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GIUSTIZIA

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GIUSTIZIA



Domanda: Quale società o quale individuo ha diritto di vita o di morte su un altro uomo quand'anche si sia macchiato del delitto più efferato?


Elaborato

A questo mondo esistono molti modi per manipolare la vita delle altre persone, deciderne la continuazione o la fine, la sua sorte. Questo è possibile con l'aborto, l'eutanasia, la pena di morte. Potrei parlare di tutte e tre queste forme di manipolazione della vita, ma per non dire cose insensate su tutti e tre gli aspetti, mi soffermerò in particolar modo sulla pena di morte, che è ancora molto diffusa al giorno d'oggi.



Cicerone disse: <<Unicuique suum.>> Tradotto:<< A ciascuno il suo.>>.

In modo ancora più semplice si può dire: occhio per occhio, dente per dente. Questa è una "legge", se così la vogliamo definire, risalente al 1792-1750 a.C. nel famoso codice di Hammurabi. Tutti i giorni veniamo a contatto con questa stupida legge anche per le cose più piccole eppure non ce ne accorgiamo.

Tuttavia ancora oggi in alcuni Paesi sviluppati o in via di sviluppo del mondo questa è diventata la principale legge che regola la giustizia, il cardine attorno a cui ruotano tutte le sentenze emanate dai giudici. Chiunque, se esistono le prove sufficienti a dimostrarlo, è imputabile di reati che molto probabilmente non ha mai commesso, pagandone le conseguenze, spesso assai gravi. Spesso le sentenze che si basano su questa legge sono date nel minor tempo possibile, per dare giustizia alle persone che la richiedono, senza dare un margine di tempo alle persone responsabili del verdetto finale durante il quale possano riflettere sulle notizie, ragionare sui fatti ascoltati e dare in seguito un verdetto che tenga conto di tutte le variabili possibili, come la famiglia dell'imputato la famiglia dell'accusa, i propri principi morali, e così via. Giudizi affrettati non tengono molto da conto queste variabili che possono sembrare inutili e insensate per qualcuno ma per altri sono molto importanti. E' successo di aver condannato a morte persone innocenti, che non hanno mai commesso crimini e solo dopo molto tempo dalla loro condanna a morte e dalla loro esecuzione, ci si accorge che qualcosa non andava, che probabilmente si diceva il vero e la persona ormai morta era innocente. Molti pensando al loro parente defunto, ucciso per mano di uno sconosciuto o per mano del conoscente più stretto, provano un odio immenso e vorrebbero che anche questa persona soffra come loro hanno sofferto per la perdita del loro caro o che pagassero lo stesso prezzo, cioè con la loro vita. Eppure queste persone non si rendono conto che parlano in questo modo per il dolore che provano in quel momento e che dando la morte ad un'altra persona per vie legali è come se loro stesse fossero sul punto di uccidere con le loro mani un'altra persona. Ma ormai il verdetto è stato emesso e molto difficilmente si può fare marcia indietro per riparare al danno compiuto. Ed è proprio in quei casi che non si può fare nulla e rimane solo l'amarezza di un verdetto emesso in modo affrettato per la fame di giustizia che hanno le persone. Come si può definire giustizia questa?

Nel prestigioso libro di John Ronald Reuel Tolkien "Il signore degli anelli", uno dei personaggi principali pronuncia questa frase:<< Merita la morte. - Se la merita! E come! Molti tra i vivi meritano la morte. E parecchi che sono morti avrebbero meritato la vita. Sei forse tu in grado di dargliela? E allora non essere troppo generoso nel distribuire la morte nei tuoi giudizi: sappi che nemmeno i più saggi possono vedere tutte le conseguenze.>>. Questa, a parer mio, è una delle frasi più significative dell'intero libro. Spesso nei nostri discorsi affermiamo che persone tra le più potenti del mondo o tra le più comuni meritano la morte perché hanno commesso delitti imperdonabili, come la tratta di esseri umani, o la vendita di armi a parti nemiche, o di violenza contro un'altra persona, sia che fosse uomo sia che fosse donna e così via, o l'uccisione di una o più persone. Eppure quando ci si trova davanti a queste con molta difficoltà si riuscirebbe a dare la pena di morte. Questo perché le conseguenze potrebbero cambiare a seconda del nostro giudizio; ci vediamo padroni della loro vita e potremo fare di loro tutto quello che vogliamo, proprio come se fossero giocattoli, potremo cambiare la loro vita e quella di altre persone con un semplice gesto. Come potremmo cambiare queste vite? Diamo loro speranza o morte? Siamo proprio sicuri che ciò che faremo è la cosa più giusta per tutti? Quali conseguenze porterà la nostra decisione?

