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L'architettura greca come sistema semantico - L'architettura greca e la struttura templare

geografia




L'architettura greca come sistema semantico


Introduzione

L'architettura templare greca rientra nel discorso sui sistemi semantici e come si sono sviluppati nel mondo greco, ricordiamo che questi sistemi semantici sono nati all'interno di un più ampio sistema che è la polis e che non ne funzionano al di fuori, tant'è vero che poi hanno delle difficoltà di applicazione laddove questo sistema è un po' diverso come per esempio nell'Italia etrusca. La polis ha una natura dal punto di vista politico ancora aristocratica ma che risente moltissimo di un organizzazione per villaggi,

Aristotele dice: << i villaggi al tempo stesso un precedente e una parte della città >>, sono dei quartieri della città ma anche un precedente perché il villaggio è la base che precede la città. La città nel mondo antico non è una struttura fisica e basta ma anche un sistema politico e una comunità di cittadini. Caratteristica della polis greca, che condiziona anche il modo attraverso il quale gli edifici pubblici vengono concepiti e diventano parte di un sistema di comunicazione, è di essere una società faccia a faccia dove i rapporti interpersonali sono fortissimi, nella quale la partecipazione comunitaria è straordinariamente alta e si innescano una serie di legami che sono quelli caratteristici di un piccolo centro (non si pensi ad una megalopoli). Si tratta di tutti quei sistemi di rapporti che fanno leva su alcuna chiavi tipiche della cultura aristocratica soprattutto il del senso dell'onore e della vergogna, due temi forti che condizionano molto i sistemi di comunicazione.



I luoghi di culto e i santuari sono fondamentali perché contrassegnano l'unità della comunità, per esempio le sedi dei capi della comunità, le tombe dei mitici fondatori.sono simboli politico - religiosi.

Altrettanto importanti i santuari di confine che delineano la polis nello spazio e che costituiscono il legame fra la polis e il suo territorio. Lo sviluppo della città nel mondo greco che avrà luogo nel IX - VII secolo è uno sviluppo estremamente vario, città enormemente sviluppate e contemporaneamente piccolissime città. Inoltre vediamo fenomeni complessi come:


  • Trasferimenti da siti fortificati d'altura verso la pianura e le città
  • La colonizzazione verso oriente ed occidente

Il problema della città e del vivere insieme è un problema che suscita anche conflitti molto grandi e lotte politiche che in parte si stemperano attraverso queste forme di religiosità e ritualità, collante della comunità che però si articola sempre in classi ma anche in gruppi paritari, con una serie di legami parentali molto complicati, per età, per genere, ecc.

Questa complicata struttura trova espressione nel tempio greco, emblema di un vivere urbano che si diffonde molto rapidamente nel mediterraneo nei secoli che vanno dall'VIII fino a tutto il VI, facendoci riflettere sulle parole di Platone << noi abitiamo intorno al mar mediterraneo come formiche o rane intorno alla palude >>. La polis è quindi sia luogo del conflitto sia quello della ragione.

E' nel tempio e negli spazi comunitari che il conflitto trova la sua mediazione fisica.



L'architettura greca e la struttura templare

Il tempio è una realtà complessa e interessante.




Noi siamo, ci definiamo più una civiltà laica.

Il tempio è tutt'altro, è il cuore sacro di una comunità, è il luogo in cui la comunità si incontra e in cui ha in parte anche il suo ammortizzatore sociale.

La parola italiana TEMPIO è la stessa della parola greca. La parola tempio significa innanzitutto spazio ritagliato, il tempio non è in primis una struttura architettonica ma è uno spazio, contiene uno spazio e a sua volta è contenuto da uno spazio di dimensioni maggiori che è la città.

E' quindi uno spazio con funzioni:


  • Di ritrovo, di incontro
  • Di magazzino, di raccolta dei materiali (grano, provviste, ecc.)
  • Sacrale

Siamo intorno al 1500 a.C, fine età del bronzo più o meno verso la fine del periodo dei grandi palazzi. Grandi palazzi che hanno una struttura fortificata, una città fortificata e all'interno di questa città una parte sopraelevata nella maggior parte dei casi anch'essa fortificat 949d37j a (acropolis) con un tempio all'interno, uno spazio ritagliato che noi chiamiamo megaron = la stanza grande. Anche in questo caso nel megaton abita il signore che non è soltanto il signore politicamente ma è anche il primo sacerdote e nel suo palazzo ha un magazzino e delle derrate per tutta la comunità. Quindi il tempio mantiene il ruolo polifunzionale, che aveva già, nel tempo. ES. Il partenone dell'età Periclea non è molto diverso perché nell'opistodomos stava il tesoro della città di Atene cioè ciò che finanziariamente garantiva l'esistenza e l'imperialismo di Atene.

