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Machiavelli - Il tempo e i luoghi dal "rinascimento maturo" al "manierismo"

italiano



Machiavelli


Il tempo e i luoghi dal "rinascimento maturo" al "manierismo"


Il momento in cui il rinascimento raggiunge il suo culmine è chiamato "rinascimento maturo", periodo che va dalla morte di Lorenzo il magnifico (1492) al sacco di Roma (1527).

Dopo nelle arti comincia il cosiddetto "manierismo", concetto che implica l'idea di un'imitazione artificiosa dello stile dei decenni precedenti.

Dopo la morte di Renzo il primato di capitale culturale d'Italia passa da Firenze a Roma, che i papi trasformano nel principale centro rinascimentale d'Europa.

Grazie alla scoperta dell'america il centro del mondo cessa di ruotare intorno al mediterraneo e si sposta sull'atlantico.

La discesa in Italia di Carlo VIII rivela la debolezza militare e politica degli staterelli italiani e l'Italia diventa terra di conquista, che finisce con l'incoronazione di Carlo V da parte di clemente VII.

Il "rinascimento maturo" celebra a Roma il proprio trionfo. È il periodo di Michelangelo e di Raffaello, di Ariosto e di Machiavelli.



Il sacco di Roma è uno shock che segna l'inizio della decadenza italiana.

Il secondo momento è il periodo successivo al sacco di Roma e  l'incoronazione di Carlo V, e sono gli anni del "manierismo" , segnati da un'esasperazione del classicismo; il quindicennio che va dal 1530 al 1545 è contraddistinto dalla coscienza della fine di un periodo splendido, da un senso di esaurimento e di crisi.


La condizione degli intellettuali, l'organizzazione della cultura,il ruolo della stampa


Mentre nella prima fase della civiltà umanistico rinascimentale nei compiti degli intellettuali prevaleva una funzione letteraria e umanistica, dalla discesa in Italia di Carlo VIII fu rivelata la precarietà dei principi e della vita di corte e gli intellettuali sono obbligati ad assumere incarichi più "professionali" (come già accadeva nelle monarchie nazionali).

Il periodo che va dalla discesa di Carlo VII al sacco di Roma è caratterizzato da una continua ricerca da parte degli intellettuali di assumere il ruolo di legislatore di modelli (il modello del principe di machiavelli), senza però rinunciare alla superiore funzione di letterario-filosofo e umanista.


La consapevolezza della crisi: il trattato e la storiografia; gli esempi di machiavelli e guicciardini


Nell'età umanistica il trattato e la storiografia sono scritti quasi esclusivamente in latino e rispondono ad un intento insieme teorico e celebrativo.

Machiavelli e guicciardini tentano una risposta concreta e analitica della situazione storica.

Machiavelli non si limita ad osservare la realtà, ma questa va conosciuta perché va cambiata; perciò machiavelli diventa un teorico della politica, della storia e della natura umana.

Guicciardini studia pure lui la realtà ma svolge una critica serrata a machiavelli, infatti per lui l'esempio degli antichi non può valere per i contemporanei; vengono meno i 2 punti fondamentali di machiavelli: la tensione storica e la volontà dì azione.

Con guicciardini, l'intellettuale si ritira nella sfera del privato.

Per machiavelli il potere può essere brutale, ma deve migliorare la società, per guicciardini invece il suo esercizio è solo il governare quello che già esiste.


I modelli di comportamento: il principe e il cortigiano


La risposta alla crisi avvertita nel '500 è data dall'elaborazione di diversi modelli di comportamento, o dall'imitazione di alcune figure.

Machiavelli = il principe

Il principe è il capo dello stato che mantiene il potere grazie alla propria virtù → risponde all'ideale classico dell'uomo fabbro del proprio destino.

Il principe agisce anzitutto per ambizione, ma il suo istinto è  lo strumento per costruire lo stato; il principe rappresenta dunque il modello di umanità che sa conciliare istinto e ragione.

Lo stesso primato della vita pubblica su quella privata è affermato da machiavelli per il modello di cittadino virtuoso.

In Castiglione (al contrario di machiavelli) l'orizzonte è limitato alla corte, cioè il centro del piccolo stato visto nel suo aspetto di comunità scelta; se il principe agisce con virtù il cortigiano agisce con grazia.

Mentre il principe cambia con la forza la realtà, il cortigiano la accetta come un ambito dato di convenzioni.

Il potere assume la veste della forza protettiva e magnanima, perciò il rapporto tra il cortigiano e il suo signore è di gratitudine e fedeltà.


