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Petrarca e la sfera della soggettività

italiano



Petrarca e la sfera della soggettività.

La tematica amorosa con Petrarca ci fa entrare pienamente nella sfera della soggettività, di una soggettività particolarmente complessa e sofferta. L'io del poeta si  apre ad una continua riflessione sugli effetti del sentimento d'amore, in un' ininterrotta parabola di coinvolgimento e di tentato, vano distanziamento, di adesione alla passione e di ripiegamento interiore. In Petrarca vengono a maturazione gli elementi contraddittori della cultura medioevale, che relegano tradizionalmente alla condizione di peccato - e quindi di negazione  - ogni forma di debolezza e di istintualità della passione.
Viceversa il poeta non rinnega affatto le contraddizioni umane e  segue dettagliatamente il dramma della sua coscienza, che - di tempo in tempo - si trova a vivere  nuove condizioni e sperimenta nuove sensazioni ( la solitudine, l'isolamento, la vana ricerca della pace interiore, il dialogo e l'interrogazione della natura..... ) mentre invano tenta di attingere alla pura spiritualità religiosa. Il suo cammino psicologico ( sorta di dottrina filosofica dell'anima ) sedimenta attraverso la memoria, sottoposto com'è ad interna evoluzione sotto la spinta del tempo, capace di mutare valori e prospettive esistenziali.Con Francesco Petrarca cambia la condizione dell'uomo medievale nei confronti della società  e dei suoi valori: in particolare la posizione dell'intellettuale appare mutata.  Entrano in crisi tutte le certezze - di carattere culturale, teologico, filosofico e religioso - di cui Dante e la schiera degli stilnovisti si erano fatto portatori. Mutano le condizioni politiche ed economiche con il definitivo passaggio dall'economia feudale a quella di mercato; si conclude il periodo della teocrazia papale e del potere universale dell'impero, essendo messa in discussione ogni forma di autorità depositaria di verità assolute ed incontrovertibili. Tutte le strutture portanti della società altomedioevale si avviano definitivamente a decadenza accanto ai modelli culturali di tipo gerarchico che le avevano sorrette.Parallelamente la coscienza del singolo si interroga sul senso più autentico dell'esistenza, attingendo a codici di comportamento meno rigidamente vincolati a parametri religiosi e più aperti alle varie esperienza di vita, irti certo di contraddizioni ma anche coraggiosi, liberi da ogni paralizzante vincolo etico. Petrarca è l'espressione più significativa di questo periodo di transizione e di crisi positiva delle coscienze, che proietta l'uomo all'interno di un profondo dissidio interiore alla ricerca dell'autenticità e della pienezza vitale, pur non rinnegando i presupposti religiosi della cultura medioevale.
Egli nasce nel 1304 ad Arezzo all'epoca in cui Dante aveva cominciato a scrivere, ma tra i due c'è una differenza incolmabile che si manifesta nel modo di concepire ed affrontare la politica, la cultur 121d39b a, la religione. Anche la famiglia di Petrarca era del partito dei guelfi bianchi e fu  cacciata da Firenze. Il padre si trasferisce in Francia, ad Avignone, al seguito dei Colonna; qui il poeta inizia i suoi studi. Poi con il fratello Gherardo, a cui era molto legato, fu inviato a Bologna per seguire gli studi di diritto. Tornato in Francia, diviene segretario del cardinale Giovanni Colonna . Si ha Il fenomeno del mecenatismo, con cui un signore offre appoggio ad un artista affinché possa condurre liberamente la sua attività intellettuale.. In Francia Petrarca incontra Laura, la donna ispiratrice della sua poesia, il venerdì santo del 1327 nella chiesa di Avignone. Di lei sappiamo poco: doveva essere un personaggio importante, morta a causa della peste del 1348 diffusasi in seguito alla guerra dei Cent'anni.  
Il legame con Laura è basato sulla memoria e trova consistenza nelle rime del Canzoniere, che riuniscono e riordinano l'esperienza esistenziale dell'autore. Essa assume valore paradigmatico per l'intera umanità, prospettando una parabola evolutiva dell'uomo che muove dall'errore giovanile della passione amorosa fino alla vergogna ed al  pentimento - propri dell'età matura - per ogni inutile vanità  perseguita sulla scorta di un desiderio troppo vivo ed incontrollato. Anche l'amore di Laura appare - nella parabola evolutiva e nel bilancio esistenziale del poeta - come una debolezza ed un cedimento della giovinezza.
Il CANZONIERE è strutturato in due parti : la prima, scritta in vita di Madonna Laura; il resto dopo la sua morte. Intorno a questa figura femminile - dal significato ampiamente simbolico - si accentra buona parte dell'opera di Petrarca.



