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Tasso - Contesto storico culturale

italiano










Eventi significativi

Con la discesa dell'esercito Francese di Carlo VII in Italia nel 1494 e quella successiva di Luigi XII d'Orléans nel 1499 inizia per l'Italia un periodo di dominazione straniera che si protrae fino a buona parte del 600. Questa situazione sancisce la crisi della libertà italiana nonché un lungo periodo di guerre sia interne tra i rivali stati italiani (è nota la lega di Cambrai1508 volta a frenare la crescita di Venezia); sia tra Francia e Spagna per la dominazione della penisola, alle quali si era aggiunto anche l'impero Asburgico dopo che era stato eletto imperatore Carlo V figlio di Filippo D'Asburgo e Giovanna di Spagna. Nel 1527 costui aveva messo a Sacco Roma allo scopo di cacciare la Francia (cosa che ottenne con la pace di Cambrai1529). Il conflitto terminò però solo con la Pace di Cateau-Cambresis1559.



Infine vi erano anche guerre esterne con i Turchi, contro i quali venne promossa la lega antiturca da papa Pio V, che terminarono nel 1571 con la Battaglia di Lepanto che sancì la vittoria della cristianità contro l'"altro".

Il 500 è anche il secolo delle grandi scoperte geografiche e dell'invenzione della stampa.


 

Riforma e Controriforma

Il coinvolgimento della chiesa nei conflitti portò ad una progressiva laicizzazione del clero che fu subito sentita come negativa. La protesta contro la degenerazione e la mondanità della Chiesa degenerò con la vendita delle indulgenze promossa da Leone X che scatenò la rivolta del monaco agostiniano Martin Lutero che nel 1517 affisse 95 tesi relative a questioni dottrinali dando inizio alla Riforma Luterana o Protestante, seguita in molti paesi ma soprattutto in Germania. La Chiesa non reagì bene e nel 1521 scomunicò il monaco, tuttavia riconobbe la necessità di un rinnovamento fu così che il Concilio di Trento promosse un movimento di Controriforma volto a riportare il clero alla purezza. Contemporaneamente però la Chiesa iniziò anche un movimento antiereticale e antiprotestante e assunse un atteggiamento difensivo e decise di mettere in campo strumenti per il controllo dei movimenti religiosi e intellettuali come l'Inquisizione e l'Indice dei libri proibiti (profani).

In Germania si verificò un vero e proprio scontro tra cattolici e protestanti che fu attenuato dall'imperatore Carlo V nella Dieta d'Augusta1555 dove venne stabilito il cuius regio eius religio secondo il quale i sudditi dovevano seguire la religione del proprio sovrano. Anche negli altri paesi europei nacquero nuove confessioni che diedero vita a diversi scontri.

 

La corte

Una generale decadenza caratterizzò gli stati italiani sopravvissuti all'egemonia spagnola e alla Controriforma. Nelle corti arrivò una nuova mentalità e diventarono luoghi feroci: le condizioni economiche e di potere dei vari signori non erano più tali da consentire lo splendido mecenatismo di 50 anni prima; le speranze dell'espansione del mercato librario vennero abbattute dalle rinnovate censure ecclesiastiche e laiche, perciò svanirono per gli intellettuali le possibilità di poter sopravvivere se non prestandosi a veri e propri rapporti di dipendenza dai signori, i quali erano molto più interessati ad avere «segretari» che non «cortigiani». La corte, nella quale Tasso sognava di trovare intellettuali e principi coi quali instaurare cordiali rapporti umani e proficui scambi culturali, mostrava il suo lato oscuro, quello degli intrighi, della compiacenza, del compromesso e della falsità.