Ma ci sono anche tanti tra coloro ormai morti che ora dovrebbero essere ancora vivi. Invece sono morti perché un giudice ed una giuria avevano ormai deciso a priori che colui o colei che avevano di fronte meritava la morte. Questa è solo sete di giustizia e quando si è colpiti da questa non si ascolta più niente e nessuno, si vuole solo alleviare questa sete implacabile e terribile. Spesso accade poi che dietro a molti processi ci siano questioni di tipo economico, politico-sociale che bisogna sbrigare e alla fine si decide di sacrificare un essere umano per i propri interessi, per non perdere la faccia. Da questa considerazione derivano i così detti "errori giudiziari" perché ci si è accorti tempo dopo che l'imputato era realmente innocente.

Ma quando sono stati dichiarati questi? Dopo l'esecuzione, dopo la morte di un'innocente. E che cosa si è potuto fare? Chiedere scusa alla famiglia del defunto e pagare una certa somma di denaro, come se la vita di un essere umano avesse un prezzo a seconda di chi è stato e che cosa ha fatto oppure no. A questo punto c'è da porsi una domanda: la nostra vita ha davvero un prezzo? E come lo si da, cosa si valuta per dare questo prezzo? Se così stessero realmente le cose, la vita fosse veramente considerata così, allora la tratta di esseri umani è più che lecita perché è stato valutato che queste persone non valgono niente e di loro si può fare tutto ciò che si vuole.

Negli Stati Uniti d'America la data dell'esecuzione della pena viene data con largo anticipo sia al detenuto, sia alla sua famiglia. Durante questo tempo il detenuto, anche se la nasconde, prova una dolore immenso, sa benissimo che da un giorno all'altro non rivedrà più la sua famiglia, tutto quello che ha costruito intorno a sé o, nel caso in cui fosse malato psicologicamente, non si accorgerebbe neppure di quello che gli stanno facendo perché non capirebbe fino in fondo la ragione delle altre persone. Quando arriva poi il giorno dell'esecuzione, il condannato può consumare un ultimo pasto tale da soddisfare i suoi desideri così si sente dire, che poi questa sia la verità oppure no è un'altra storia), si può confessare e poi tutto finisce con una successione di sostanze chimiche iniettate per endovena: Pancuronium Bromide, un rilassante muscolare atto a paralizzare il diaframma e far cessare l'attività polmonare; Cloruro di potassio, per bloccare il battito cardiaco; Sodium Thiopental, un sedativo somministrato in dose letale. Il condannato è dichiarato morto di solito dopo 7 minuti, ma ci sono stati anche casi di agonie durate oltre 10 minuti. Molti medici affermano che chi viene sottoposto a questo tipo di esecuzione non sente niente, la morte arriva quasi come se stesse dormendo. Molti altri invece sono del parere opposto, perché una paralisi così forte che impedisce di respirare non può non far provare dolore. Inoltre bisogna contare che l'essere umano, per istinto di sopravvivenza, lotterà per ritornare a respirare e lo farà fino a che avrà le forze necessarie per farlo. L'uso del "veleno" è praticati solo in alcuni stati degli U.S.A., mentre in altri, come il Texas, è ancora usata la sedia elettrica, pratica ancora più disumana e crudele. Questi sono alcuni esempi di un discorso molto vasto e presi da notizie che derivano da città del mondo occidentale, in particolar modo l'America.

