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I DESERTI

geografia















I DESERTI











INDICE

Cap.I

Fascia latudinale e cartina ................. pag. 4



I.1 i deserti caldi .......... ..... ......

I.2 i deserti freddi .............................


Cap.II

Flora e fauna ...........................pag. 7

II.1 fauna dei deserti caldi ........................

II.1.A il cammello e il dromedario ..............

II.1.B il crotalo ceraste ....................

II.2 flora dei deserti caldi .......................

II.2.A il banano

II.2.B la palma da datteri

II.2.C la pulicara crispa ...........................

II.2.D i cactus .......... ..... ...... ..

II.3 fauna dei deserti freddi ......................

II.3.A il cavallo di przewalskij

II.3.B l' emione

II.3.C il gracchio corallino .........................

II.3.D la saiga.

II.4 flora dei deserti freddi ......................

II.4.A il sagebrush ...........................


Cap.III

Insediamenti umani ......................pag. 18

III.1 i tuareg .......... ..... ...... ..

III.2 i boscimani..............................

III.3 gli aborigeni ..............................

III.4 i beduini .......... ..... ...... .

III.5 i nomadi mongoli ..........................

III.6 gli uiguri .......... ..... ...... .

Cap.IV

Risorse .............................pag. 24

IV.1 le oasi .......... ..... ...... ....

IV.2 le attività economiche ........................

IV.3 i qanat .......... ..... ...... ...

IV.4 il petrolio ha cambiato il volto dei deserti caldi ......

IV.5 dalla pastorizia alle miniere nei deserti freddi .......


Cap.V

Problemi .............................pag. 29

V.1 desertificazione .............................

V.2 lotta contro la desertificazione .................


Cap.VI

Curiosità ............................pag. 31

VI.1 Sahara i cavalieri del vento ............... 949j95j .....

VI.2 preistoria cosa c' è sotto la sabbia ? .............

VI.3 come si forma una duna .......................

VI.4 racconto aborigeno ..........................

VI.5 l' albero del Tenerè .........................


Cap.VII

Glossario ............................pag. 36


Cap.VIII

Dati desunti da .........................pag. 38

Cap.I

FASCIA LATITUDINALE E CARTINA

In geografia si definisce deserto ogni area inadatta all'insediamento umano, per la bassissima quantità di precipitazioni che può essere causata dall'accentuata aridità o dal freddo intenso.Sono situati tutti fra il 60° parallelo nord e il 50° sud. Le aree desertiche coprono circa il 30% delle terre emerse, il 16% sono deserti caldi e il 14% deserti freddi.

I.1 I DESERTI CALDI

I deserti caldi si trovano lungo i tropici. Le masse d' aria umida giungono sui tropici dopo aver ceduto quasi tutta la loro umidità all' equatore, per questo, nei territori in corrispondenza dei tropici piove raramente e sono presenti vaste aree desertiche calde. Lungo il Tropico del Cancro si trovano l' immenso deserto del Sahara, i deserti arabi, iranici e quelli messicani; lungo il Tropico del Capricorno il deserto cileno di Atacama, il deserto africano del Kalahari, i deserti australiani che occupano il 40% del territorio del continente. Il più vasto deserto caldo è quello del Sahara, nell' Africa settentrionale: si estende su una superficie grande quanto quasi quella dell' Europa ( circa 8 milioni di kmq ) e copre più di un terzo delle zone desertiche del pianeta. I deserti caldi non sono ovunque tutti uguali: vi sono deserti formati prevalentemente da rocce, dalla cui disgregazione, a opera dell' erosione del vento e dell' escursione termica, sono derivati i deserti pietrosi, dove prevalgono sassi e ciottoli, e i deserti sabbiosi, presenti prevalentemente nell' emisfero settentrionale. La superficie di queste aree si modifica continuamente sotto l' azione del vento, che sposta le dune sabbiose e demolisce i blocchi rocciosi.

I.2 I DESERTI FREDDI

Siamo soliti considerare i deserti come luoghi aridi in cui fa sempre caldo, ma ciò è vero solo parzialmente: esistono infatti deserti freddi, che all' aridità dei suoli uniscono Temperature estremamente basse. Si indicano in genere con il nome di deserti freddi vasti territori che si trovano per lo più nel cuore del continente asiatico: si tratta del bassopiano turanico e della " steppa della fame ", che appartengono alle repubbliche asiatiche della Federazione russa ( Kazakistan e Turkmenistan ); del deseto di Gobi, che si estende nella parte meridionale della Mongolia e in Cina; l' unica eccezione rintracciabile nell' emisfero meridionale è il deserto della Patagonia. L' aridità di queste regioni è dovuta alla continentalità, ossia alla distanza dal mare: le nubi che raggiungono questi territori hanno ormai scaricato tutta la loro umidità, per cui raramente portano pioggia. I deserti freddi sono prevalentemente rocciosi e sassosi, più che sabbiosi; la vegetazione è estremamente rada, bassa e cespugliosa, si concentra nelle zone che riescono a trattenere la scarsissima umidità e ha una vita vegetativa molto breve, che coincide con le rare piogge. Molto scarsa è anche la vita animale, ridotta a pochi rettili e roditori. L' escursione termica diurna è molto forte e violenta ma è soprattutto l' escursione termica annuale a essere molto elevata: si passa infatti da una temperatura media estiva di circa 20 °C a una temperatura media invernale di -20 °C. Deserti caldi e freddi sono accomunati comunque da un fattore preponderante: il vento.

