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Lager: le testimonianze più famose

italiano



L'atrocità del nazismo raggiunse il suo apice nei campi di concentramento dove furono rinchiusi tutti gli oppositori al nazismo, politici, prigionieri di guerra, omosessuali, zingari, oltre agli ebrei. Per questi ultimi fu riservato il trattamento peggiore: in condizioni di vita disperata, sfruttati al limite della resistenza umana.

Nei campi di sterminio furono provate le torture terribili: dagli uomini usati come cavie negli esperimenti scientifici per provare nuove armi, veleni, farmaci per studiare la resistenza al dolore agli stermini di massa nelle camere a gas o nei forni crematoi.

I campi di concentramento erano diffusi in tutta l'Europa sottoposta al dominio tedesco, fra i lager più tristemente famosi ci sono quelli di Auschwizt, Dachau, Buchenwald, Mauthausen. Anche in Italia c'erano dei campi di concentramento: la Risiera di San Sabba e Fossoli.

Solo il bisogno di manodopera per la guerra che si avviava verso una sconfitta per la Germania, li salvò dallo sterminio totale, e in ogni modo alla fine della seconda guerra mondiale ben 6 milioni di ebrei erano stati sterminati dal nazismo.

L'avvento del nazismo e il suo dilagare avrebbe potuto essere prevenuto, evitando così tutto quello che ne consegui, se la comunità internazionale si fosse mobilitata prima?
 
 



Lager: le testimonianze più famose

Le atrocità commesse nei campi di sterminio ci sono giunte anche grazie alle testimonianze dei sopravvissuti come Primo Levi che hanno contribuito a far luce su un periodo oscuro della nostra storia.

Raccontare è dunque una necessità, una priorità assoluta, ma non è una cosa facile. Perché raccontare quel dramma spaventoso significa entrare in una contraddizione irrisolvibile ma che, pure, bisogna affrontare. Bisogna conservare la memoria di quegli eventi, impedire che vengano cancellati dal tempo, ma trovare le parole per dire tanta violenza, tanta disumanità, è forse impossibile. Le parole dello scrittore, del testimone, non sono mai sufficienti: lasciano al lettore il compito di comprendere fino in fondo con quale angoscia, con quale sofferenza, milioni di uomini, donne e bambini, hanno dovuto subire quel processo di annientamento dell'umano. Oltre a Primo Levi diversi altri autori hanno parlato dei campi di concentramento o delle atrocità dei nazisti fra questi possiamo ricordare alcuni.

Se questo è un uomo

Trama

Levi scrive questo romanzo appena fa ritorno dal campo di concentramento di Auschwitz in Polonia, narrando tutti gli orrori e le follie che ha visto durante la sua permanenza al Lager.

Il racconto inizia quando l'autore è catturato dalle milizie fasciste nel dicembre del'43 ed avviato temporaneamente nel campo di concentramento di Fossoli, 242b19c nell'attesa di partire poi per la Polonia.

Tutti i prigionieri erano inconsapevoli di quello che avrebbero incontrato in seguito, ma se ne accorsero ben presto, quando iniziò il viaggio. Tutti i prigionieri furono stipate in vagoni merci in condizioni disumane: senza acqua, cibo e spazio per muoversi. Dopo questo terribile viaggio il treno arrivò ad Auschwitz dove gli uomini furono divisi da donne e bambini e si procedette alla selezione di chi era adatto a lavorare, e di chi era destinato alle camere a gas e ai forni crematoi di Birkenau.

Levi fa notare la beffarda scritta all'ingresso del lager "il lavoro rende liberi" che gli rimarrà impressa per tutta la vita. Appena arrivati i prigionieri intuiscono in quale inferno sono arrivati: assetati dopo tre giorni senza poter bere sono messi in una stanza con un rubinetto ma non possono bere perché l'acqua è inquinata. Sono cancellate le differenze individuali fra i prigionieri senza troppe spiegazioni: erano rasati, vestiti con casacche lacere tutte uguali e veniva tolto loro anche il nome infatti erano marchiati proprio come il bestiame con un numero indelebile che sarà il loro unico simbolo di riconoscimento. Levi si accorse ben presto delle condizioni del campo: i prigionieri erano spogliati dei loro averi, vestiti con misere casacche nel freddo inverno polacco, dovevano sottostare a ferrei regolamenti a volte anche dal sapore beffardo come fare alla perfezione i letti, rispondere sempre Jawol "sissignore" e non fare mai domande, che, se non rispettati, portavano a durissime punizioni.