Per Tasso la Corte è il sognato luogo dello splendore, della fama e della gloria; è la sede d'ogni magnanima virtù e d'ogni terrena grandezza. Egli spese tutta la sua vita a ricercare una corte del genere, non la trovò mai, né avrebbe potuto trovarla infatti dietro l'illusione e dietro le apparenze del fasto Ferrara mostrava già i segni dei vizi che infestavano ogni corte e i segni d'ipocrisia, dissimulazione, ricatto, finzione. Ed è in quest'ambiente chiuso e ostile della corte che le tensioni di Tasso cominciarono a farsi strada con estrema violenza.




 




























Tasso e il suo tempo

Questa crisi della società tocca in profondità Tasso che vive una vita in perenne esilio, è quasi distaccato dalle cose del mondo cortigiano ma allo stesso tempo è legato a esso così come egli è molto legato alla religione e alla fede ma contemporaneamente è attratto dai beni e dai piaceri terreni. Sono proprio le contraddizioni la  caratteristica di questo periodo perciò vi è anche una rimessa al centro dell'interiorità umana al fine di scoprire il mondo e la complessità che abbiamo dentro di noi: i nostri sentimenti, i nostri desideri e le nostre aspirazioni. La visione è però più pessimistica di quella del primo 500 a causa di tutti gli avvenimenti del secolo. Si perde la fiducia nelle capacità e nella virtù dell'uomo per dare più spazio alla fortuna ossia l'imprevedibile e l'inevitabile susseguirsi degli eventi che può cambiare i progetti e le opere umane. Ne emerge un senso di inquietudine e di sfiducia nell'uomo che è in continua lotta tra razionale e irrazionale ma anche se egli riuscisse a far prevalere la ragione potrebbe andare in rovina e causa di una fortuna avversa.

Tasso è molto attratto dalla corte dove spera di trovare gloria e riconoscimenti ma quando capisce che il mondo cortigiano è cambiato va alla ricerca di una nuova istituzione che lo protegga e che gli dia conforto. Trova sostegno nell'accademia che rappresenta per lui la certezza della perfezione e la garanzia del consenso. Egli cerca infatti certezze e va volontariamente di fronte all'autorità dell'Inquisitore e all'autorità ecclesiastica, perché il suo tormento, il suo dubbio, siano sciolti. Questo bisogno di "regole" e di "autorità" esterne è il segno della mancanza di equilibrio e certezze interne. Ma queste verità "indiscutibili", imposte da fuori non coincidono con i moti più intimi della sua anima o delle sue angosce: egli soffre quindi una spaccatura interna. Di qui i tormenti dell'anima, l'irrequietezza, il senso di angoscia interiore e la follia che gli antichi chiamavano "melanconia". Una follia che lo porta a una smania incontenibile all'interno della corte e che riversa contro il Duca che ne ordina la reclusione a Sant'Anna.



 











La vita di Tasso

Tasso nasce l'11 marzo 1544 a Sorrento e già dai primi anni di vita deve affrontare una profonda sofferenza dovuta all'assenza del padre, che era spesso lontano falla famiglia a causa del suo ruolo di segretario  e poeta del principe di Salerno, Ferrante di Sanseverino. Sempre per lo stesso motivo è costretto nel 1551 a trasferirsi a Napoli, dove frequenta le scuole dei gesuiti ma l'anno successivo suo padre si trasferisce in Francia per l'esilio del suo signore. Nel 1554 rincontra suo padre a Roma ma pochi anni dopo è costretto ad affrontare un'altra sofferenza, infatti nel 1556 sua madre muore senza poterla rivedere. Nel settembre dello stesso anno si trasferisce a Urbino dove segue gli studi umanistici insieme con il figlio del duca governante Guidobaldo II della Rovere, Francesco Maria. Mentre nel 1559 si trasferisce a Venezia dove comincia a frequentare un ambiente letterario, ricco di stimoli tanto che comincia la stesura del della Gerusalemme. La scelta deriva dal fatto che la repubblica, dopo una spedizione fallita, sente la minaccia dei Turchi nel Mediterraneo. Nel 1560 si trasferisce a Padova, dove segue lo studio del diritto e successivamente della filosofia e della letteratura, nella prestigiosa università, venendo anche a contatto con molti personaggi dell'epoca.