Cap.II

FLORA E FAUNA

II.1 FAUNA DEI DESERTI CALDI


Tra gli animali del deserto vi sono alcune specie di anfibi che restano in letargo durante la stagione secca ed escono in superficie solo quando cade la pioggia: solo allora possono accoppiarsi e deporre le uova. anche molti volatili e roditori si riproducono soltanto durante i periodi di pioggia, quando cresce la vegetazione. Alcuni roditori, come il ratto marsupiale del Colorado, il driomio e il gerbillo africano (nella foto) e i merioni (criceti diffusi dall' Africa settentrionale all' Asia centrale ) riescono a sopravvivere con sistemi maturati nel corso dell' evoluzione della specie. Questi animali si nutrono di semi secchi, il cui contenuto di acqua e compreso fra il 5 e il 10 percento, eppure riescono a mantenere nell' organismo una quantità di acqua normale per un mammifero ( circa il 65 % del loro peso ). Hanno infatti la capacità di idratare l' organismo ossidando l' idrogeno presente negli alimenti, processo che genera la cosiddetta "acqua metabolica", che basta loro per vivere. In buona parte, mammiferi e rettili conducono una vita notturna; durante il giorno restano nascosti in tane fresche o all'ombra. Alcuni rettili, quali il rospo cornuto, possono controllare la loro temperatura corporea variando la frequenza dei battiti del cuore e il metabolismo corporeo. Il moloch, una lucertola dei deserti australiani, beve l'acqua che si deposita sul suo corpo grazie a un sistema di canali epidermici che la convoglia direttamente alla bocca. Numerosi mammiferi del deserto, come il cammello, sono capaci di resistere alla disidratazione. Fra questi ci sono: l' orice del deserto mantiene la temperatura corporea in equilibrio rilasciando di notte il calore accumulato durante il giorno, anche qualche antilope come l' addax del Sahara riesce a sopravvivere in condizioni di estrema aridità. La diffusione di questi animali supporta di questi animali la presenza di predatori come il fennec, il dingo in Australia, il coyote nei deserti americani. Gli animali di gran lunga più numerosi nei deserti, come in ogni altra parte del mondo, sono gli insetti. La loro abbondanza è una benedizione per le specie che se ne cibano: rettili, ragni, scorpioni, uccelli. Alcuni insetti come le cavallette sono un vera calamita per la flora, anche perché contro la loro devastazione l' uomo è del tutto impotente. Uno sciame di questi ortotteri è capace di migrare per oltre 500 chilometri, devastando al suo passaggio intere regioni. Infine gli uccelli, che vivono e si nutrono nel deserto, al si fuori delle oasi, sono rari: dal Sahara alla Mongolia si incontrano gracchi e taccole, oltre al sirli del deserto e al culbianco del Sahara, mentre nel deserto americano vive il corridore del deserto o roadrunner.

II.1.A Il cammello e il dromedario


Nel deserto, anche in quello freddo del Gobi, vive un animale chiamato "nave del deserto". è il cammello. In passato soltanto con cammelli e dromedari era possibile avventurarsi nel deserto. ancora oggi, le zone desertiche sono attraversate da carovane di cammelli, ma ci sono anche piste percorribili con automezzi: servono a raggiungere i giacimenti petroliferi. Le due gobbe dei cammelli, tipici dei deserti dell'Asia, e la sola gobba dei dromedari africani hanno un ruolo ben preciso: essi contengono grandi scorte di grassi, che fungono da sostanze nutritive di riserva cui attingere durante lunghi percorsi nel deserto. I cammelli possono rimanere senza acqua e senza cibo per lunghi periodi di tempo: prima di compiere un viaggio s' abbeverano a lungo, tanto che riescono a inghiottire anche 90 litri d'acqua che immagazzinano in speciali celle situate nel loro corpo. A questo punto sono pronti a mettersi in marcia, poichè la loro personale riserva d' acqua sarà sufficiente per molti chilometri. e sono agevolati dal fatto che pur camminando sotto un sole cocente non sudano mai e quindi non disperdono liquidi. Sono dotati poi di riserve alimentari racchiuse nella gobba, in cui è immagazzinata una certa quantità di grasso: quando sono senza cibo consumano questo grasso. I cammelli possiedono labbra ricoperte da una pelle dura e denti grandi e robusti che permettono di mangiare anche gli arbusti più spinosi. le zampe robuste e larghe gli consentono di non sprofondare nella sabbia; durante le tempeste di sabbia, il pelame protegge dal caldo e dal freddo. Addomesticato fino dal x sec. A. c. è diffuso in Asia centrale per la lana,la carne, il grasso, il latte e come animale da trasporto.

II.1.B Il crotalo ceraste

Fa parte della numerosa famiglia dei crotali ( 26 specie ), popola le zone desertiche dell' America Settentrionale e Centrale, non è mai più lungo di 2 m. Il crotalo ceraste è dotato di due cavità, poste al lato della testa e ricoperte di membrane termorecettrici ovvero sensibilissime alle minime variazioni di calore e capaci di rivelare la vicinanza di qualunque altro animale con temperatura corporea diversa dalla sua. Ma questo serpente è più conosciuto per la maniera caratteristica con cui si muove nella sabbie soffici, buttando in avanti le spire del corpo è come se si muovesse in direzione obliqua rispetto a quella reale del suo moto. Questo sistema di movimento a "S" gli consente di spostarsi agevolmente anche sulla sabbia più fine e instabile.


II.2 FLORA DEI DESERTI CALDI


Le poche piante che vi crescono sono molto differenti da quelle degli ambienti umidi,potendo sopravvivere solo grazie a un perfetto adattamento alle condizioni di estrema aridità. molte angiosperme tipiche dei deserti inoltre vivono soltanto per pochi giorni: i loro semi giacciono al suolo, talvolta per anni, fino a che un acquazzone permette loro di germogliare. le specie legnose hanno forti radici che raggiungono l' acqua in profondità. le piante del deserto hanno di solito foglie piccole, che limitano la traspirazione; altre piante durante la stagione arida perdono le foglie, realizzando la fotosintesi attraverso i fusti. le piante grasse conservano l' acqua nei loro fusti carnosi e nelle radici; le spine servono a proteggerle dagli animali. Altre specie vegetali stanno sotto terra durante la stagione secca, rallentando le loro funzioni vitali: le geofite, piante dotate di bulbi e rizomi in grado di trattenere l' acqua. Il bi, piccolo tubero del Kalahari apprezzato dai boscimani immagazzina fino a tre litri d'acqua; nei deserti della bassa California il fusto dell' albero elefante svolge la stessa funzione. Alcuni alberi sopravvivono perché le loro foglie sono minuscole, o a forma di spina o ago, diminuendo così la superficie di evaporazione, oppure cadono e rispuntano alla minima pioggia. La Tamarix mannifera si protegge ricoprendosi di manna, sostanza resinosa dolciastra che trasuda dalla corteccia quando viene perforata dalle coccinelle, che i tuareg usano come dolcificante. La vegetazione tipica delle zone desertiche resta il cespuglio basso, come il Colligonum, diffuso dal Sahara alla Mongolia.