Fra i vari internati del lager, criminali comuni e politici, gli ebrei erano quelli più disprezzati e maltrattati. Ogni giorno erano sottoposti ad un lavoro in condizioni di schiavitù alla fabbrica di Monowitz: senza sosta sotto le percosse dei tedeschi, e soprattutto dei loro Kapos i capi baracche che ,anch'essi prigionieri ma di "rango superiore", responsabili della disciplina abusavano spesso dei loro potere dando sfogo all'aggressività più feroce per la gioia delle SS. Sostenuti solo da un tozzo di pane e un po' di zuppa i prigionieri vivevano in baracche sovraffollate dove in una cuccetta dovevano dormire più persone; le latrine in condizioni igieniche disumane avevano scritte beffarde che incitavano all'igiene. Solo chi era in salute e sapeva ridurre al minimo lo spreco di forze ed energie poteva sperare di sopravvivere, altrimenti era destinato a morte certa.

I prigionieri sono distrutti come esseri umani, non hanno più nome ma solo un numero e pur di sopravvivere compiono qualunque atto, si deve imparare a rubare e a non essere derubati. Nel lager non c'è spazio per la solidarietà: arrivare vivi il giorno successivo è la cosa più importante per ogni prigioniero, nessuno pensa più al futuro o ha illusioni se quell'inferno finirà o no, non c'è tempo di pensare di riflettere si ciò che si è diventati. Tutto diventa utile nel lager e anche l'oggetto più insignificante può essere fondamentale. Nasce così un commercio di oggetti di ogni genere: fil di ferro per legare le scarpe, razioni di pane in cambio di un cucchiaio.. Nonostante ciò Primo conosce alcune persone con le quali intreccia buoni rapporti e ringrazia di aver avuto amici come Alberto e Lorenzo che lo hanno aiutato a sopravvivere.

Lorenzo in particolare era un muratore italiano che lavorava per un'impresa che aveva trasferito ad Auschwitz e fornisce a Levi per sei mesi piccoli aiuti e conforti senza ricevere nulla in cambio. Egli ricorda anche l'aiuto che i civili della Buna diedero ai prigionieri spesso fu fondamentale per la sopravvivenza

Durante l'estate del 1944 la vita nel lager ha una speranza in più perché circolano voci sulle prime disfatte tedesche e nei prigionieri nasce l'illusione di poter essere liberati prima dell'arrivo dell'inverno. Le speranze andarono deluse è così l'inverno sopraggiunse e con esso selezioni per la camera a gas sempre più frequenti. Levi riesce a superare l'inverno perché grazie alle sue conoscenze in chimica e arruolato in un reparto dove le condizioni erano meno massacranti.



L'autore divide i prigionieri in due categorie: isommersi e i salvati.

I sommersi sono gli inetti, coloro che non sanno adattarsi all'ambiente del lager e soccombono perché eseguono passivamente tutti gli ordini, non mangiano nulla extra-razione, non sanno una parola di tedesco e non riescono quindi a districarsi tra regolamenti e proibizioni.

Appartiene alla categoria dei sommersi la grande maggioranza dei prigionieri, una massa anonima di esseri vuoti, stanchi, indifferenti.

I salvati sono gli individui che Darwin avrebbe definito adatti: i forti, gli astuti, coloro che riescono ad "aguzzare l'ingegno, indurare la pazienza, tendere la volontà". Essi cercano di diventare dei Prominenti, perché da un incarico o da una mansione specialistica deriva sempre qualche privilegio e quindi qualche possibilità di sopravvivenza; inoltre sono di solito degli organizzati, nel senso particolare che questa parola assume nel gergo del Lager, cioè escogitano gli espedienti più vari per procurarsi cibo o altri articoli che possano essere cambiati con cibo oppure usati per attutire i disagi. .

