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LOMBARDIA - TERRITORIO, Economia, POPOLAZIONE E CITTA'

geografia



LOMBARDIA

Regione amministrativa dell'Italia settentrionale. Confina con la Svizzera a nord ed è delimitata dal Piemonte a ovest, dal Trentino-Alto Adige e dal Veneto a est e dall'Emilia-Romagna a sud. È ripartita nelle province di Bergamo Brescia Como Cremona Lecco Lodi Mantova Milano Pavia Sondrio Varese; il capoluogo regionale è Milano. Deriva il suo nome dal popolo germanico dei longobardi, che la occuparono nel VI secolo d.C.



La Lombardia, che si estende per 23.872 km e conta 8.911.750 abitanti (1995), è la più popolata regione italiana. I suoi confini si appoggiano per lunghi tratti a elementi fisici: a settentrione corrispondono ampiamente allo spartiacque delle Alpi; a sud al fiume Po, fatta eccezione per la parte sudoccidentale della regione, l'Oltrepò pavese, che si estende a sud del fiume, e per la parte sudorientale, che corrisponde alla zona più meridionale della provincia di Mantova, anche questa a sud del Po; a ovest i confini sono rappresentati dal lago Maggiore (in parte anche compreso nel Piemonte e nella Svizzera) e dal fiume Ticino; a est dal lago di Garda (che divide con il Trentino-Alto Adige e il Veneto) e dal fiume Mincio

TERRITORIO

Paragonabile a un vasto quadrato (è la quarta regione d'Italia per superficie, dopo la Sicilia, il Piemonte e la Sardegna), la Lombardia ha una struttura morfologica relativamente semplice. La parte settentrionale è essenzialmente montuosa (più del 40% del territorio regionale è occupato da montagne) e comprende la sezione centrale delle Alpi (Alpi Lepontine e Retiche), culminante nel massiccio del Bernina (4050 m), ma con molti altri imponenti massicci, tra cui il Disgrazia (3678 m), al limite con la Svizzera, l'Adamello (3554 m) e l'Ortles-Cevedale (3899 m), al confine con il Trentino-Alto Adige. Alle Alpi fanno seguito a sud la fascia centrale delle Prealpi e, più ancora a sud, quella delle colline (Brianza, Varesotto ecc.). La restante metà meridionale della regione è pianeggiante (oltre il 47% del territorio regionale è occupato dalla pianura), e si estende nel tratto centrale della pianura Padana, a eccezione della parte sudoccidentale, cioè l'Oltrepò Pavese, dove si spingono i rilievi dell'Appennino emiliano (vedi Appennini), che in territorio lombardo toccano i 1724 m con la vetta del monte Lesima.

Le Alpi lombarde, meno aspre di quelle del Piemonte e della Valle d'Aosta, sono solcate da ampie valli (a cominciare dalla Valtellina - che è la più lunga e importante valle longitudinale di tutto il sistema alpino italiano - e dalla Valcamonica); quasi tutte queste valli sono percorse da alcuni affluenti di sinistra del Po e conducono a valichi nel complesso abbastanza agevoli, malgrado si trovino a quote elevate. Uno dei passi internazionali più importanti è quello dello Spluga (2118 m), al confine con la Svizzera; si ricordano poi i non lontani passi del Maloja (1815 m) e del Bernina (2323 m), che si trovano invece in territorio svizzero. Tra i valichi nazionali, i principali sono quelli dello Stelvio (2759 m) e del Tonale (1883 m), che collegano la Lombardia con il Trentino-Alto Adige. Questi valichi hanno sempre avuto grande importanza nello sviluppo della regione, poiché ne hanno facilitato le comunicazioni, sia regionali sia internazionali.

