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Guerra e ricostruzione

varie



Guerra e ricostruzione


TESI PLURIDISCIPLINARE


Istituto Tecnico Geometri

Alessio T.

A.S.2002


PERCORSO:

PROGETTO

Bozza di convenzione


Relazione tecnica




COSTRUZIONI, IDRAULICA

L'opera di urbanizzazione primaria in questione prevede due diverse canalizzazioni delle acque domestiche.Acque bianche e acque nere  vengono convogliate separatamente fino ai pozzetti.

Lo studio dell'idraulica permette di esaminare il comportamento dei fluidi in generale.


Pressione e spinta idrostatica

Equazione fondamentale dell'idrostatica

Schema idraulico e diagramma delle pressioni

Principio di Pascal


ESTIMO, STIMA DEI DANNI

Con il principio di Pascal determiniamo le pressioni nelle risoluzioni di problemi pratici, e nelle progettazioni di tubazioni e di piccoli impianti.

Nel caso di rottura di una condotta che provochi danni a zone circostanti ci avvaliamo della procedura della stima dei danni.

Fasi del giudizio di stima

Procedimento di stima

Prezzo di mercato


STORIA, IL DOPOGUERRA

Difficoltà economiche e contrasti sociali nel primo dopoguerra

L'avvento del fascismo

Verso il regime fascista

Il fascismo e l'economia


LETTERE, D'ANNUNZIO

Il 12 settembre 1919 il poeta della guerra entrava a Fiume alla testa dei granatieri di Ronchi, che lo avevano voluto loro comandante, e di alcuni reparti dell'esercito regolare subito solidali, per affrettarne l'annessione all'Italia.


TOPOGRAFIA, FOTOGRAMMETRIA

L'inizio della seconda guerra mondiale, spinge le armate tedesche a ricercare nuovi metodi per affrontare la guerra. L'aerofotogrammetria permetteva di ottenere cartografie dettagliate del territorio.


TECNOLOGIA DELLE COSTRUZIONI

PIANO REGOLATORE GENERALE




COSTRUZIONI

IDRAULICA


Pressione e spinta idrostatica

Equazione fondamentale dell'idrostatica

Schema idraulico e diagramma delle pressioni

Principio di Pascal


L'opera di urbanizzazione primaria in questione prevede due diverse canalizzazioni delle acque domestiche. Acque bianche e acque nere vengono convogliate separatamente fino ai pozzetti.

Lo studio dell'idraulica permette di esaminare il comportamento dei fluidi in generale

Nel caso specifico, nelle condutture (serbatoi, acquedotto, impianti di fognatura).

Con il termine fluidi si indicano le sostanze liquide o gassose, le quali non hanno forma propria ma prendono quella del recipiente che li contiene.

Gli studi delle leggi che riguardano i liquidi in quiete prendono il nome di idrostatica, mentre allo stato di moto è denominata idrodinamica.

La differenza tra i fluidi liquidi e gassosi è rappresentata dal principio di incomprimibilità proprio dei liquidi; i fluidi allo stato liquido conservano il volume quasi costante anche sotto forti pressioni, purché siano esercitate a temperature costanti. Mentre i fluidi allo stato gassoso presentano notevoli cambiamenti di volume all'aumentare delle pressioni esercitate su di essi.

Il peso specifico: come campione per la misura delle masse nel sistema assoluto e dei pesi viene adottata l'acqua distillata, con il peso di un litro a 4°, pertanto il peso specifico vale γ=1000 kg/m3 ; per i calcoli che riguardano gli impianti idraulici si impiega usualmente il peso specifico di 1000 kg/m3 dato che il variare di temperature dai 0° ai 30° C si hanno variazioni di peso specifico irrilevanti. Negli impianti termici sono messe in conto le differenze di peso specifico in quanto assumono molta importanza.


Per densità si intende la massa dell' unità di volume, data dal rapporto tra il peso specifico e l' accelerazione di gravità g = 9,81 m/sec2.

I liquidi in stato di quiete sono privi di viscosità, mentre possiedono viscosità i liquidi in stato di moto, quindi gli attriti interni ed esterni.


La viscosità è la caratteristica dei liquidi in movimento dovuta alla    resistenza che le particelle oppongono al moto; questa resistenza è appunto chiamata viscosità o attrito interno. Nelle semplificazioni teoriche non si tiene conto della viscosità e quindi si considerano i liquidi come perfetti, in pratica con assoluta incomprimibilità e nulle viscosità e dilatabilità.

Le formule saranno corrette da coefficienti empirici adattate ai liquidi reali non potendo esistere liquidi perfetti.


Gli attriti esterni riguardano le resistenze che le pareti del contenitore oppongono al moto del liquido, un liquido che si muove a contatto con le pareti di un recipiente o di una condotta esercita su di essa un azione di trascinamento, più la parete è rugosa o scabra tanto influisce l' attrito esterno. Esperienze hanno dimostrato che ha contatto con le pareti la velocità del liquido è nulla. Ciò significa che sulle pareti aderisce un "velo" di liquido in quiete, per cui l'attrito esterno dipende dalla resistenza tra le particelle liquide in moto e in quiete.


PRESSIONE E SPINTA IDROSTATICA

I liquidi in quiete sono considerati perfetti hanno la caratteristica della normalità delle pressioni su qualsiasi elemento. La pressione è l'azione esercitata dal liquido sull'area unitaria. La caratteristica fondamentale dei liquidi in quiete è la normalità delle pressioni su qualsiasi elemento.


EQUAZIONE FONDAMENTALE DELL' IDROSTATICA

Nello spazio di un liquido in quiete consideriamo la massa di un prisma cubico elementare. La posizione del prisma nello spazio è definita dagli assi x, y, e z che ne delinea la superficie libera.

Le azioni che agiscono nel prisma sono:

Le azioni esterne dirette sulle facce del prisma.

La forza interna di gravità dovuta al peso della massa liquida contenuta nel prisma.

Poiché il liquido contenuto nel prisma è in equilibrio, la risultante di tutte le pressioni deve essere uguale a zero: Σx = 0 Σy = 0 Σz = 0

Ponendo la pressione uguale alla pressione assoluta P = Pass ricaviamo l'equazione generale dell' idrostatica:

Pass = z + pa

Questa equazione fornisce la pressione assoluta in un punto generico: M posto alla profondità z.Pressione relativa: P = γ z , si ricava, z =P/γ=h.