Tra il 1562 e il 1564 è a Bologna dove frequenta l'università ma ne viene allontanato per aver scritto una satira contro i docenti e gli studenti e torna a Padova, dove entra nell'Accademia degli Eterei. In questi anni scrive le Rime amorose per Lucrezia Bendiddio, dama di corte di Eleonora d'Este, e Laura Peperara, nobildonna mantovana; e lavora ai Discorsi sull'arte poetica.

Nel 1565 Tasso entra al servizio del cardinale Luigi d'Este e si trasferisce a Ferrara. Qui apprezzato per i suoi modi e per le sue qualità poetiche, conosce un periodo di serenità e successo nello splendore della corte, nonostante debba affrontare la morte dolorosa del padre. Nel 1572 compie un viaggio in Francia al seguito del cardinale poi passato al servizio del duca Astolfo II  lavora assiduamente al poema e compone anche l'Aminta, una favola pastorale.

Nel 1575 viene nominato storiografo di corte e completato il poema lo sottopone al giudizio di alcuni studiosi. Le loro critiche lo gettano nella prostrazione e comincia a perdere l'equilibrio interiore. Va continuamente alla ricerca della perfezione formale e morale del poema, che lo porta a continue revisioni e perfino ad autodenunciarsi due volte al Tribunale dell'Inquisizione, ma nonostante venga assolto non riesce a trovare pace. La sua inquietudine lo porta a continui spostamenti di corte in corte e i rapporti con il duca Astolfo II si fanno sempre più tesi.

Tasso è sempre più ossessionato dalla religione e nel 1576 scrive un Allegoria riferita al poema volta a giustificare gli episodi amorosi, attribuendo loro significati simbolici: è questa la più profonda inquietudine di Tasso, da un lato c'è la consapevolezza che la materia amorosa sfugge alla nuova morale, dall'altro l'incapacità di staccarsi dalle passioni e dai sentimenti ed eliminarle dal poema. L'inquietudine sfocia in una forma di follia che esplode nel giugno del 1577 quando, convinto di essere spiato, il poeta aggredisce con un coltello un servitore. Il duca lo invita a ritirarsi nel Convento di San Francesco per qualche tempo, ma Tasso fugge e incomincia a peregrinare di città in città. Nel 1579 torna a Ferrara, dove offende pubblicamente il duca e la corte, accusandoli di non averlo accolto e onorato; il duca ne ordina la reclusione nel carcere di Sant'Anna dove rimane fino al 1586.



 


























Le Opere

LE RIME sono dei testi poetici dedicati all'amore, accompagnano tutta l'esistenza di Tasso ma per il loro tema subiscono numerose rielaborazioni. Tasso le dedica in particolare a Lucrezia Bendiddio, dama di corte di Eleonora d'Este, e a Laura Peperara, nobildonna mantovana.

IL RINALDO è un breve poema cavalleresco che narra in 12 canti la gioventù del paladino. Dopo aver assimilato la lezione di Ariosto, riduce la complicazione dell'intreccio incentrandolo in un unico protagonista, elimina i proemi e i versi di congedo dai singoli canti, lo distingue dal modello di Ariosto anche la mancanza di ironia. Quel che si può apprezzare nel Rinaldo, è un giovanile entusiasmo di amore e di gloria.

L'AMINTA è una favola pastorale (favola nel senso latino di fabula= testo drammatico) dove Tasso tratta il mito dell'Età dell'oro, mito assai diffuso e già trattato da Virgilio, che rappresenta uno stato di felicità in cui l'umanità viveva secondo natura, senza affanni e privazioni, godendo di un libero soddisfacimento dei bisogni e degli istinti. Nella favola i personaggi sono ninfe e pastori che vivono in un luogo ameno. Aminta è un pastore innamorato di una ninfa scontrosa e ostile all'amore, Silvia. Fu scritta nell'intento di divertire la corte ma cela una certa insofferenza celata verso i suoi vizi. A differenza delle altre opere l'Aminta non subì grandi variazioni.