Dopo la fine dell'età del bronzo abbiamo quel periodo cosiddetto medioevo ellenico, poi ci avviciniamo al sorgere della civiltà greca così come la conosciamo noi oggi, con la nascita di un sistema artistico - comunicativo che è l'arte geometrica, che in verità non è nient'altro che una trasformazione intellettuale di quell'arte della fase micenea naturalistica.

Il tempio continua ad esistere e sempre più acquisisce quella struttura architettonica che diventerà canonica, cioè la struttura del tempio mantiene con straordinario conservatorismo formale.

Il mondo antico, per esempio, già dalle tombe del medio oriente, conosce il sistema della volta ma non lo applica mai nella struttura templare perché la tradizione formale architettonica esige il sistema trilitico, la sua forma canonica, sempre uguale a se stessa.

Abbiamo il sistema strutturale del tempio già codificato nella metà dell'VIII secolo, a Creta, delle strutture templari arrivateci grazie a dei modellini, di un santuario extraurbano al cui interno sono state trovate delle statue in bronzo appartenenti ad una triade. Il tempio è costituito da una cella centrale al cui interno sta un focolare, due elementi (lignei) che sostenevano il tetto, due ante, un accesso e un piccolo porticato sulla fronte e la copertura a doppia falda che ovviamente è in embrione il timpano.


Nel sistema di sostegno della copertura abbiamo un "palo verticale",

una colonna dorica, alla cui sommità è stato posto un elemento di

passaggio che poi diventerà l'echino. 






Tempio che è sede della divinità, la divinità abita il tempio, ma tempio che non è la sede della ritualità come nella cristianità ma il tutto si svolge al di fuori di esso, anche l'altare è all'esterno.



Nel mondo greco il tempio in primis è una cosa bella, un dono alla divinità, il biglietto da visita di una comunità. Il tempio greco deve essere l'oggetto più bello perché appartiene al dio, in quanto tale non deve avere teoricamente uno spazio, non deve avere ne un inizio ne una fine, quindi deve essere uguale a se stesso da qualsiasi punto lo si guardi, non un ingresso, non un' uscita. 

Il tempio occupa uno spazio ma ne è definito ---> fondamentale

idee

 
Totalmente l'opposto è il tempio italico che invece ha un punto di vista fondamentale che è la facciata ma xchè esso ancor prima di essere un oggetto della divinità, è espressione della forza e della capacità politica ed economica del princeps, di chi lo ha realizzato, che attraverso il tempio e il suo apparato decorativo (frontoni, metope) esprime un messaggio.

Deve esprimere dei concetti, delle 



L'idea è sempre difficile da cogliere perchè bisogna capire cosa sta dietro all'oggetto.


ESEMPIO: il Partenone

E' il meno classico tra i tempi greci, non è una struttura architettonica codificata.


  • Presenta 8 colonne sulla fronte mentre di solito sono 6, quindi le dimensioni sono maggiorate;

Il Partenone è espressione di un determinato momento storico (V secolo) di un Atene democratica nel senso che fa votare anche chi nobile non è, un Atene totalmente aristocratica però nei confronti delle altre polis greche. Il Partenone è la celebrazione di Atene.


  • A riprova del fatto che qualsiasi suo lato è uguale, accedendo all'acropoli al primo colpo d'occhio si vede il lato ovest che è il di dietro = al davanti;

  • Presenta un grande naos e al suo interno vi è un doppio ordine di colonne doriche per sorreggerne il tetto di tegole di marmo;

  • La grande celebrazione dell'Atene del V secolo è però nell'apparato decorativo scultoreo del grande fregio ionico che circonda la cella (anche se è un tempio dorico) e nel sistema decorativo metopale nella riproduzione tra il conflitto tra il logos e la ferita (greci e centauri), ma anche l'elemento architettonico ha il suo valore;


Ad Atene esistono 2 anime: una    ed una con 2 formule espressive architettoniche diverse.


Dorica Ionica


Non solo formule espressive architettoniche, per esempio, il mito di Teseo è un mito attico, un eroe legato al culto della democrazia, d'altra parte Eracle è un eroe peloponnesiaco quindi più legato all'aristocrazia. Le due realtà nel Partenone sono sintetizzate funzionalmente con una straordinaria intelligenza, perché la colonna ionica più alta, più slanciata può coprire volumi verticali maggiormente elevati. In questo modo si dà un immagine di una città che riesce a far convivere le due anime.