Quindi z = h, dal punto di vista idraulico, acquista il significato di altezza piezometrica (piezometrica = misuratore di pressione) in quanto è la altezza corrispondente alla pressione idrostatica p, misurata sopra il punto considerato.


SCHEMA IDRAULICO E DIAGRAMMA DELLE PRESSIONI


Le variazioni di pressione, lungo la verticale passante per il punto M possono essere rappresentate da diagrammi, inclinati di 45° sull'orizzontale. Possiamo fare varie deduzioni sul comportamento del liquido in un recipiente.

Se immergessimo un tubo aperto inferiormente e chiuso superiormente, entro il quale sia praticato il vuoto assoluto, il liquido salirebbe nel tubo fino a delineare il piano dei carichi assoluti.

Se dal serbatoio si diramasse un a tubazione aperta superiormente oltre il piano piezometrico, il liquido invaderebbe la condotta fino a raggiungere il livello del piano piezometrico; secondo il principio dei vasi comunicanti.

Se per assurdo, le superfici libere del liquido non giacessero sullo stesso piano orizzontale, ne deriverebbe che le pressioni idrostatiche poste a monte e a valle della sezione sarebbero diverse. Si avrebbe: h1 > h2

e pertanto il liquido sarebbe in stato di moto, contrariamente all' ipotesi propria del principio dei vasi comunicanti in cui il liquido si trova allo stato di quiete p1 = p2 e h1 = h2 .

La condizione di equilibrio si verifica solo quando le superfici libere dei vasi comunicanti giacciono sullo stesso piano orizzontale.




PRINCIPIO DI PASCAL


L' esperienza fatta da Blaise Pascal è dimostrata dalla botte collegata da un tubo innestato nel coperchio. Riempiendo la botte fino una certa altezza del tubo, la pressione esercitata fu in grado di provocare la rottura della botte. Quindi il principio di Pascal può essere così enunciato: "La pressione esercitata su un liquido si trasmette senza alcuna riduzione in ogni punto dello spazio occupato dal liquido e dalle pareti del recipiente che lo contiene".

Pertanto in un generico punto M dello spazio del liquido occupato dal serbatoio, la pressione è proporzionale all' altezza piezometrica misurata dalla base del recipiente.

P = γ h

Secondo questo principio funzionano i freni idraulici. Basta esercitare una piccola pressione nel pedale dal freno collegato ad un pistoncino di area relativamente piccola, per ottenere nel pistone opposto di area maggiore una forza più elevata. Questo principio è spiegato dalla caratteristica di incomprimibilità del liquido. Con piccole forze si ottengono grandi risultati.


Con il principio di Pascal determiniamo le pressioni nelle risoluzioni di problemi pratici, e nelle progettazioni di tubazioni e di piccoli impianti.

Nel caso di rottura di una condotta che provochi danni a zone circostanti ci avvaliamo della procedura della stima dei danni.







ESTIMO

STIMA DEI DANNI



Con il principio di Pascal determiniamo le pressioni nelle risoluzioni di problemi pratici, e nelle progettazioni di tubazioni e di piccoli impianti.

Nel caso di rottura di una condotta che provochi danni a zone circostanti ci avvaliamo della procedura della stima dei danni.


Fasi del giudizio di stima

Procedimento di stima

Prezzo di mercato


La stima dei danni può riguardare qualsiasi bene, noi però ci riferiamo a fabbricati immobili, aree fabbricabili e aziende agricole. Il danno è l'evento in grado di ridurre il reddito e/o il valore di un bene. Per beni che producono denaro c'è una diminuzione sia del reddito, sia di valore (con la capitalizzazione del reddito). Il danno è classificato come naturale o provocato. Per quanto riguarda il danno naturale la causa deriva da eventi naturali come alluvioni, grandini, terremoti (etc.), mentre il danno provocato è determinato dall'uomo e può essere:

Colposo se provocato per errore umano o incuria, quindi senza volontà di provocare un danno (per esempio il mozzicone di sigaretta, ancora acceso, buttato su u n campo d'erba secca). In questo caso è previsto un indennizzo al danneggiato che non sempre corrisponde al danno.

Doloso se provocato con la volontà di voler danneggiare un bene altrui (per esempio incendiare un bosco con benzina). In questo caso è previsto, oltre ad un indennizzo, anche un'azione penale o addirittura la prigionia.

Volontario diverso dal caso precedente perché provocato su un bene proprio. Non è previsto alcun indennizzo in quanto chi si danneggia un bene, se lo ripaga da solo.

Per valutare un danno bisogna innanzi tutto aver ricevuto un incarico, quindi si procederà alla valutazione del bene dopo il danno, il bene dopo il danno è visibile e per calcolarlo useremo l'aspetto economico del P.P.V. di mercato per tutti i beni, ad esclusione di quelli che producono reddito per i quali si userà il P.P.V. di capitalizzazione; dopo aver valutato il valore del bene dopo il danno, si dovrà valutare il suo valore prima del danno usando, anche in questo caso il P.P.V. di mercato o di capitalizzazione. In più, però, dovremo svolgere un'accurata indagine, servendoci di fotografie, planimetrie, interviste a vicini di casa o persone che comunque hanno visto il bene prima del danno; dopodiché andremo a stabilire le cause del danno per verificare se c'è la responsabilità di qualcuno (questo dipende anche dall'abilità del perito); ancora, si dovrà individuare il responsabile/i altrimenti non si potrà ricevere l'indennizzo. Infine c'è la valutazione del danno. Le possibili valutazioni del danno sono infinite, pertanto si è cercato di raggruppare le più comuni in cinque tipologie:



Danno totale il bene è totalmente distrutto e il danneggiato è costretto a ricomprarselo nuovo. Per calcolare l'indennizzo si userà il P.P.V. di mercato

Danno parziale ripristinabile, il bene si può riaggiustare e quindi tornare allo stato d'origine. Per calcolare l'indennizzo si userà il P.P.V. di costo.

Danno parziale non ripristinabile, il bene non potrà essere riportato alla situazione iniziale poiché non si può aggiustare. L'indennizzo si calcolerà con il P.P.V. complementare.