IL TORRISMONDO è una tragedia mai messa in scena, in quanto piena di lunghi monologhi, che racconta un conflitto tragico tra amore e amicizia su un cupo sfondo nordico.

LE EPISTOLE anche le lettere accompagnano l'intera esistenza di Tasso e costituiscono una fonte preziosa per comprendere il vero carattere dell'autore. La maggior parte di esse è stata scritta durante l'internamento a Sant'Anna per difendersi dalle accuse, infatti in queste lettere egli suole presentarsi come una vittima punita ingiustamente come nella lettera a Scipione Gonzaga dove egli cerca di dimostrare che è innocente e che le accuse di pazzia non sono vere. Ma troviamo anche lettere dove egli esprime i suoi sentimenti, le sue speranze, le sue riflessioni, le sue sofferenze e chiede aiuti economici. Le lettere più toccanti sono quelle in cui Tasso descrive se stesso perso nei labirinti della follia. Lo stile delle epistole è molto ricercato ed è caratterizzato da periodi complessi, citazioni, arcaismi, neologismi (vocaboli nuovi).

I DISCORSI SULL'ARTE POETICA Tasso vive nel periodo in cui si cerca di organizzare e imporre regole al sapere e prende avvio una specie di "scienza della letteratura". Infatti i letterati dell'epoca sullo studio della poetica di Aristotele elaboravano categorie, regole e norme per la poesia e per il poema eroico; segno del generale clima di inquietudine dovuto ai nuovi ideali morali e religiosi. Tra le norme della Poetica di Aristotele venne ripresa quella che sanciva la superiorità del genere tragico sugli altri generi letterari, e quella che proponeva la teoria dell'unità di tempo, di luogo, e di un'azione verosimile e storicamente accertabile. Anche Tasso elaborò riflessioni sul poema epico e sulla poesia sulla base dell'insegnamento aristotelico: egli meditò sulla materia che secondo lui doveva essere:

  Verosimile (ossia tutto ciò che è possibile che avvenga), perciò il poema deve avere un argomento né troppo lontano né troppo vicino nel tempo, in modo da non ostacolare l'apporto creativo del poeta ma di avere presa sul lettore. Oltretutto la materia deve offrire un insegnamento morale e cristiano.

  Utile, perciò la materia deve offrire un insegnamento morale e cristiano. Allo stesso tempo la materia deve essere anche dilettevole e Tasso sul modello



di Orazio propone di mescolare l'utile al dilettevole. Come il poeta dice anche nel Proemio il dilettevole deve essere come lo zucchero che inganna il

fanciullo malato e gli fa bere inconsciamente l'amara medicina (l'utile), da cui "riceverà la vita". Per far ciò si deve ricorrere a un nuovo tipo di

meraviglioso: il "meraviglioso cristiano", fondato sugli interventi soprannaturali di angeli e demoni nella vita dell'uomo.

Poi Tasso ragionò sulla forma che invece doveva essere:

  Multiforme, cioè deve avere una ricchezza e una varietà di azioni, che contribuiscono al diletto del lettore. Ma queste azioni devono partire da un struttura unitaria centrale che rispetti l'unità d'azione, di tempo e di luogo e dalla quale partano poi tutte le situazioni secondarie.

  Solenne, ma non deve essere né un banale riuso dello stile classico elevato né quello stile medio che era invece dominante nel Furioso. Perciò lo stile deve essere formale, grave, ricco di figure retoriche, e deve suscitare emozione, per questo motivo egli venne definito un poeta sentimentale.