II.2.A IL banano

Nelle oasi si coltivano le piante come il banano e lal palma da dattero per il loro frutto.I banani sono tra le più grandi piante erbacee con radici perenni. Il fusto è formato da foglie inserite una nell'altra. Nella cima del fusto sbocciano fiori maschili o femminili. Questi ultimi producono il "casco" delle banane. I fusti vengono tagliati dopo aver fatto i frutti, perché muoiano. La radice crea nuovi fusti quali maturano in meno di un anno.

II.2.B La palma da dattero

La Palma da dattero (Phoenix dactylifera L.), originaria del Nordafrica, dove e' ampiamente coltivata oltre che in Arabia e fino al Golfo Persico, dove forma la caratteristica vegetazione delle oasi. Si coltiva inoltre nelle Canarie, nel Mediterraneo settentrionale e nella parte meridionale degli Stati Uniti. Presente anche in Italia dove e' impiegata anche come pianta ornamentale.Appartiene alla Famiglia delle Arecaceae (Palmae). Imponente palma con tronco molto slanciato, alto fino a 30 m, vistosamente coperto dai resti delle guaine delle foglie cadute. Le foglie, riunite in un numero massimo di 20-30 a formare una rada corona apicale, sono pennate, lunghe fino a 6 m, le basali ricurve verso il basso, con segmenti coriacei, lineari, rigidi e pungenti, di colore verde-glauco. I fiori, unisessuali su piante dioiche, sono piccoli, di colore biancastro, fragranti, riuniti in spadici ascellari lunghi fino a 120 cm e fortemente ricurvi per il peso dei frutti. Questi, comunemente noti come datteri, sono bacche oblunghe, di colore arancione scuro a maturità, lunghe fino a 5 cm nelle varietà coltivate, con polpa zuccherina, contenenti un seme di consistenza legnosa.

II.2.C La pulicaria crispa


Questo fiore è l'unico che si sviluppa spontaneamente, nel deserto, e non deriva da una pianta. La Pulicaria appartiene alla famiglia Compositae, i cui fiori sono riuniti a capolini come le margherite e i denti di leone.In Egitto possiamo trovare, in habitat differenti, varie specie di Pulicaria. Pulicaria crispa è un pianta annuale "lanuginosa" che cresce spontanea nelle valli desertiche dove diffonde vivaci fiori gialli e inebria l'aria con il suo inteso profumo. La pianta è utilizzata in medicina come rimedio ai problemi respiratori. A seconda del bisogno, l'infuso si prepara facendo bollire un cucchiaino di erba in un bicchiere d'acqua. Lo stelo della pianta è invece utilizzato per preparare una potente polvere per starnutire.


II.2.D I cactus


Nel linguaggio comune si chiamano "piante grasse", i botanici parlano di "succulente" quando indicano le numerose specie originarie dei luoghi semidesertici o desertici, capaci di immagazzinare al loro interno grandi riserve d'acqua e minimizzarne il consumo per fare fronte ai periodi di siccità. Tra queste specie, una prima grossolana classificazione è tra succulente, con foglie, e cactacee, spinose. Entrambe presentano un infinito numero di tipi, dalle forme estremamente variabili, immense o miniaturizzate, tutte affascinanti, con fioriture brevi e dai colori smaglianti. Quando la pianta è a radici, e sono le succulente, queste immagazzinano l'acqua diventando tuberiformi. Poiché sono sotto terra, la perdita dell'acqua avviene con molta lentezza. Le foglie sono per lo più carnose per immagazzinare altra acqua e poco porose per ridurre ulteriormente la vaporizzazione. Nei periodi di grande siccità, queste piante riducono la crescita alla sommità, per rigenerarsi in seguito attraverso le radici. Dopo la siccità, alla prima acqua le piante del deserto fioriscono immediatamente dando luogo a spettacoli magnifici. Le succulente caudiciformi crescono in luoghi particolarmente inospitali e hanno la base formata sia dal fusto sia dalle radici che aumenta la possibilità d'immagazzinare acqua. Le succulente epifite crescono per lo più nelle foreste e si agganciano ad altre piante, avvolgendole, o traggono nutrimento dal substrato di foglie marcescenti.Troviamo specie che raggiungono anche i 20 metri d'altezza e certi cactus che raggiungono a malapena i 10-13 cm con fiori dal diametro di 15 cm. Cactus sono originari dell'America, Ma da secoli esistono cactus spontanei del genere ripsalide anche in Africa, nell'isola di Ceylon, nel Madagascar.




II.3 FAUNA DEI DESERTI FREDDI



Nei deserti freddi sono presenti specie in via di estinzione. Nel deserto del Gobi ad esempio ne esistono varie specie come l' emione e il cavallo di Przewalskij. La saiga dell' Asia centrale. Infine gli uccelli, che vivono e si nutrono nel deserto, al di fuori delle oasi, sono rari: dal Sahara alla Mongolia si incontrano gracchi corallini e taccole.



II.3.A Il cavallo di Przewalskij


Nativo della Mongolia occidentale, vive allo stato selvaggio: è l'unico vero cavallo selvatico, e in realtà appartiene anche ad una specie diversa da quella del cavallo domestico. L' altezza può variare dai 122 ai 132 cm. Il mantello è a tinta unita più chiaro in giovane età, bianco vicino al muso, coda e criniera scure, più scuro vicino alle zampe. Di carattere coraggioso, energico, indipendente e poco trattabile. La testa è allungata e pesante con profilo convesso e occhi posti in alto, la criniera è diritta e molto ruvida. Anche la coda come la criniera è composta da peli ruvidi e neri.





II.3.B L' emione


L'Emione (Equus hemionus) è un asino selvatico il cui aspetto è per metà quello di un asino e per metà quello di un cavallo. Anche questo animale vive nel continente asiatico e particolarmente nelle regioni montuose della Cina settentrionale e occidentale, della Siberia meridionale, della Mongolia e del Turkestan.



II.3.C Il gracchio corallino


Il gracchio corallino (Pyrrhocorax pyrrhocorax) è lungo circa 40 cm ed ha un piumaggio nero, lucido e splendente, con riflessi blu, zampe lunghe. Ha il corpo allungato con ali e coda brevi, il becco è aguzzo e leggermente ricurvo spesso di colore rosso. Ha un volo leggero ed elegante e si dimostra socievole anche verso i compagni feriti. E' diffuso nelle alte catene montuose dell'Asia centrale e del Nord Africa. Popola le regioni montuose ma non vi si trattiene anche in inverno, infatti in autunno scende nelle regioni e nelle valli più basse, e solo raramente migra a sud, in branchi che annoverano anche quattrocento o seicento individui.