Le Prealpi lombarde si estendono ininterrottamente dal lago Maggiore al lago di Garda. Le loro cime sono meno elevate di quelle alpine e si presentano in genere con vette rupestri e con pendici rivestite da pascoli e boschi; tuttavia non mancano erti massicci calcarei, quali le Grigne (che raggiungono i 2410 m), il monte Resegone (1875 m), entrambi in prossimità del lago di Como e, più a est, il Pizzo della Presolana (2521 m). La fascia delle Prealpi e delle colline digrada man mano verso sud nella pianura Padana. La loro formazione si deve ai depositi morenici lasciati dai ghiacciai pleistocenici che sormontavano la pianura. Questa in Lombardia (come nei vicini Piemonte, a ovest, e Veneto, a est) si distingue nettamente in una sezione settentrionale, l'alta pianura - formata da terreni porosi nei quali l'acqua piovana s'infiltra facilmente, e che quindi è piuttosto arida, con scarsa vegetazione, poco adatta all'agricoltura - e in una fascia meridionale, la bassa pianura, più vicina al corso del Po, alluvionale, dai suoli poco permeabili e dunque ricca di acque di superficie, verdeggiante, fertile e intensamente coltivata. Una linea morfologica piuttosto netta, la linea che collega le risorgive o i fontanili - ovvero i punti in cui le acque sotterranee, incontrando lo strato di terra impermeabile, sono costrette a risalire in superficie - segna il confine tra alta e bassa pianura.

La Lombardia è probabilmente la regione italiana più ricca di acque di superficie. Dalle Alpi e dalle Prealpi scendono a solcare il territorio numerosi fiumi, affluenti e subaffluenti del Po. Tra i principali, oltre ai già ricordati Ticino (è il settimo fiume d'Italia per sviluppo, 248 km di lunghezza, e per superficie del bacino, 7228 km ) e Mincio (194 km), si annoverano l'Adda (il quarto fiume d'Italia per lunghezza: 313 km), arricchito dal Brembo e dal Serio, e l'Oglio (quinto fiume d'Italia: 280 km), cui tributano il Mella e il Chiese. Alimentati dalle precipitazioni nevose e piovose, i fiumi lombardi hanno portate consistenti e regimi relativamente costanti. L'abbondanza di acque è sempre stata un fattore determinante nell'economia regionale, grazie anche alla fitta rete di canali, alcuni dei quali navigabili, realizzati soprattutto per regolamentare le acque fluviali e irrigare le coltivazioni. Tra i principali si ricordano il Naviglio Grande e il Naviglio della Martesana, che collegano rispettivamente il Ticino e l'Adda con Milano, e il Canale Villoresi, che raccorda i due fiumi.

La nota più caratteristica del sistema idrografico lombardo è rappresentata peraltro dai laghi prealpini, dalla tipica forma allungata in direzione nord-sud: furono infatti scavati dalle fiumane di ghiaccio, che al loro ritiro, circa 15.000 anni fa, lasciarono i solchi che furono poi occupati dalle acque. I principali laghi lombardi sono, da ovest a est, il lago Maggiore o Verbano (è il secondo lago d'Italia: 212 km di superficie), il lago di Lugano o Ceresio (50,5 km , in parte in territorio svizzero), collegato al lago Maggiore dal breve fiume Tresa, il lago di Como o Lario (terzo lago d'Italia: 145,9 km ), il lago d'Iseo o Sebino (65,3 km ) e il lago di Garda o Benaco, il più esteso d'Italia (370 km ). Solo i laghi di Como e d'Iseo sono però interamente in territorio lombardo. I principali laghi sono alimentati da importanti affluenti alpini del Po, che ne sono sia immissari sia emissari: il Ticino, emissario del lago Maggiore, l'Adda, emissario del lago di Como, il Sarca e il Mincio, rispettivamente immissario ed emissario del lago di Garda. Oltre ai laghi prealpini, vi sono, nella Lombardia occidentale, vari laghi minori, sempre di origine glaciale, ma più propriamente formatisi in seguito all'accumulo di depositi morenici: il più esteso è il lago di Varese, situato tra le colline del Varesotto.




Il clima

Il clima della regione è per lo più di tipo semicontinentale, con inverni rigidi, spesso nebbiosi (assai grave, specie a Milano, è l'inquinamento atmosferico determinato dallo smog, la nebbia mista a gas tossici) ed estati calde e afose; naturalmente un ruolo determinante nelle temperature ha l'altitudine, via via che si passa dalle zone padane a quelle alpine. Mentre, ad esempio, a Milano si registrano una media invernale di 1 °C (ma nel 1838 si registrò un minimo di -17 °C, e in anni più recenti si sono sfiorati i -5 °C) e una media estiva di 21 °C (con massime anche di 38 °C), i valori scendono nettamente nelle località alpine, nelle quali anche la più o meno diretta esposizione ai raggi solari svolge un ruolo preminente. La temperatura di una cittadina come Bormio (in provincia di Sondrio), posta a 1225 m, quota non eccessivamente elevata, scende facilmente, nelle notti invernali, a -20 °C.