La questione della lingua


L'aspetto della ricerca di modelli investe tutti i campi della civiltà rinascimentale → anche quello letterario

+ l'uso della stampa

→ bisogno di una lingua nazionale

→ 3 soluzioni possibili:

  1. Bembo: lingua basata sul modello petrarchesco nella poesia e su quello boccacciano nella prosa
  2. Castiglione: una lingua mista basata sulle lingue delle corti
  3. machiavelli: l'uso del fiorentino contemporaneo

vince bembo anche se questo → una netta separazione fra scritto e parlato.


Il trattato nella civiltà rinascimentale e la sua centralità


Alle origini dello sviluppo del trattato nell'età del "rinascimento maturo" c'è l'idea di porre le basi educative per un nuovo modello di umanità.

Nel '500 la trattatistica ha un ruolo centrale: deve porre le basi di un nuovo costume e di una nuova scrittura basati su norme precise.

Il trattato doveva offrire dei modelli, e questo presupponeva l'idea di perfettibilità umana, e questo era aiutato anche dalla diffusione del platonismo, che aveva messo in circolazione l'idea che esistessero modelli astratti di perfezione.

Infine l'aristotelismo rese ancora più forte la tendenza all'imitazione.











Machiavelli


La vita e la formazione culturale


La vita di machiavelli si può dividere con l'anno 1512, in cui deve ritirarsi dai suoi impegni politici, da li fino al 1525, scriverà le sue maggiori opere.


Lettera a Francesco vettori


Questa lettera descrive la vita di machiavelli nella tenuta dove è stato costretto a rifugiarsi dopo l'esclusione dalla politica.

È indirizzata a vettori, suo amico ambasciatore a Roma, che gli aveva descritto la sua vita nella corte romana.

Machiavelli confronta ironicamente gli svaghi di corte con la sua vita da esiliato, fatta di pasti frugali, liti con i boscaioli, il gioco di carte in taverna con i plebei.

Poi il tono ironico scompare quando parla della sua vita intellettuale, delle letture serali dei classici che gli fanno scomparire la tristezza della sua situazione di esiliato, finisce annunciando la fine del "principe", e il suo desiderio di consegnarlo, di cui però non è molto sicuro.


Il canzoniere


La composizione: datazione e titolo


Dal novembre 1512 machiavelli viene privato di ogni incarico pubblico e confinato, dopo un breve periodo di carcere perché sospettato di aver preso parte alla congiura antimedicea.

Il trattato, dedicato a Piero de medici, in origine si chiamava de principatibus, ma assunse il titolo decisivo solo dopo le prime uscite a stampa.

Il titolo già pregiudica il genere, il trattato, ed anche l'argomento, il sovrano ideale.

Titolo (e titoli in latino, e l'organizzazione del trattato) simile a tanti trattati sullo stesso argomento, che andava molto di moda nel '400.


La struttura generale del trattato


È un opera fortemente unitaria, divisa in 26 cap. ognuno dei quali con un titolo in latino, ma è possibile distinguere nel testo 4 sezioni tematiche.

  • Cap. I-XI = i diversi tipi di principato, in particolare il principato di nuova acquisizione
  • Cap. XII-XIV = problema delle milizie mercenarie e proprie
  • Cap. XV-XXIII = comportamenti e virtù che si addicono ad un principe
  • Cap. XXIV-XXVI = situazione italiana e il problema della fortuna + esortazione a Lorenzo



La dedica


La dedica si rivolge a Lorenzo de'medici, nipote del magnifico e figlio di Piero, il quale godeva dell'incondizionato appoggio del papa leone X.

In questa lettera machiavelli dichiara di voler donare qualcosa di diverso dai soliti cavalli e pietre preziose, e di aver voluto evitare le frasi altisonanti e gli artifici di retorica, preferisce donagli la sua esperienza accumulata in tanti anni di testi antichi.

Il parlare di politica elevata da parte di un popolano non deve sembragli indisponente perchè, come un pittore  per ritrarre le montagne deve guardarle dalla pianura, così per osservare la natura dei principi lo scrittore deve essere popolano.

Questa premessa prende spunto da il discorso a Nicocle  del celebre Isocrate, in cui anch'esso presentava al re di salamina il modo migliore per governare.


Principato nuovo e principato civile


Nei primi 11 capitoli parla dei vari tipi di principato, ma si capisce facilmente che a lui interessa quello di nuova acquisizione e sul principato civile.

Il capitolo II spiega che il libro parlerà solo di principati, poi parla dei principati ereditari, più facilmente conservabili perché deve intervenire una forza esterna per scacciare il principe.

Dal cap. III al V parla dei principati misti (con province nuove).

Dal VI parla della conquista di principati del tutto nuovi, con armi proprie o altrui, e specifica che il secondo caso è più difficile da tenere.