Lo stesso Primo Levi è un salvato. Infatti, grazie ad alcune circostanze fortunate, come la ferita al piede e la scarlattina, trascorre due periodi in Ka-Be, al riparo dal freddo, ma soprattutto, grazie alla sua laurea in chimica, è ammesso al Laboratorio chimico come operaio specializzato e può lavorare in condizioni umane. Essere dei salvati, però, non vuol dire essere uomini, vuol dire solo saper escogitare qualcosa per non morire. Questo tema sarà ancora meglio ripreso nell'ultimo romanzo che Levi pubblicherà proprio dal titolo " I Sommersi e i salvati"

Levi si ammalò di scarlattina nel gennaio 1945 pochi giorni prima dell'arrivo dei russi e questo gli salvò la vita, infatti, tutti i prigionieri sani furono portati via e poi giustiziati per non lasciare testimonianza di ciò che si era compiuto, ma i malati dell'infermeria furono abbandonati al loro destino. Dopo essere sopravvissuti dieci giorni con quel poco che rimaneva nel campo abbandonato, Levi e gli atri superstiti furono trovati dai russi.

Da qui inizia il lungo e tormentato viaggio di ritorno di Levi verso casa che verrà narrato né "La tregua"

Commento

"Se questo è un uomo" è la dimostrazione di quanto possono arrivare la follia e la crudeltà nell'uomo e di come un individuo possa essere distrutto nella sua identità e dignità . Il titolo del romanzo deriva da una poesia scritta all'inizio del libro, Con questa rivolgendosi a chi queste esperienze non le ha vissute chiede se può essere considerato uomo chi vive in condizioni massacranti, picchiato, costretto a lottare per un pezzo di pane e avere la vita decisa per un "sì" o un "no" alle selezioni per le camere a gas. Il titolo però si può estendere anche a chi ha commesso queste atrocità fino all'ultimo su chi non poteva difendersi, pur di seguire le regole di un'ideologia. Non è possibile definire uomo un essere in cui l'odio e la mancanza di dignità arrivino al livello dei lager.

Il linguaggio usato nel romanzo è semplice e immediato le descrizioni sono molto realistiche per trasmettere al lettore ciò che si provava nel Lager in modo diretto.

Penso che questo libro ci debba far riflettere perché i fatti accaduti allora non si debbano mai più ripetere in nessuna parte della Terra, è un monito alla memoria per evitare di sbagliare ancora.

Se questo è un uomo

Trama

Levi scrive questo romanzo appena fa ritorno dal campo di concentramento di Auschwitz in Polonia, narrando tutti gli orrori e le follie che ha visto durante la sua permanenza al Lager.

Il racconto inizia quando l'autore è catturato dalle milizie fasciste nel dicembre del'43 ed avviato temporaneamente nel campo di concentramento di Fossoli, 242b19c nell'attesa di partire poi per la Polonia.

Tutti i prigionieri erano inconsapevoli di quello che avrebbero incontrato in seguito, ma se ne accorsero ben presto, quando iniziò il viaggio. Tutti i prigionieri furono stipate in vagoni merci in condizioni disumane: senza acqua, cibo e spazio per muoversi. Dopo questo terribile viaggio il treno arrivò ad Auschwitz dove gli uomini furono divisi da donne e bambini e si procedette alla selezione di chi era adatto a lavorare, e di chi era destinato alle camere a gas e ai forni crematoi di Birkenau.



Levi fa notare la beffarda scritta all'ingresso del lager "il lavoro rende liberi" che gli rimarrà impressa per tutta la vita. Appena arrivati i prigionieri intuiscono in quale inferno sono arrivati: assetati dopo tre giorni senza poter bere sono messi in una stanza con un rubinetto ma non possono bere perché l'acqua è inquinata. Sono cancellate le differenze individuali fra i prigionieri senza troppe spiegazioni: erano rasati, vestiti con casacche lacere tutte uguali e veniva tolto loro anche il nome infatti erano marchiati proprio come il bestiame con un numero indelebile che sarà il loro unico simbolo di riconoscimento. Levi si accorse ben presto delle condizioni del campo: i prigionieri erano spogliati dei loro averi, vestiti con misere casacche nel freddo inverno polacco, dovevano sottostare a ferrei regolamenti a volte anche dal sapore beffardo come fare alla perfezione i letti, rispondere sempre Jawol "sissignore" e non fare mai domande, che, se non rispettati, portavano a durissime punizioni.