Danno parziale non totalmente ripristinabile, solo parte del bene è ripristinabile, pertanto, per calcolare l'indennizzo, si userà il P.P.V. di costo per aggiustare la parte che si può aggiustare e al suo valore si sottrarrà il P.P.V. complementare. In poche parole si deve sottrarre il valore del bene prima del danno meno il valore del bene dopo essere stato aggiustato.

Ma per valutare un danno si possono presentare casi più complessi dove si dovrà fare la somma di più situazioni. Si possono verificare, infatti, danni diretti e danni indiretti. I danni indiretti sono una conseguenza dei danni diretti. Ad esempio se per alluvione viene distrutto un frutteto, ci sono due danni, il danno diretto causato dalla distruzione del frutteto stesso, per il quale il calcolo dell'indennizzo per la ricostruzione sarà dato dal P.P.V. di costo, e il danno indiretto, ossia i mancati redditi per il periodo di ricostruzione del frutteto. Oltre al danno, si potrebbero presentare delle spese anticipate all'indennizzo, se il danneggiato, per esempio, fosse costretto a lasciare la casa durante il periodo dei lavori e pernottare in un albergo.


INDENNIZZO

L'indennizzo può essere valutato o legale. L'indennizzo legale non è determinato da una stima ma da una serie di leggi imposte. Nel caso di espropri, lo stato decide l'ammontare dell'indennizzo, indipendentemente dal danno subito. Oggi non è più usuale questo metodo, vista la sua sconvenienza. L'indennizzo valutato, invece, è determinato da una stima e può riguardare beni assicurati e non.

Per i primi l'indennizzo corrisponde ad una percentuale del valore assicurato, ad esempio, se un bene che vale mille euro, viene assicurato per cinquecento euro e il danno è pari a cinquecento euro, avrò un indennizzo del 50 %, quindi di duecentocinquanta euro. Per i beni non assicurati, l'indennizzo dovrà corrispondere al danno e, se i periti interpellati per effettuare la stima per ricavarne il valore dell'indennizzo non raggiungono un accordo, si passerà dal tribunale dove il giudice potrà nominare un terzo perito.


Fasi del giudizio di stima.


1) Individuazione dell'aspetto economico corrispondente al bene oggetto di stima. "Le scelte del perito devono essere motivate, cioè l'estimatore dovrà esplicitare il percorso logico seguito ed i motivi che lo hanno portato a scegliere l'aspetto economico e il procedimento di stima.

2) Accertamento dei dati di mercato e formazione della scala dei prezzi.



Procedimenti di stima.


Il procedimento indica le modalità di elaborazione dei dati relativi alle caratteristiche intrinseche, estrinseche ai vincoli giuridici:

1) procedimento analitico che presuppone l'impostazione di un bilancio che tende a ricercare il reddito medio annuo ordinario e continuativo.

2) procedimenti sintetici: - stima a vista o impressione, - stima storica, - stima comparativa diretta o parametrica, - stima per valori tipici.


Parametri tecnici di uso più frequente nelle comparazioni


aree edificabili: £/mq

aree agricole: £/ha

appartamenti: £/vano utile


L'estimo è la disciplina che insegna a esprimere, per determinati scopi pratici, giudizi economici su beni, situazioni, eventi e programmi di azione sia privati che pubblici.

Un giudizio non è una semplice misura. Una misura è l'indicazione di una grandezza fisica espressa con una adeguata unità da un operatore al quale si richieda soltanto perizia tecnica. Un giudizio è invece l'espressione di un motivato parere da parte di una persona esperta su un fenomeno che le semplici misure non possono definire. Perché si abbia una stima occorre che il giudizio di stima sia di tipo economico.

Il giudizio di stima deve essere obiettivo, fondato su conoscenze tecniche, economiche e di mercato. Esso è finalizzato ad uno scopo pratico e ha la natura di una previsione. Per quanto frutto di una personale elaborazione, il giudizio di stima deve essere obiettivo, cioè generalmente valido.

Il giudizio di stima di un bene deve essere fondato sulla conoscenza delle regole che governano lo svolgimento delle attività economiche.

Il giudizio di stima risponde sempre ad una qualche ragione pratica, poiché il committente si trova in un determinato rapporto economico con il bene e con i fatti che lo riguardano.

Il giudizio di stima ha sempre la natura probabilistica , qualunque di l'aspetto economico che corrisponde alla finalità della stima.

Il prezzo di mercato è la somma che è stata pagata per un bene in una avvenuta compravendita.

Il valore di mercato è un giudizio che esprime in termini previsionali e probabilistici l'equivalente in moneta di un aspetto economico di un bene.

Valori di stima: di mercato, di capitalizzazione, di costo di produzione o di riproduzione, di trasformazione, di surrogazione, complementare.

Il valore di mercato è i più probabile prezzo che un bene spunterebbe date le sue caratteristiche sul mercato che gli compete in un dato momento. Stimare il valore di mercato non implica il fatto che il bene oggetto di stima sia effettivamente destinato alla vendita.

Il valore di capitalizzazione è l'accumulazione al momento della stima di tutti i futuri redditi che il bene è in grado di produrre.

Il valore di costo di produzione o di riproduzione è la più probabile somma delle spese, che un imprenditore puro dovrebbe sostenere al momento della stima, per produrre o riprodurre un bene.

Il valore di trasformazione è il più probabile valore attribuibile ad un bene in vista della sua trasformazione in un altro bene. Esso è pari alla differenza riferita al momento della stima, fra il valore di mercato del bene trasformato e il valore di costo della trasformazione.

Il valore di surrogazione è il valore di un bene e o di un insieme di beni capace di surrogare, al momento della stima, il bene da stimare.

Il valore complementare è la differenza fra il valore di mercato di un complesso di beni e il valore di mercato del complesso privato del bene oggetto di stima.

Il metodo di stima è il processo logico con il quale il perito giunge alla formulazione del giudizio di valore. Esso è unico e consiste nel confronto del bene da stimare con altri beni uguali, simili o analoghi, dei quali siano noti od accertabili i prezzo di mercato o i costi di produzione.

Fasi del giudizio di stima:

Individuazione dell'aspetto economico rispondente allo scopo pratico della stima.

