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Machiavelli

italiano



Machiavelli



La giustizia per gli umanisti è un atto di misericordia. Il mantenimento del potere politico si ottiene con il consensus civius, ottenuto a sua volta facendo il bene dei cittadini.

Per gli umanisti è importante l'esercizio delle virtù cardinali ; anche l'eloquenza era importante per l'uomo politico.

Machiavelli è lontano dallo spirito dell'umanesimo; si appassiona alla storiografia classica, è affascinato dagli exempla. Cerca di unire il suo pessimismo antropologico ad aspetti della cultura greca (autori come Polivio e Sallustio).

Nel 1902 fu ambasciatore presso Cesare Borgia, figlio naturale del papa Alessandro VI. Machiavelli ammira Cesare Borgia, detto il Valentino. Tra politica degli Umanisti e quella di Machiavelli vi è un netto divario: Machiavelli sostiene che quella degli Umanisti non sia realtà ma idealismo; egli invece parla di realtà effettuale, ovvero ciò che appare. Machiavelli è interessato a dare consigli utili. Gli Umanisti non tengono conto dell'effettività e per questo la loro proposta risulta teorica. Machiavelli critica l'idea del principe letterato , culturalmente forte ma politicamente debole. L'uomo politico per lui è virtuoso, abile , astuto, eciso.. machiavelli legge le opere degli antichi ma, mentre gli umanisti vi cercavano esempi di virtù, egl ricerca consigli utili per la politica. L'originalità di Machiavelli è cercare nel passato consigli per la politica. Si trova in Francia, dove la forza dello stato è data dall'unità è dell' 454h76e esercito nazionale e da qui cerca di realizzare in Italia non più un esercito mercenario ma nazionale, non tenendo conto che in Francia i due aspetti sono collegati. Machiavelli osserva personaggi politici amorali facendone una norma. Da qui l'espressione a lui riferita "il fine giustifica i mezzi". Egli non vuole comprendere la politica ma cambiarla. "Il Principe" è dedicato alla famiglia Medici per risollevare la loro situazione; cerca indicazioni politicamentevalide. Si occupa di conservare lo stato. È considerato amorale ma in realtà è profondamente morale perché guarda in faccia la realtà. "Il Principe" è un'insieme di consigli per fondare uno stato nazionale, non più regionale: offre consigli e indica situazioni da evitare. Nel 1513 interrompe il "commento a Livio" proprio per scrivere "Il Principe" perché lo sente come un'urgenza. Contenuto del Principe: serve audacia, vincono quelli come Valentino, il popolo è una massa inerte, la crudeltà è necessaria è dà la vittoria; quest'ultima si ottiene attraverso un rovesciamento delle virtù umanistiche. Per Machiavelli la politica non va subordinata alla morale. Egli ha il difetto di trasportare a livello normativo quella che è la situazione e lui circostante. Fa sua questa posizione peerchè rifiuta il moralismo astratto e libresco degli umanisti perché scopre la realtà della politica, ha presente i rischi del'Italia, si rende conto della grende debolezza dei principi. Questi elementi non sono sufficienti a spiegare l'impostazione di Machiavelli perché nei "discorsi" , scritto precedentemente, gli ideali sono gli stessi anche se il tono era più pacato. Machiavelli non nega la moralità ma la ritiene subordinabile alla politica, infatti nulla è immorale in politica se non la scelta inefficacie. Il pessimismo antropologico è un'opzione teoretica di Machiavelli ingiustificata, una premessa arbitraria. La realtà politica è storica fa si che non sia possibile una teoria velida per sempre, Machiavelli non tiene conto della necessità di adattamento e crede di poter creare una politica valida eternamente. Il vero politico prende in considerazione anche l'aspetto morale, poiché il popolo giudica anche aspetti mirali oltre a quelli economici, sa prevedere le conseguenze. Nel Principe vi sono due elementi non armonizzati: l'interesse di chi crea un principato e lo vuole conservare e il sogno dell'unità d'Italia . Machiavelli è un autore profondamente morale per la sua capacità di guardare in faccia la realtà. Machiavelli testimonia il passaggio dagli ideali umanistici della concezione di Chiesa e Stato al loro tramonto. Machiavelli voleva passare dalla diplomazia delle signorie all'azione , suggerendo ad un principe di prevalere sugli altri per creare uno stato unitario, progetto utopistico. Gli altri stati italiani preferivano invece allearsi con stati stranieri contro alti stati italiani. La proposta di Machiavelli è anacronistica perché nessun principe ha il desiderio e il potere di prevalere sugli altri. Errata è l'idea di popolo di Machiavelli per il quale il popolo deve essere schiacciato e guidato perché stolto: non capisce che è il popolo a fare lo Stato. In Italia ci sono Stati isolati che non hanno interessi comuni, o eserciti unificati e quindi il progetto di Machiavelli è affidato al singolo abile. Pregio di Machiavelli è la correzione di un astratto moralismo degli umanitsi. Egli presenta la politica come tale ma peetende di avvicinare la teoria alla prassi. Non capisce, nel suo realismo incompleto, che è molto più durevole la scelta di ciò che è morale piuttosto che la crudeltà e la spietatezza, per questo la sua proposta politica fu fallimentare. Questo invece fu riconosciuto da Gian Battista Vico che riconosce una forza che guida la storia. L'uomo è dotato di un senso comune cin base al quale giudica le azioni politiche, riconosce ciò che è giusto. Il popolo per Vico riconosce la morale e condanna certe scelte a distanza di tempo. Può essere vantaggioso quindi fare delle scelte basate sulla morale e sul senso comune di giustizia perché il potere è anche dato dal consenso popolare. La teoria sul cerare uno stato unitario è criticata da Guicciardini, contemporaneo di Machiavelli. Machiavelli vuole costruire una politica slegata dall'etica non rendendosi conto che la politica è fatta snche da elementi etici. Essa deve essere orale e Machiavelli non lo capisce , insegnando una tecnoca della politica con un unico elemento invariabile: la fortuna; essa puù essere gestita, governata, dall'uomo abile. Machiavelli suggerisce di comportarsi con crudeltà fin tanto che questo è conveniente. Altro errore di Machiavelli è la concezione naturalistica dell'uomo: è arbitrario ritenere che l'uomo sia descrivibile in termini razionalistici. Afferma la malvagità dell'uomo.