Fra i vari internati del lager, criminali comuni e politici, gli ebrei erano quelli più disprezzati e maltrattati. Ogni giorno erano sottoposti ad un lavoro in condizioni di schiavitù alla fabbrica di Monowitz: senza sosta sotto le percosse dei tedeschi, e soprattutto dei loro Kapos i capi baracche che ,anch'essi prigionieri ma di "rango superiore", responsabili della disciplina abusavano spesso dei loro potere dando sfogo all'aggressività più feroce per la gioia delle SS. Sostenuti solo da un tozzo di pane e un po' di zuppa i prigionieri vivevano in baracche sovraffollate dove in una cuccetta dovevano dormire più persone; le latrine in condizioni igieniche disumane avevano scritte beffarde che incitavano all'igiene. Solo chi era in salute e sapeva ridurre al minimo lo spreco di forze ed energie poteva sperare di sopravvivere, altrimenti era destinato a morte certa.

I prigionieri sono distrutti come esseri umani, non hanno più nome ma solo un numero e pur di sopravvivere compiono qualunque atto, si deve imparare a rubare e a non essere derubati. Nel lager non c'è spazio per la solidarietà: arrivare vivi il giorno successivo è la cosa più importante per ogni prigioniero, nessuno pensa più al futuro o ha illusioni se quell'inferno finirà o no, non c'è tempo di pensare di riflettere si ciò che si è diventati. Tutto diventa utile nel lager e anche l'oggetto più insignificante può essere fondamentale. Nasce così un commercio di oggetti di ogni genere: fil di ferro per legare le scarpe, razioni di pane in cambio di un cucchiaio.. Nonostante ciò Primo conosce alcune persone con le quali intreccia buoni rapporti e ringrazia di aver avuto amici come Alberto e Lorenzo che lo hanno aiutato a sopravvivere.

Lorenzo in particolare era un muratore italiano che lavorava per un'impresa che aveva trasferito ad Auschwitz e fornisce a Levi per sei mesi piccoli aiuti e conforti senza ricevere nulla in cambio. Egli ricorda anche l'aiuto che i civili della Buna diedero ai prigionieri spesso fu fondamentale per la sopravvivenza

Durante l'estate del 1944 la vita nel lager ha una speranza in più perché circolano voci sulle prime disfatte tedesche e nei prigionieri nasce l'illusione di poter essere liberati prima dell'arrivo dell'inverno. Le speranze andarono deluse è così l'inverno sopraggiunse e con esso selezioni per la camera a gas sempre più frequenti. Levi riesce a superare l'inverno perché grazie alle sue conoscenze in chimica e arruolato in un reparto dove le condizioni erano meno massacranti.

L'autore divide i prigionieri in due categorie: isommersi e i salvati.

I sommersi sono gli inetti, coloro che non sanno adattarsi all'ambiente del lager e soccombono perché eseguono passivamente tutti gli ordini, non mangiano nulla extra-razione, non sanno una parola di tedesco e non riescono quindi a districarsi tra regolamenti e proibizioni.

Appartiene alla categoria dei sommersi la grande maggioranza dei prigionieri, una massa anonima di esseri vuoti, stanchi, indifferenti.

I salvati sono gli individui che Darwin avrebbe definito adatti: i forti, gli astuti, coloro che riescono ad "aguzzare l'ingegno, indurare la pazienza, tendere la volontà". Essi cercano di diventare dei Prominenti, perché da un incarico o da una mansione specialistica deriva sempre qualche privilegio e quindi qualche possibilità di sopravvivenza; inoltre sono di solito degli organizzati, nel senso particolare che questa parola assume nel gergo del Lager, cioè escogitano gli espedienti più vari per procurarsi cibo o altri articoli che possano essere cambiati con cibo oppure usati per attutire i disagi. .

Lo stesso Primo Levi è un salvato. Infatti, grazie ad alcune circostanze fortunate, come la ferita al piede e la scarlattina, trascorre due periodi in Ka-Be, al riparo dal freddo, ma soprattutto, grazie alla sua laurea in chimica, è ammesso al Laboratorio chimico come operaio specializzato e può lavorare in condizioni umane. Essere dei salvati, però, non vuol dire essere uomini, vuol dire solo saper escogitare qualcosa per non morire. Questo tema sarà ancora meglio ripreso nell'ultimo romanzo che Levi pubblicherà proprio dal titolo " I Sommersi e i salvati"



Levi si ammalò di scarlattina nel gennaio 1945 pochi giorni prima dell'arrivo dei russi e questo gli salvò la vita, infatti, tutti i prigionieri sani furono portati via e poi giustiziati per non lasciare testimonianza di ciò che si era compiuto, ma i malati dell'infermeria furono abbandonati al loro destino. Dopo essere sopravvissuti dieci giorni con quel poco che rimaneva nel campo abbandonato, Levi e gli atri superstiti furono trovati dai russi.

