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INTERPRETAZIONE - PRELIMINARI

geologia



interpretazione


preliminari

Il contributo offerto dall'egittologia è suscettibile di portare un vantaggio anche ad altri campi, come la glottologia, l'antropologia culturale, la storia delle religioni e di varie scienze esatte.

Lo studio dell'egittologia sarebbe mutilo senza una familiarità con le metodologie che hanno consentito di iniziare il cammino per un lungo percorso nel passato, e che sono quelle dell'archeologia e della filologia classica. Alcuni dei secoli decisivi per il recupero e la trasmissione del patrimonio della civiltà faraonica, 717b18h inoltre, sono stati quelli in cui il greco fu presente in Egitto come lingua di cultura, e la documentazione attinente è oggetto di studio di un'apposita disciplina, la papirologia.



Uno degli apporti più significativi dello studio della civiltà faraonica sta nella sua diversità storica, in quanto sviluppo di esperienza umana in periodi che precedono tutto quello che è parte del nostro patrimonio comune di conoscenza. Per questo, lo studio del mondo faraonico non può essere affrontato senza un'adeguata attrezzatura gnoseologica.

L'egittologia è una disciplina giovane, in cerca di identità, che assume contorni differenziati nei vari paesi che la coltivano.

Benché l'ambito principale di sviluppo e di affermazione del sistema di valori che consideriamo "civiltà faraonica" sia circoscritto allo spazio geografico dell'Egitto, a seconda dei periodi e delle circostanze storiche, la presenza o l'influsso dell'egizianismo si trovano in un'area più larga. In questo mondo rientrano sia il bacino del Mediterraneo con la circostante Europa, sia l'entroterra africano fin oltre il Sahara e il Corno d'Africa, sia l'Asia anteriore fino all'Iran.

L'irradiamento della civiltà egizia, inoltre, offre un largo numero di analogie con la civiltà mesopotamica.


questioni di metodo

Il campo d'indagine dell'egittologia concerne il territorio dell'Egitto nella sua vicenda plurimillenaria, in cui fu retto da una forma di monarchia chiamata "faraonica", da un termine (faraone, in egiziano denominazione della residenza regale) che giunse tardivamente a designare il sovrano. Le condizioni perché l'Egitto potè ordinarsi secondo quelle che divennero le sue caratteristiche storiche si produssero nel corso del IV millennio a.C., mentre l'estinzione delle medesime avviene durante la sua soggezione all'Impero romano, con la sostituzione di una diversa concezione religiosa portata all'affermazione del cristianesimo.

La vicenda della civiltà faraonica non si svolge nello spazio esclusivo dell'Egitto, ma conosce momenti in cui la potenza faraonica o aspetti della sua cultura escono dai confini del Paese, essendo conosciuti oltre che dall'Asia vicina, su tutte le sponde del Mar Mediterraneo e nel continente africano. Vi sono anche periodi in cui altre culture contendono a quella faraonica il terreno nel territorio stesso dell'Egitto (II e III Periodo Intermedio).

I termini cronologici sono approssimativi, perché forme del culto precristiano perdurano oltre la vittoria di Costantino (324 d.C. nell'Impero d'Oriente), e la lingua indigena dell'Egitto resta vitale molto tempo dopo la conquista araba (640 d.C.) per soccombere all'arabo solo durante il Medioevo.

Lo Stato faraonico presenta caratteristiche differenziate nel corso storico, che si possono scandire per millenni: il III millennio comporta la creazione della cultura simbolica e formale che distinguerà il corso della civiltà faraonica, 717b18h ma dal punto di vista della struttura dello Stato è ancora un'età di formazione, e tale cultura è limitata alla classe egemone. Il II millennio assiste all'uniformazione politica e culturale dello Stato, e questo assume i contorni che saranno conservati dalle successive compagini socio-politiche del mondo orientale e mediterraneo. Il I millennio è attraversato da fenomeni ed interferenze che coinvolgono le culture a contatto del mondo antico, portando al tramonto della civiltà faraonica in quanto entità separata ed autonoma.