II.3.D La saiga

È un'antilope (Saiga tatarica) dal muso lungo e convesso terminante con una sorta di corta proboscide. Solo il maschio ha corna brevi. Un tempo diffusa dalla Polonia al Caucaso e al Caspio e in gran parte dell'Asia centrale e occidentale, sottoposta a caccia indiscriminata, a forte rischio di estinzione visto che a causa del bracconaggio il numero degli esemplari in soli dieci anni è stato ridotto del 90 per cento. Oggi protetta popola limitatissime aree dell' Asia centrale.

II.4 FLORA DEI DESERTI FREDDI


La vegetazione tipica di queste zone desertiche è il cespuglio basso: il Calligonum diffuso nella Mongolia, i saxaul arbusti che possono raggiungere i 5 m di altezza presenti nei deserti dell' Asia centrale, ne esistono due varietà il saxaul bianco ( Haloxylon persicum ) ha foglie minuscole e portamento prostrato nella sabbia, il saxaul nero ( Holoxylon aphyllum ) privo di foglie predilige i terreni ricchi di sali, il sagebrush grigio e le erbe basse quali i bridlegrass dell'ago


II.4.A Il sagebrush


E' un arbusto che non supera mai i 50cm di altezza, presenta foglie dalla colorazione grigio-verde cresce nei terreni aridi e fortemente soleggiati sovente situata lungo i lati delle principali piste. Essa è nota presso le popolazioni mongole per le sue proprietà terapeutiche.


Cap.III

INSEDIAMENTI UMANI

III.1 I TUAREG

I Tuareg, popolazione di ceppo berbero, contano circa un milione di individui, comunque essi appartengono ad un gruppo etnico piuttosto omogeneo che presenta caratteri somatici ben definiti: corporatura snello-robusta, capelli nero ondulati, viso allungato senza zigomi sporgenti. Stanziati nel sud del Sahara ( Algeria, Mali, Niger, e Ciad ), parlano una varietà della lingua berbera ( il tamashed, tamajaq o tamahaq ), che viene trascritta con i caratteri tifinagh. La società dei Tuareg è nettamente divisa in tre classi: i nobili, tra i quali viene eletto il sovrano "amenokal", ancora oggi riconosciuto dalle varie autorità governative, i vassalli e i servi. I Tuareg, pur essendo islamici, sono strettamente monogamici ed affidano alla donna un ruolo importante. Le donne tuareg non portano il velo e viene affidato loro il compito di insegnare a leggere ed a scrivere. Per molto tempo, film e romanzi hanno contribuito a dare un' immaginazione romanzata di questi nomadi guerrieri. Si sono creati diversi miti sugli " uomini blù ", soprannominati così, per via del colore del telo con cui gli uomini si avvolgono la testa ed il viso che lascia solo una stretta fessura per gli occhi; come quello della loro libertà assoluta o del loro innato senso dell' orientamento, e sono state proposte fantasiose descrizioni dell' usanza del " corteggiamento amoroso " ( ahal ). In realtà, la capacità di orientamento dei Tuareg si fonda su una rete di itinerari fissati in epoche lontane, che toccano tappe obbligate, determinate dall' ubicazione dei pozzi per l' approvvigionamento di acqua. La loro organizzazione è in gran parte fondata su clan matrilineari, e l' ahal è la casa comune delle donne dove una donna colta indice una riunione letteraria in cui si discute per una settimana di poesia e di letteratura. In passato, i Tuareg vivevano dell' allevamento dei dromedari, di caccia di raccolta e soprattutto di tributi e razzie, e guadagnavano prestigio con i saccheggi di popolazioni sedentarie e carovane. Ma hanno dovuto in parte modificare le loro tradizioni ataviche per adattarsi a una " pacificazione " imposta loro al tempo della colonizzazione. Nonostante le varie dichiarazioni in favore delle popolazioni berbere, rimaste per la verità senza seguito, attualmente la situazione di Tuareg è drammatica.

" Tre le condizioni necessarie per fare il tè:
il tempo, la brace, gli amici. E tre i bicchieri
che si devono bere: il primo amaro come
la vita, il secondo dolce come l' amore,
il terzo soave come la morte. "

detto Tuareg

III.2 I BOSCIMANI

La parola boscimano deriva da bosjesman, il nome dato dai coloni olandesi alle popolazioni di cacciatori-raccoglitori che vivevano nel bush ( boscaglia ) dell' Africa meridionale. Queste popolazioni erano trattate come " feccia " dai boeri, che non esitavano a compiere massacri per risolvere in modo drastico il " bushman problem ", riducendo in schiavitù i pochi che risparmiavano. Poiché la parola boscimano è nata dal razzismo di coloro che la coniarono, sarebbe preferibile chiamare queste genti con il termine San, con il quale gli Ottentotti ( altra popolazione autoctona dell' Africa meridionale dallo stile di vita sedentario ), designavano i nomadi del bush. Gli etnologi raggrupparono i San e gli Ottentotti sotto la denominazione comune di Khoisan ( formata unendo Khoi-kohi, sinonimo degli Ottentotti, e San ). I San sopravvissuti ai mali introdotti dagli occidentali vivono ancora oggi principalmente di caccia e di raccolta; sono stanziati nella regione arida del Kalahari, a est del Namib, dove hanno in parte adottato uno stile di vita sedentario. Questo popolo ha particolari caratteristiche come la bassa statura e la carnagione scura, utile a difendersi dall'intensa radiazione solare. I San come gli aborigeni sono completamente adattati alla vita nell' ambiente arido. gli uomini si muovono in piccoli gruppi alla ricerca della selvaggina, armati di piccoli archi e di frecce dalla punta avvelenata, mentre le donne restano in prossimità delle loro capanne, dove estraggono dal terreno tuberi e radici commestibili, ma anche insetti, larve di termiti e piccole lucertole. Questo popolo  è poi abilissimo nell' individuare l' acqua, osservando il comportamento degli animali o riconoscendo le piante che crescono dove l' acqua è appena sotto la sabbia. quando i boscimani trovano l' acqua, la aspirano con lunghe cannucce munite all'estremità di una piuma, per trattenere le impurità, e poi la conservano in gusci vuoti di uova di struzzo, che seppelliscono in luoghi prestabiliti per poterne disporre nei momenti di bisogno. Le lingue khoisan sono caratterizzate da suoni simili a " clic ". Quanto alle pitture rupestri degli antichi San, esse sono state in parte comprese grazie al paziente lavoro di linguisti Wilhelm, Bleek e Lucy Lloyd, che nel sec. XIX hanno studiato le tradizioni di questi popoli.