Accertamento dei dati di mercato e formazione della scala dei prezzi.

Analisi del bene da stimare, scelta dei termini di confronto e del parametro di stima.

Scelta del procedimento estimativo.

Applicazione del procedimento estimativo.

Correzione del valore ordinario.

Aggiunte e detrazioni al valore di stima.














STORIA

IL DOPOGUERRA


Difficoltà economiche e contrasti sociali nel primo dopoguerra

L'avvento del fascismo

Verso il regime fascista


Difficoltà economiche e contrasti sociali nel primo dopoguerra

La crisi economica in Italia

Come in tutti gli altri paesi ex belligeranti, anche in Italia gli effetti della guerra furono gravi a causa degli squilibri economici tra il nord ed il sud. La riconversione delle industrie era un'impresa, di grande impegno economico che solo in pochi riuscivano nell'intento; la disoccupazione era inoltre la conseguenza diretta delle false promesse del governo, che non diede mai ai reduci contadini le terre promesse dopo Caporetto. A complicare la situazione si aggiunsero i provvedimenti degli Stati Uniti contro l'immigrazione e gli effetti disastrosi dell'inflazione e il crollo della lira. Tutto quest'insieme di situazioni, sfociarono in una sorda opposizione della classe operaia.

Mussolini e il movimento fascista

Benito Mussolini, ex dirigente del Partito Socialista riuscì a sfruttare il malcontento popolare incanalandolo in forme organizzate, per contrastare la borghesia e lo Stato liberale. A Milano, nel marzo del 1919, diede corpo al movimento fascista. La formazione di Mussolini "i fasci di combattimento" incendiarono la sede milanese dell' "Avanti!", organo del Partito socialista.

Sempre nel 1919 il nazionalismo diede un forte contributo a disgregare la stabilità dello Stato liberale.

La propaganda nazionalistica aveva sfruttato l'andamento delle trattative italiane al trattato di Versailles a suo favore. Il presidente del consiglio Orlando e il ministro degli esteri Sonnino per la questione di Versailles, avevano denunciato la scarsa importanza data all'Italia.

La delegazione italiana aveva abbandonato la protesta nell'Aprile 1919, ciò alimentava la convinzione che l'Italia aveva vinto la guerra, ma perduto la pace. Nasceva cosi il mito della vittoria mutilata, usato dalla propaganda nazionalistica a suo favore per screditare di fronte all'opinione pubblica lo Stato.

-L' impresa di Fiume

Gabriele D'Annunzio occupò con un gruppo di armati la città di Fiume instaurando uno Stato repubblicano. Il presidente del consiglio Nitti non riuscì a risolvere la situazione. Nell'Ottobre del 1919 Giolitti ripresento la propria candidatura per contrastare il nazionalismo, nel Giugno del 1920, chiuse positivamente la questione fiumana con l'annessione di Zara all'Italia.






LETTERE

D'ANNUNZIO


La vita di D'Annunzio può essere considerata una delle sue opere più interessanti: secondo il principio dell'Estetismo, bisognava fare della vita un'opera d'arte e D'Annunzio fu costantemente teso alla ricerca di questo obiettivo. Già precocissimo dopo aver studiato in una delle scuole più aristocratiche d'Italia, a diciotto anni, si trasferì a Roma per frequentare l'università. Abbandonò presto gli studi per frequentare i salotti mondani e le redazioni giornalistiche.

Già le sue prime opere suscitarono scandalo per i loro contenuti erotici, sia per una vita altrettanto scandalosa per i principi morali del tempo, fatto di continue avventure galanti, lusso,duelli.

D'Annunzio si crea così la maschera dell'Esteta, dell'individuo superiore, che non ha niente a che fare con la mediocrità borghese,rifugiandosi in un modo di vivere in piena arte.

Diede una svolta alla letteratura del '900 riflettendo a nuove tematiche, trovando un nuovo mito, quello del superuomo,estrapolato dalle teorie di Niestzsche, un mito non solo per la bellezza ma anche per l'energia eroica.

"Il vivere inimitabile"

D'Annunzio puntava a creare l'immagine di una vita eccezionale, "il vivere inimitabile", sottratta alle norme del vivere comune,conducendo una vita da principe rinascimentale,tra lusso e oggetti d'arte, nella sua villa della Capponcina, sui colli di Fiesole. Con le sue esibizioni clamorose e i suoi scandali lo scrittore voleva mettersi in primo piano nell'attenzione pubblica, per vendere meglio la sua immagine e i suoi prodotti letterari. D'Annunzio era strettamente legato alle esigenze economiche del suo tempo. Gli editori pagavano somme favolose , ma quel fiume di denaro non era mai sufficiente alla sua vita lussuriosa. Quindi paradossalmente, il culto della bellezza e "il vivere inimitabile", superomistico, risultavano essere finalizzati al contrario, a ciò che D'Annunzio ostentava di disprezzare, il denaro e le esigenze di mercato: proprio lo scrittore più ostile al mondo borghese era legato alle sue leggi. Era una contraddizione che D'Annunzio non riuscì mai a superare.

D'Annunzio affrontò spesso nella sua vita esperienze antitetiche e divergenti, analogamente a suo modo in un sistema comunque coerente.

L'avventura politica

Nel 1897 tentò l'avventura parlamentare come deputato dell'estrema destra, in coerenza con le idee che esprimeva con veemenza il suo disprezzo per i principi democratici e egualitari.

Nel 1900D'Annunzio passò allo schieramento di sinistra: "Vado verso la vita", questa decisione di cambiare è propria delle posizioni irrazionalistiche, forza ed energia vitale.

L'impresa fiumana

L'occasione tanto attesa per l'impresa eroica gli fu offerta dallo scoppio del conflitto. D'Annunzio iniziò un'intensa campagna interventista che ebbe un peso notevole nello spingere l'Italia in guerra.

Arruolatosi volontario nonostante l'età non più giovanile (cinquantadue anni), D'Annunzio fa una guerra eccezionale, non combattendo tra il fango delle trincee,ma nei cieli, attraverso la nuovissima arma l'aereo. Nel dopoguerra, D'Annunzio interprete dei rancori della vittoria mutilata",

capeggiò una marcia di volontari su Fiume,dove instanziò un dominio personale sfidando lo Stato italiano.