Variano altresì da zona a zona il regime e la quantità delle precipitazioni, con massimi superiori ai 2000-2500 mm annui nelle Prealpi, ma con valori in genere meno elevati nelle valli alpine più interne e, ancor più, nella pianura Padana, con minime di 600 mm nell'Oltrepò Pavese e nel Mantovano. Le precipitazioni si verificano prevalentemente in autunno e in primavera sia nella pianura Padana sia in parte delle Prealpi, e d'inverno assumono spesso forma nevosa anche a bassa quota; nel periodo estivo interessano soprattutto la fascia alpina. In collina le nebbie invernali sono meno frequenti e le estati sono meno calde; infine le masse d'acqua dei laghi prealpini mitigano sensibilmente il clima locale, che è tiepido d'inverno e non eccessivamente caldo d'estate: sulle sponde di tutti questi laghi vi sono infatti numerose rinomate località di villeggiatura. L'alto livello di industrializzazione, la non meno alta densità della popolazione e l'intensità del traffico stradale rendono spesso gravi le condizioni ambientali. Considerando la quantità e la complessità dei problemi che investe e il numero di persone e di aziende che coinvolge, l'inquinamento idrico e atmosferico assegna alla Lombardia un non invidiabile primato.

Flora e fauna

La Lombardia, soprattutto nella bassa pianura, è una delle regioni italiane che più ha trasformato l'ambiente naturale e sostituito ormai da secoli l'originaria foresta di latifoglie (querce, tigli, olmi) con specie coltivate; nell'alta pianura invece vaste aree sono tuttora ricoperte da brughiere, con robinie, pini silvestri e varie specie erbacee ed arbustive. Meglio conservata è la fascia alpina, che è coperta da bei boschi di pini e abeti. Infine la mitezza climatica delle sponde dei grandi laghi prealpini consente la crescita di specie arboree addirittura mediterranee, come l'olivo e i limoni, nonché splendide fioriture di camelie, oleandri, lecci.

Ormai poverissima è la fauna, anche se occorre fare una distinzione tra zona di pianura, dove la fauna naturale si può dire assente, e zona di montagna, meno impoverita (marmotte, scoiattoli, rare colonie di stambecchi, lepri e galli cedroni). Nelle zone protette, come il Parco del Ticino, vi sono numerose specie di uccelli, anche rari.

La Lombardia ha istituito molti parchi regionali (il più importante, quello del Ticino, condiviso con il Piemonte, si estende per circa 90.000 ettari) e include una vasta sezione del Parco nazionale dello Stelvio; le aree protette da parchi e riserve occupano circa il 6% della superficie regionale.

Economia

La Lombardia è la più ricca regione d'Italia, non solo perché è la più industrializzata ma perché ha una prospera agricoltura e primeggia anche in tutti i vari rami del settore terziario - o settore dei servizi: commercio, trasporti, assicurazioni, banche, ecc. Il reddito prodotto dalla regione rappresenta quasi il 20% di quello nazionale; il reddito annuo per abitante è di 33 milioni di lire. Si sale poi a oltre il 25% se si considera la produzione industriale.

Le risorse minerarie ed energetiche della regione sono tuttavia molto modeste (minerali da costruzione, un po' di fluorite nel Bresciano, esigui giacimenti di petrolio e metano). La prima prosperità della regione derivò dalle sue campagne, da un'agricoltura molto fiorente sin dall'epoca medievale, in particolar modo nella bassa pianura, dove furono avviate le prime radicali opere di bonifica del territorio, soprattutto la canalizzazione delle acque fluviali e di risorgiva. L'agricoltura - che sino alla metà del secolo scorso fu retta in Lombardia da un regime di affitto che fu la base, nelle aree più prospere, di un'avanzata mentalità imprenditoriale e commerciale - consentì di accumulare il capitale necessario per avviare l'industrializzazione.