III.3 GLI ABORIGENI

Il termine aborigeni, che designava in passato gli abitanti presenti in Italia " dall' origine " ( aborigene ), si estese in seguito a indicare in modo generale le popolazioni indigene in modo generale le popolazioni indigene, umane, animali e vegetali. Poi, passò a designare i " nativi " dei paesi che venivano via scoperti; nel secolo scorso, l' uso del termine si è ristretto alle popolazioni native dell' Australia. I primi insediamenti umani presenti in quel continente risalgono a più di 45.000 anni fa. Prima dell' arrivo degli europei ( le esplorazioni olandesi cominciarono all' inizio del sec. XVII ), l' Australia era popolata da 350.000 aborigeni, suddivisi in centinaia di gruppi linguistici. Essi furono espropriati, scacciati e spesso massacrati dai coloni: nel 1921 il loro numero si era ridotto del 75 per cento, e ai giorni nostri essi rappresentano a malapena l' uno per cento della popolazione totale. Gli aborigeni del deserto australiano parvero incarnare un modello di società paleolitica, e gli antropologi si dedicarono a studiarne le strutture sociali e le tradizioni. Gli studi, prevalentemente concentrati sui sistemi di parentela dei Kariera ( costa occidentale ), degli Arunta ( centro ) o dei Murngin ( Terra di Arnhem ), hanno permesso di elaborare la teoria del totemismo, e hanno fornito a Emili Durkheim la materia per il suo libro Le forme elementari della vita religiosa. Nel secolo scorso, con la scoperta di Ayers Rock ( la " montagna sacra " degli aborigeni, oggi profanata dal continuo afflusso di turisti ) l' arte aborigena ha potuto essere apprezzata ben al di fuori dei confini dell' Australia. Vari artisti del deserto australiano hanno acquisito fama internazionale realizzando con colori acrilici opere fondamentalmente ispirate alle tematiche tradizionali della pittura aborigena, una delle più antiche espressioni artistiche del mondo.


III.4 I BEDUINI

La radice della parola beduino, badà, rende l' idea del deserto. Infatti, badà designa tanto il deserto stesso quanto i nomadi in generale. In origine questo termine era il soprannome dato ai nomadi dell' Arabia, per distinguerli dagli agricoltori sedentari, chiamati fellahin, e dagli abitanti della città gli hadar. Furono questi nomadi arabi a propagare L' Islam nel Medio Oriente e nell' Africa del Nord, diffondendo al contempo in una vastissima regione l' organizzazione della società beduina, poco egalitaria e molto stratificata. Oggi si chiamano beduini i pastori nomadi dell' Arabia e della Siria, ma la denominazione si è estesa a svariate popolazioni sedentarie che condividono il codice di onore del deserto. Esse comprendono vari gruppi, come i Rwala del Nefud, i Shamman stanziati fra il Tigri, il Nejd e l' Eufrate, Gli Awazim, noti per la straordinaria abilità nell' allevamento dei cani sluoghi, o ancora i Raishaida e gli al-Murra considerati i migliori saggar (allevatori di falconi). Ognuna di queste tribù pratica il nomadismo su un territorio strettamente riservato, il dira parola che deriva dalla stessa radice di dar, che significa abitazione residenza. I beduini si coprono tradizionalmente con un telo, chiamato kufya, trattenuto da un legaccio di peli di dromedario. In Arabia, gli animali dei beduini sono quasi elusivamente camelidi, mentre i beduini del Sudan praticano l' allevamento di bovini e ovini, tanto che in questo paese sono chiamati Baggara, vale a dire " vaccai ".

III.5 I NOMADI MONGOLI

I rari abitanti del deserto del Gobi sono nomadi mongoli. La loro abitazione è una tenda il gar ( impropriamente chiamato yurta ); la sua copertura prevede una apertura alla sommità per l' uscita del fumo, che può essere chiusa all' occorrenza da un pesante cappuccio di feltro. Per gli spostamenti nel deserto; i nomadi usano il cammello della Batriana; questo animale è meno resistente alla sete del dromedario, ma è dotato di una potente dentatura che gli consente di nutrirsi di piante decisamente coriacee.

III.6 GLI UIGURI

Popolazione di razza turca che dominò sul territorio tra l' Altaj e la Mongolia dal 742 al 840 d.C., quando furono sconfitti dai kirghisi. Emigrati a ovest, crearono un altro regno unendosi con un forte gruppo di cristiano. Assorbiti dai mongoli di Gengis Khan ( sec. XII ), passarono quindi sotto i calmucchi ( sec. XV-XVI ) I discendenti di questa antica civiltà risiedono odiernamente nel Turkestan.


Cap.IV

RISORSE

IV.1 LE OASI

L' oasi vive dell' acqua che le antiche sorgenti e le antiche falde alimentate dalle scarse piogge riescono a fornire. ma dipende dall'uomo l' usarla in modo intelligente, valorizzandola quando è presente.Uno dei modi più prodigiosi per sfruttare bene le acque di una falda è quello dei canali sotterranei, che consentono di attingere le acque di falda alla base dei monti e di trasportarle per scorrimento fino all'oasi. la distribuzione dell' acqua nelle oasi è regolamentata in modo preciso e viene riconosciuta come pressoché indispensabile  la piccola proprietà dato che impone una cura continua e attenta del coltivatore sul proprio pezzetto di terra. essendo come un' isola nello spazio vuoto, l' oasi funge naturalmente da approdo per le carovane, infatti il termine oasi significa "stazione". nelle oasi si pratica un'agricoltura basata sulle palme da dattero, gli alberi da frutto, gli ortaggi. coltivare frutta e verdura nel deserto ha del miracoloso: infatti, questi rigogliosi giardini vengono chiamati jenna, che in lingua araba vuol dire paradiso.