Il mondo occidentale delle colonie greche

Siracusa, colonia di Corinto, fondata nella metà dell'VIII secolo a.C.

In queste città della Sicilia vi sono caratteristiche diverse rispetto alle città della Magna Grecia.

Nel mondo occidentale il sistema democratico ha una sopravvivenza più limitata, nelle grandi città della Sicilia (Siracusa, Agrigento, Gela, ecc.) vi sono grandi personalità tiranniche.

Questo elemento è in qualche modo rispecchiabile, si può riferire anche a livello architettonico?

La componente sicula è frutto dell'incontro di polis diverse (contingente misto), chi dava il nome alla città era l'eroe. I primi tempi magno greci e siculi hanno una caratteristica strutturale diversa da quelli della Grecia, già nella pianta.


Mettiamo a confronto dei templi:

uno della metà del II secolo a.C che si trova a Magnesia sul Sipilo, in oriente, che ha una normale ripartizione in un peristilio, quindi un tempio periptero, con un accesso in pronaos, un naos e un opistodomos. Tipica strutturazione.

Il secondo invece un primissimo tempio della Sicilia il quale ha la stessa ripartizione quindi all'inizio della colonizzazione la struttura è simile.

Il terzo ha un elemento di colonne tutto attorno, un pronaos, un naos ma qui non c'è più un opistodomos, cioè a questa cella si accede solo attraverso il naos avviene una trasformazione.




Il tempio perde la sua connotazione canonica a causa della diversa funzionalità e ritualità, forse dovuto alla diversa realtà politica. Un altro elemento che va a trasformarsi è la dimensione. Il Partenone, infatti, che è enorme in confronto diventa un tempietto. In occidente così come in oriente le dimensioni sono sovrastrutturate (spazi enormi) quando, laddove, la tirannide è una componente normale nella politica perché è un mondo quello antico dove la politica e la religione sono straordinariamente legate e molto spesso la stessa cosa.




Lo stato degli studi sulla Magna Grecia ( Prof. Marco Cavalieri )


Innanzi tutto bisogna sapere cosa significa   e quando è nato il concetto di Magna Grecia.


La Magna Grecia è quel territorio che comprende la Campania, le coste campane e Calabria, coste ioniche della Calabria fino a Taranto.

Il primo ad usare il termine Magna Grecia è Polibio, letterato del II secolo a.C., ne parla nel senso di intendere qualcosa di neutro, una "Grecia grande" contrapposta ad un'altra civiltà che è quella italica che vive alle spalle della Magna Grecia.

Dall'incontro tra le civiltà italiche e le colonie greche nasce un tipo di cultura che è chiamata italiota.

Problema di acculturazione: colonie greche di diversa natura (Cuma, Neapolis). Centro del sistema di pensiero e di acculturazione sono Siracusa e Taranto, poli culturali, che hanno segnato la storia di Roma.

Mondo variegato con caratteristiche multiple all'interno della stessa Magna Grecia: sistemi politici, espressioni del pensiero filosofico diversi, un mondo di difficile inquadramento.


Perchè tra l'VIII e il VII secolo a.C. si scatena il fenomeno della colonizzazione?


  • Sicuramente alla base vi è una spinta di carattere demografico: aumento della popolazione che quindi dà inizio al ver sacrum (primavera sacra). Contingenti di uomini si allontanano capitanati da uno.
  • Oppure motivi di carattere politico - religioso e un'incapacità delle polis greche di sopravvivere, così decidono di fondare nuove realtà ad occidente.

Dell'occidente si parla come di una terra disabitata




L'archeologia ha smentito qsta

affermazione. Le colonie si sono

instaurate sempre dove già c'erano

popolazioni autoctone. Es. Biblone,

re di una popolazione italica, aveva

rapporti di ospitalità con le colonie.


Quadro degli studi molto complesso


  • Vastità della materia e disomogeneità nello stato degli studi.

  • Autonomia tra il mondo greco e quello magno - greco (follia ermeneutica), vi è una sterile suddivisione in campo accademico all'interno del sapere.

  • Archeologia della Magna Grecia e della Sicilia legate ad una ricerca archeologica in forte connessione alla documentazione materiale.

  • Attenzione anche al quadro storico sempre fortemente connesso, associato, a quello archeologico.


I Limiti


  • Produzione bibliografica di alto livello scientifico approfondita, varia ma frammentata e soprattutto poco conosciuta all'estero perché le case editrici italiane sono scarsamente capaci di piazzare sul mercato estero i nostri prodotti.