Questa iniziò, nei primi anni dell'Ottocento, nell'alta pianura, dove si mantiene tuttora ben radicata, per tre motivi fondamentali: innanzi tutto perché la zona è, data l'aridità dei terreni, un'area non adatta alle coltivazioni, fatto che spinse la popolazione locale a dedicarsi preferibilmente ad attività artigianali (setifici, lavorazione del ferro, cartiere, ecc.); poi perché i numerosi fiumi che scendono dalle Alpi e dalle Prealpi permettono un cospicuo approvvigionamento di energia idroelettrica (vedi Produzione dell'energia elettrica), pari a un quarto del potenziale italiano; e infine per la posizione geografica, che favorisce lo sviluppo degli scambi commerciali con la ricca Europa centrale, considerata la facilità delle comunicazioni transalpine. Tuttavia, poiché la Lombardia consuma il 22% dell'energia elettrica nazionale e le centrali, sia idriche sia termiche, installate nella regione sono insufficienti, gran parte dell'energia necessaria all'industria viene "importata", sia dalla Francia (attraverso la Svizzera) sia dal Trentino-Alto Adige. Nella fascia alpina e prealpina, se si escludono le valli prealpine penetrate dall'industria, le tradizionali attività (lo sfruttamento del bosco, l'allevamento bovino che utilizzava gli alti pascoli estivi di montagna, cioè l'alpeggio) sono divenute via via meno importanti, sostituite sempre più dal turismo, che è oggi il settore dominante.

Agricoltura


L'agricoltura ha valori altissimi di produttività; fornisce infatti il 10% della produzione italiana, anche se rappresenta solo il 2% del reddito della regione. È un settore che ha varie specializzazioni, tra le quali spiccano l'uva da vino nell'Oltrepò Pavese e in Valtellina, e il riso nella Lomellina, cioè l'area della bassa pianura attorno a Pavia. Si ricordano inoltre la produzione di barbabietole da zucchero, per la quale la Lombardia è al terzo posto della scala nazionale, e infine la cerealicoltura, che comprende orzo, segale e soprattutto mais, di cui la regione vanta la seconda produzione nazionale. Gran parte del mais è destinato all'allevamento, al cui servizio opera una larga parte dell'agricoltura.

Significativamente la Lombardia detiene il primato per bovini e suini (rispettivamente un quarto e oltre un terzo del totale nazionale), cui si collega una fiorentissima industria di macellazione del bestiame e di trasformazione (caseifici, fabbriche di insaccati ecc.). Per essere più redditizie e facilitare la meccanizzazione delle loro lavorazioni, le aziende agricole vanno man mano diminuendo di numero e aumentando la superficie. La percentuale di addetti rappresenta appena il 2,5% della forza lavoro, meno di un terzo della media nazionale (8%), rendendo così la Lombardia, anche sotto questo profilo, una vera e propria "area forte", paragonabile alle più avanzate d'Europa.

Industria



Nel settore industriale la Lombardia è nettamente al primo posto tra le regioni italiane, in tutti i principali comparti (tranne quello automobilistico, che spetta al Piemonte); fornisce più del 25% dei prodotti industriali italiani e - dato non meno rilevante - gestisce il 40% degli investimenti nazionali per la ricerca industriale. Mentre la grande industria lombarda continua a ridurre in modo drastico il proprio numero di addetti, si accresce il ruolo della piccola industria e di un artigianato moderno e ben attrezzato. Il tasso di disoccupazione si aggira sul 6%, pari alla metà di quello nazionale.

Tra i settori di base primeggiano il metalmeccanico, il chimico e il tessile, e ben rappresentate sono la meccanica elettrica ed elettronica, la chimica fine (coloranti, farmaci), oltre alla già ricordata industria alimentare; nei settori dei beni di consumo spiccano i cotonifici, i setifici (a Como), l'industria dei mobili (tipica della Brianza), quella delle calzature (a Vigevano, in provincia di Pavia) e quella tipografico-editoriale, concentrata a Milano, dove tra l'altro si pubblica uno dei due maggiori quotidiani nazionali, il "Corriere della Sera", l'unico quotidiano economico, il "Sole-24 Ore", nonché il più diffuso giornale sportivo, la "Gazzetta dello sport"; quasi tutti i capoluoghi di provincia hanno comunque un proprio quotidiano.