IV.2 LE ATTIVITA' ECONOMICHE

I deserti del Sahara e quelli del vicino oriente conservano nel sottosuolo grandi quantitativi di acqua,un' eredità lasciata dal tempo in cui il clima era molto più umido. non di rado l' acqua delle falde emerge spontaneamente negli avvallamenti del terreno dando vita alle oasi. Frequentemente le oasi sono artificiali, frutto del lavoro dei suoi abitanti, che convogliano l' acqua da pozzi scavati anche a chilometri di distanza, dove la falda è più superficiale. Il poco spazio a disposizione in un' oasi viene sfruttato in maniera intensiva, così da ottenere una produzione agricola sufficiente a sostenere tutta la popolazione del villaggio. l' agricoltura delle oasi è di tipo tradizionale, ma nei deserti dei paesi ricchi, come Israele o l' Arabia saudita, sono state introdotte anche forme di agricoltura commerciale, rese produttive grazie al largo impiego di macchine e di concimi chimici. in questi casi si è reperita l' acqua a grande profondità, attraverso pozzi trivellati e muniti di potenti pompe oppure la si è convogliata da grande distanza, mediante lunghe tubazioni. queste colture, specializzate nella produzione di agrumi, ortaggi e frutti tropicali, utilizzano soltanto sementi selezionate e ricorrono a tecniche di irrigazione particolarmente efficienti.

IV.3 I QANAT

I qanat rappresentano la più antica tecnica di irrigazione del deserto; il sistema, elaborato dagli antichi persiani ( primo millennio a.C. ), è ancora in uso nelle oasi africane arabiche e medio - orientali, anche se nei paesi più evoluti si utilizzano mezzi moderni come pompe e trivellatori. A una notevole distanza dall' oasi si scava un pozzo, profondo fino a 100 m, fino a raggiungere la falda acquifera; poi si costruisce una conduttura sotterranea di forma ellittica ( alta fino a 2 m ) che porta l' acqua all' oasi, dove viene sostituita con canali di superficie, ricoperti da folta vegetazione arbustiva per impedirne l' evaporazione. Tra il pozzo iniziale ( fino a 20 km dall' oasi ) e l' oasi stessa, vengono scavati altri pozzi più piccoli ( ogni 100 m ), che servono sia per arare il condotto, sia per eseguire riparazioni o rimuovere occlusioni.


IV.4 IL PETROLIO HA CAMBIATO IL VOLTO DESERTI CALDI


Nelle aree desertiche calde, tuttavia, le maggior modificazioni sono seguite alla scoperta, relativamente recente, di ingenti giacimenti petroliferi, concentrati soprattutto nei deserti arabico e africano. Il petrolio, fondamentale per soddisfare gli enormi bisogni energetici delle industrie occidentali, ha radicalmente mutato il volto tradizionale di molte; l' acqua è stata portata anche là dove non è mai esistita, magari grazie a grandi impianti di dissalazione dell' acqua marina ( come nei paesi arabi ); i capitali ricavati dalla vendita del petrolio hanno consentito di creare condizioni abitabili per i tecnici e il personale addetto alla gestione degli impianti di estrazione. Piccole comunità sono cresciute dal nulla in zone prima disabitate che sono state dotate di moderne strutture, luoghi d' abitazione e di ritrovo confortevoli, servizi. Esempi tipici di questo processo sono l' Arabia Saudita e gli Emirati Arabi. Sino a non molti anni fa, si trattava di paesi poveri, privi di risorse; oggi, sono detentori di patrimoni ingenti, che hanno dato la possibilità di costruire, in regioni desolate, città, strade e impianti modernissimi che niente hanno da invidiare a quelli dei paesi occidentali più sviluppati.


IV.5 DALLA PASTORIZIA ALLE MINIERE NEI DESERTI FREDDI


Nelle regioni desertiche fredde, l' uomo ha sempre vissuto in piccole e isolate comunità, dedite alla raccolta di radici, a modeste coltivazioni nelle aree più umide e, soprattutto alla pastorizia seminomade privilegiando i caprini, poco esigenti in fatto di cibo. Tuttavia, la distruzione provocata dalle capre, che consumano le piante fino alla radice, non ha fatto che accrescere la desertificazione. IL più incisivo intervento umano nei deserti freddi è stato realizzato nel Kazakistan: utilizzando l' acqua raccolta in alcuni laghi naturali ( l' ago d' Aral e lago Balhas ), il deserto ha potuto essere irrigato e coltivato, soprattutto a cotone, ma anche a barbabietola e cereali. IL contemporaneo ritrovamento di giacimenti di carbon fossile, attorno alla città di Karaganda, ha spinto gli uomini a costruire costosi impianti per i rifornimenti idrici: l' acqua che proviene da enormi distanze rende possibile la vita e lo sfruttamento delle risorse minerarie. UN intervento analogo, dovuto anche in questo caso al ritrovamento di giacimenti carboniferi, è stato realizzato nel bacino del Tarim (Sinkiang Uighur in Cina ). In certi, casi la presenza di nuovi insediamenti legati allo sfruttamento delle risorse minerarie in alcune regioni fredde e aride rischia di accelerare il processo di desertificazione. I popoli seminomadi infatti, con i loro allevamenti, accresciuti grazie alle migliori possibilità di scambio e vendita dei prodotti derivate dalla presenza delle città minerarie, continuano l' azione di impoverimento della scarsa vegetazione, mettendo a rischio vaste aree e ampliando l' estensione del deserto.

Cap.V

PROBLEMI

V.1 DESERTIFICAZIONE

Le zone minacciate dalla desertificazione coprono oltre 45 milioni di km²; le più esposte sono la regione di Gafsa in Tunisia, il confine tra il Messico e gli Stati Uniti, varie zone del Cile e dell'Argentina. Secondo statistiche ONU la siccità minaccia la salute e la vita di 900 milioni di persone. Il sovraccarico del pascolo, con conseguente rarefazione della vegetazione, accelera notevolmente il fenomeno. Tale sovraccarico è dovuto all'aumento delle dimensioni delle greggi (grazie ai progressi dell'igiene veterinaria), all'espansione demografica e alla diminuzione delle superfici tradizionalmente destinate al pascolo, che vengono progressivamente messe a coltura. Si aggiungano poi il fatto che queste nuove colture, a causa dello scarso rendimento, tendono a estendersi su superfici sempre più vaste, e il danno arrecato al suolo da irrigazioni non razionali e dall'aumento della salinità. Su 200 milioni di ettari irrigati nel mondo, circa lo 0,1% va perduto ogni anno a causa dell'eccesso di salinità. L'uso del legno come combustibile è fra le cause principali della sparizione delle specie legnose, che hanno particolari funzioni nella conservazione dell'ecosistema, oltre che come foraggio. Nei deserti dovuti all'aridità del clima la vita ha maggiori possibilità di sviluppo. I deserti più estesi sono il Sahara e il Kalahari in Africa, il deserto di Gobi e il deserto dell'Arabia interna in Asia, il deserto dell'Australia interna. Meno estesi sono i deserti del Nevada e della California (con la desolata Valle della Morte), dell'Arizona, del Colorado (Gran Bacino) nell'America del Nord e il deserto di Atacama nell'America del Sud.