La fine della cultura simbolica e formale del mondo faraonico non significa la sparizione dei valori suscitati da questa esperienza, che persistono nel mondo successivo ed esterno. Ne è un esempio il computo del tempo, ma una continuità si intravede anche nella scrittura, nella spiritualità, nelle istituzioni e nelle tecniche.

La documentazione egizia è testimone delle trasformazioni del pensiero umano durante quasi tre millenni che precedono la nostra conoscenza del mondo classico. L'oggetto di esplorazione di questo periodo non sono tanto le vicende politiche e militari, le cui fonti offrono non poche difficoltà di interpretazione storica, quanto l'insieme del patrimonio culturale, la cui restituzione e ricostruzione devono valersi di procedimenti ermeneutici in cui ha importanza il metodo comparativo.

Le informazioni trasmesse dalla documentazione non sono automaticamente adoperabili, ma devono essere trasformate attraverso filtri che restituiscono senso storico al contenuto delle fonti. La visione del mondo ricostruibile a ritroso appare così diversa dalla nostra da implicare non solo confronti e interpretazioni, ma una vera e propria conversione dei codici di rappresentazione.

La ricerca per rendere fruttuosa l'esperienza trasmessa dall'archeologia dell'Egitto faraonico appare eminentemente storica, nel senso che richiede la creazione continua di strumentazioni appositamente ideate per comprendere la struttura dei fenomeni. Dunque non è operabile una separazione tra elementi derivati dallo studio filologico e quelli provveduti dal materiale archeologico ed artistico.

A riscontro della perdita di una tradizione diretta per la conoscenza dell'Egitto faraonico, soccorre una documentazione cospicua, dovuta sia all'eccezionale conservatività del clima, sia all'imponenza ed al numero di opere portate a termine dagli antichi Egizi, sia alla capacità della cultura faraonica di mantenere vivo un processo di conoscenza e di conservazione delle proprie acquisizioni e del proprio passato.

La conoscenza del mondo faraonico si è mantenuta solo per vie indirette: i Greci, a cominciare da Erodoto (V secolo a.C.) e poi al tempo del loro dominio durante la dinastia lagide (300-30 a.C.), ebbero una conoscenza immediata del Paese e delle sue usanze, e trasposero nella loro lingua una quantità rilevante di documenti e notizie. La conservazione della memoria del passato dell'Egitto fu oggetto di grande considerazione nei tempi classici. Tuttavia, il lungo periodo di tempo oscurò le chiavi interpretative della documentazione: è questa la cesura che separa il mondo faraonico da quelli successivi.

La nascita delle premesse dello Stato faraonico nel IV millennio a.C. lo collega ai mutamenti strutturali recati alla civiltà neolitica dalla rivoluzione urbana. L'apparente uniformità dell'Egitto faraonico, tuttavia, non deve tratte in inganno sulla complessità e la profondità dei processi di rinnovamento in atto per tutto il suo corso storico.

È attestata una sola lingua scritta. La decifrazione dei geroglifici ha dimostrato che essa è l'antecedente dell'egiziano, che dopo la diffusione del cristianesimo fu scritto con un alfabeto derivato dal greco, prendendo il nome di copto. Tuttavia, lo scenario del I millennio a.C., in cui le diverse stirpi sono presenti in Egitto con le loro tradizioni scrittorie, documenta un'esemplare varietà di testimonianze: oltre al greco (ed al latino), aramaico, fenicio, cario, etrusco e meroitico. Inoltre, la continuità della lingua egizia non è lineare.

Lo Stato faraonico appare dotato di una stupefacente omogeneità ed unitarietà, appena scosse da periodi di divisioni e di occupazioni straniere. Ci si può interrogare circa l'attendibilità di un modello di Stato così vasto ed ordinato fin dall'origine. La costituzione della lista reale canonica rivela la volontà (nella seconda metà del II millennio a.C.) di fissare l'identità dello Stato fin dalla sua origine mitica, espungendo ogni eventuale tradizione e realtà dissonante.