Ma gli altri Paesi sono meglio o peggio? Giappone, Cina, Africa e molti altri ancora approvano la pena di morte. In Cina solo nel 1997, undici anni fa, sono state eseguite almeno 1644 condanne; in Giappone sono state 44 le condanne a morte emesse dai tribunali nel 2006. In entrambi i casi si parla solo di condanne emesse e non di quante persone sono state condannate e probabilmente potrebbero essere più di una per ogni condanna emessa. Le esecuzioni sono eseguite in periodi in cui il parlamento è fermo e non può prendere in esame questo argomento così importante, vengono eseguite di nascosto, in luoghi appartati e lontani dagli occhi della gente, sono veloci e spesso si usa l'impiccagione o la fucilazione. I detenuti apprendono il giorno della loro esecuzione nello stesso in cui deve avvenire, con il suo prelevamento dalla cella da parte delle guardie addette a questo lavoro. Inoltre le condizioni dei carceri orientali sono a dir poco pietose e disumane: celle piccolissime, illuminazione 24 ore su 24 per evitare casi di suicidio nelle celle per scappare dalla brutale condanna, torture prolungate e spietate nel corso della detenzione e molto altro. Tempo fa venne trasmesso un documentario che parlava della pena di morte nell'estremo oriente, vale a dire in Giappone e in Cina, e si è visto che in molti carceri, prima dell'esecuzione, si fa firmare al condannato un foglio in cui approverebbe l'esportazione di organi utilizzabili per trapianti. Dal sito dell' Associazione per i popoli minacciati ho tratto questa documentazione da anni attivisti per i diritti umani accusano le autorità cinesi di commerciare gli organi dei giustiziati. Diverse organizzazioni per i diritti umani sono riuscite a documentare con fotografie e filmati come immediatamente dopo essere stati fucilati i morti siano trasportati in ospedale per l'estrazione di fegato, reni e cuore a scopo di trapianto. Per le istituzioni cinesi si tratta di un affare lucrativo: secondo medici fuggiti dalla Cina, molti Giapponesi, Thailandesi e Filippini ammalati vanno in Cina per realizzare il trapianto d'organo di cui hanno bisogno. Questo basta per dire che quegli organi probabilmente verranno venduti e poco conta a chi, conterà solo per quanto.

In altri Paesi come l'Iran, la pena di morte è ancora presente per crimini come l'adulterio e in questi casi è prevista la lapidazione. La pena di morte è però applicata per delitti molto meno gravi come il teppismo, consumo di alcol per tre volte, bacio con lussuria in pubblico per 4 volte, stupro, reati legati alla droga, rapina a mano armata. Questi delitti sono poca cosa per gli occidentali, mentre per gli orientali sono delitti gravissimi. 

Si deve dire che prima di dare la morte ad una persona si debba pensare la sentenza anche dall'altra parte, la situazione vista dalla parte di chi dovrà subire al pena che verrà decisa e reputata come appropriata per il crimine da lui commesso.

La pena di morte è la massima pena che si possa dare ad un essere umano, perché lo si priva di tutto quello che ha e che potrebbe avere: famiglia, affetti, principi morali, beni materiali, dignità...

Si deve lottare, impegnarsi per poter abolire questa pena assurda perché nessun uomo è in grado di stabilire se un altro uomo merita la vita o la morte. Nessuno di noi può giudicare in modo del tutto imparziale un criminale, sia questo fattore di crimini efferati, disumani  sia questo fattore di reati di poca rilevanza. Certo, chi commette un reato deve pagare il giusto ma non con la vita perché è un prezzo troppo alto da pagare. Mi si potrà contestare perché dicendo così preferisco vedere ancora in vita la persona che ha ucciso persone care, ma nessuno ha il diritto di togliere anche a questa persona la vita, per quanto crudele sia stata.





Elaborato da: Fachino Eva

Classe 3^A sc.

Scuola: Liceo Statale Scientifico "G. Ancina"





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