Nella foto mutamenti nell' estensione del Sahara.

V.2 LOTTA CONTRO LA DESERTIFICAZIONE

Le piogge artificiali possono dare discreti risultati, ma non bastano ad aumentare la piovosità totale, limitandosi a spostare la zona della precipitazione. Sono stati creati degli sbarramenti forestali, soprattutto nel Sahara e in Asia centrale, per limitare l'avanzamento del deserto. Questa tecnica, che richiede un notevole lavoro e non poche difficoltà d'attuazione, poiché occorre che gli alberi che vengono messi a dimora trovino condizioni favorevoli, ha una resa alquanto scarsa. L'irrigazione ha un'azione abbastanza efficace, sempre che la salinità dei suoli non aumenti e che vi siano sufficienti disponibilità d'acqua. In realtà non esistono rimedi facili contro la desertificazione, poiché è necessario agire simultaneamente su diversi fattori, che non sono soltanto ecologici, ma anche sociali e talvolta politici.


Cap.VI

CURIOSITA'

VI.1 SAHARA I CAVALIERI DEL VENTO

Un curiosità che ho scoperto per caso è l' attraversata del Sahara da parte dei " cavalieri del vento " un gruppo di velisti della sabbia che nel 1973 ha compiuto la regata solcando un mare di sabbia dall' Algeria all' Atlantico ( 2.500 chilometri ). La vicenda è raccontata in un VHS del National Geographic. In questa avventura si vede come 20 uomini a bordo di fragili trabiccoli con solo tre ruote ed una coloratissima vela affrontano terrificanti tempeste di sabbia pur correndo i rischi maggiori in assenza di vento che li immobilizza nei deserto a temperature proibitive.

VI.2 PREISTORIA COSA C' E' SOTTO LA SABBIA ?


I documenti di interesse archeologico sono spesso sepolti nel sottosuolo oppure occultati dalla vegetazione. Tuttavia nelle regioni desertiche, la scarsità della copertura vegetale e gli effetti dell' erosione rendono i fossili più facilmente visibili. I deserti sono dunque un terreno di ricerca privilegiato, sia che si tratti di studiare i dinosauri sia che si intenda di ricostruire il complesso albero genealogico del genere Homo. Nella maggior parte non si trovano che i denti, le parti più resistenti. Le testimonianze fossili dell' Australopiteco, finora il più antico ominide conosciuto, sono rarissime. Da qui l' importanza della famosa Lucy che visse tre milioni di anni fa in una regione divenuta poi il Deserto di Afar ( Etiopia ). Si sa che la gigantesca depressione della Rift Valley, che si prolunga da Gibuti al Malawi e al Ruanda, ha spaccato in due l' Africa orientale circa sette milioni e mezzo di anni fa. Uno dei risultati fu la modificazione dell' evoluzione della specie: a ovest del rift, i primati, che vivevano immersi nella foresta tropicale, si sarebbero evoluti più scarsamente dei primati della regione orientale, dando origine agli oranghi e agli scimpanzè attuali. Fino ai tempi moderni, i ritrovamenti fossili confermavano questa teoria. Tuttavia la riscoperta di una mandibola dell' australopiteco Abel nella zona desertica di Koro Toro, nel Ciad, 2500 km ad ovest del rift, ha permesso di stabilire che la diffusione degli australopitechi fu più estesa di quanto si pensasse. Abel, a quanto pare, ha prodotto una nuova frattura nella teoria del rift. Nella foto fossili di conchiglie testimoniano la presenza del mare milioni di anni fa.

VI.3 COME SI FORMA UNA DUNA

L´evoluzione del paesaggio attraverso l´erosione, il trasporto e il deposito di materiale è influenzata dall´acqua corrente, cosi come dal vento. Per dare inizio all´erosione eolica, oltre a una sufficiente velocità del vento e a un terreno in via di desertificazione e non protetto da vegetazione, è necessario un abbondante apporto di materiale sabbioso fine. Di regola l´erosione causata dal vento comincia ad una velocità al suolo di 5 metri al secondo. Prima i granelli di sabbia iniziano a muoversi; durante il trasporto i granelli avanzano molto lentamente, rotolano e saltano in avanti vicino a terra. Urtando la terra possono fare muovere nuove particelle. Ad una certa distanza sembrano veli che si arricciano in avanti vicino al suolo. Il materiale  più fine è catturato dal vento e trasportato sotto forma di nuvole di polvere. Col diminuire della velocità del vento avviene una perdita della capacità portante e il materiale trasportato viene depositato. Il materiale fine trasportato dal vento e il materiale trasportato a terra sono depositati in diversi tipi di dune. In teoria la formazione delle dune avviene come sopra mostrato. Ripetuti depositi sulla cresta insieme alla pendenza sottovento fanno la duna più grande. Spesso la duna si sposta in un certo qual modo in direzione del vento, quando il materiale eroso sul fianco piatto controvento, viene trasportato oltre la creste e depositato sul lato più ripido sottovento. Se il deposito continua su vasta scala si formerà un campo di dune, dove la variazione  di apporto di materiale e la direzione del vento danno origine a dune con diverso aspetto e orientazione.