Le tre tesi sono: il principe sale al potere o per virtù o per fortuna

La cosa più difficile è istituire nuove leggi

Al potere ci si arriva con le armi


Cap. VII


Tutti coloro che saliranno al potere con l'aiuto delle armi o fortuna altrui lo manterranno con grandissima difficoltà, perché si basano sulla virtù altrui, estremamente fragile, e perché non sanno comandare, e perché non anno forze amiche o fedeli nello stato.

Ma è comunque possibile, machiavelli sceglie come esempio il duca Valentino, cesare borgia, figlio del papa.

Ma nonostante la sua bravura, nel manovrare la sorte, la fortuna gli è avversa; e in più anche lui fece un errore, non manovrare l'elezione del papa.





Capitolo IX: la strategia del consenso


Argomento


PRINCIPATO



civile


Appoggi

X volere dei nobili


X volere del popolo

Cause

Ricerca del favore del popolo


X non essere oppresso

Mantenimento potere

Difficoltoso perché non autonomo


Difficoltoso perché contro i nobili

Mancanza sostegno

Abbandonato

Rivolta nobili


Abbandonato

Necessità

Popolo (appoggio)


Popolo (appoggio)

Difendere il popolo conquistare il popolo


principe popolano avvantaggiato





MODO IN CUI SI COMPORTANO I GRANDI


Rispettano le decisioni del principe



Non rispettano le decisioni del principe

Per viltà

Per ambizione


Non rapaci

Usare quelli che sono più saggi e non temerli

Temerli come se fossero dei nemici


Onorati e amati


L'ordinamento militare


La tesi principale è che senza avere armi proprie lo stato è in preda della fortuna, qui ritorna il tema per cui il principe è sempre in guerra

→ deve studiare i classici delle guerre passate, e non deve mai stare in ozio perché la realtà è imprevedibile, quindi quando la realtà cambia il principe deve essere pronto a riceverla.


Capitoli XII - XIV: il principe deve avere armi proprie




PRINCIPATO CIVILE






Buone leggi


Buone armi






proprie

miste

ausiliarie

mercenarie

qualità





Inutili e pericolose

Motivazioni





Disunite, ambiziose, senza disciplina, vili, infedeli

Motivazione principale





Combattono per denaro


un principato deve avere buone leggi e buone truppe, che possono essere proprie, miste, mercenarie e ausiliarie.



Le ultime due sono inutili e pericolose,poiché sono ambiziose, senza disciplina, infedeli, vili e interessate solo al denaro, come dimostra l'esempio dell'Italia occupata dal re di Francia.

Un esempio di principe che combatté con armi proprie (e fu lodato per questo) è quello di cesare Borgia, mentre un esempio della negatività dei mercenari è quello dei goti, che causarono la rovina dell'impero romano, che li aveva arruolati.

Un principe, quindi, deve occuparsi solo della guerra e delle proprie truppe per poter avere il controllo dello stato.


Le virtù necessarie ad un principe nuovo (cap. XV)


In questo e nei successivi 9 capitoli vengono trattate le qualità necessarie ad un principe per governare.

Lo scrittore si para già il culo dicendosi cosciente del rischio di essere preso per presuntuoso trattando il tema del comportamento ideale del principe nei confronti dei sudditi e collaboratori.

Infatti richiama gli scritti classici e  medievali , ma sottolinea la differenza della verità effettuali, infatti il principe di machiavelli deve avere comportamenti diversi da quelli della morale classica.

Inizia suggerendo al principe la parsimonia, grazie alla quale non opprimerà i molti sudditi con le tasse, sperperando i soldi per il piacere di pochi.

Poi suggerisce la crudeltà alla pietà, prendendo di nuovo come esempio Valentino, ma il principe deve saper ricorrere alla crudeltà e quindi avere il timore del popolo senza farsi odiare.

Nel cap. XIX parla dei difetti del principe che potrebbero far cadere il popolo nell'odio.


Cap. XV: la verità effettuale


Parliamo del modo di fare del principe con i sudditi e i nemici.

Machiavelli parte dal presupposto che il principe è reale, non ideale, con i propri pregi e difetti.

Il principe non deve fare il bene di tutti ma imparare a essere cattivo e usare questa dote quando necessario.

Il principe di machiavelli ha una morale rigidissima ma diversa da quella comune, cioè il bene è ciò che  utile al mantenimento dello stato.

Ciascun principe è visto da tutti → le sue qualità e difetti sono ben in vista

→ seppur nella fantasia tutti dovrebbero avere tutte le qualità, nella realtà non può permettersi di avere vizi dannosi allo stato, sugli altri si può anche chiudere un occhio.

Infine il terzo gruppo di vizi sono quelli condannati dalla morale comune ma buoni per lo stato, e questi è bene che il principe li abbia.

Il principe ha una morale diversa per 2 motivi: il bene dello stato e la malvagità degli uomini.