Nel 1920 fu cacciato dall'esercito, sperò di imporsi come capo di rivoluzione, ma fu scacciato da un politico più abile, Benito Mussolini.

D'Annunzio trascorse ancora lunghi anni in una sontuosa villa di Gardone, che trasformò in un mausoleo eretto da se stesso ancora vivente. Morì nel 1938 nel "Vittoriale degli italiani".


Alla fine della guerra il tenente colonnello D'Annunzio lasciava il fronte in un "misto di gioia e di scontento", col sospetto per giunta che la vittoria potesse venire tradita e la vecchia politica riprendesse il suo corso come se l'evento della guerra non fosse stato il crepuscolo del mondo borghese e l'inizio di una rivoluzione. Lo assillava soprattutto la questione della Dalmazia e dell'Adriatico, per la quale iniziò subito una nuova campagna di stampa contro le trattative diplomatiche in corso, assumendo ancora il ruolo di agitatore delle coscienze, di interprete della febbre nazionalistica nello scontro delle generazioni: nessuno meglio di lui, che era l'eroe della guerra poteva parlare alla massa dei reduci insoddisfatti, dei giovani che avevano combattuto e ora dovevano rassegnarsi al grigiore della vita comune declassati in un contesto sociale incerto e precario. Mentre c'era già chi salutava in lui "il solo Duce del popolo italiano e intrepido", seguivano gli articoli della Pentecoste d'Italia, de Il comando passa al popolo, dell'Erma bifronte, e infine di Disobbedisco, di nuovo in aperto contrasto con il governo presieduto da Nitti. La situazione di Fiume, comunque, volgeva ormai al peggio a causa dei deliberati della Conferenza di Parigi, fra il tumulto crescenter dei nazionalisti e dell'ex socialista Benito Mussolini, il direttore del "Popolo d'Italia".



Il 12 settembre 1919 il poeta della guerra entrava a Fiume alla testa dei granatieri di Ronchi, che lo avevano voluto loro comandante, e di alcuni reparti dell'esercito regolare subito solidali, per affrettarne l'annessione all'Italia e per dare inizio, così, a un'avventura politica che durò quindici mesi e aprì la via, come riconoscono tutti gli storici, ad altre e più tragiche esperienze nel declino progressivo delle vecchie fedi democratiche.

Il maggio radioso e l'avventura fiumana costituirono dei gravi precedenti di sminuimento del sistema democratico sulla cui falsa riga si arrivò in Italia e in Germania all'instaurazione di regimi totalitari, illiberali, reazionari e imperialistici.



-I partiti popolari

Nel 1919 don Luigi Sturzo fondò il partito popolare italiano che aveva tutta la sua forza nelle campagne, a differenza del partito socialista che guardava la classe operaia urbana.

Nel 1920 la difficile situazione politica e il cattivo andamento dell'economia, spinsero la Fiom (federazione, italiana, operai, metallurgici) a guidare l'occupazione negli stabilimenti. Giolitti tento di risolvere il problema attuando politica di mediazione, con l'aumento dei salari; riuscì con la sua tradizionale strategia a tenere lo Stato fuori dalla mischia.

L'avvento del fascismo

La borghesia imprenditoriale si avvicinò al movimento fascista, di Mussolini che agiva in modo autoritario attraverso le squadre d'azione, portatrici di distruzione verso le sedi di a partiti e giornali. Delle cooperative rosse (socialiste) e poi quelle bianche (di ispirazione cattolica). Giolitti non ottenne la maggioranza nel tentativo di ostacolare i fascisti, dovette consegnare le dimissioni, dando a Mussolini la possibilità di avviare i suoi progetti senza grandi ostacoli. Nel 1921 fondò il Partito Nazionale Fascista, la base del partito era piccolo borghese e cattolica, Mussolini si impegno di fronte alla chiesa risquotendo simpatie dal pontefice Pio ΧI. A questo punto il gruppo dirigente fascista, approfitta dalla debolezza del governo per organizzare la marcia su Roma. A Napoli formarono un quadrunvirato composto dai massimi esponenti del partito. 

Verso il regime fascista

I primi provvedimenti presi del governi favorirono gli imprenditori e proprietari, ponendo fine alle leggi fiscali promulgate da Giolitti. Mussolini accentrò tutto il potere su di se affidandosi a pochi fedeli, egli disprezzava il parlamento e le istituzioni dello Stato. Nacque così il Grande consiglio del fascismo, composto dai maggiori esponenti del governo.



Il delitto Matteotti


Giacomo Matteotti, deputato socialista, fu rapito a Roma da emissari fascisti e ucciso. Mussolini ebbe l'appoggio del re Vittorio Emanuele ΙΙΙ, il delitto suscitò un'ondata di profonda indignazione.

Passato lo scandalo, Mussolini diede una svolta radicale alla sua politica con il nuovo "regime fascista". Innanzitutto eliminò in tutto il paese l'opposizione politica, e cercò di favorire il consenso popolare creando sindacati di Stato, e istituti di assistenza e previdenza.

1926 i movimenti e i partiti politici furono dichiarati illegali, in tutto il paese l'ideologia fascista era obbligatoria visto che non esisteva opposizione. Il partito comunista venne oppresso e il leader Antonio Gramsci arrestato.

A questo punto vennero promulgate le cosiddette "leggi sindacali" che rendevano illegali gli scioperi e scioglievano l'autorità dei sindacati. Con queste leggi si completava il disegno di uno Stato totalitario che,dopo aver privato i cittadini dei diritti civili e politici, impediva ai lavoratori di difendere e contrattare liberamente, in fabbrica e nelle campagne, i propri interessi.



TOPOGRAFIA

FOTOGRAMMETRIA


L'inizio della seconda guerra mondiale, spinge le armate tedesche a ricercare nuovi metodi per affrontare la guerra. L'aerofotogrammetria permetteva di ottenere cartografie dettagliate del territorio.


Il rilievo fotogrammetrico dalla sua nascita (XVIII secolo) fino ad ora, ha assunto sempre più importanza per la produzione cartografica moderna.

Infatti, la quasi totalità delle carte è stata realizzata con la fotogrammetria, strumento che utilizza fotografie a completamento ed integrazione di rilievi topografici e architettonici.