Da qui inizia il lungo e tormentato viaggio di ritorno di Levi verso casa che verrà narrato né "La tregua"

Commento

"Se questo è un uomo" è la dimostrazione di quanto possono arrivare la follia e la crudeltà nell'uomo e di come un individuo possa essere distrutto nella sua identità e dignità . Il titolo del romanzo deriva da una poesia scritta all'inizio del libro, Con questa rivolgendosi a chi queste esperienze non le ha vissute chiede se può essere considerato uomo chi vive in condizioni massacranti, picchiato, costretto a lottare per un pezzo di pane e avere la vita decisa per un "sì" o un "no" alle selezioni per le camere a gas. Il titolo però si può estendere anche a chi ha commesso queste atrocità fino all'ultimo su chi non poteva difendersi, pur di seguire le regole di un'ideologia. Non è possibile definire uomo un essere in cui l'odio e la mancanza di dignità arrivino al livello dei lager.

Il linguaggio usato nel romanzo è semplice e immediato le descrizioni sono molto realistiche per trasmettere al lettore ciò che si provava nel Lager in modo diretto.

Penso che questo libro ci debba far riflettere perché i fatti accaduti allora non si debbano mai più ripetere in nessuna parte della Terra, è un monito alla memoria per evitare di sbagliare ancora.



STORIA


Ideologia: l'antisemitismo

Ciò che caratterizzò di più il nazismo fu il culto della razza ariana che voleva la stirpe germanica dominare e comandare su tutte le altre considerate inferiori, come simbolo della Germania ariana venne adottata la Svastica. Con grandi operazioni di propaganda, organizzate dal ministero di Joseph Goebbels, si esaltarono le masse all'odio razziale e al militarismo più violento. Il culto della razza ariana era impartito fin dalle scuole e anche a livello scientifico si fornivano continue prove della superiorità biologica dei tedeschi. Anche l'organizzazione sociale era improntata all'autoritarismo più assoluto di stampo militare per cui tutti dovevano obbedire al proprio superiore. In ogni fabbrica, organizzazione pubblica c'era un piccolo Führer. Gli ebrei furono al centro di questo odio razziale e subirono le più spietate conseguenze del regime nazista. Essi iniziarono già dal 1933 ad essere esclusi dalla vita pubblica, venivano trasformati nel rifiuto della società, e venne tolto loro ogni diritto. Le leggi di Norimberga, approvate nel 1935, privavano gli ebrei di quasi ogni diritto e libertà: Vennero proibiti i matrimoni misti, le attività commerciali e sottoposti ad azioni di violenza da parte delle SS come nella famosa notte dei cristalli nel mese di novembre del 1938, quando tutti i negozi degli ebrei vennero distrutti e saccheggiati. Col tempo le persecuzioni aumentarono: vennero deportati nei campi di concentramento fino ad arrivare alla "soluzione finale" cioè all'eliminazione fisica per "purificare la Germania".

Durante la guerra l'espansione della Germania nazista sull'Europa portò con sé il suo antisemitismo. Nei territori dell'Europa orientale, dove gli ebrei erano più numerosi, vennero creati nelle città dei ghetti. Qui gli ebrei erano isolati dal resto della città, costretti a portare sugli abiti la Stella di Davide gialla, e a vivere in condizioni di sovraffollamento e denutrizione.

Il più famoso fu il ghetto di Varsavia nel quale scoppiò una rivolta nel 1943 che venne repressa nel sangue dai nazisti: oltre 56.000 ebrei vennero uccisi e il ghetto venne distrutto. Il razzismo e l'antisemitismo tedesco arrivarono anche in Italia dove il regime fascista emanò le leggi razziali nel 1938 che appunto avevano come principale bersaglio proprio gli ebrei che anche qui rimanevano esclusi e discriminati dalla vita pubblica e sociale.

Molti intellettuali, politici e scienziati, riuscirono a scappare verso gli stati più democratici come Inghilterra e Stati Uniti, ma per chi rimaneva ed era un oppositore o un ebreo venne messo a tacere o eliminato. Anche libri, opere artistiche, cinema, musica che in qualche modo contenevano idee contrarie al regime vennero eliminati, tutto doveva essere in regola con l'ideologia del regime.







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