Attività terziarie


La collocazione geografica e il ruolo di Milano, come sede pressoché ininterrotta di fiere specializzate in ogni genere di produzione, fanno della Lombardia il nucleo commerciale d'Italia; la regione raggruppa il 25% dei centri commerciali, e quanto a supermercati e ipermercati (con una concentrazione di spazi di vendita di quasi 200 m ogni 1000 abitanti) la posizione è ai massimi livelli mondiali. Ma ancor più conta il fatto che nella regione si concentrino i servizi altamente specializzati o "terziario superiore": banche e altri istituti di credito, agenzie di pubblicità e di relazioni pubbliche, centri di studi informatici e tecnologici, reti televisive private ecc.

Al servizio delle industrie e degli scambi commerciali della Lombardia esiste un sistema di vie di comunicazione, stradale, autostradale, ferroviario e aereo, che è il più fitto e meglio organizzato d'Italia: Milano in particolare è il primo nodo nazionale per i traffici terrestri; ha due aeroporti, di Linate e della Malpensa, ma è superata da Roma per traffico aeroportuale.

Infine un ruolo economico tutt'altro che modesto tocca al turismo, con 6 milioni di clienti negli alberghi ogni anno, senza contare campeggi ecc. Il turismo ha i suoi punti di forza in varie città d'arte (Bergamo, Mantova ecc.), in Milano (per le attività terziarie), in molteplici e celebri località di villeggiatura sui laghi prealpini (tra cui Desenzano, Sirmione e Gardone sul lago di Garda, Bellagio e Menaggio sul lago di Como, Lovere sul lago d'Iseo ecc.), nell'area delle Alpi e delle Prealpi (Bormio nell'alta Valtellina, Livigno nella valle omonima in provincia di Sondrio, l'Aprica tra la Valtellina e la Valcamonica, Ponte di Legno presso il passo del Tonale, Selvino nella Val Seriana ecc.). Né va dimenticato il turismo termale (San Pellegrino Terme, nella bassa Val Brembana).

POPOLAZIONE E CITTA'

Anche se preceduta dalla Campania quanto a densità di popolazione (373 abitanti per km contro 410), con i suoi 8,9 milioni di abitanti la Lombardia è nettamente la prima regione d'Italia: ospita più di un sesto dell'intera popolazione italiana, con una densità doppia rispetto a quella nazionale. Fortissimo è stato l'incremento demografico nel periodo 1951-1971, grazie soprattutto all'immigrazione dalle regioni meridionali; oggi si assiste, come in tutto il paese, a una diminuzione della natalità, e gli immigrati vengono soprattutto dall'estero (nordafricani, albanesi, slavi, asiatici ecc.). Tuttavia, ancora più ingente delle immigrazioni, sia dalle altre regioni italiane sia dall'estero, è stato il fenomeno dell'urbanizzazione, cioè dello spostamento di popolazione dalle campagne alle città. Oggi però si assiste a un certo riflusso, che non riguarda soltanto gli spostamenti dalle grandi città a quelle medio-piccole, ma che interessa anche le campagne e i piccoli centri compresi in un ampio raggio intorno a Milano e alle altre città (soprattutto le più popolose dell'alta pianura): è il fenomeno della cosiddetta "città diffusa" (ma lo si può anche, inversamente, definire della "campagna urbanizzata", non diverso da quello che si verifica o si è già verificato in altri paesi a elevata urbanizzazione), che va creando in Lombardia un'organizzazione territoriale inedita.