 






























Contenuto

L'azione comincia nella primavera dell'ultimo anno di guerra, quando i crociati sotto la spinta dell'Arcangelo Gabriele, inviato da Dio a Goffredo di Buglione, decidono di riprendere la guerra e, eletto Goffredo come loro capo, marciano verso Gerusalemme, difesa da Aladino. Sotto le mura della città si svolgono diversi scontri nei quali si distinguono i cristiani Tancredi e Rinaldo, e i musulmani Argante e Clorinda

Al racconto s'intrecciano diverse storie d'amore: della fanciulla Erminia per Tancredi, di Tancredi per Clorinda che l'eroe cristiano uccide in duello non avendola riconosciuta, di Armida e Rinaldo, e probabilmente anche di Olindo e Sofronia.

Mentre Goffredo ordina la costruzione di imponenti macchine da guerra Satana invia ai musulmani aiuti e la maga Armida che dopo aver fatto innamorare alcuni cavalieri li imprigiona in un castello sul Mar Morto e semina grande discordia nel campo cristiano.

Argante decide di risolvere la battaglia con un duello. Avanza Tancredi ma durante lo scontro egli indugia dopo aver visto l'amata Clorinda così si fa avanti Ottone che però viene ucciso. Tancredi, ripresosi combatte valorosamente finché il duello non viene interrotto per l'oscurità.

Nella notte Erminia preoccupata, indossa l'armatura di Clorinda e va alla ricerca di Tancredi ma viene inseguita da un gruppo di cavalieri cristiani e fugge senza metà, il mattino dopo i ritroverà in un luogo idillico di pastori dove rimarrà.

Tancredi invece alla ricerca di Clorinda viene imprigionato nel castello di Armida, ma verrà salvato da Rinaldo appena in tempo per salvare i cristiani attaccati da Solimano. Successivamente Goffredo sferra l'attacco decisivo a Gierusalemme ma lo scontro si interrompe per l'oscurità. Nella notte Argante e Clorinda escono dalle mura per dar fuoco alla torre mobile ma al ritorno Clorinda rimane chiusa fuori e ha uno scontro con Tancredi che non riconoscendola la uccide. I cristiani si recano nella selva di Saron per prendere altro legname per le loro macchine di guerra ma sono bloccati dall'incantesimo fatto dal mago Ismeno e da una spaventosa siccità.

Goffredo dopo una visione fa richiamare Rinaldo che si era ritirato dopo aver ucciso Gernando di Norvegia per sottrarsi alla giusta punizione ma era caduto negli incantesimi di Armida, e si trovava in un castello nelle Isole Fortunate.

Egli viene distolto da Carlo il Danese e Ubaldo che lo fanno specchiare in uno scudo magico dove egli vede la sua degradazione morale e decide di ritornare all'impresa. Così egli va purificarsi sul monte Oliveto, poi sconfigge le forze infernali nella selva e i cristiani possono costruire una nuova torre. Armida, da incantatrice diventa una infelice donna innamorata e giura la vendetta.

Dopodichè vi è la battaglia finale intorno a Gerusalemme la battaglia decisiva, che dà la città santa in mano ai crociati: Rinaldo si riconcilia con Armida che si converte al cristianesimo e dalla loro unione discenderà la stirpe degli Estensi; Tancredi uccide Argante in un cruento duello al termine del quale egli resta in fin di vita  ma viene trovato e salvato da Erminia; Goffredo invece uccide Emireno capo degli egiziani, poi scioglie il voto entrando nel tempio di Gerusalemme e deponendovi le armi.


 

Le edizioni

Tasso lavora alla Gerusalemme Liberata per più di 30 anni. Il primo abbozzo dell'opera sono le ottave del Gierusalemme, dedicato all'arrivo dei crociati in Terra Santa, che egli scrive nel 1560 durante la permanenza  a Venezia.