Nel'900 inizia ad evolversi questo nuovo tipo di rilievo che consente una cognizione spaziale dei punti e di conseguenza anche della profondità.

I primi strumenti utilizzati furono i fototeodoliti.

La maggiore evoluzione riguarda la restituzione grafica, che è passata da analogica ad analitica per arrivare ad un sistema analitico-digitale, utilizzato ancora oggi grazie ai sistemi informatici.

La restituzione analogica viene realizzata mediante la ricostruzione con dispositivi meccanici e ottici che attraverso due fotogrammi (la coppia stereoscopica) consentono di visualizzare un'immagine tridimensionale.

La restituzione analitica si impone con la scoperta dei nuovi calcolatori nei primi anni sessanta. La restituzione analitico-digitale nasce negli anni ottanta con il consueto uso di immagini stereoscopiche digitalizzate e gestite dal monitor di un computer.


La fotocamera Galileana: al momento dello scatto, si apre una tendina e la luce va  a

impressionare la pellicola.

Mentre la fotocamera reflex: al momento dello scatto, si apre una tendina e lo specchietto si alza fermandosi contro una guarnizione, la pellicola si trova dietro lo specchietto.

Su di essa possono essere montati obbiettivi:

Grandangolari sono obbiettivi con distanza focale minore, il dettaglio è minore.

Normali.

Teleobiettivi la distanza focale è maggiore, garantiscono un dettaglio maggiore.

Il supporto fotosensibile (pellicola) è composto da molte molecole ravvicinate che vengono modificate dalla luce. Tanto è più piccola la dimensione delle molecole, tanto maggiore risulta la definizione della fotografia. La grana della pellicola, viene misurata con la scala ASA o scala DIN.

Le pellicole variano dai 100 ai 400 ASA, fino a pellicole da 3600 ASA, poco sensibili e caratterizzate da alta definizione.

Dal numero di ASA, dipende la sensibilità della pellicola; per foto in condizione di luce non ottimale, useremo una pellicola con grana più grossa, in quanto per essere impressionata, ha bisogno di più luce rispetto alle pellicole di grana più fine.

A seconda di che tipo di fotografia che si vuole effettuare, si regolano tre entità:

Sensibilità della pellicola

Tempo di esposizione della pellicola

Diaframma

Il diaframma è posto all'interno dell'obiettivo, è costituito da una serie di lamelle che regolano l'apertura del foro, la differenza tra il diaframma chiuso o aperto, cambia la profondità di campo. Se il diaframma è molto aperto, il primo soggetto risulta definito e dietro di esso tutto sfuocato. Se il diaframma è quasi chiuso con più tempo di esposizione, tutta l'immagine è a fuoco, sia il soggetto in primo piano e in secondo piano.

L'esposimetro, si trova internamente nelle fotocamere moderne; fino aqualche anno fa il dispositivo era esterno. Questa funzione regola automaticamente il tempo corretto o l'apertura del diaframma, impostando la sensibilità della pellicola.

Esistono le fotocamere di grande formato con dimensioni delle pellicole di 6cm per 6cm o 6cm per 7cm. Ci sono anche delle lastre di dimensioni 23cm per 23cm usate per la fotogrammetria. La grande dimensione delle lastre permette una definizione tanto maggiore.



Questa tabella indica il rapporto tra le dimensioni del negativo, la distanza focale e la profondità di campo:



23 x23 cm

60 x60 mm

Reflex 24 x 36

Distanza focale

Angolo di campo

Distanza focale

Angolo di campo

Distanza focale

Angolo di campo

SUPER GRAND.

85 mm


35 mm


17 mm


GRANDANG

OLARE

150 mm


50 mm


28 mm


NORMALE


300 mm


100 mm


50mm




TELEOBIET

TIVO

800 mm


350 mm


200mm






La fotografia nel rilievo

La percezione di profondità nella vista, è dovuta alla visione bioculare. Per ottenere questo effetto nella fotografia, vengono usati dispositivi dotati di doppio obbiettivo, oppure fotocamere abbinate.

Con il sistema della stereoscopia, si fa la ripresa con due obbiettivi ravvicinati, su l'obiettivo di destra si applica un filtro rosso e su l'altro un filtro verde, la ripresa con i filtri permette la visione tridimensionale con il supporto di un apposito dispositivo ottico.


AEROFOTOGRAMMETRIA


Lo scopo dell'aerofotogrammetria è ottenere cartografie dettagliate del territorio, per conseguire lo scopo, servono apparecchiature particolari applicate alle carlinghe degli aerei, sono fotocamere di grande formato 23 x 23. Gli obiettivi usati sono di grande dimensione,


quindi le fotocamere sono molto ingombranti e devono avere caratteristiche particolari; come gli aerei che per evitare al massimo le variazioni di quota, hanno grandi aperture alari. Le giornate adatte sono quelle serene invernali, per evitare alterazioni nelle foto. Sono preferibili le ore centrali della giornata in quanto la luminosità è maggiore e le ombre sono ridotte, essendo il sole allo zenit.

Questo tipo di rilievo aereofotogrammetrico, deve sempre appoggiare ad un rilievo a terra, individuando dei punti visibili dall'alto, e ci si appoggia a questi per determinare la differenza di scala.

Bisogna fissare un piano di volo, che prevede le dimensioni della carta che vogliamo ottenere (scala), in base a questa scegliamo la dimensione dell'obiettivo da ripresa e quindi la quota di volo. Ogni punto deve essere ripreso almeno due volte; questo è consentito realizzando diverse strisciate di fotografie che si sovrappongono (strisciata longitudinale e una trasversale). Per quanto riguarda le strisciate, determiniamo il tempo tra un'apertura dell'otturatore e la successiva, che dipenderà dalla velocità dell'aereo e dalla grandezza del ricoprimento che vogliamo ottenere.

Le formule per ottenere questi dati sono: v = S/t quindi t = S/v S è uguale alla distanza d per qui t = d/v.



TECNOLOGIA DELLE COSTRUZIONI

PIANO REGOLATORE GENERALE


Le vicende che hanno portato all'istituzione del P.R.G. nell'attuale versione prendono le mosse con la legge n°2359 del 25/06/1865 la quale predisponeva piani di carattere vario senza preoccuparsi della destinazione del suolo e dell'organizzazione delle città.