Le più marcate concentrazioni si registrano nell'alta pianura (grosso modo le province di Bergamo, Brescia, Como, Lecco, Milano, Varese), che è altresì la zona più industrializzata; relativamente meno popolata è la bassa pianura (province di Cremona, Lodi, Mantova, Pavia); decisamente con scarsa popolazione è la vasta fascia alpina (provincia di Sondrio), i cui abitanti tendono a concentrarsi nelle maggiori vallate, in particolar modo presso il loro sbocco in pianura. Ciò che tuttavia ha soprattutto mutato il volto della regione negli ultimi venti anni è stata la trasformazione dell'area, sia di pianura e sia di collina, circostante Milano. Il capoluogo lombardo non ha un numero particolarmente alto di abitanti (1.310.681 abitanti, pari alla metà di quelli di Roma), ma ha creato con i vicini centri provinciali e regionali, grandi e piccoli, una strettissima rete di rapporti, in particolare economici, dando origine così a quella che viene definita una "conurbazione", nella quale città e paesi si susseguono quasi senza interruzione. Favorita dal fitto sistema di vie di comunicazione, buona parte della popolazione si sposta ogni giorno (per lavoro innanzi tutto, ma anche per motivi di studio) attraverso l'intera area, che supera i 7 milioni di abitanti, soprattutto in direzione di Milano: ciò determina gravi problemi di traffico, fino a ora irrisolti.

Dopo Milano, le altre principali città lombarde sono Bergamo e Brescia, quest'ultima con circa 200.000 abitanti (le loro province unite si aggirano sui 2 milioni di abitanti). Nessun altro capoluogo di provincia tocca i 100.000 abitanti (Sondrio ne ha addirittura poco più di 20.000), ma nell'area attorno a Milano, per il già ricordato "processo di slittamento", alcune città hanno enormemente aumentato la loro popolazione e la loro importanza economica, come Monza (120.000 abitanti), Sesto San Giovanni e Cinisello Balsamo, entrambe sugli 80.000 abitanti.

STORIA

L'età antica

Le testimonianze della presenza umana in Lombardia risalgono al Paleolitico superiore, la fase più antica della preistoria (Vedi Età della Pietra), ma si addensano passando alle ere dei metalli, con importanti tracce di popolazioni palafitticole insediate sui laghi (vedi Età del Bronzo) e con eccezionali incisioni rupestri nella Valcamonica (Vedi Età del Ferro). All'arrivo dei celti, tra V e IV secolo a.C., si fa risalire la prima organizzazione del territorio, evidenziata dalla fondazione dei principali centri della regione, a cominciare da Milano. Tra le tribù celtiche primeggiavano i galli cenomani, insediati nel Bresciano, gli orobi, nel Bergamasco, e gli insubri, nella pianura tra il Ticino e il Po. Da qui cominciò la conquista romana, verso la fine del III secolo a.C., che presto si estese dalla pianura alle valli alpine e diede vita alla provincia della Gallia subalpina. Nell'età di Augusto giunse a compimento la colonizzazione operata dai romani, i quali fondarono città, bonificarono le aree pianeggianti, costruirono importanti strade, quali la via Emilia, la via Postumia e la via Gallica, e realizzarono il progetto della centuriazione delle campagne. La Lombardia, profondamente romanizzata, raggiunse un elevato sviluppo economico grazie all'incremento delle manifatture, del commercio e dell'agricoltura, e conseguì una posizione strategica come base militare per il controllo delle terre nordeuropee.



Il Medioevo

Dopo le invasioni di Odoacre e degli ostrogoti e dopo la riconquista bizantina, la Lombardia finì sotto la dominazione dei longobardi, che lasciarono il loro nome alla regione in contrapposizione alle terre di dominio bizantino, insieme con numerose testimonianze della loro cultura, tra cui palazzi, chiese e città nuove. Nell'alto medioevo, contrassegnato dall'avvento dei franchi, dall'unione della corona d'Italia al Sacro romano impero (X secolo) e dalle lotte tra vescovi e feudatari, la Lombardia visse tutte le tensioni politiche del periodo, aprendosi in particolare alle influenze della Chiesa, soprattutto di quella ambrosiana.