Negli anni successiva si dedica alla stesura del Rinaldo per riprendere la stesura del poema nel 1565: l'opera è però terminata solo nel 1575 con il titolo di Goffredo. Di qui egli applica continue correzioni per adeguare l'opera ai canoni imposti dalla Controriforma, fino a dare vita alla Gerusalemme Liberata. Questa fu quella che piacque maggiormente al pubblico e fu composta a Ferrar nel decennio con la dedica ad Alfonso II d'Este. Rispetto al primo abbozzo presenta una maggiore capacità di delineare l'animo dei personaggi e di dare vita a grandi figure e ai loro drammi interiori. La versione intera viene pubblicata nel 1581 contro la volontà dell'autore, poi ne appaiono diverse edizioni in Italia alle quali Tasso però non partecipa. Il poeta infatti ossessionato dalla smania di creare un poema eroico adeguato alle istanze più rigorose della cultura del suo tempo, è occupato nella riscrittura del poema, dopo che questo era stato accusato di scarsa moralità e religiosità. Ne nasce un nuovo poema che egli dedica a papa Clemente VII la Gerusalemme Conquistata Tasso lascia immutato il tema, alcuni episodi e personaggi, mentre elimina gli episodi che gli sembrano solo delle inutili digressioni e quelli con motivi erotici e sensuali; aggiungendo al loro posto nuove parti che celebrano il potere papale con tono eroico. Trasforma anche i canti in libri sullo stile dell'Eneide. Le revisioni attenuano il meraviglioso e accrescono la credibilità storica e la differenza tra Cristiani (bene) e Musulmani (male). Dal punto di vista stilistico vi sono poche correzioni. La nuova edizione non ha molto successo.


 







































Le fonti e la visione del mondo

Tasso riprende in particolare il modello di Omero, nel vigore delle guerre, e quello di Virgilio nel sentimento religioso e nella dimensione tragica dell'amore.

Ma appare evidente anche l'influenza dei poemi cavallereschi di Boiardo, di Ariosto e del padre Bernardo che aveva scritto l'Amadigi. Tuttavia il poeta prende le distanze dai modelli convenzionali per rifondare un nuovo poema eroico.

Il tema invece era già da tempo di grande attualità ed era già stato trattato in molti poemi. Era avvertita l'esigenza di una nuova crociata soprattutto a Venezia, minacciata fortemente dai turchi nel Mediterraneo, tanto che Tasso comincia la stesura del poema durante il suo soggiorno nella città.

La scelta di questo tema aderisce anche al principio della verosimiglianza: secondo il quale la materia narrativa deve avere un qualche legame con l'attualità al fine di conferire all'opera un intreccio veritiero e storicamente definito.


La struttura è ripresa sia dai principi aristotelici sia dai grandi poeti antichi: Tasso parte da un nucleo narrativo centrale cioè la conquista di Gerusalemme ben delineato in un inizio e una fine. Attorno a questo nucleo centrale ruotano e si dipartono innumerevoli episodi secondari. Ciò permette al poeta di rappresentare un mondo multiforme di personaggi, o anche il cosmo, il senso del mondo e delle sue vicende.


Alla base del poema vi è però il conflitto, la dualità che si riflette in ogni manifestazione della vita umana: è cosmico (tra forze celesti e forze infernali), storico (tra cristiani e musulmani) e individuale (l'animo di ogni personaggio è lacerato tra spinte contrarie).

Per esempio a livello individuale i personaggi mostrano una voce comune: pur essendo convinti che gli altri sono nemici e quindi devono essere sconfitti, non possono rimanere indifferenti davanti agli orrori della guerra o all'amore (ciò vale sia per i cavalieri cristiani che per i musulmani).

Niente è riconducibile a un'unica dimensione, tutto è fondato sulla tensione e sulla contrapposizione: non a caso le figure retoriche prevalenti sono l'antitesi e il chiasmo. Anche al livello spaziale si possono distinguere due diversi spazi: uno verticale, che corrisponde ai valori trascendenti del cristianesimo, e uno orizzontale, luogo del multiforme e dell'effimero.