Questa legge creò problematiche risolte con la formulazione di leggi speciali capaci di rendere adattabile il P.R.G. caso per caso. La legge n°1150 del 17/08/1942 prende infatti il nome di legge urbanistica integrata; capace di conferire l'autorità dei comuni nell'attuare il P.R.G. Nel corso degli anni '50 e '60, legge n°765/1967 i P.R.G. subordinavano la costruzione di edifici al rilascio delle licenze edilizie mentre i piani di lottizzazione di iniziativa privata sostituivano i piani particolareggiati di iniziativa pubblica. Nei primi anni '60 i cambiamenti economici e politici resero necessaria la centralizzazione di diverse discipline, il rinnovamento vede come tappe fondamentali le leggi n°167/1962 piani di zona per gli edifici popolari, legge n°765/1967, legge n°865/1971, legge n°475/1978 e infine la legge introducente il P.P.A. n°10/1977.

Fino a questo punto le regioni ebbero il potere di legiferare sull'argomento pur avendo vincoli nazionali, fino all'entrata in crisi del P.R.G. a metà degli anni '80 quando i problemi delle grandi infrastrutture, divennero irrilevanti tanto da richiedere soluzioni di tipo territoriale.

Legge Ponte n°765/1968

Chiamata anche Legge Ponte, la legge 765/1967 ha introdotto modifiche ed integrazioni sostanziali alla legge urbanistica del 1942. Nata sotto la spinta emotiva dei fatti di Agrigento, si proponeva di porre un freno all'espansione caotica delle città e dell'abusivismo edilizio, demandando al ministero al Ministero dei Lavori Pubblici di stabilire con appositi decreti interministeriali:

le distanze minime a protezione del manto stradale,nell'osservarsi nell'edificazione fuori dai centri abitati.

i limiti ed i rapporti inderogabili di densità edilizia, di distanza tra i fabbricati nonché i rapporti fra gli spazi destinati agli insediamenti residenziali e produttivi e spazi pubblici o riservati alle attività collettive, a verde pubblico o a parcheggi.

La formazione di un P.R.G. si articola fondamentalmente in due fasi:

Fase conoscitiva, serve a raccogliere quanti più dati sul territorio mentre la fase progettuale è utile a tramutarli in progetti reali.


Standar urbanistici


Gli standar urbanistici limitano attraverso un rapporto le modifiche o la costruzione su un territorio; questi sono introdotti dalla legge Ponte n°765/1967. Detti standar si dividono in: generali e speciali. Entrambe le categorie limitano il potere del proprietario di costruire o modificare la sua proprietà.

Gli standar urbanistici generali sono validi su tutto il territorio nazionale,sono stabiliti dalla legge e sono di tre tipi.

per comuni non dotati di P.R.G. o di programma di fabbricazione.

Per comuni dotati di P.R.G. o programma di fabbricazione.

Per piani particolareggiati.

Per i comuni dotati di P.R.G. o di programma di fabbricazione gli standard urbanistici stabilizzano limitazioni di volume, non può essere superiore di 3mc/mq di area fabbricabile e l'altezza non può essere superiore ai 25m.

Per i comuni senza P.R.G. o programma di fabbricazione gli standar urbanistici prevedono tre tipi di aree:


- i centri storici nel quale possono essere fatti solo interventi di restauro e consolidamento

- per le zone di edilizia a scopo residenziale che si divide a sua volta in: centro abitato, e restante territorio comunale. In queste zone l'altezza di ogni edificio non può essere superiore alla larghezza degli spazi pubblici.

- le zone per insediamenti produttivi che hanno una sola limitazione; le superfici coperte non devono superare 1/3 dell'area di proprietà.


Gli standar urbanistici speciali sono differenziati a seconda del tipo di zona in cui è suddiviso il territorio e sono stabiliti con decreto del Ministero dei LL.PP. n°1444/68. Essi sono stabiliti per zone territoriali tipiche, stabiliscono limiti inderogabili secondo quattro parametri: altezza, distanza tra fabbricati, rapporti massimi, densità edilizia.


Si assiste ad un grande fervore edilizio, in primo luogo per sopperire ad esigenze igenico sanitarie, ma anche per motivi estetici trionfalistici ed economico sociali. Si doveva contenere la disoccupazione dopo la crisi del '29, e viene adottata la cosiddetta pratica del "fare largo" che porta come conseguenza lo sventramento di interi quartieri.


LEGGE 2359/1865


La prima legge che a partire dall'unità d'Italia (avvenuta nel 1861) affronta argomenti di carattere urbanistico è la legge 25-6-1865 n° 2359, Disciplina delle espropriazioni forzate per cause di utilità pubblica. Punti caratteristici della legge sono la non obbligatorietà del Piano Regolatore Edilizio (in ogni caso per i Comuni con più di 10000 abitanti), il termine venticinquennale per la sua attuazione e il riconoscimento implicito, nell'approvazione del Piano Regolatore, della dichiarazione di pubblica utilità. La legge non ebbe estesa applicazione sia per la mancanza di progettisti validi, sia per l'impreparazione delle amministrazioni comunali, sia per il grave onere che derivava alle casse comunali dell'esproprio, soprattutto degli edifici da demolire.



LEGGE 2892/1885

Nota con il nome di Legge per il risanamento della città di Napoli, fu predisposta in seguito ad una grave epidemia di colera che colpì il capoluogo campano nel 1884. Questa legge conteneva una serie di norme urbanistiche che rappresentavano un momento evolutivo della legislazione urbanistica, tanto che alcuni aspetti della legge (specialmente per il calcolo delle indennità di espropriazione) sono tuttora applicati.

LEGGE 320/1904

Ha una notevole importanza poiché ha introdotto l'imposta sulle aree fabbricabili valida non solo per Roma ma per tutti i Comuni che reputassero necessario promuovere nuove edificazioni.


LEGGE 502/1907

Questa legge destinava metà dei proventi delle imposte sulle aree fabbricabili a beneficio dell'Istituto Case Popolari di Roma e dichiarava fabbricabili tutte le aree comprese nel perimetro del Piano Regolatore di Roma. Dal punto di vista urbanistico quest'ultima innovazione è stata molto importante poichè ha
sancito il principio che sono fabbricabili solo le aree comprese nel Piano Regolatore.

