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L'ETERNO MARITO

italiano



L'ETERNO MARITO

"L'eterno marito", romanzo psicologico, è stato scritto la Fedor Dostoevskij. Egli nasce a Mosca, nel 1821, trascorre un'infanzia infelice, forse anche a causa del comportamento autoritario del padre, nonostante il carattere allegro e solare della madre, che sarà la prima a morire, ammalata di tisi. Muore, in seguito, anche il padre, probabilmente ucciso dai suoi contadini, che maltrattava sotto i fumi dell'alcool. Quel giorno Dostoevskij ebbe il suo primo attacco epilettico, e da 252h75c quel momento l'epilessia lo accompagnerà per tutta la vita. Lo scrittore entra in una crisi economica a causa del gioco, e finisce nelle mani degli usurai, in seguito viene anche condannato a morte, con l'accusa di aver complottato contro lo zar, ma, pochi minuti prima dell'esecuzione, tramite fucilazione, gli viene concessa la grazia. Sconta, dunque, la sua pena in Sibeira, svolgendo lavori forzati.

Una volta scarcerato riprenderà la sua carriera di scrittore, si sposerà, e avrà tre figli, Fedor, Alekseij, e Sonjia, la quale morirà a soli tre mesi dalla nascita. Dostoevskij muore nel 1881, a San Pietroburgo.

Il libro "L'eterno marito" è ambientato a San Pietroburgo. Questo romanzo racconta la crisi dei quarant'anni di Vel'caninov, un facoltoso, ozioso e mondano proprietario terriero. Soffre d'insonnia, è angosciato da un vago senso di colpa, ha perfino delle allucinazioni, o, per lo meno, crede di averle. Un uomo con un nastro nero di lutto sul cappello lo segue e lo sorveglia. Si tratta di Pavel Pavlovic, un funzionario statale di provincia, la cui moglie, anni addietro era l'amante di Vel'caninov. Egli lo informa della morte della moglie, Natal'ja, e gli presenta Liza, loro figlia, nata poco meno di un anno dopo che Vel'caninov e Natal'ja si erano lasciati. Il protagonista si rende quasi immediatamente conto che Liza è sua figlia, e datosi i maltrattamenti che è costretta a subire da Pavlovic la porta in campagna da una famiglia di amici fidati, dove la bambina morirà per il dolore dei continui rifiuti di quello che lei crede il suo vero padre, ovvero Pavlovic, di andare a farle visita. Da quel momento Vel'caninov cova un odio grandissimo nei confronti di Pavlovic, ma egli, cosciente di ciò, continua a tormentarlo, finchè non gli propone un compromesso: se lui fosse andato dalla famiglia della ragazzina che voleva sposare, e si fosse presentato come amico, l'avrebbe lasciato in pace. Vel'caninov accetta, e viene preso in simpatia da tutta la famiglia, in particolare dalla maggiore delle figlie, che prende una cotta per lui. Al termine della giornata, dopo una colluttazione Pavlovic sparì. Mesi dopo, ad una stazione, Vel'caninov, incontra una giovane e bella dama, in balìa degli insulti di un uomo, egli si avvicina e scaccia l'omiciattolo, spaventandolo. La donna arrossisce, e Vel'caninov ne è chiaramente interessato: pochi istanti dopo compare Pavlovic, la donna è la sua nuova moglie.



La tematica principale del libro è l'impersonalità di alcuni uomini, che diventano, per l'appunto, gli eterni mariti, ovvero, una volta sposati, sono destinati a diventare un accessoria della moglie, per la loro mancanza di carattere.

Pavlovic è un esempio di questo tipo di marito: dopo il matrimonio con Natal'ja, fedifraga, cerca la vendetta verso l'amante di sua moglie, Vel'caninov, amico di famiglia, nel modo più orrendo che ci sia, dimostrando di non avere coraggio, e di essere semplicemente una zecca. La morte della bambina, provocata da egli stesso, che aveva cresciuto, inizialmente, con amore, dimostra l'incapacità di Pavlovic di far fronte al dolore, e mostra decisamente la sua debolezza, facendo intuire che l'unico modo che egli ha di sfogare il proprio dolore è farlo pagare agli altri, anche se innocenti.

Anche Vel'caninov non mostra molta viltà, tutti i personaggi maschili del libro, insomma vengono dipinti come deboli e incapaci.

Discorso contrario per le donne descritte nel libro, prima fra tutte Natal'ja, che tradiva senza scrupoli il marito con amici di famiglia, che lo usava, e che badava a lui e a sé stessa, nonché alla bambina. Un altro esempio di forza femminile riportato dal libro è quello della giovanissima Nad'ja, promessa sposa di Pavlovic, che si ostina e si intestardisce sempre più a non sposarlo, maltrattandolo, poiché ella ha promesso la mano al giovane da lei amato. Un altro esempio è l'amica di Vel'caninov, nonché sua fidanzata durante la giovane età, che, perfettamente alla pari del marito, si prende energicamente cura della casa, dei figli, e prende lei le decisioni di maggiore importanza.



Questo libro si può confrontare, per differenza, con un'altra opera del medesimo autore, Dostoevskij, ovvero Netocka Nezvanova. Nel primo caso sonagli uomini ad essere deboli rispetto alle donne, come detto prima, nel secondo caso, invece, viene descritta una realtà completamente differente: all'interno delle famiglie sono le donne ad avere la peggio. I casi più eclatanti del libro sono quelli della madre di Netocka, sfruttata economicamente dal marito psicolabile, e quello di Alexandra, ricattata continuamente dal marito, ed evitata da amici e parenti, per la relazione extraconiugale che aveva intrapreso e interrotto.

A mio parere, questo libro, è tremendamente angosciante. Se dovessi dargli un colore credo che sceglierei il grigio: tonalità opprimente, lugubre e triste. Sono queste, infatti, le sensazioni che il libro mi ha comunicato. Nonostante le tematiche profonde non posso dire che mi sia piaciuto, perché è oppressivo fino all'esasperazione, e la  lettura da quasi il tormento. Proietta, secondo me, il lettore in un mondo cupo e detestabile e, inoltre, tocca un argomento psicologico che, credo, non susciti grande interesse.

Al di la del significato del libro, anche la storia è molto pesante e deprimente.

Interessante è solo il "gioco di ruolo" intrapreso dai due personaggi, che viene invertito ai fini di una ripicca.






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