Capitolo XVIII: il leone e la volpe


Bisogna saper usare anche la forza, non solo le leggi, perché da sole non bastano.

Della bestia deve prendere sia la volpe che il leone, un buon principe non deve mantenere la parola data quando mancano le ragioni che gliel'anno fatta dare.

Molti principi trovano infinite scuse per non mantenere la parola data, e quello che ha avuto più successo è stato il più furbo, ma è necessario saper nascondere questa natura furba.

Per un principe è meglio non avere tutte le qualità, ma è cmq necessario parere di averle, e deve sapere seguire la fortuna, adattarsi.

È importante apparire di avere le 5 qualità: pietà, fede, integrità, umanità, religione, perché tutti guardano ai risultati, non ai mezzi.


La perdita dello stato da parte dei principi italiani: la fortuna ( cap. XXV)


Apre il capitolo una premessa in cui machiavelli ammette che spesso davanti ai cambiamenti repentini della situazione egli stesso era dalla parte di quanti credevano che è impossibile prevedere e combattere certi eventi.

La fortuna è paragonata ad un fiume in piena che abbatte gli uomini, per cui gli uomini saggi sanno mettere in tempo gli argini e difendersi.

Tuttavia egli ammette che spesso si vedono principi che salgono al potere o rovinano senza aver mutato il proprio comportamento.

Per cui non rovina colui che riesce a mettersi al pari con i tempi in cui vive.

Finisce con 2 punti:

  • La fortuna è mutevole mentre la natura umana no → appena natura e fortuna vanno contro l'uomo è destinato a fallire
  • Tuttavia nella seconda parte va contro chi si rassegna, paragonando la fortuna ad una giovane donna che va con chi è giovane e coraggioso.

L'esortazione finale


Considerando la posizione italiana c'è la possibilità per un principe di farsi onore?

Considerando la condizione degli ebrei quando è arrivato Mosè, Cirio in Persia, . direi di sì.

Continuando con la personificazione dell'Italia, che, seppur ci sia stato qualcuno che sembrava mandato da Dio ha cmq fallito, adesso si trova in rovina totale

→ potresti essere tu a salvarla.

Gli uomini in passato non hanno avuto occasioni migliori di questa, adesso la situazione è favorevole, ci sono miracoli mandati da Dio per farti fare questo, perché non può fare tutto Lui, ci toglierebbe il libero arbitrio e una fetta di gloria.

Non c'è da meravigliarsi se gli altri principi non ce 'hanno fatta perché avevano un cattivo esercito

→ servono nuove leggi ed un nuovo esercito proprio

Ma la colpa è dei principi che lo governavano non dei militari.

Ma per fare questo c'è bisogno che tu abbia un tuo esercito, che ti sia fedele, tanto non c'è provincia che non ti appoggerebbe,

perciò prenditi sto compito che è tempo che l'Italia sia libera.


La lingua e lo stile del principe


Al contrario dei suoi contemporanei, che si basavano sulla lingua del trecento (soprattutto su Boccaccio) lui, come dice anche all'inizio, usa insieme espressioni popolari, che richiamano al parlato, e termini più elevati, latineggianti; in più ci sono molti termini che richiamano alla cancellerie, al diplomatico, che servono per far capire l'utilizzo pratico dell'opera.

Usa molto le contraddizioni binarie.


L'ideologia nel principe


Il primo e più importante pensiero di machiavelli è l'aderenza alla realtà.

Va ricordato che machiavelli scrive in un periodo di profonda crisi delle monarchie italiane, e lui cerca di dare una risposta, ma perché questa potesse realizzarsi occorreva mettere in discussione i ceti dirigenti di Firenze, ma i fallimenti repubblicani gli misero in testa che la colpa di questa rovina sta proprio la spartizione oligarchica dello stato da parte della nobiltà.

Ma anche machiavelli ha una sua ideologia, per esempio la convinzione che la conoscenza della realtà storica sia connessa con la volontà di trasformarla.

In secondo luogo è convinto che questa trasformazione non può che avere come esempio i grandi stati europei in cui c'è una nuova connessione tra borghesia e sovranità.

→ superare la barriera della nobiltà feudale.


Il principe nuovo di machiavelli


Con la fioritura delle signorie fioriscono anche i trattati sul principe ideale, in cui si attribuisce all'intellettuale il ruolo di consigliere ed educatore del principe.

Ma la loro visione è ispirata dagli esempi storici degli antichi, che rivendicavano la gloria, ma anche per loro la cosa più importante è la cultura, non la pratica

→ è importante la morale classica.

Ma come giustifica machiavelli le sue tesi contrarie alla tradizione?

Lui dice:"un principe che vuole fare il bene rovinata uomini malvagi → conviene saper essere non buono e usarlo secondo necessità".













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