  • Mancanza di uno strumento di lavoro (in lingua italiana) concepito per le necessità dell'insegnamento universitario.

Da Lenormant ai convegni di Taranto

Interesse per la Magna Grecia nasce alla fine del XIX secolo (in Italia già dal XIII secolo). Pioniere dello studio di questa civiltà è lo storico francese François Lenormant (1837 - 1883). Nasce grazie al fenomeno culturale straniero del "grand tour", così avviene il primo tentativo di interpretare la storia della Magna Grecia nel suo insieme. Alla fine del VIII secolo avvio dello studio sistematico di alcune classi di monumenti archeologici da parte di studiosi tedeschi come O. Puchstein, R. Koldewey e E. Petersen. Nel 1894 Ettore Pais (il 1° italiano che si interessa) pubblica "La storia della Sicilia e della Magna Grecia" rigorosa opera storica basata sulle fonti letterarie per isolare gli elementi storici da quelli leggendari opera di ispirazione per altri testi del XX secolo. 1921 fondazione della società Magna Grecia che pubblica ancora oggi. Numerosi scavi dopo la II guerra mondiale sono stati realizzati grazie alla Cassa del Mezzogiorno.





Seminario: gli ordini architettonici ( Prof. Marco Cavalieri )


Introduzione

Cos'è un ordine architettonico e quali sono gli ordini architettonici in particolare relativi al mondo greco?

Noi abbiamo un idea di ordine architettonico che è quella del portato del testo che ci ha trasmesso Vitruvio il "De architettura", che ci parla sostanzialmente di 4 ordini che sono:

Dorico

Ionico L'esistenza di 4 ordini è veritiera solo per quanto riguarda Roma invece

Corinzio   in Grecia solo 2: ionico e dorico.

Tuscanico


Ordine ripartizione dello spazio architettonico modulata secondo un criterio standard, che è sempre  

lo stesso.

Il decoro, il particolare, il dettaglio può cambiare ma le parti e il loro rapporto spaziale rimane lo stesso. Quindi avrò in ordine sempre una base strutturale, un elemento verticale (colonna), un elemento orizzontale (architrave) e un tetto. In verità abbiamo diverse declinazioni di una formula generale a seconda dei casi.

La prima obiezione che si potrebbe addurre è che esiste nel mondo greco, attestata, la realtà del capitello corinzio. Es. Il tempio di Apollo a Basse, in Arcadia, al centro del Peloponneso presenta già un capitello corinzio, ma un capitello corinzio non significa un ordine corinzio, in questo caso il capitello corinzio è stato utilizzato solo come variante decorativa del capitello ionico.

La prima vera codificazione dell'ordine corinzio l'abbiamo solo in un periodo preciso, determinato che va dal 40 - 42 a.C. al 2 a.C. Es. Nel tempio di Marte Ultore nel foro di Augusto a Roma.

Per quello che riguarda invece l'ordine tuscanico, che generalizzando ha a diversità dell'ordine dorico soltanto una colonna provvista di base, è un portato dalla sperimentazione etrusca. Es. Teatro di Marcello o al Colosseo a Roma.



C'è un altro sistema decorativo della sommità della colonna che diviene, che resta nel tempo una sperimentazione, non acquisisce mai la valenza di ordine vero e proprio, un capitello straordinariamente decorativo, di gusto orientalizzante ed è il capitello eolico. Poco impiegato.

A Roma, ci dice Vitruvio, si sceglie un ordine anzichè l'altro per motivi di sesso della divinità:


  • Il dorico è meglio utilizzabile in tempi dove la divinità adorata è maschio perché è l'ordine della sobrietà, dell'austerità, della robustezza;
  • Ionico invece in templi dedicati a divinità femminili è più leggiadro, più slanciato e decorativo;
  • L'ordine corinzio per i templi di divinità agresti oppure per divinità delle acque, quindi delle ninfe



Questa è la Teoria di Vitruvio

quasi mai applicata nella realtà dei fatti.



Dove sono nati gli ordini architettonici?

Il dorico è nato intorno alla metà del VII secolo in contesto peloponnesiaco, probabilmente in un tempio, che a noi ovviamente è sconosciuto, non lontano dalla città di Argo.

L'ordine ionico invece nasce più o meno nello stesso periodo però in un contesto orientale, nella Ionia contesto di lingua e cultura greca ma con un alto substrato culturale locale.

Quindi la natura delle due nascite è diversa.

Dorico e ionico a confronto: come si distinguono

Ovviamente la differenza di cui parleremo è pura teoria sugli ordini, tratta da un azione deduttiva.