LEGGE PER L'APPROVAZIONE DEL PIANO REGOLATORE DI ROMA DEL 1931
Ha introdotto alcuni principi fondamentali di procedure urbanistiche che formeranno la base per la legge urbanistica nazionale del 1942. La proliferazione di leggi speciali per l'approvazione dei Piani Regolatori di molte città creò un corpo di norme diverse per ciascun Comune con conseguenze negative sulla chiarezza dei rapporti tra Pubblica Amministrazione e cittadini.
Si sentì quindi la necessità di una disciplina integrale, organica, e autonoma, alla quale si giunse solo separando le norme urbanistiche vere e proprie da quelle riguardanti l'esproprio, evitando l'equivoco che il Piano Regolatore fosse soltanto una particolare ipotesi di dichiarazione di pubblica utilità.


LEGGE URBANISTICA NAZIONALE 1150/1942


La sola legge organica in materia urbanistica è la legge 1150/1942, alla quale molte altre leggi successive (come la Legge Ponte) hanno apportato modifiche anche sostanziali, ma senza sostituirla. Nella sua formulazione attuale essa prende il nome di Legge Urbanistica Integrata. A partire dal gennaio 1972 ha trovato pratica applicazione il dettato costituzionale che prevede il trasferimento alle Regioni a statuto ordinario delle funzioni amministrative statali in materia urbanistica: il testo delle leggi urbanistiche emesse prima del '72 deve perciò essere letto sostituendo gli organi statali centrali e periferici, di volta in volta indicati, con la Regione competente per territorio. La legge 1150/1942 introduce sostanziali innovazioni riguardanti :

a. Principi normativi (obbligo della licenza edilizia, attribuzione al Sindaco del compito di vigilare sull'attività edilizia, introduzione di sanzioni penali per le violazioni della legge stessa,.)


b. Organizzazione della pianificazione (viene suddivisa in due livelli: primo livello o livello territoriale e secondo livello o livello locale, suddiviso a sua volta in una fase previsionale ed una attuativa)


c. Poteri conferiti ai Comuni (tutti i Comuni possono formare il Piano Regolatore; per i Comuni contenuti in determinate liste questo è un obbligo)


LEGGE 765/1968


Chiamata anche Legge Ponte, la legge 765/1967 ha introdotto modifiche ed integrazioni sostanziali alla legge urbanistica del 1942. Nata sotto la spinta emotiva dei fatti di Agrigento, si proponeva di porre un freno all'espansione caotica delle città ed all'abusivismo edilizio, demandando al Ministero di Lavori Pubblici di stabilire con appositi decreti interministeriali:


a. le distanze minime a protezione del nastro stradale, da osservarsi nell'edificazione fuori dai centri abitati


b. i limiti ed i rapporti inderogabili di densità edilizia, di distanza tra i fabbricati nonché i rapporti fra gli spazi destinati agli insediamenti residenziali e produttivi e spazi pubblici o riservati alle attività collettive, a verde pubblico o a parcheggi.


D.M. 1404/1968


Il D.M. 1404, Distanze minime a protezione del nastro stradale da osservare nella edificazione fuori dal perimetro dei centri abitati, consta di 5 articoli.


Le distanze minime sono così stabilite:


a. autostrade: 60 m


b. strade di grande comunicazione o di traffico elevato (strade statali): 40 m


c. strade di media importanza (statali, provinciali e comunali): 30 m


d. strade di interesse locale (provinciali e comunali): 20 m


A tali distanze minime va aggiunta la larghezza dovuta alla proiezione di eventuali scarpate o fossi o di fasce di espropriazione risultanti da progetti approvati. In corrispondenza di incroci e biforcazioni le fasce di rispetto determinate dalle distanze minime sopraindicate sono ulteriormente incrementate.
D.M. 1404/1968


Il contenuto del D.M. 1444 è suddiviso in 9 articoli. L'art. 2 definisce le cosiddette zone territoriali omogenee (zone di tipo A, B, C, D, E, F); i restanti 8 articoli definiscono limiti inderogabili di densità edilizia, di altezza, di distanza fra fabbricati e rapporti massimi tra spazi destinati agli insediamenti residenziali e produttivi e spazi pubblici o riservati alle attività collettive, al verde pubblico o a parcheggi da osservare ai fini della formazione dei nuovi strumenti urbanistici o della revisione di quelli esistenti. Il D.M. 1444 rappresenta forse lo strumento più interessante per il conseguimento degli obbiettivi della Legge Ponte.

Naturalmente le quantità fissate risentono di un'eccessiva generalizzazione che è stata parzialmente corretta dalle leggi urbanistiche regionali.


LEGGE 10/1977


La legge 10/1977, Norme per la edificabilità dei suoli, si configura essenzialmente come legge-quadro in materia edilizio-urbanistica, cioè come legge che pone i principi fondamentali ai quali dovranno adeguarsi le Regioni nell'emanare le proprie normative urbanistiche. Questa legge lascia anche ampio spazio all'attività dei comuni ai quali spetta la formazione e l'emanazione dei regolamenti edilizi comunali, il rilascio delle concessioni. Punti qualificanti della legge sono quelli che riguardano la nuova disciplina
della concessione edilizia e l'introduzione del Programma Pluriennale di attuazione del Piano Regolatore. La legge 10/1977 modifica anche la normativa sulle espropriazioni e definisce le sanzioni amministrative, civili e penali per la mancata osservanza delle disposizioni in essa contenute. La nuova disciplina della concessione (che sostituisce la disciplina della licenza edilizia) introduce inoltre il principio che il privato che costruisce sul proprio terreno deve partecipare agli oneri che la sua iniziativa pone a carico della comunità. Per questo motivo la concessione edilizia, salvo casi particolari (costruzioni in zone agricole, opere realizzate a seguito di pubbliche calamità, opere pubbliche.), è onerosa ed è composta da due parti : una rapportata all'incidenza degli oneri di urbanizzazione (spese che il Comune deve affrontare per l'esecuzione delle opere di urbanizzazione) e l'altra al costo della costruzione alla quale la concessione si riferisce. Altre caratteristiche della concessione edilizia sono l'irrevocabilità, la trasferibilità, la validità limitata nel tempo e la pubblicità.








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