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ORIGINE DELLE STELLE - LE PULSAR, STELLE VARIABILI, PARSEC, QUASAR

astronomia



ORIGINE DELLE STELLE


Le stelle si formano dalla condensazione di materia interstellare. La loro vita è legata alla quantità di idrogeno che hanno a disposizione, cioè che possono bruciare. Dalla materia interstellare si costituisce una stella gigante che, consumando l'idrogeno, diventa presto molto calda.

Per effetto della gravità la massa si contrae e la stella, a mano a mano che brucia le proprie sostanze gassose, diventa meno luminosa e lentamente si raffredda sino a raggiungere la classe delle nane rosse. Le giganti azzurre sono quindi le stelle più giovani, le nane rosse le più vecchie. La fase finale della vita di una stella consiste in una violenta esplosione in cui tutta la materia viene scagliata nello spazio. Ha così origine una stella supernova o nova, cioè di eccezionale splendore e di breve durata. Si suppone infatti che dopo l'esplosione la mat 545h76f eria si condensi nuovamente dando origine a nuove stelle. Questa contrazione, chiamata «collasso gravitazionale», può dare origine anche ad una stella di neutroni, costituita dal nucleo della stella, quindi con una densità elevatissima, o a un buco nero. In questo caso le condizioni di densità divengono elevatissime e fanno sì che le forze di gravità prevalgano su tutto: esse impediscono che la luce o qualsiasi altra forma di energia possa fuoriuscire: è per questo che si parla di buchi neri, proprio perché tutto accade come se si producesse un enorme buco dal quale nessun segnale può uscire.



La presenza dei buchi neri è rilevabile quindi solo nel momento in cui essi esercitano una forza di gravità su eventuali stelle vicine.


LA GRANDEZZA DELLE STELLE


La grandezza apparente di una stella è determinata dall'intensità della sua luce. Le stelle sono divise in oltre venti ordini di grandezza, o magnitudine, di cui i primi sei sono visibili ad occhio nudo. La classificazione in sei classi era già stata elaborata dagli antichi, i quali credevano che tutte le stelle avessero uguale distanza dalla Terra. Oggi invece si sa che le stelle sono a distanze diverse e che la loro luminosità dipende anche dalla loro distanza da noi (una stella molto vicina sembra luminosissima, come per esempio il Sole, che tuttavia è soltanto di quarta grandezza). Per questa ragione, per conoscere la grandezza assoluta di una stella, si calcola quale luminosità avrebbe la stella se si trovasse ad una distanza prestabilita. La grandezza assoluta dipende quindi dalla luminosità effettiva (intrinseca) della stella.


LE PULSAR


Nome dato a un tipo di radiosorgenti celesti scoperte dai radioastronomi dell'università di Cambridge, in Inghilterra, nel dicembre del 1967. Il nome pulsar è un'abbreviazione di pulsating radio source (sorgente radiopulsante). Le pulsar sono caratterizzate dal fatto che le radioonde emesse sono composte da impulsi della durata di qualche centesimo di secondo che si ripetono a intervalli costanti dell'ordine del secondo. Fino ad oggi non è stata formulata alcuna teoria adeguata sulla natura delle pulsar, ma considerazioni energetiche, unitamente alla caratteristica costanza del periodo di ripetizione dell'impulso, fanno supporre che si tratti di corpi di dimensioni stellari. Le pulsar hanno dimensioni fisiche pari a quelle dei piccoli pianeti, e si ritiene che siano stelle in stato di collasso, come le nane bianche, o le stelle di neutroni. Sebbene le conoscenze attuali sulla natura delle pulsar non consentano una scelta definitiva fra la teoria delle nane bianche e quella delle stelle di neutroni, esse risultano di grande importanza per diversi campi di ricerca.



STELLE VARIABILI


Le «variabili» sono stelle il cui splendore non è costante, ma subisce delle variazioni. I due gruppi principali delle variabili sono le pulsanti e le esplosive. Le pulsanti hanno variazioni di splendore abbastanza regolari e tra queste vi sono le cefeidi, il cui periodo pulsante è inferiore a 45 giorni.

Le esplosive hanno variazioni a volte anche molto irregolari con improvvisi aumenti di splendore dovuti a fenomeni esplosivi. Tra esse troviamo le novae, che passano bruscamente da una lluminosità ad una enormemente superiore, e le supernovae (in cui lo splendore aumenta di milioni di volte).


PARSEC




Parola formata dalle sillabe iniziali di parallasse e secondo; esprime l'unità delle distanze stellari. La luce impiega a percorrere questa distanza 3,26 anni.


QUASAR


Il nome è composto dalla contrazione del termine inglese «QUAsi StellAr Radiosources» (radiosorgenti quasi stellari), con cui si indica una categoria di oggetti le cui principali proprietà sono: apparenza stellare, (cioè osservati con un telescopio ottico sono indistinguibili dalle stelle); forte emissione di radiazione ultravioletta ed infrarossa; presenza di righe spettrali di emissione fortemente spostate verso il rosso (redshift); emissione di radiazione X. La loro scoperta è stata un risultato fondamentale della radioastronomia degli anni Sessanta. I quasar, che appaiono come stelle, sono gli oggetti più lontani che si conoscano. Sono intrinsecamente molto più brillanti di una galassia (da 10 a 100 volte) e la loro luce, come la loro eventuale radioemissione, è spesso variabile. Attualmente la teoria più comunemente accettata sulla natura dei quasar è che essi siano i nuclei di galassie in una fase particolarmente esplosiva. La grande quantità di energia sprigionata dai nuclei di queste galassie, con meccanismi ancora non ben capiti, è tale da provocare l'alta luminosità osservata. Il nucleo è quindi tanto potente da dominare la luce molto più debole della galassia circostante, ed apparire come una stella, se osservata al telescopio.


RADIOGALASSIE


Galassie che sfuggono all'osservazione visuale; vengono identificate e studiate per mezzo di strumenti radioastronomici, poiché possiedono una forte emissione di onde-radio. Si pensa che la fonte di tutta l'energia necessaria alla radioemissione risieda nel nucleo centrale della galassia, dove parte della massa viene trasformata in energia. Questi tipi di galassie sono sempre ellittiche giganti.


STELLE DOPPIE


Circa un terzo delle stelle a noi più vicine vive associato in gruppi di due, tre, quattro stelle. Le più comuni sono le stelle doppie, cioè sistemi di due stelle che descrivono la propria orbita attorno ad un centro di gravità comune (Sirio, Kruger).

Le stelle doppie più lontane, che non si possono vedere separate neppure con i grandi telescopi, vengono osservate con metodi spettrografici come è stato fatto per Mizar, una stella semplice ma consistente in due soli rotanti l'uno attorno all'altro in un intervallo di 20 giorni. Le stelle doppie vengono ripartite dagli astronomi in: stelle doppie visuali, vicine e osservabili separate fra loro al telescopio; stelle doppie fotometriche (variabili a eclisse) non separabili coi telescopi ma distinguibili dall'intensità luminosa a causa delle eclissi che si alternano periodicamente (una stella eclissa l'altra e la luce appare variabile a seconda che una eclissi l'altra o che aggiunga la sua luce a quella dell'altra), stelle doppie spettroscopiche che si rivelano solo attraverso l'osservazione del loro spettro.






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