L'ordine dorico ha una diffusione a partire dal VII secolo a.C. fino alla tarda antichità ed ha una sua evoluzione.


DORICO

 
Il dorico per prima cosa ha una caratteristica che è quella della maggiore possenza

delle parti, tempio che si sviluppa una dimensione delle parti massiccia.


Il tempio ha alla base una struttura xchè si chiama euthynteria = base sommitale delle fondamenta del tempio stesso, testata superiore delle fondamenta che in genere emerge di qualche centimetro.

Possiamo trovare casi evidenti e casi in cui l'euthynteria è nascosta.

Sull'euthynteria abbiamo solitamente tre gradoni che danno al tempio elevazione minima in verticale che considerati insieme si chiamano crepidoma (crepis in greco), mentre l'ultimo gradone preso singolarmente si chiama stilobate cioè il gradone dove poggia la colonna, la base del tempio.

Di solito il tempio greco dorico canonico ha N colonne sulla fronte mentre 2N + 1 colonne sui lati, dunque se il tempio avrà 6 colonne sulla fronte ne avrà 13 sui lati regola generale.

Le colonne hanno un rapporto matematico di solito di questo tipo: se il diametro della colonna alla base è 1, allora la colonna sarà alta 6. Le colonne sono caratterizzate da una scomposizione in porzioni chiamati rocchi, anche se abbiamo casi in cui le colonne sono monolitiche, un pezzo unico (in genere in età arcaica). La colonna presenta anche un elemento decorativo verticale lungo i rocchi, di solito in numero di 24 scanalature, in cui la luce cade in modo tale da dare maggiore volumetria e chiaro - scurato alla superficie circolare della colonna. La parte sommitale della colonna, laddove si congiunge con il capitello, si chiama ipotrakeion o collarino, elemento decorativo di congiunzione tra le due parti.

Al di sopra di questo troviamo il capitello. Il capitello dorico è semplice in genere caratterizzato da due componenti: una componente bassa, a bacile, chiamata echino e una componente superiore, quadrangolare, chiamata abaco. Il capitello può essere utile ai fini della datazione, infatti, più l'echino ha il profilo orizzontale ampio, allargato, più la colonna è arcaica.

Al di sopra dell'elemento verticale, abbiamo l'elemento orizzontale che considerato tutto insieme (architrave, fregio e cornice) è chiamato trabeazione. La trabeazione è suddivisa in architrave, fregio e ha come coronamento la cornice che può essere orizzontale e obliqua in facciata (ovviamente sui lati lunghi è sempre orizzontale), la cornice è caratterizzata dal perimetro del frontone, inoltre, per la porzione sommitale termina in un elemento decorativo solitamente in terracotta che si chiama syma. L' architrave costituisce la parte inferiore della trabeazione, solitamente nel tempio dorico non è decorato, è liscio. Al di sopra dell'architrave abbiamo il fregio, secondo elemento della trabeazione collocato tra architrave e cornice, che nel tempio dorico è caratterizzato da due elementi: il triglifo e la metopa. Solitamente la parte figurata, che può essere talvolta anche narrativa, è inserita nelle metope ed è qui che troviamo elementi decorativi ad alto o a basso rilievo a seconda della pietra utilizzata. A suddividere fregio e architrave abbiamo un listello aggettante che Vitruvio chiama tenia (striscia). In corrispondenza dei soli triglifi, il listello alla sua estremità inferiore presenta altre parti decorative che si chiamano gutte, le gutte non sono nient'altro che piccoli corpi tronco - conici col diametro maggiore rivolto verso l'alto che pendono in direzione del basso. In corrispondenza delle gutte, ma non solo, anche in corrispondenza delle metope e dei triglifi, nelle parte superiore del fregio, abbiamo altri elementi decorativi che ricordano le gutte, sostenute stavolta non dalla tenia ma da dei piccoli tasselli piatti sempre aggettanti che si chiamano mutuli. Il tetto prevedeva dei gocciolatoi (trombe di terracotta che facevano cadere l'acqua al di fuori dell'area del tempio). La copertura del tetto veniva fatta mediante un sistema di due componenti: la tegola e il coppo. La tegola è un elemento quadrangolare in terracotta (o marmo, bronzo) che ha due alette che montano ai lati lunghi e l'intersezione, il punto d'incontro tra due tegole è coperto dal coppo, in modo tale da evitare l'infiltrazione d'acqua. Questa è la suddivisione delle parti dei templi di ordine dorico e che tutti i templi dorici devono avere.


