anche queste ultime come sedie, sono occupate da uomini e donne d'età diverse, ma tutti di condizione sociale piuttosto modesta (contadini, casalinghe, operai.)

Liduina, moglie del protagonista Mimi de Pizzola, si muove intorno, cercando di mettere in ordine, ma, a causa della vista debole e stordita da tanta confusione, non fa che aumentare il caos dell'ambiente, disponendo gli oggetti nei posti sbagliati e inciampando comicamente.



È una donnetta tutta grigia, sui sessant'anni, piccola, magra, modesta e semplice sia nell'abbigliamento sia nei modi; indossa occhiali da vista. L'espressione del suo viso è dolce, la voce pacata; si muove svelta a piccoli passi con l'aria di chi non vuole importunare, anche se, proprio per la semplicità che la caratterizza, spesso riesce importuna.

In primo piano Gustì, un contadino di mezz'età; è seduto sopra una cassetta e tiene i piedi immersi in una vaschetta contenente acqua.

Dalla parte opposta siede 'Ngilina, una casalinga anziana dall'espressione dolce e dignitosa; sta lavorando a maglia.

Liduina versa dell'acqua calda da una cuccuma nella vaschetta dove Gustì tiene immersi i piedi. Gustì, ritirando le estremità, urla alla povera Liduina di fare piano e la donna ribatte sostenendo che l'acqua deve essere calda, altrimenti i calli non si staccano.

Gustì chiede a Liduina di mettere poca acqua, poiché è troppo calda e riflette dicendo: - 'N gorbu pure i calli, me so riduttu a camminà scarzu e mezzu zoppu.-

A questo punto interviene 'Ngilina che calma Gustì, e gli spiega una volta aveva un callo grande quanto un "lupì" e Pizzola glielo curò così bene che le sembrava di essere rinata, ed elogia Pizzola, dicendogli che è meglio di un chirurgo.

Riprende Gustì e chiede a Liduina tra quanto arriverà Pizzola in bottega; Liduina risponde:- A momenti cala, je so portato lo caffè proprio adè.-

Ma il povero Gustì è sordo e chiede a Liudina se può ripetere, perché non ha sentito un tubo, così Liduina ripete a voce più alta ed esce dalla stanza.

A questo punto irrompe Roberto, un bambino di nove anni, con uno strumento musicale a fiato in mano, che chiede alla clientela presente se Pizzola si sia alzato.

Risponde Peppa, una delle clienti in attesa di Pizzola (è una contadina di mezza età dalle forme prosperose) la quale dice al ragazzino che ancora non s'è alzato. Il bambino dice che ci ripasserà più tardi e, uscendo, dice che avverte una certa puzza e poi: -Sarà i piedi de Gustì?-

Gustì non capisce la greve battuta di Roberto e chiede spiegazioni, ma 'Ngilina fa finta di niente.

- È un pezzu che a sento pure io 'ssa puzza; vene da qua. o Marì che i fattu?-

Marì, una giovane casalinga; siede vicino a Peppa ed ha in una mano una borsa della spesa; dice, annusando intorno: - Cosa, non sarrai mica matta, che vai pensenno?! A dì la verità a sento pure io mecchi 'ntorno. o poretta me, fosse 'sto pesce?!- ed estrae dalla borsa un cartoccio di pesce. Peppa esclama: - Allora è quesso che 'ppesta.-

Marì, dubbiosa: - Eppure lu pesciarolo m' ha 'ssicuratu che è friscu; c'è jitu stanotte a pescallu.-

Gustì, stordito: -Quanno c'è jitu?-

Marì: - Stanotte.-

Peppa annusa il cartoccio e poi, tappandosi il naso con due dita, si allontana da Marì ed esclama: - Quesso, Marì, è armino de lu venerdì santu dell'anno passatu; non sinti che 'ppesta?! Vallo a buttà.-

Marì, molto turbata, replica: - E me cojioni! No ' lo butto manco per gnente; sai 'nvece che fo? Esso lo rencarto per be ' e jelo 'rporto. " Questo- je dico al signor pesciarolo- lo 'rporti a 'lla vacca larga de mojieta e a mme me 'rdai i sordi.- E tutta inviperita esce dalla bottega.

'Ngilina esclama: -Justu! Cusci se fa. Rrapri 'npo la porta Pè, scappasse 'sta puzza.-

Gustì chiama Liduina e le chiede se Pizzola si sia alzato. Ma non riceve nessuna risposta.

Poco dopo Pizzola entra, seguito da Liduina, che lo aiuta ad indossare la giacca.

È un uomo sui sessant'anni, di media statura, magro; ha baffetti e capelli esageratamente neri e lucidi: una nota di gioventù che è in contrasto col viso segnato dal tempo.

Indossa dei vestiti "da povero", tuttavia nel suo abbigliamento c'è una ricchezza bizzarra e raffinata; ha pantaloni grigi; logori in più parti, la giacca a righe nere e grigie, un po' fuori moda, una cravatta a farfalla di un intonatissimo colore bordeaux. È una persona che inspira simpatia: vivace, intelligente, estroso e bizzarro; sia nel carattere sia nell'aspetto, ha più dell'artista che dell'artigiano.

Si avvicina allo specchio appeso alla parete per aggiustarsi molto pignolamente la cravatta.