Voi ch'ascoltate in rime sparse

Sonetto proemiale si rivolge al pubblico dei lettori chiedendo pietà del vario stile dei suoi versi d'amore. C'è corrispondenza tra l'alternarsi degli stati d'animo del poeta ( errore giovanile / finale ravvedimento ) ed il tono poetico difforme in cui il sentimento amoroso viene di volta in volta espresso nel Canzoniere. Vergogna e pentimento  per la passione: l'età matura rivela la vanità di ogni umano desiderio

Solo e pensoso i più deserti campi

La vana ricerca di solitudine del poeta per sottrarsi all'immagine mentale di Laura che non lo abbandona mai. L'impossibile ricerca di solitudine di fronte all'incalzare dei pensieri d'amore. La natura è specchio dei sentimenti del poeta. Essa pare quasi personificata in intima confidente.

Erano i capei d'oro a l'aura sparsi

La memoria rievoca la bellezza intatta ed ideale di Laura, che il tempo non può intaccare. La sua ferita d'amore con il tempo non si risana. Il corpo di Laura è contemplato con stupore mentre si anticipa il senhal ( espressione simbolica riferita all'amata )

Chiare fresche dolci acque

Nel quadro di una natura viva e primaverile appare l'immagine radiosa di Laura, che  richiama un'alta personificazione del divinità. Essa popola la memoria del poeta trasfigurando la realtà presente. La natura come muta interlocutrice nel momento della rievocazione dell'incontro con Laura. La stagione primaverile inquadra perfettamente - nella memoria del poeta - l'apparizione della sua creatura ideale.
Le ultime parole del poeta si rivolgono ad una natura quasi personificata.

Il petrarchismoLa poesia petrarchesca avvia una tradizione, che - nella storia della letteratura italiana - si trasforma in un codice - canone espressivo. La riflessione lirica sul sentimento d'amore diventa un topos della soggettività poetica, psicologicamente atteggiata all'interiore riflessione, all'interno di contesti quasi obbligati. In essi possiamo identificare questi elementi strutturali.
- la natura come quadro ideale della presenza femminile, la stagione primaverile - con i suoi emblemi - come contesto dell'innamoramento e come metafora della forza rigenerante dell'amore creaturale.
- la natura personificata come interlocutrice partecipe dei sentimenti umani
- la memoria come modalità di rievocazione e di distanziamento ideale dell'evento-incontro amoroso.
- la divinizzazione della figura femminile,  sovente identificata  o  inserita in mitologie pagane spiritualizzate.
- il fascino legato all'intensità dell'evento ed alla precarietà della bellezza femminile ( metafora della rosa ) 
Più generalmente il petrarchismo si identifica con una modalità di comunicazione di sensazioni intensamente evocate e rivissute interiormente, più che  precisate narrativamente, indistintamente colte nel repertorio della memoria, e raramente contestualizzate localmente e spazialmente. La presenza - apparizione femminile come  l'innamoramento appaiono emblemi di  intensità emozionale, vissuti nella pienezza dell'abbandono contemplativo della natura, come momenti privilegiati della trasfigurazione artistica del reale


La prima rappresentazione grafica individua visivamente come si contrappongano nella poesia due fondamentali dimensioni: quella della natura ( spazio vuoto e solitario ) e quella - seppur implicita - della città ( spazio segnato dalla presenza umana ). Nell'animo del poeta si fa strada una forte concentrazione interiore, una volontà di raccoglimento e di solitudine, che è contrassegnata dal lento incedere all'interno di in uno spazio circoscritto, così da cadenzare quasi lo scorrere dei pensieri. 
Egli ricerca  la serenità nell'abbandono alla natura, che sembra diventare partecipe dei sentimenti umani con la sua muta presenza, mentre sono lontani gli occhi indiscreti, che potrebbero scoprire l'intimo tormento del poeta.
Ma nella tentata introspezione - che immerge l'uomo solo in un colloquio con se stesso - il pensiero d'amore emerge  prepotente con le sue ragioni e l'animo non può mai staccarsi da tale, persistente ragione di tormento. La tabella che segue ripropone con varia tinteggiatura le tematiche che si intrecciamo nella composizione.
Emerge chiaramente l'insistenza delle aree gialle che richiamano la ricerca di protezione, isolamento, solitudine nella natura. E' questo l'atteggiamento più emblematico del poeta  rintracciabile anche nei trattati ( De vita solitaria ) e nelle epistole. L'importanza di tale ricerca - seppur vana - viene ribadita anche nella parte finale della poesia quando il poeta confesserà che il pensiero d'amore lo insegue ovunque.
Le aree viola ci parlano dell'impossibilità di mascherare all'esterno il tormento amoroso o di isolarlo interiormente - celandone temporaneamente l'urgenza , la pregnanza significativa a livello esistenziale.
Infine l'area verde individua un topos di tutta la poesia di matrice petrarchesca, che si imporrà largamente fino a penetrare nell'immaginario romantico: quello della natura, che, da semplice sfondo di eventi, diviene parte attiva quasi complice dei sentimenti  e del dramma umano  assumendo connotazioni precise e forti  in una sorta di personificazione che la trasforma in muta confidente dell'uomo.


