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Carlo Goldoni - GOLDONI E LA RIFORMA DEL TEATRO

italiano




Carlo Goldoni


E' un autore di teatro, attua una importante riforma del teatro italiano che rimase tale fino al 1900 quando Pirandello lo trasformerà di nuovo. Le opere di Goldoni anche oggi vengono rappresentate in teatro e sono molto apprezzate dal pubblico. Protagonista delle opere di Goldoni è il ceto borghese.


LA LOCANDIERA


La protagonista de "La locandiera" è Mirandolina, una donna che sa ben gestire la sua locanda, è decisa e sicura di sé. Fisicamente è sensuale e formosa, è una donna pratica e dinamica che programma la sua vita. È il prototipo della donna emancipata e indipendente, buona curatrice dei propri affari. Mirandolina è signora e padrona della propria vita, avveduta giocatrice delle proprie carte nel difficile gioco della società del suo tempo.



Mirandolina cerca di conquistare il cavaliere per dimostrare la sua capacità di "conquistare" e la sua femminilità civettuola. Nei confronti di Frabrizio prova sttima e apprezzamento; le è stato destinato dal padre come suo sposo. Non prova passione per lui, ma lo apprezza realisticamente come futuro marito. La personalità di M. è caratterizzata da aspetti ambigui, pertanto è un personaggio moderno.


Gli ospiti:


Il Marchese di Forlipopoli: è in decadenza economica e disprezza il conte che non è un vero nobile. Il Conte di Albafiorita è un ricco borghese che ha comprato il titolo di conte. Il cavaliere che odia le donne e le evita.


GOLDONI E LA RIFORMA DEL TEATRO


Da giovane G. fu impresario teatrale ed entrò a far parte della compagnia Madebach, successivamente organizzò una propria compagnia. In questo periodo il ceto medio borghese sta accrescendo il proprio livello culturale. Venezia si distingue per il numero di teatro (ne ha ben 7). G. vive in pieno questa situazione. Scrisse numerose opere teatrali, circa 200, ma questa attività non fu molto redditizia, infatti condusse un'esistenza molto modesta. Nel 1762 si trasferì a Parigi accettando l'incarico di direttore della Comédie Italienne. I parigini erano abituati alla Commedia dell' Arte, G. cercò di rinnovare il teatro introducendo le grandi novità della commedia moderna.


"Commedia Dell' Arte

Commedia Moderna


Basata su un canovaccio, ossia una trama un

filo conduttore.

I personaggi seguivano una

breve scaletta e recitavano improwisando. Nel

1600 questo tipo di teatro aveva goduto di

grande fama, ma con il passare del tempo si era

appesantito ed era scaduto.

Priorità del testo scritto. Valorizzazione

del regista. Il testo scritto conteneva battute, dialoghi, monologhi, etc, quindi non c'era più spazio per l' improvvisazione degli attori.

Forte intento educativo

Realismo sociale e psicologico

Correzione della corruzione morale

Soddisfare le attese del pubblico:

divertire mettendo in evidenza vizi

difetti e virtù degli uomini del tempo.


Commento allo schema:


G. affermava che'" scrivendo le sue opere faceva continuo riferimento al libro del "Mondo" e

a quello del "Teatro" Il libro del mondo presentava la vita concreta degli uomini, quella vera,

vissuta, densa di vizi, difetti e virtù;.Il libro del teatro gli suggeriva come riproporre sulla cena ciò che dal libro del mondo aveva appreso.. Ecco perché nelle sue commedie G. ritrae perfettamente il mondo che lo circonda: borghesi e mercanti di Venezia, burberi padri di famiglia, servette adorabili, gondolieri, aristocratici in decadenza tanto boriosi, quanto ridicoli. Tutti questi personaggi non sono più maschere, tipi fissi come nella commedia dell'arte, ma persone vere, autentiche, dotate di un loro proprio spessore di carattere.

G. era convinto che il fine più importante e più nobile della commedia fosse quello di correggere la corruzione morale, mentre a suo parere, il teatro dell' arte era diventato talmente volgare da fomentare i vizi e traviare la gioventù, meritando il disprezzo delle persone colte.