IONICO

 
Il tempio ionico ha delle altre caratteristiche. Innanzi tutto è un tempio con una

maggiore spinta alla verticalità, all' elevazione, slanciatezza.


E' un tempio che, all'inizio nasce da una cella di 100 piedi (35 m), attorno alla quale si sviluppa una serie di elementi monumentalizzanti verticali, le colonne, questa serie di colonne per il tempio ionico diventa così fitta, su più file, tanto da far dire alle fonti latine, in particolar modo Plinio, che il tempio di Apollo ad Efeso era un labirinto. Infatti, se il tempio dorico rispecchia, esprime il rigore degli spazi matematici, il rigore del rapporto tra pieno e vuoto e tra costruito e libero, il tempio ionico ha un altro fine: quello della opulenza, della ricchezza anche nei materiali.

Una maggiore verticalità era data non dal crepidoma perché gli scalini d'accesso al piano del tempio sono molto più bassi, quello che è invece una componente fondamentale è lo slancio verticale dato dalla colonna (casi in cui la colonna ionica lunga anche due volte più di quella dorica coeva). Un rapporto, quindi, che è ulteriormente avvantaggiato in verticale dal fatto che il tempio ionico, oltre che un capitello, presenta anche una base. Base che può avere una notevole varietà di elementi compositivi tra il plinto (tavoletta quadrata d'appoggio) e il fusto si trovano una modanatura convessa detta toro e una modanatura concava detta scozia.

Il tempio ionico presenta un altro elemento fondamentale di slancio, cioè una colonna che non ha un accorgimento ottico che si chiama entasi = rigonfiamento che la colonna ha a 2/3 dell'altezza che da alla colonna la sensazione di essere una struttura schiacciata da un peso. Ha inoltre, a differenza della colonna dorica, una minore rastremazione, cioè il diametro alla base ha un rapporto minore rispetto a quello alla sommità, non c'è insomma una diversità di misura di diametro eccessiva tra la base e la sommità. Il tempio ionico tende a sottolineare la grazia nella struttura e la leggiadria.

La colonna ionica termina poi in un capitello molto più decorativo, coloristico, volumetrico che da un'immagine di maggiore eleganza e ricchezza a tutta la struttura. Un capitello ancora caratterizzato dalle stesse componenti, quindi: un echino (che però in questo caso ha all'estremità delle volute) e un abaco sommitale (ma molto più ridotto e meno evidente). La componente coloristica e decorativa è sottolineata dalla presenza di elementi scultorei applicati, talvolta abbiamo nel canale dell'echino ulteriori elementi decorativi vegetali.

Tutta la trabeazione è composita e ripartita in modo uguale. L'architrave è maggiormente decorativo perché presenta una struttura a più piani aggettanti, il fregio è invece il luogo deputato per la rappresentazione narrativa in rilievi, espressione della vicenda mitica.

L'origine del tempio dorico

Cos'è l'antecedente, cosa c'è all'origine del tempio dorico?

Cosa c'è alla base di quella che è stata definita una pietrificazione della struttura templare?

Vi è una realizzazione di primi tempi ovviamente non in pietra ma in legno.

Le gutte non sono nient'altro che gocce d'acqua pietrificate con valenza decorativa, i triglifi non sono altro che la pietrificazione della testata delle travi lignee che sorreggevano il tempio qui non c'è più una valenza funzionale ma una valenza soltanto decorativa legata al ricordo della testata della trave che sorreggeva il tetto stesso. Tra una trave e l'altra vi era uno spazio vuoto dove originariamente venivano poste delle lastre di terracotta che sono le metope. Nel tempio in pietra l'elemento orizzontale dell'architrave è solo decorativo non più funzionale, però rimane nella tradizione il tempio ha una straordinaria conservatività di immagine.



L'elemento verticale, la colonna, presentava anch'essa una struttura funzionale, inserendo una sorta di cuscinetto separatorio con la struttura orizzontale, questo rimane anche dopo il processo di pietrificazione. Es. Sappiamo dalla testimonianza di Pausania come ai suoi tempi esistessero ancora, ad Olimpia nel tempio dedicato ad Era (670 a.C.), due colonne in legno originali. Avviene una trasformazione da legno a pietra non integrale, ma probabilmente graduale, sostituendo le parti che erano più malandate. Quindi il tempio dorico non è altro che la trasformazione, la pietrificazione di una struttura lignea precedente.

Le piante dei templi greci

Il tempio originariamente era costituito soltanto da una cella naos, cioè l'abitazione, la casa della divinità, con un portico un accesso monumentale: il pronaos. Questa è la stessa pianta del megaron di Micene e di tutte quelle grandi roccaforti della civiltà micenea. A questa formula può essere anticipato un piccolo portichetto anteriore, per cui il tempio prende il nome di tempio prostilo (colonne = stiloy).