Solo e pensoso i più deserti campi
vo mesurando a passi tardi e lenti,

Desiderio e ricerca di solitudine. 
Lento e cadenzato movimento dei passi che delimita lo spazio della riflessione.

e gli occhi porto per fuggire intenti
ove vestigio uman l'arena stampi.

Viene evitata la compagni degli altri uomini -
Viene ricercata la protezione nell'isolamento della natura

Altro schermo non trovo che mi scampi
dal manifesto accorger de le genti,  

perché negli atti d'alegrezza spenti
di fuor si legge com'io dentro avampi:

Totale trasparenza dei sentimenti. Incapacità a celare il dramma interiore


sì ch'io mi credo omai che monti et piagge
e fiumi et selve sappian di che tempre
sia la mia vita,
ch'è celata altrui.

La natura è partecipe dei sentimenti umani. Le cose sembrano essere emblemi degli stati d'animo.



Ma pur sì aspre vie né sì selvagge cercar non so

Vana ricerca di isolamento


ch'Amor non venga sempre
ragionando con meco, et io co·llui.

L'Amore è stato d'animo dominante: non c'é pace interiore: esso riappare con la sua presenza inesorabile









Solitario e pensieroso i luoghi più abbandonati
vado segnando con il mio passo lento e cadenzato 
e rivolgo lo sguardo, attento ad evitare
ogni luogo toccato da orma umana



Altro rifugio non so trovare che mi protegga
dall'attenzione ( indiscreta ) della gente;
< poiché > nei miei gesti privi di ogni serenità
esteriormente si intuisce come io, nell'intimo, arda d'amore:

cosicché credo ormai che monti, pianure
fiumi, boschi conoscano di che tenore
è la mia vita, che pure è tenuta segreta agli altri.

Del resto nessun angusto e solitario luogo
so trovare, in cui Amore non mi accompagni in ogni istante
parlando con me ed io con lui.


Voi che ascoltate in versi di varia natura l'eco 
di quei sospiri di cui io nutrivo il mio animo
al tempo del mio primo errore giovanile
quando ero in parte diverso dall'uomo che oggi sono

spero di trovar comprensione e perdono
- presso chi, per diretta esperienza, conosce cosa sia amore -
per il vario stile in cui piango e rifletto ( sulla mia condizione)
tra inutili speranze e vano dolore.

Ma mi accorgo ormai come per tutti gli altri
sia stato oggetto di derisione per lungo tempo, per cui spesso
di me stesso mi vergogno; 

vergogna è il frutto del mio inutile vaneggiare
il pentimento e l'accorgermi chiaramente
che, quanto piace all'uomo, non è altro che un breve sogno


Il grafo visualizza le due tematiche toccate dal sonetto proemiale: quella relativa alla richiesta di comprensione presso il pubblico del Canzoniere per il vario stile in cui egli  rievocherà della sua esperienza esistenziale accanto a Laura ed il ripiegamento pessimistico sulla memoria del giovanile errore. Vergogna e pentimento sono le note dominanti di un animo che guarda con occhio diverso alle età giovanile. Riflessione e meditazione si alterneranno dunque all'effusione di sentimenti - vari e contraddittori - che, se non possono essere negati, certo vengono ridimensionati nell'età matura.
L'impianto strutturale del sonetto mostra programmaticamente come al  variare degli stati d'animo del poeta - ondeggianti tra l'intensità della passione ed il richiamo religioso - corrisponda uno stile poetico diseguale che lo porta ora a distanziarsi razionalmente ora a rivivere intensamente una passione viva nella giovinezza ( del vario stile in ch'i piango e ragiono ).
Così possono ancora sintetizzarsi le polarità fondamentali della composizione:

SFERA DELLE EMOZIONI ALL'INTERNO DEL PROCESSO CREATIVO.
- Eco dei sospiri d'amore, espressione della vitalità intima dell'animo
- Amore come nutrimento dell'animo
- Effusione sentimentale, alternata alla riflessione come componenti della sua poesia
- Alternarsi di speranze e di vani dolori:  sono gli effetti della tensione contraddittoria dell'animo umano.
- Richiesta di pietà umana e di comprensione artistica
SFERA DELLA RAZIONALITA'
- Percezione dell'errore giovanile inteso come inutile vagare senza meta attorno ad illusioni improduttive
- La maturità accettata come età delle scelte di vita corrette
- Consapevolezza della debolezza interiore mostrata in passato nell'inseguire false mete
- Vergogna per la percezione data agli altri della sua debolezza
- Pentimento che prelude alla decisione di dedicare alla Vergine la Canzone conclusiva del Canzoniere





Limpide, fresche e dolci acque
dove immerse le sue belle membra
colei che unica per me merita il nome di donna
delicato ramo al quale le piacque
di appoggiare il suo bel corpo
( me ne ricordo sospirando )
erba, fiori che ricoprirono
il suo leggiadro vestito ed il suo corpo,
atmosfera limpida, fatta sacra dalla sua presenza
dove Amore attraverso i suoi begli occhi mi trafisse l'animo
ascoltate voi tutti insieme
le mie tristi ultime parole.

Se è mio destino dunque,
ed in ciò si adopera il volere del cielo,
che Amore chiuda questi occhi piangenti,
qualche favore divino faccia sì
che il mio corpo sia sepolto tra voi,
e l'anima ritorni sciolta dal corpo al cielo.
La morte sarà meno dolorosa
se reco questa speranza in vista di quel pauroso momento:
poiché l'anima stanca
non potrebbe in più riposata quiete
né in più tranquillo sepolcro
abbandonare il corpo travagliato da mille angosce.

Verrà forse un giorno
in cui all'abituale meta
ritornerà la donna bella e crudele,
e a quel luogo dove ella mi vide
nel benedetto giorno dell'incontro
volga i suoi occhi pieni di desiderio e di letizia,
cercando di me, e, divenuta pietosa,
vedendomi polvere tra le pietre del sepolcro,
venga ispirata da Amore
così da sospirare
tanto dolcemente e ottenere la misericordia divina
piegando la giustizia celeste,
asciugandosi gli occhi con il suo bel velo.

Dai rami scendeva ( dolce nel ricordo )
una pioggia di fiori sul suo grembo;
ella sedeva umile in tanta festa della natura,
coperta da quella pioggia di fiori, ispiratrice d'amore.
Un fiore cadeva sull'orlo della veste,
un altro sulle bionde trecce,
che quel giorno a vederle.
parevano oro fino e perle 
Un altro si posava in terra ed un altro ancora sull'acqua;
infine un fiore 
volteggiando nell'aria
pareva suggerire: "Qui regna Amore "

Quante volte dissi,
preso da grande stupore:
costei certo è nata in Paradiso.
Il suo modo di procedere quasi divino; 
il suo volto, la sua voce e il suo sorriso
mi avevano fatto dimenticare a tal punto dove mi trovavo
e fatto allontanare talmente dalla realtà,
che  mi chiedevo sospirando come
fossi potuto pervenire in un luogo simile e quando vi ero giunto.
Perché credevo di essere giunto in Paradiso
non in Terra dove mi trovavo
Da quel momento in poi amo questo luogo
così che non ho pace in nessun altro

Se tu, mia canzone, fossi bella e ornata, quanto desideri,
potresti coraggiosamente
uscire dal bosco e andare tra gli uomini

Invocazione e richiesta di ascolto da parte del poeta alla Natura, che viene personificata ed individuata negli stessi modi, aspetti e forme che caratterizzarono l'incontro con Laura.
 Al presente doloroso si contrappone il passato, recuperato attraverso la memoria. Si ha rievocazione idealizzata di tale passato
La natura e l'intero paesaggio ( sulle rive del Sorga, vicino alla residenza di Valchiusa ) - filtrati dalla memoria - vengono costantemente abbelliti, trasfigurati ed idealizzati  
Una ricca aggettivazione nobilita ogni particolare del contesto ambientale in cui l'incontro viene rievocato. Il rapporto individuato è tra un presente doloroso e passato idealizzato