Vico



E' l'antimachiavelli, ha creato la scienza politica. È un filosofo radicalmente opposto alle idee della sua epoca. Intende fondare una scienza che unisca prospettive mmetafisiche e storiche. Si basa sugli assiomi che chiama dignità. La filosofia senza la filologia non ha senso. La filologia senza la prospettiva teoretica nemmeno. A Vico interessa il movimento complessivo dellla storia. Esiste un disegno provvidenziale. Vico è la risposta romana alla filosofia cartesiana e sensista. È il primo autore che inventa l'estetica in senso moderno. La prosa è manifestazione immediata della verità. Ritiene che il pensiero umanistico che si contrappone ad un sapere amorale sia una scelta corretta anche dal punto di vista pedagogico. Conosciamo solo ciò di cui possiamo ricostruire l'origine. La conoscenza è ricostruzione mentale che porta alle cause del perché una cosa si sia originata. Afferma che il mondo naturale non può essere conosciuto da noi in quanto non l'abbiamo creato , non siamo cioè in grado di ricostruirlo. I sensi non ci ingannano ma da soli non ci danno la conoscenza. La vera conoscenza è quella della totalità. È definita la fonte di tutte le scienza, cioè la metafisica. Vico cerca di costruire una metafisica che dia le ragioni della realtà fisica. Vico afferma che per avere una vera conoscenza dovremmo conoscere le cause ultime fondamentali di tutto il processo. Vico legge la storia passata trovando un filo conduttore che a ricostruire razionalmente a posteriori ma che non gli permette di fare previsioni. Dimostra che vero e factum sono intercambiabili. Non condanna gli scienziati ma i filosofi che hanno trascurato la sfera politica per quella naturale che però è inconoscibile. Non confonde ordine fisico con quello metafisico anche perché la confusione degli ordini è il bersaglio del suo discorso. Crede che tra questi ci sia un'analogia: c'è una sorta di applicazione delll'analogia mentis medievale, applicata al moderno. Nel 1720 scrive "Del principio e fine unico del diritto universale" dove attraverso l'applicazione del principio filosofico del verum factum analizza le diverse istituzioni giuridiche e giunge alla conclusione che esiste un unico principio da cui derivano i diritti. Il principio metafisico che spiega le somiglianze tra i diversi diritti è il vis veri, aspirazione dell'uomo alla verità, elemento che spiega perché ci siano delle somiglianze tra le leggi, è anche una forza della verità nella storia che sta alla base del perfezionamento della giustizia e della virtù el singolo, aspirazioni sempre presenti nella storia. Vis veri impedisce che le cadute dell'umanità siano definitive, non impedisce che si verifichino.il diritto non nasce per necessità, l'uomo è socievole per natura, lo stato felino nasce dalla corruzione dell'uomo dopo il peccato originale che corrompe la natura dell'uomo a cui resta però l'aspirazione alla verità, la quale consente all'uomo di superare lo stato felino. Arriva a queste conclusioni partendo dalla tradizione umanistica e cattolica. L'uomo ha bisogno di riunirsi in società in seguito al peccato originale poiché questa gli permette di riacquisire integrità. L'occasione è l'infermità è l'indigenza dell'uomo diviso dopo la caduta originaria, in società gli uomini possono concretizzare l'aspirazione al vero. L'occasione è l'elemento provvidenziale, il fine ultimo è concretizzare la naturale socievolezza dell'uomo. La giustizia come criterio oggettivo è il fine dell'uomo. Vico arriva a queste conclusioni anche attraverso un'indagine rigorosa e filosofica della storia, riconoscendovi identità e analogie. Il dramma di Vico è quello del pensiero italiano che non riesce a contrapporsi a quello nordico. Vico fa riferimento di carattere ontologico e teologico che appesantiscono l'ambito giuridico, dando una rappresentazione lontana dalla concretezza. Prima di Vico non esisteva una scienza che unisse la filologia, cioè il certum, e la filosofia, cioè il verum. La sua non è scienza del fenomeno ma della sostanza. Contributi innovativi di Vico: 1. conoscenza nuova derivante dallo sforzo dell'uomo di ricostruire la storia utilizzando dat conccreti unendoli con la matematica in ambito naturale, con la fisica in ambito metafisico. 2. la metafisica è intesa come fondamento della concezione politica e giuridica. 3. Vico difenda il libero arbitrio come necessario e la provvidenza che lavora al di sopra delle scelte dell'uomo, anche contro l'uomo. Vico la chiama eterogenesi dei fini : procedimento per cui ciò che accade storicamente può anche andare contro le azioni dell'uomo. La storia ha una direzione divina, pertanto l'uomo non la può prevedere. La provvidenza agisce naturalmente e l'immanenza è data dalle cause seconde attraverso le quali agisce. A Vico non interessano i singoli fatti in quanto tali ma come dati per una visione universale. Non è un sociologo perché non si limita alla pura raccolta di dati, può essere invece precursore della fenomenologia o dell'ermeneutica.








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