I altri casi il tempio può essere amphyprostilo cioè presenta una fila in genere di quattro colonne sul prospetto anteriore e su quello posteriore, privo di colonne laterali

La successiva monumentalizzazione dei templi, sia dorici che ionici, è composta di un pronaos, un naos e tutto un circuito esterno di colonne per cui il tempio può essere chiamato periptero. Se il tempio è periptero, però lo spazio tra la cella e il colonnato è tale da poter garantire la presenza di un altra fila di colonne, che poi per motivi architettonici non è mai stata inserita, si parla di tempio pseudoperiptero.

Abbiamo casi, invece (quasi unicamente ionici), in cui il tempio è diptero, dove possiamo avere due o più file di colonne prima di arrivare alla cella vera e propria.

Tutti questi sono i templi greci.





















MEGARON cella con vestibolo

 

PROSTILO aperto sulla fronte con una sola fila di colonne 4 o 6.

 

Tempio con doppie ante.

 

MEGARON con colonne

 

PERIPTERO tempio classico circondato da una fila continua di colonne (colonnato o peristasi), in genere 6 sui lati brevi e 13 su quelli lunghi.

 

ANFIPROSTILO si dice di tempio greco che presenta una fila in genere di 4 colonne sul prospetto anteriore e su quello posteriore, privo di colonne laterali.

 












Trasferimento di modelli ( Prof. Marco Cavalieri )


C'è un ambito, quello funerario, dove c'è una struttura architettonica che sembra essere la stessa in tutto il mediterraneo e l'occidente. Si parte dal IV secolo a.C. alla metà del III d.C., da oriente (quello greco - anatolico) fino al Reno, passando dalla Grecia, Egitto , Cirenaica, Gallia, Italia, Germania. In questo sviluppo da oriente ad occidente vi è un rigurgito, questo modello architettonico torna indietro.


L'inizio è il Mausoleo di Alicarnasso, metà del IV a.C., la base culturale è locale, il satrapo locale si fa costruire un grande monumento funerario in una posizione straordinaria: sul posto più in alto della città di Alicarnasso. Oggi non esiste più. Era di dimensioni straordinarie e totalmente ricoperto di sculture. Aveva un alto podio sul quale si poneva un circuito di colonne e una struttura piramidale al cui vertice il satrapo era raffigurato nell'atto di guidare una quadriga. Le grandi dimensioni del mausoleo non erano mai state viste in ambito greco, questo è un unicum, dopo di lui nel mediterraneo orientale non si è mai più visto nulla di simile. Le sculture sono tipiche di grandi scultori dell'epoca.


  • Ad Istanbul, sarcofago delle piangenti. La volontà è simile.

  • Il Faro di Alessandria si trovava in una piccola isola, Faros. Elemento quadrangolare alla base, più un elemento ottagonale che sostiene il faro. Nel Timeo di Platone è sostenuto un concetto filosofico per il quale stati della materia corrisponderebbero a forme geometriche: cilindro = aria, quadrato = terra, la parte sommitale = etere. Rappresentazione filosofica in ambito architettonico. Doveva avere una realtà funzionale.

C'è un elemento di congiunzione fra mausoleo e faro: una tomba ipogea nei pressi di Alessandria. Struttura a torre con base quadrata. L'elemento che unisce i due mondi: in questa realtà.


Quanto di questa esperienza culturale arriva in Grecia? Poco e in dimensioni ridotte. Tra i monumenti quello coregite di Lisicrate ha elementi in relazione con il mondo orientale. Dopo la battaglia di Cheronea, la Grecia, non è più indipendente comunque mantiene alcune regole non scritte.

Il mondo orientale è complesso. Da sempre si era ipotizzato che l'arrivo di forme da oriente a Roma fosse stato mediato dalla presenza della Magna Grecia, poi di Roma stessa. Ma il passaggio di modello ha un tramite sempre diverso nei singoli casi.