Emergono alcune riflessioni sul proprio destino doloroso guardando anche alla vita dell'aldilà. E' il corpo che fa da tramite alla riflessione, che implica ancora il vivo sentimento d'amore.
Il poeta spera di essere sepolto in mezzo alla Natura che è stata testimone del suo incontro - nobilitante - con Laura.Il distacco dalla vita così sarà meno duro.
La natura è cornice ideale per confortare il momento della morte è referente di quiete eterna e di pace dell'animo.Il rapporto individuato è tra il presente - contrassegnato dalla speranza di una morte rasserenante- ed il futuro inteso in chiave cristiana.


Laura finalmente pietosa nei confronti del poeta verrà all'abituale luogo, piangerà la sua morte e pregherà Dio per la sua anima.
Il tono non è più evocativo e si spinge a prefigurare una funzione di Laura è donna pietosa e dotata di virtù moralizzanti. Il rapporto temporale è tutto proteso verso il futuro attraverso un sogno surreale e forse illusorio di condivisione di sentimenti al di là della vita..


E' la rievocazione di Laura nel tripudio della natura primaverile. Nasce il topos dell'incontro amoroso immerso in una natura rigenerata, festante, animata dalle forze creative degli esseri. 
Dai fiori si passa per analogia ad altri elementi preziosi legati al corpo della donna: i capelli biondi appaiono simili all'oro e alle perle. 
L'atteggiamento di Laura è umile ( dote cristiana spiritualizzante ) ma tutto, attorno a lei, suggerisce un'atmosfera amorosa. Il rapporto temporale è di nuovo indirizzato verso il passato nostalgicamente idealizzato nella rievocazione dell'incontro


E' la strofa di maggiore astrazione ove il poeta tenta di chiarire la trasformazione interiore che la memoria ha prodotto. 
La trasfigurazione di spazi e tempi si completa. Le rive del Sorga si confondono con un luogo paradisiaco, Laura con una divinità.
Il poeta si chiede come tale trasfigurazione sia possibile e che cosa l'abbia prodotta.
L'unico legame che viene evocato è con gli spazi: l'astrazione non sostituisce il piacere del il contatto appagante con i luoghi della sua felicità terrena l rapporto temporale è ancora indirizzato verso il passato ma costantemente raffrontato con gli effetti di trasfigurazione interiore, operati sui dati della memoria e operanti nel presente.


Congedo. La canzone, adeguatamente ornata dal punto di vista concettuale ed espressivo, può aprirsi alla comunicazione con un pubblico adatto, che sappia comprenderne il messaggio La dimensione fondamentale è quella del futuro inteso come rapporto con i lettori e condivisione di valori.

Zefiro ritorna e riporta il bel tempo
e fiori ed erbe, suo dolce seguito,
ed il garrire delle rondini ( Progne ) ed il canto dell'usignolo 
( Filomena )
e primavera limpida e dai vividi colori.

Sembra sorridere la campagna e il cielo si rasserena:
Giove si rallegra di vedere la luce di Venere più luminosa
l'aria, le acque e la terra sono attraversate dall'amore
ogni essere vivente si dispone ad amare

Per me infelice ritornano i più dolorosi
tormenti, che dal profondo del cuore muove
colei che al cielo se ne portò le chiavi;

il canto degli uccelli, il fiorire dei piani,
i delicati gesti di belle e decorose donne
sono (per me) un'arida realtà, come fiere crudeli e selvagge.

Il sonetto si regge sull'antitesi del ritorno alla primavera ( stagione della vita e della gioia ) che porta con sé serenità ed amore, che pervadono tutta la natura e l'isolamento mesto e doloroso del poeta. Da tale serenità è escluso chi vive l'abbandono dovuto alla morte della donna amata; anzi la gioia che attraversa la natura accentua dolorosamente il contrasto. Il tema  del mancato rispecchiamento nella bellezza del paesaggio e della corrispondente chiusura nell'intimità pensosa e mesta diventerà un topos della lirica di ispirazione petrarchesca.
Un'altra caratteristica della composizione è data dalle personificazioni - di ascendenza classica - di forze della natura, operate attraverso i miti classici di Progne e Filomena, di Giove e di Venere, dea dell'amore







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