La produzione artistica non rivela differenze di rilievo per tutta l'estensione geografica del territorio; tuttavia, vi è una massima concentrazione di opere nei centri del potere.

L'ordinamento della documentazione si attua sulla base di modelli culturali. Questi cercano di combinare quanto si riesce a ricostruire delle vicende politiche con orientamenti generali di antropologia storica. La divisione comunemente usata trae origine dalla tripartizione storica in tre successivi regni unitari (Antico, Medio e Nuovo) immaginati durante l'età ramesside, separati da periodi di divisioni. L'indagine archeologica ha messo in discussione, almeno nei suoi contorni rigidi, l'attendibilità di questo quadro.

L'uniformità della civiltà faraonica non deve ingannare sulle effettive trasformazioni culturali. Dopo l'età menfita, alla fine del III millennio a.C., si affermarono le culture regionali; l'Egitto ramesside, alla fine del II millennio a.C., costituì un trapasso d'epoca e di trasmigrazione culturale, accentuata dalla ricezione che popoli esterni assunsero nel nuovo contesto cosmopolita.

Sostanziali trapassi culturali si verificarono anche solo all'interno della documentazione egizia e la ripresa degli stessi elementi da una fase culturale all'altra non costituisce argomento di continuità culturale. La cesura più notevole è data dal periodo ramesside (che si vale, tuttavia, di innovazioni già prefigurate dalla Riforma di Amarna), con la sua trasformazione dei significati delle manifestazioni culturali, in armonia con l'accettazione di tradizioni allogene.

Uno dei criteri che guidano la conservazione dell'identità culturale è l'istituzione e riproduzione di tipi o schemi generali: nell'architettura e nell'urbanistica, nell'arte figurativa, nella composizione testuale, nella politica. I criteri di riproduzione, del resto, vengono modificati in base alle esigenze di ciascun periodo. Si tratta dunque della riproduzione dei valori collegati a determinate tipologie o iconografie.


la dimensione etnologica

L'incontro con una documentazione lontana da noi causa difficoltà interpretative. Alla particolarità dei documenti si aggiunge la questione sulla loro rappresentatività:

quanto materiale afferente è andato perduto e non è recuperabile;

in quale misura essi costituiscono il risultato di una selezione operata da chi li produsse.

La ricostruzione del modello culturale operativo ai giorni dell'invenzione della civiltà faraonica porta a ravvisare una tipologia di pensiero compiutamente rappresentata e sostanzialmente differente da quella nota dal successivo mondo classico. Le norme che regolano i meccanismi di questo pensiero si possono inscrivere in una progressione storica.

La società appare circondata da una realtà animata. L'uomo dialoga con la natura e sembra non accorgersi del divario tra i referenti ed i suoi modi d'espressione. La sua produzione riveste intenti performativi e tende alla duplicazione del reale.

La formazione dei sistemi figurativi accomuna sia la natura primordiale dell'arte sia le figure dei geroglifici. Le figure (ed i segni) possono avere posizioni statiche e dinamiche, assumere attributi che generano azioni. L'associazione di rappresentazioni diverse riveste carattere significativo, fino a creare figure ibride come la sfinge e geroglifici composti.

La documentazione prodotta dagli antichi Egizi ci presenta degli uomini che prospettano la loro esistenza in un orizzonte illimitato, nel senso che il loro mondo racchiude tutto l'universo possibile, ossia occupa uno scenario ecumenico. L'unica realtà esistente è quella considerata: tutto ciò che è noto o che interessa, è inglobato nell'immaginario faraonico, il resto ne è escluso.

Altre realtà sono considerate solo in quanto facenti parte dell'universo egizio, che ci è noto attraverso l'espressione del gruppo dominante. Manca però un'attenzione per il diverso in quanto tale: questa situazione investe anche i popoli che dall'esterno giunsero ad occupare l'Egitto, come gli Hyksos, i Libi ed i Napatei.

