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L'Egitto, dono del Nilo

geografia



L'Egitto, dono del Nilo


Al di fuori dell'area del vicino oriente il principale polo di sviluppo della civiltà urbana fu rappresentato dall'Egitto. L'Egitto è un dono del Nilo: questa famosa definizione, formata dal grande storico greco Erodoto coglie senza dubbio l'aspetto fondamentale della storia egizia. Si ripeteva, infatti, in questa regione, una situazione analoga a quella del Tigri e dell 424g68e 'Eufrate.

I prodotti dell'agricoltura erano vari (anche il papiro da cui si ricavava la carta).

La lunghissima striscia di territorio abitato, sulle due rive del Nilo aveva un carattere di notevole compattezza. A sud il paese era protetto dalle cateratte: a Nord dal mar Mediterraneo; a Est e a Ovest da ampie distese desertiche, queste caratteristiche sprecano l'eccezionale continuità della storia dell'Egitto. La storia dell'Egitto antico viene solitamente inquadrata in un alternarsi di regni e di periodi intermedi. Durante l'antico regno il potere del faraone appare consolidato in forme assolute. La sua persona è oggetto di un'autentica venerazione. Non è un caso che proprio questa sia l'epoca delle piramidi. Viene creato un sistema ben organizzato di governatori locali, che il potere centrale riesce a controllare e a dirigere bene e con grande autorità. Questa posizione di forza del potere centrale viene meno con il primo periodo intermedio, 2200-2040 a.C., per ragioni che non conosciamo, i governatori locali prendono gradualmente il sopravvento, dando vita a principati locali.


MEDIO REGNO La crisi del potere centrale fu interrotta da un periodo di rinascita che coincide con il cosiddetto Medio Regno (2040-1786 a.C.). Artefice di questa impresa fu il faraone Sesostri III. Questo sovrano riorganizzò il regno ridimensionando drasticamente il potere dei governatori e dividendo il paese in quattro regioni. Dopo l'equilibrio raggiunto con il Medio Regno, l'Egitto dovette affrontare una nuova fase di crisi in quelle che viene chiamato Secondo Periodo Intermedio (1786-1570 a.C.). L'Egitto subì l'invasione di gruppi di genti semite (Hyksos).




NUOVO REGNO La riscossa egizia coincisa con l'avvento del cosiddetto Nuovo Regno (1570 - 1085 a.C.). Il faraone Ahmosi I riuscì a cacciare gli invasori e a riunificare il regno. Inizio così anche un espansione che portò l'Egitto al massimo della sua potenza. Ne fu protagonista il faraone Thutmosi I. Le sue imprese militari furono tra le più notevoli di tutta la storia egizia. Ma fu sotto il faraone Thutmosi III, grande condottiero e uomo politico, che l'Egitto raggiunse l'apice dello splendore. Grazie ad una serie di vittoriose campagne militari, riuscì ad assumere il controllo dell'intera Asia Minore e della Siria.

Durante il regno di Amenofi IV l'Egitto conobbe un periodo di instabilità politica. Il tentativo di riforma religiosa attuato dal faraone lo portò a trascurare la politica estera, a tutto vantaggio della nascente potenza ittita. Lo scontro con gli Ittiti ebbe il suo momento decisivo sotto Ramses II che li affrontò a Qadesh in una battaglia dall'esito incerto.


LA DECADENZA DELL'EGITTO Intorno al 1200 a.C., l'Egitto si trovò esposto al pericolo delle invasioni dei cosiddetti Popoli del Mare. Ramses III ultimo grande faraone del Nuovo Regno, riuscì a respingerli. Alla fine del regno di Ramses III, l'Egitto precipitò in un lungo periodo di crisi politica, economica e sociale. Nel 525 a.C. l'Egitto divenne una provincia dell'impero persiano; in seguito, nel 333 a.C. venne conquistato da Alessandro Magno, infine, nel 30 a.C., divenne una provincia del nascente impero romano.


LA SOCIETÀ EGIZIA La società egizia era fortemente gerarchica. Al vertice della scala c'era il faraone, il dio-re, figlio di un dio. Tutti i sacerdoti egizi ricevevano da lui una delega per l'esercizio delle funzioni sacre. I faraoni esprimevano la loro potenza anche per mezzo dei meravigliosi edifici e delle statue colossali innalzate in tutto il paese.


ORGANIZZAZIONE SOCIALE Il gradino successivo della gerarchia egizia era occupato dal primo ministro, il visir, che aveva il compito di gestire, per ordine del faraone, gli affari ordinari del regno. Questi ultimi, così come in ambiente mesopotamico, innanzitutto incentrati sulla organizzazione centralizzata del lavoro, finalizzata a sfruttare le piene del Nilo e a far affluire nei magazzini del faraone e dei templi i prodotti agricoli.

Il visir era assistito dagli scribi che erano anch'essi nominati dal faraone, quindi da lui dipendenti. Al disotto dei 2 potenti gruppi si trovavano i soldati che non godevano di particolare prestigio sociale. Qualche importanza l'avevano invece gli artigiani. Alla base della scala sociale, infine, stava la sterminata massa dei contadini e, in condizioni ancora più dure, gli schiavi.

Il mondo egizio, pur presentandosi compatto e omogeneo, non era chiuso alle relazioni con altri grandi paesi.


LA RELIGIONE EGIZIA La religione egizia può essere considerata come la fusione di una miriade di culti locali di antichissima origine tribale. I culti locali erano caratterizzati da un forte zoomorfismo, vale a dire dalla tendenza a immaginare gli dei sotto sembianze animali o in parte umane e in parte animali. Anubi, divinità dei cimiteri, aveva testa di cane. Ma gli egizi veneravano anche direttamente alcuni animali. Con l'unificazione del paese, si cercò di stabilire una serie di identità e corrispondenze tra i vari dei locali. La ricorrente presenza di tratti umani nelle raffigurazioni delle divinità si deva alla progressiva associazione allo zoomorfismo dell'antropomorfismo. Un rilievo particolare assunsero gli dei nei quali era incarnato il potere dei faraoni. Ra, il dio Sole, divenuto poi Amon Ra; Osiride, signore dell'aldilà e supremo giudice delle anime dei defunti. Il faraone Amenofi IV tentò di imporre una forma di monoteismo fondata sul culto del dio Sole, Aton. Tentò inoltre di cancellare i culti di tutte le altre divinità, ma il suo tentativo fu fortemente ostacolato dal clero locale.

Le più consistenti e più numerose testimonianze delle civiltà egizie giunte fino a noi riguardano soprattutto un suo aspetto particolare: il rapporto con la morte.

Tombe monumentali, mummie, templi funerari sono l'evidenza tangibile del complesso e delicato rapporto che gli Egizi immaginavano esistesse tra il mondo dei vivi e l'aldilà.

Era diffusa la convinzione che la morte non rappresentasse un punto terminale nell'esistenza di un individuo. Era quindi necessario, anzitutto, che lo spirito si ricongiungesse al corpo, a questo scopo, gli Egizi utilizzarono la tecnica della mummificazione. Questo particolare rapporto tra la vita e la morte spiega anche la cura con cui i faraoni fecero erigere le piramidi.


LA SCRITTURA GEROGLIFICA La scrittura cominciò a diffondersi nel paese intorno al

3000 a.C. La scrittura geroglifica aveva un carattere pittografico. La decifrazione dei geroglifici si deve all'opera di un egittologo francese che durante le campagne napoleoniche in Egitto si ritrovò la stele di (manca una parola!) , un iscrizione egizia tradotta in greco.


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