VI.4 RACCONTO ABORIGENO

Racconto del Bush

Molti anni fa quando ancora esistevano gli dei, Wullungori, uno tra i più potenti dei di allora, viveva in una casa fatta di sole posata sopra un bellissimo tappeto di nuvole. Un giorno decise di prendere moglie e invitò a presentarsi le quattro fanciulle più belle della Terra. Poi domandò a ciascuna "Che cosa faresti, per me se io ti sposassi?" La prima dichiarò "Spazzerei il cielo e governerei la tua casa" E la seconda "Cucinerei per te le pietanze migliori". E la terza "Filerei montagne di nuvole e andrei tutti i giorni ad attingere l'acqua". E la quarta " Io ti darei un figlio tutto d'oro come il Sole!" Dopo averci ben pensato, Wullungori scelse l'ultima ed ordinò di preparare la cerimonia per le nozze. Dopo un anno, mentre Wullungori era lontano, la Regina partorì due gemelli, uno d'oro come il Sole e l'altro d'argento come la Luna. A quel punto, una delle altre ragazze respinte, invidiosa, rapì i bambini, li chiuse in una cesta e li abbandonò nel cavo di un albero, sostituendoli nella culla con due ranocchi. Quando Wullungori tornò, e vide che i suoi figli erano due orrendi ranocchi,ordinò di farli uccidere ed esiliò la Regina. Intanto un cacciatore scoprì il cesto con i bambini e decise di portarli a casa,curandoli e crescendoli con amore. Dopo alcuni anni Wullungori passò nella fattoria del cacciatore e vedendo i bambini d'oro e d'argento capì che non potevano essere altro che i suoi figli scomparsi. Allora ricompensò il cacciatore colmandolo di ricchezze e fece richiamare la Regina dall'esilio. Tutti vissero felici e contenti meno la traditrice che aveva rubato i due piccoli e che fu trasformata in una biscia. E succede che, ancora oggi, quando i due figli di Wullungori vanno a fare il bagno nel grande fiume che scende a cascata sulla terra, un pochino della loro polvere d'oro e d'argento arriva fino a noi e quelli che la trovano diventano molto ricchi. Capito? Forse non è vero, ma è così che gli aborigeni d'Australia spiegano il fatto che, in certi fiumi, si trovino pepite d'oro e d'argento.

VI.5 L' ALBERO DEL TENERE'

L' albero del Tenerè fa parte della storia oltre che della geografia dell' Air del Tenerè. Era una thala di buone dimensioni, segnalata anche nella carta in scala 1/4,.000.000. Sradicata nel 1973 - pare da un camionista - dopo aver per decenni rappresentato un punto di riferimento, il segnale di un pozzo e quindi una tappa obbligata nella pista detta " dell' azalay " che da Agadès porta a Kaouar. Il tronco " storico " è ora conservato in un piccolo padiglione del museo di Niamey, accanto al quale un pannello permette di vedere delle fotografie d' epoca con l' albero ancora nella sua sede naturale. Sul tracciato dell' azalay si trova oggi, nei pressi del pozzo, un palo metallico che rappresenta un albero stilizzato e ne perpetua la leggenda. Un amico tuareg al quale era stata contestata la bruttezza del palo in questione ha dato una risposta degna dell' immaginazione dei nomadi e non del tutto priva di poesia: " In fondo, non è così brutto; e poi si è già abituato a stare con noi: pensa che perde la ruggine ogni autunno ".

Cap.VI

GLOSSARIO


Tutte la parole sottolineate nel testo sono presenti nel glossario.


ANGIOSPERME: Sottodivisione di piante spermatofite ( divisione di piante considerate le più evolute del regno vegetale si possono distinguere per l presenza del seme ), erbacee o legnose, terrestri o acquatiche, con ovuli nell' interno di foglie fertili arrotoate formanti l' ovario.


ARTIODATTILI: Mammifero generalmente erbivoro, caratterizzato da arti particolarmente sviluppati terminanti in robusti zoccoli che assicurano all' animale un solido appoggio. Il numero delle dita è pari dal greco atios = pari e dàktylos = dito.


COLORI ACRILICI: Tempere più un collante solitamente vinavil che rende la pittura indelebile.


CORIACEE: Di aspetto e consistenza simili al cuoio.


CORRENTE ( vento ): Massa d' aria in movimento lungo un determinato percorso.


MATRILINEARE (discendenza): Di discendenza materna.


OSSIDARE: Indica un trattamento, reazione o combinazione con l' ossigeno.


PERENNE (in botanica): E' detto di tutte le piante che vivono più di 2 anni.


PIANTE ERBACEE: Piante con fusto verde, non legnoso,che vivono di solito un anno, ma che possono essere biennali o perenni.


RUMINANTE: Sottordine di mammiferi artiodattili. Chiamati così perché ruminano cioè: gli alimenti dopo una sommaria masticazione, vengono convogliati nel primo compartimento gastrico ( rumine ) e quindi rigettati nella bocca dove subiscono una seconda, più accurata masticazione.


VITA VEGETATIVA: Fase attiva della vita di una pianta come la fioritura


SEMENTI: In agraria, designazione collettiva dei semi designati alla semina.


SOPRAVENTO: Dalla parte da cui spira il vento


SOTTOVENTO: Dalla parte opposta a quella da cui soffia il vento, spesso anche con l' idea di una posizione riparata e protetta


ORTOTTERI: Ordine di insetti volgarmente noti con il nome di cavallette e di locuste.


TOTEMISMO: Termine usato nell' ambito dell' etnologia ( studio dei gruppi umani ) e della storia delle religioni per indicare un complesso di credenze relative a una figura animale o vegetale, che in talune culture sono alla base dell' organizzazione sociale.


Cap.VIII

DATI DESUNTI DA


Mauro Corradini, Giorgio Monaci

Nuovo Ecogeo vol. 3

Archimede Edizioni 1997


Jean-Loìc, Le Quellec, Guy Barthèlemy

Piccola enciclopedia dei deserti

Rizzoli libri illustrati 2003


Marco C. Stoppato Alfredo Bini

Tutto deserti

Edizioni Mondadori 2001


videocassetta National Geographic video

Sahara i cavalieri del deserto Dall' Algeria all' Atlantico, una regata attraverso un mare di sabbia.


Enciclopedia Universale Garzanti

Editore garzanti 2004


Atlante Universale Curcio

Armando Curcio Editore 1978


Il Grande Atlante Storico

Edizioni Mondadori, The Times 1980

I protagonisti della natura

Alberto Peruzzo editore 1966


www.geotour.it


ics.premana.lc.it


www.paolocason.it


encyclopedie-it.snyke.com


www.capohorn.org/deserti





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