Tutti i clienti, alla vista di Pizzola esclamano: - Oh, ecculu!-

E Gustì dietro e dopo di tutti: -Je l' ha fatta!-

Pizzola dice a Gustì: - Gustì è un pezzu che rognichi, t' ho sentitu da là a camera; statte carmu sennò muri prestu. Vidi, io a matina non me presento mai in bottega se non so ' in perfettu ordine.-

Gustì, vedendo che Pizzola ha i capelli più scuri del solito, fa una simpatica ma cattiva battuta; infatti, dice a Pizzola che è una bella cosa presentarsi in ordine a lavoro.ma dice anche che stamattina ha esagerato, perché " si è cunnitu a capoccia".

Pizzola spiega che quello che lui chiama " cunnimentu" è una sua invenzione e aggiunge che uno di questi giorni la farà pure a Liduina.

Liduina incominciò a dire: - A me no, per carità. Agghio paura che me va a finì come l'altra orda, te ricordi? Ma chiappatu lo pioe su piazza senza l'ombrella prima de rveni a casa dovetti fa lu jiru de lu paese co a faccia tutta tenta.-



Pizzola ribatte, affermando che quella era solo una prova, un primo esperimento.

Poi prende il camice da sopra il tavolo e mentre si accinge a ad indossarlo scopre una grossa macchia. Infatti, il gatto aveva fatto sul camice un bisognino.

Pizzola chiede alla moglie di andargli a prendere il gatto, ma quello era scappato via. Così Liduina prende un camice dal vecchio armadio e lo porge al marito.

Pizzola lo controlla ed esclama. -'N gorbu, Liduì, quistu pare che l' ha pijatu a schioppettate.-

Infatti, era un camice tutto buchi. Liduina con molta calma gli dice di indossarlo ugualmente e che poi lo rammenderà.

Pizzola indossa il camice e organizza il lavoro. Chiede alla moglie che cosa gli preparerà per pranzo.

Liduina risponde: - Ce starria 'lla 'renga sotto sale, jersera hi dittu che era pesante, ogghi 'nvece.-

Pizzola conclude, ironico: -.È diventata leggera, certo! 'Ssa 'renga è tre giorni che m' ha rpresenti, ma perché no ' a dai a u gattu?!-

Liduina, candidamente e senza malizia, dice che è troppo salata e che potrebbe far male alla povera bestiola.

Pizzola è sempre più irritato, ma si controlla per la presenza dei clienti, ed esclama: -Ah! E me la devo magna io?! Va bè, vada per la renga e per accompagnamento che me ce mitti?-

Liduina risponde che pensava di fare delle patate lesse.

Ma Pizzola, sempre più adirato, sostiene che le patate lesse e la 'renga stonano.

Allora Liduina, davvero spazientita, con una battuta conclude, dicendo che per accompagnamento ci metterà un valzer.

Pizzola sceglie di lasciar cadere il discorso e si apparecchia al lavoro. Incomincia dal reparto sanitario e indica una porta, così alcuni clienti si dirigono verso la porta indicata da Mimi.

Mentre Mimi si avvia verso la porta, Gustì chiede a Pizzola quando sarà il suo turno; Pizzola si avvicina a Gustì e, mettendo un po' di cenere nell'acqua gli dice concentrarsi.

Gustì conclude dicendo: -È da stamattina a e sette che me "concentrati" va' è tutti curati nnaccidenti è quasi tre ore, manco fosse li zampetti de lu porcu.

Ad un certo punto un cliente esce dal reparto sanitario massaggiandosi una natica, si avvia direttamente all'uscita, dicendo: -Stamatina stava nervusu, m' ha dato 'na piccata.-

Pizzola esce dal reparto sanitario e chiede: -A chi tocca?

Peppa si alza e porge il suo "quesito".

Peppa chiede a Pizzola di farle un vestito. Gli porge la stoffa è di colore scuro, pesante "grigio topo" come la chiama Pizzola e "color pantecana" come la chiama Peppa.

Peppa vuole un tajer. La gonna la vuole dritta e di modello classico slanciante la giacca. Il collo della giacca lo vuole "tunno messo quadrato".

Pizzola; un po' perplesso, prende le misure e congeda Peppa, la quale si avvia all'uscita. Poi Mimi riflette un po' sulla forma del collo della giacca e conclude dicendo: -Dunque ha dittu: tunnu missu quadratu. 'N gorbu, se jela faccio a taglià 'stu collu divento più famoso de Pitagora.-

Gustì si lamenta: -O Mimi, ma le fai adè isti calli o ciò da spetta che fai 'ssu tajéru pariginu?-

Pizzola borbotta un po'e ascolta il problema di 'Ngilina.

'Ngilina chiede a Pizzola se conosce un altro ragazzo per sua figlia, perché l'ultimo che le ha procurato non è andato bene.

Pizzola chiede che cosa mancava a quest'ultimo e lei risponde che non parlava "più di tanto".

Pizzola le ricorda che sua figlia è incontentabile e poi non deve criticare gli altri, poiché neanche lei è un granché.

Poi Pizzola si ricorda di Gustì, parlandone a 'Ngilina e così si mettono d'accordo organizzar loro un incontro. Mimi congeda anche 'Ngilina e si dedica interamente a Gustì.

Pizzola dice a Gustì: -Per te ce vurria 'na donnetta assennata, posata, 'na donnetta cusci, de mezz'età.-

Gustì però non si accontenta e ricorda che anche l'occhio vuole la sua parte.

Pizzola conclude dicendo: -Dici pocu! Ma co 'na moje giovane e bella che ce fai? Dimme tu che ce fai? -

( Cappelli Erika )






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