Non abbiamo documenti fino all'età di Pubblio Cornelio Scipione quando Livio ci parla di 2 tombe: una degli Scipioni lungo la via Appia e un'altra personale all'interno della villa che Scipione possedeva a Liternum. La descrizione che Livio ci da si presta ad una tripartizione della struttura:


  • Aedicula centrale
  • Piramide sommitale

Probabilmente le dimensioni erano considerevoli se riteniamo che alcuni edifici trovati nel Lazio nei possedimenti privati sono arrivati ad altezze di 40 m. La tomba per Scipione a Pompei si trova in un contesto privato, non lungo una strada. Perché? Il cittadino di Roma comincia a diventare un individualità che si vuole servire dello stato (anche privatamente). L'archeologia a Roma è scarna riguardo i monumenti funerari di III secolo. Dobbiamo quindi ricorrere ad altre città che possono essere per noi lo specchio di Roma. Parliamo di una colonia greca, Poseidonia, che poi diviene latina, essa presenta per l'Italia il primo edificio funerario che ha come modello il mausoleo di Alicarnasso. A Pompei ci sono esempi interessanti, infatti, i primi monumenti eseguiti seguendo il modello orientale arrivano a partire dalla fondazione della colonia. Roma è il punto di arrivo del modello, il quale è poi trasferito sulle sue colonie in Magna Grecia.

Presenza di questo modello è attestata anche al di fuori di Roma, in zone apparentemente secondarie, come il nord d'Italia, in particolare Sarsina città che si ergeva lungo la valle del Savio, oggi in provincia di Cesena, dove nacque Plauto. Essa divenne centro romano dal 266 a.C. Qui intorno al 100 a.C. cominciarono a comparire monumenti funerari come quello di Aephonius Rufus: elemento monumentale piramidale, con due sfingi scolpite, più un capitello corinzio che regge l'urna piena. Da dove arriva questo modello? Sembra che abbia un aggancio diretto con il mondo orientale (mercanti di Delo). L'Italia sembra il luogo dove questi modelli vengono recepiti autonomamente. Questa formula architettonica avrà enorme diffusione nel nord (Bologna, Mantova, Aquileia), quindi tra 100 a.C. e 50 d.C. diffusione di ampio raggio di queste strutture funerarie. Vi era però un problema di diffusione al di là dell'Italia. Sembra che l'Italia divenga il punto di partenza di formule architettoniche.

Monumento funerario di Glanum, nel sud della Gallia dove vi era una forte romanizzazione: definito un cantone architettonico = se fosse stato trovato smembrato sarebbe stato difficile ricostruirlo. Glanum è da considerarsi un caso a se stante.

In Spagna abbiamo modelli architettonici che richiamano al mondo orientale che datano alla grande guerra del fuoco fra Galli e popolazioni Celto - iberiche. Il sistema monumentale nella torre degli Scipioni, in Hispania Citeriore, oggi è mutilo della parte sommitale, esso data 150 a.C. ma i modelli a cui si ispira sono desunti dal mondo orientale perché costruiti precedentemente all'arresto di Roma. Un medesimo modello sembra aver avuto veicoli di trasferimento diversi. Non è sempre stata Roma il veicolo principale, anzi è stata una meta.

Teoria che deriva dall'interprestazione filosofica: c'è una valenza escatologica secondo Soron la volontà di rappresentare lo spazio attraverso la geometria. Piazzare un urna funeraria sopra la cupola significherebbe un'eroizzazione del defunto. Vi è anche la volontà di dare una valenza escatologica, cioè dare la possibilità al defunto di sopravvivere nell'altra vita. Tutto ciò che è escatologico ha un attinenza alla persona. Dobbiamo entrare nel concetto quindi di una religione individuale della salvezza. Se ammettiamo una valenza escatologica bisogna pensare che chi ha realizzato il monumento discostasse dalla religione ufficiale. Altro dato possibile è quello figurativo. Ma ne abbiamo solo due Glanum e Treviri, per il resto sono solo frammenti scultorei. A Glanum abbiamo un dato di base che presenta quattro bassorilievi attribuiti al maestro.

Nel 1986 Analisi di Piergò: dà una lettura storica di questi bassorilievi, sposta l'interpretazione dal punto di vista escatologico a quello storico. Analizza in particolare il rilievo sud. Bassorilievi rappresentano scene di battaglia, di caccia, tratti da miti orientali. L'unica scena che non ha origine nel mito è quella a sud, accanto alla rappresentazione di battaglia, in un angolo, si vede un evento storico preciso: personaggio steso + personaggio che porta un rotulo + altri tre personaggi abbigliati con un mantello che Grow interpreta come toghe = cittadino romano. Grow parte dal presupposto che Lucius, Marcus e Gneus Iulei (= iscrizione) sono cittadini romani perché hanno il nomen, dedicano il monumento ai genitori o ai genitori e nonni. Interpretazione: i tre nipoti sono oggetto del dono della cittadinanza romana portata da questa vittoria grazie ai meriti di battaglia che i loro genitori hanno acquisito nelle legioni di Cesare e Augusto.



















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