Possiamo considerare come esempio del primo Gerusalemme, spazio deputato all'adempimento dei doveri guerreschi e religiosi. Mentre come esempio del secondo vi è il locus amoenus dove si rifugia Erminia, il castello di Armida sul Mar Morto o il giardino della Maga nelle Isole Fortunate, luoghi nei quali i personaggi arrivano quando sono spinti dai loro desideri e dai loro impulsi.

La visione del mondo di Tasso insomma è fondata sulla multiformità dei comportamenti umani e sulle lacerazioni interne dell'animo, dovute appunto a desideri opposti.

Questa contrapposizione deriva da una profonda inquietudine interna del poeta che vuole aderire ai codici politici, religiosi e letterari imposti dalla Controriforma, ma nello stesso tempo è molto attratto dai valori della civiltà rinascimentale e della cultura umanistica del 400.


 

Temi

Così Tasso cerca da un alto di adeguarsi ai codici della Controriforma e dall'altro resta legato al passato: per questo motivo troviamo una cura minuziosa nel descrivere le pratiche di culto ma anche nel rappresentare la guerra, le arti magiche e quelle seduttrici.

Tasso cerca di creare un equilibrio e un ordine fra elementi contrastanti ma la contrapposizione emerge più volte:

LA GUERRA è vista dai personaggi ora con gioia ora con afflizione. Da una parte vi è il bello dello scontro al fine di sconfiggere il nemico, da una parte vi è la paura della morte e degli orrori che questa provoca.

La guerra è la condanna della condizione umana, è però solamente dentro questa condanna che il destino umano può realizzarsi.

LA MAGIA E LA RELIGIONE il tema della magia, nel poema, ha una presenza e un'importanza eccezionali, poiché rappresenta il ricorso alla dimensione sovrannaturale magica e irrazionale.

Ma l'arcano e l'irrazionale della magia non aiutano a risolvere i conflitti dell'uomo; è solo la religione unita all'eroismo che indica la via della salvezza. L'eroismo è un modo per forzare la realtà vincendone l'insensatezza; la religiosità è un modo per entrare in contatto con le forze misteriose e inquietanti della realtà senza esserne divorati.

L'AMORE è vissuto, nel poema, in maniera altamente drammatica, in una situazione di sofferenza per cui nessuno è felice e corrisposto, ma ognuno lotta contro se stesso. Infatti l'amore è raffigurato in una duplice rappresentazione: da un lato è presentato come puro piacere dei sensi che dall'interno minacciano l'individuo distraendolo dai doveri sociali e dai valori religiosi; dall'altro come una componente negativa portatrice di infelicità, in quanto tutti i personaggi vivono amori contrastanti e infelici. Perciò i personaggi soffrono non solo perché amano i propri nemici ma anche per le profonde lacerazioni interne che vivono: l'amore si manifesta come peccato, come colpa, sofferenza e struggimento interiore per via del contrasto tra dovere e passione. Tasso ci presenta infatti una passione tempestosa, che rende spesso incapaci di reagire e allontana dal dovere. Non a caso al sentimento amoroso è spesso legata la morte.

IL PAESAGGIO anche il paesaggio riveste un ruolo importante nel poema poiché viene a esaltare lo stato d'animo dei protagonisti. Ad esempio il campo di battaglia è la rappresentazione è cupo, tetro, oscuro, un paesaggio di morte.

Si può cogliere inoltre il tema dell'ERRARE, inteso non tanto in senso spaziale, come accadeva per Ariosto, dove aveva il significato di girovagare alla ricerca di avventure, ma più decisamente in senso religioso. Infatti l'errare è inteso nel senso di allontanarsi dal posto in cui avviene la battaglia e soprattutto il distaccarsi da quelli che sono i propri doveri per andare verso la colpa.


 
















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