G. scriveva perciò le sue opere con forte intento educativo e, affinché il pubblico potesse coglieme opportunamente il messaggio morale, ben sapendo di rivolgersi ad una platea molto eterogenea, cercava di adattarsi ai gusti e alle attese degli spettatori, divertendoli piacevolmente. Per rendere più efficace la corrispondenza fra vita reale e teatro. G. spesso utilizzava il dialetto veneZIano.


Successivamente G. non rappresentò più la borghesia poiché rimase deluso da questo mondo spesso troppo venale. Rappresentò allora il popolo (pescatori, bottegai etc.). Le ultime commedie infatti sono più popolari, corali, ciò significa che non emerge più un solo personaggio come nelle precedenti commedie di carattere, ma predomina la descrizione di un ambiente popolato da piccoli personaggi che creano una data situazione.




La Locandiera



Nelle sue «Memorie» il Goldoni riassume la commedia in questi termini:

«Mirandolina tiene locanda a Firenze; con le sue grazie e il suo spirito conquista, anche senza voler/o, i cuori di tutti quelli che alloggiano da lei. Di tre stranieri che stanno nella locanda, due sono innamorati della bella locandiera, ma il cavaliere di Ripafratta, che è il terzo, non è capace di affetto per le donne, la tratta rozzamente e si burla dei compa­gni. Ma appunto contro codesto uomo selvatico e scorbutico Mirandolina punta tutte le sue batterie; non lo ama, ma è offesa e, per amor proprio e per l'onore del suo sesso, lo vuole sottomettere, umiliare e castigare. Comincia lusingandolo, finge di approvare i suoi costumi e il suo disprezzo per le donne; e affetta lo stesso disgusto verso gli uomini: detesta i due stranieri che la importunano, entra con piacemsoltanto nell'appartamento del cavaliere, sicura di non essere annoiata da ridicole scipitaggini. Con tale astuzia con­quista dapprima la stima del cavaliere, che l'ammira e la crede degna della sua fiducia; la considera come donna di buon senso, la frequenta con piacere. La locandiera appro­fitta di codesti momenti favorevoli e raddoppia.le attenzioni per lui. Il duro uomo co­mincia a concepire qualche sentimento di riconoscenza; si fa amico d'una donna che gli sembra straordinaria e rispettabile. Si annoia quando non la vede; la va a cercare;insQm­ma, se ne innamora. Mirandolina è al colmo della gioia; ma la sua vendetta non è com­pleta, lo vuoI vedere ai suoi piedi. Ci riesce, e allora lo tormenta, lo affligge, lo fa dispe­rare e finisce per sposare sotto gli occhi del cavaliere un uomo della sua propria condi­zione, al quale s'era promessa già da tempo».


AI centro dell'azione scenica sta il personaggio di Mirandolina, dalla cultura semplice, ma che ha perfettamente assimilato le strutture mentali e compoi'tamentali della sua classe sociale, fatte di avvedutezza, reputazione, difesa dei propri interessi concreti. Tutto dò non le impedisce di essere allegra, socievole, civettuola, abituata dai propri avventori ad un prolungato tributo di galanteria e di cortesia. Mirandolina, infatti, proietta sulla scena un Settecento galante ed elegante con la sua tematica dell'«amore-gioco», che rifugge, però, tanto dalla passione perturbatrice quanto dal cici­sbeismo aristocratico. È il trionfo del «terzo stato», nella sua concretezza e sensatezza, capace an­che della «finzione»: non quella cristallizzata negli stupidi rituali dell'aristocrazia, bensì quella usa­ta strumentalmente per la difesa dei propri interessi, del proprio prestigio, del proprio orgoglio, an­che quando questo, come nel caso di Mirandolina, consiste nel sano piacere di vedersi vagheggiata e corteggiata. Siamo così al realismo illuministico e al liberismo goldoniano, che caricano il perso­naggio borghese della nuova e spregiudicata volontà di agire, di realizzare e autenticare se stesso.





















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