Tale mentalità si evolse nel corso del II millennio, generando durante l'età ramesside una nuova interpretazione del mondo, in cui comincia ad apparire la situazione delimitata e differenziata nota nel mondo classico.

Esiste una rappresentatività in senso gerarchico: le categorie inferiori divengono suscettibili di osservazione e di descrizione da parte di un punto d'osservazione superiore, che può però mutare la sua natura.

Le particolarità dello scenario geografico dell'Egitto corrispondono così fedelmente alle strutture del pensiero egizio, che non si può dubitare che una parte considerevole del patrimonio intellettuale sia stata plasmata da una popolazione residente da tempo immemorabile in quelle condizioni naturali, che sembrano le uniche pertinenti al cosmo ordinato.

Il fiume scende da sud verso nord. Esso è il portatore dell'acqua, mentre la pioggia esce dalla norma, essendo in Egitto un fenomeno raro. La ciclicità dei fenomeni astronomici (giorno-notte) si accoppia alla periodicità degli eventi naturali: le piene del Nilo permettono di giungere alla scansione dell'anno.

L'emersione della terra dopo l'inondazione provvede un'idea circa il modo della creazione. L'opposizione tra natura ordinata e caotica diviene giustificazione delle istituzioni per conservare il creato.

La documentazione linguistica presuppone uno stadio privo di esperienza metaculturale. La lingua usata per scrivere è dapprima avvertita come un'unità con la scrittura appositamente studiata. Dunque inizialmente la scrittura della lingua era considerata una duplicazione della lingua orale. Quindi manca la capacità di analisi di forme differenziate di espressione linguistica, come lingue pertinenti ad altre culture, varietà regionali della stessa lingua egizia, riconoscimento del cambiamento linguistico nel tempo.

La differenza principale del pensiero antico nelle sue espressioni è il suo carattere collettivo: esso ammette un unico sistema culturale, anche se ciò presuppone la presenza di realtà culturali che non sono concepibili razionalmente, o delle quali si accettano espressioni parziali o modificate. Tutte le esperienze sono dunque presentate come fatti assoluti, che devono essere relativizzati nell'interpretazione moderna. La forza di questi concetti vale solo all'interno dell'ambiente che li formula, mentre fuori di esso non hanno alcun riconoscimento. Essi possono essere considerati riflesso delle idee appartenenti a coloro che li espressero.

La documentazione faraonica copre solo parzialmente la realtà culturale presente nel territorio dell'Egitto. Questa deve essere ricostruita in negativo, in modo da evitare un eccessivo grado di arbitrio nelle deduzioni.

Ne consegue la necessità di intrecciare le informazioni prodotte dai diversi apporti culturali, anche se questi sono tutti espressione di un'identica matrice del potere. Non è dunque auspicabile una divisione della disciplina in settori specialistici.

La confrontabilità di due culture presuppone che esse abbiano raggiunto un grado di maturità rispettivo e di reciproca capacità di comprensione, tale da sapersi riconoscere e mettere in corrispondenza. Anche allora, tuttavia, il confronto può essere viziato da pregiudizi: è il caso della cultura ellenistica, che ha provveduto il tramite per la trasmissione della conoscenza del mondo antico fino ai tempi moderni.

L'ellenismo è un movimento di idee, che si caratterizza in senso assoluto al suo interno, ma che non fu esclusivo nel suo tempo. Esso rappresenta nel mondo antico la massima diffusione geografica di esperienze messe in comune, realizzando la dimensione ecumenica che era stata perseguita anche dall'impero achemenide.

Rispetto a tale allargamento di orizzonti geografici, l'apporto di una civiltà come quella faraonica fu di costituire uno sfondo temporale, dando allo sviluppo umano una corrispondente dimensione di profondità nel tempo.




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