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Niccolò Machiavelli

italiano



Niccolò Machiavelli

Machiavelli nacque nel 1469 a Firenze; nella sua famiglia si dava grande importanza alla cultura, ciò permise a Niccolò di studiare, amò soprattutto la storia e il latino, lingua diplomatica internazionale. Nel 1492, dopo la morte di Lorenzo il magnifico l'equilibrio tra gli stati regionali si interruppe e la politica papale si appesantì. Machiavelli accusava i principi italiani poiché sosteneva inutile scrivere di donne stupende, paladini ideali, virtuosi e perfetti. Nel 1494 il re di Francia Carlo VIII entrò in Italia con il permesso dei Medici, ciò fece avviare la repubblica fiorentina che procurò lavoro a Machiavelli. Nel periodo in cui Niccolò lavorò per la repubblica con funzioni di politica interna ed estera poté viaggiare 929b12j molto, e così incontrò Cesare Borgia, duca di valentinouis, figlio illegittimo di papa Alessandro VI. Nel 1512 tornarono i medici che esiliarono Machiavelli nel suo podere a San Casciano Val di Pesa, dove si dedicò allo studio e alla scrittura; qui scrisse le sue opere maggiori (Principe). Solo quando Giulio de medici divenne papa, col nome di Clemente VII, Machiavelli riuscì a riacquistare un ruolo politico. Nel 1527 a Firenze ritornò la repubblica e Machiavelli morì. Niccolò Machiavelli è considerato il fondatore del pensiero politico moderno poiché distingueva i compiti della politica dalla religione e dalla morale, alla quale attribuiva autonomia nei fondamenti e criteri di giudizio, attribuiva finalità autonome alla politica e sosteneva che il modello ideale del principe era dotato di buona cultura ed educato ad una dotta moralità.

Nell'estate del 1513 Machiavelli scrisse il Principe, un'opera in volgare, innovativa, una sintesi culturale e esistenziale dell'esperienza pratica vissuta dall'autore che tratta i principati e il loro governo, l'opera è scaturita dalla crisi di Firenze e dell'Italia, dal disfacimento dei principati e dall'invadenza dei grandi stati. Il Principe non avendo un carattere teorico e idealizzante, ma pratico e operativo è dedicato a Lorenzo De'Medici, possibile futuro principe di uno stato mediceo. Machiavelli vuole consigliare Lorenzo De'Medici nel mantenere un ruolo laico e materiale accettando qualsiasi mezzo per arrivare al fine, ovvero il mantenimento dello stato. Con questo consiglio Niccolò sperava di rientrare nella vita politica fiorentina ma non accadde poiché, nel Principe, citò come esempio Cesare Borgia, temibile avversario dei Medici e sconfitto che aveva lasciato un pessimo ricordo della sua spregiudicatezza morale; ciò significava che anche Machiavelli poteva essere un consigliere moralmente discutibile e non accettabile per una casata.



Il Principe è un'opera che ha valenza culturale e politica, che rompe la tradizione ed inaugura un pensiero politico moderno che offre un progetto pedagogico moderno di un principe ideale. Machiavelli affronta il problema del principato da uomo politico; analizza realmente il Principe italiano e lo definisce triste, ingannato e ingannatore, egoista, semplice ma al contempo ignorante, da qui scaturisce la sua proposta politica secondo la quale il potere che deve essere conquistato e conservato. Machiavelli propone i classici come modelli di abilità politica che andrebbero imitati. Si delinea un nuovo sapere: la scienza dello stato e della politica, scaturita dalla ricerca di regole, di modelli, di qualcosa che si manifesti nel divenire della storia; tale sapere deve essere autonomo dalla morale e dalla religione. Machiavelli riflette sui problemi della politica dello stato.

I 26 capitoli dell'opera sono divisi in quattro gruppi tematici: dal I all'XI Machiavelli parla del principato, che può essere ereditario, misto, se viene acquisito dopo un matrimonio, acquisito o nuovo, su quest'ultimo l'autore si sofferma di più perché con questo può nascere la nuova figura del principe, attore della storia che può forzare gli eventi per una migliore costruzione dello stato.

Dal capitolo XII al XIV viene discusso il tema della milizia, secondo Machiavelli lo stato che non ha armi proprie è destinato ad andare in rovina, il principe deve impegnarsi a costituire un esercito composto dai cittadini, è stato un errore l'affidarsi alle truppe mercenarie. Dal capitolo XV al XXIII l'autore parla del principe, che deve essere un politico disposto ad entrare nel male se ce n'è bisogno, deve essere pronto a rinunciare alla morale. Il principe ha di natura una "pare animale" che non può modificare ma deve reprimere e controllare attraverso una realistica gestione dello stato; il principe politicamente virtuoso può essere moralmente vizioso. Dal capitolo XXIV al XXVI l'autore esamina la situazione italiana attraversata da conflitti tra Francia e Spagna, Machiavelli esorta i principi italiani a estromettere gli stranieri e a prevenire nei momenti di calma i possibili futuri momenti di sfortuna.



Il principe deve essere razionalmente spregiudicato e capace di agire su un progetto preseguendo un fine.

Nel 1518 Machiavelli scrisse "La Mandragola", una commedia che ebbe rapido successo ma che fu sottoposta a un lungo periodo di censura. Machiavelli è stato molto abile nel trasferire nel teatro la sua visione dell'uomo con chiarezza espositiva e argomentativa. I personaggi sono tutti tratteggiati psicologicamente dalla visione dell'uomo secondo Machiavelli, infatti i soggetti ripetono in forma comica le caratteristiche umane. I soggetti dell'opera sono: Callimaco, un giovane parigino che giunge a Firenze per vedere la donna di cui è innamorato Lucrezia, una donna bella, onesta, sposata con Nicia, un anziano dottore in legge, borioso e sciocco; poi vi è Ligurio, un furbo e ambiguo personaggio che vive di intrighi.

Callimaco giunge a Firenze per vedere Lucrezia, la donna di cui è innamorato, questa però è sposata con Nicia, un anziano dottore in legge che desidera avere figli, a tal punto interviene Ligurio che presenta Callimaco sotto le vesti di medico in grado di curare la sterilità di Lucrezia con una pozione preparata con la radice di mandragola, però vi è il rischi che il primo uomo con cui Lucrezia dorme possa morire, perciò bisognerà far dormire con lei un altro uomo. Nicia accetta subito la proposta, ma Lucrezia oppone resistenza e vengono chiamati la madre di lei, Sostrata, una sempliciotta, e Fra Timoteo, un frate avido e corrotto per convincerla. Il frate era consapevole dell'imbroglio e per convincere Lucrezia prese un lauto compenso. Lucrezia si fa convincere e passa la notte con Callimaco, abilmente travestito da garzone, il mattino seguente alla notte il giovane svela la sua identità e tutto l'inganno convincendola a contraccambiare l'amore. L'opera si conclude con l'incontro di tutti i personaggi il mattino dopo sulla piazza cittadina con tutti i personaggi contenti, sia i beffati che i beffatori.






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