Successivamente si consolidarono le istituzioni dei liberi comuni, che caratterizzarono la vita politica e sociale lombarda dall'inizio del XII secolo. Milano acquisì il primato nel movimento comunale, così che riuscì a coalizzare le città padane nella Lega lombarda (1167), costituitasi per contrastare l'imperatore Federico Barbarossa

Il ruolo dominante assunto da Milano nell'età comunale fu la premessa per la successiva affermazione del ducato milanese nell'età delle Signorie. Con la signoria dei Visconti, a cui l'imperatore Venceslao conferì il ducato di Milano nel 1395, furono esautorate le libertà dei comuni nell'area situata tra l'Adda, il Ticino e il Po. Poco o nulla cambiò con il passaggio agli Sforza, nel 1450. Alla morfologia del territorio e soprattutto alla sua idrografia si legarono i destini di una terra operosa, capace di produrre ricchezze e cultura, come poche altre aree in Europa. Il completamento della rete dei Navigli rafforzò l'economia manifatturiera cresciuta nella capitale e nei suoi dintorni con varie attività, dalle manifatture del ferro alla produzione della seta, mentre nelle campagne della bassa pianura la zootecnia, la gelsi-bachicoltura e la viticoltura ne trassero ulteriore vantaggio. Con l'ascesa al potere di Ludovico il Moro, nel 1494 il Ducato sforzesco conobbe l'apogeo della cultura rinascimentale, evidenziata dalla presenza a Milano del Bramante e di Leonardo da Vinci

L'età moderna e contemporanea


Conteso tra Francia e Spagna durante le guerre d'Italia dei primi decenni del XVI secolo, il Ducato passò sotto il dominio spagnolo (1535), ma fu privato delle parti settentrionali (Bellinzona e Valtellina) e di quelle meridionali (Parma e Piacenza), mentre il Ducato di Mantova passò sotto il governo dei Gonzaga. La dominazione spagnola non annullò le prerogative politiche del patriziato milanese, arbitro degli equilibri ducali, tanto più che agli occhi dei governanti spagnoli esso presentava un interesse pressoché esclusivamente strategico e fiscale. Il consolidarsi del dominio spagnolo coincise con l'età della Controriforma, che a Milano ebbe uno dei suoi centri più prestigiosi, sotto l'arcivescovo Carlo Borromeo, interprete di una rigorosa riforma morale e pastorale nata nel clima del Concilio di Trento. Intanto le province orientali dell'odierna Lombardia (Bergamo, Brescia) venivano completamente assimilate dalla Repubblica di Venezia, che le tenne fino al 1797.

Una svolta decisiva si ebbe nel 1714, con il passaggio del ducato di Milano dagli spagnoli agli austriaci, che aprì la strada a una stagione di rinnovamento istituzionale, giunta a piena maturazione nell'età di Maria Teresa (1765-1780). Milano divenne uno dei punti di forza dell'Illuminismo italiano, con la presenza di intellettuali quali i fratelli Verri e Cesare Beccaria, e al tempo stesso il cuore delle riforme dell'assolutismo illuminato. Tra queste, il catasto, varato nel 1760, lasciò il segno di un'amministrazione efficiente, capace di affiancare e promuovere il rilancio produttivo nelle campagne e la crescita commerciale e manifatturiera. Contemporaneamente i territori del ducato si restrinsero con la perdita delle province a ovest del Ticino, passate progressivamente ai Savoia tra il 1713 e il 1748.

Parte essenziale della repubblica Cisalpina e del Regno d'Italia durante l'età napoleonica, la Lombardia fu poi aggregata a Venezia dal Congresso di Vienna, costituendo il regno Lombardo-Veneto, sotto l'amministrazione austriaca. Le differenti espressioni della cultura risorgimentale trovarono in Lombardia un terreno ricettivo, segnalandosi principalmente nelle iniziative del giornale patriottico "Il Conciliatore" e nelle opere di Carlo Cattaneo. Milano fu una delle capitali delle rivoluzioni europee del 1848, in virtù dell'insurrezione popolare (si ricordano le Cinque giornate, 18-22 marzo) che cacciò gli austriaci e diede la spinta al moto nazionale culminato nella breve e sfortunata prima guerra d'Indipendenza. Entrata a fare parte del regno di Italia dopo la seconda guerra d'Indipendenza (1859), con l'eccezione di Mantova, acquisita nel 1866, la Lombardia visse il decollo industriale, localizzato prevalentemente nelle province di Milano, Como, Bergamo, Brescia. La zona della bassa pianura fu interessata allo sviluppo del capitalismo agrario e solo dopo la seconda guerra mondiale avrebbe conosciuto l'avvio di un'imprenditorialità legata alle industrie, ai commerci e al terziario.







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