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Liszt (Franz)

musica



Liszt (Franz),

Liszt  (Franz), compositore, pianista e direttore d'orchestra ungherese (Doborján, Sopron, 1811 - Bayreuth 1886). Iniziò prestissimo sotto la guida del padre, buon dilettante di musica al servizio del principe Miklós Esterházy, lo studio del pianoforte, e già all'età di nove anni suonava in pubblico. Grazie a una borsa di studio assegnatagli dallo stesso principe Miklós, entusiasta delle capacità del fanciullo, si trasferì con la famiglia a Vienna (1820), divenendo allievo di Czerny per il pianoforte e di Salieri per la composizione. Alla fine del 1823 si stabilì a Parigi proseguendo lo studio della composizione con Paër. Frattanto acquistava popolarità come pianista nei salotti parigini, conquistandosi l'amicizia dei più illustri personaggi e dei maggiori artisti dell'epoca, tra i quali Chopin, Mickiewicz, George Sand, Heine, Delacroix. Nel 1825 fu rappresentato all'Opéra con esito incerto un suo breve lavoro teatrale, il Don Sancio. La conoscenza dello stile e dell'opera di Paganini e il contatto con l'ambiente artistico parigino spronarono maggiormente Liszt al perfezionament 828g66i o della tecnica esecutiva che l'avrebbe portato alle più alte vette del virtuosismo e alla composizione. Intorno al 1833 ebbe inizio il legame sentimentale tra il musicista e la contessa d'Agoult, che per lui abbandonò marito e figli; da questa relazione nacquero Blandine, Cosima (che sposò poi Hans von Bülow e, in seguito, Richard Wagner) e Daniel.

L'attività concertistica portò Liszt a cogliere trionfali successi in tutta Europa: Parigi, Vienna, Budapest, Lipsia, Amburgo, Francoforte, Bonn, Bruxelles e altre città furono le principali tappe della sua eccezionale carriera. Fu anche in Italia, alla Scala di Milano, in Spagna in Inghilterra, in Russia e in Prussia. Dal 1844 al 1861 visse a Weimar, dove aveva accettato l'incarico di direttore della cappella e del teatro granducali. Di questa città fece il centro musicale più importante della Germania, aiutato nelle sue iniziative culturali dalla principessa Carolina Sayn-Wittgenstein cui, dopo molte altre vicende sentimentali, si era legato. Giunto ormai al culmine della fama, poté dare un aiuto concreto a musicisti che stentavano a emergere: si adoperò soprattutto per Wagner, del quale diresse Tannhäuser (1848) e, in prima esecuzione, Lohengrin (1850). Sostenne Schumann, facendone eseguire il Manfred (1852); organizzò un festival dedicato a Berlioz, durante il quale si eseguirono Romeo e Giulietta, le ouvertures di Waverley, del Re Lear e del Benvenuto Cellini. A queste opere si aggiunse poi l'esecuzione di musica di Mendelssohn, di Beethoven (il Fidelio), di Weber (l'Euriante), di Schubert (l'Alfonso ed Estrella). In seguito diresse a Weimar il Sansone e Dalila di Saint-Saëns (1877). Gli anni di Weimar furono per il compositore anche i più fecondi; compose tra l'altro tredici poemi sinfonici, tra cui Les préludes (1848, da Lamartine), Mazeppa (1851, da Hugo), la Sonata per pianoforte (1853), Hungaria (1854), la Dante Symphonie(1856), la Messa di Gran (1856) e la Faust Symphonie (1857). Recatosi a Roma, dopo aver troncato i rapporti con la corte di Weimar, colto da inquietudini religiose vestì l'abito talare; divenne abate nel 1865 e beneficiò in seguito delle prerogative dei canonici. Ciò non gli impedì di allacciare nuovi legami sentimentali e di mantenere quello con la principessa Carolina Sayn-Wittgenstein. Nel 1870 tornò a Weimar, per organizzarvi un festival wagneriano che segnò anche la riconciliazione tra i due musicisti dopo un periodo di contrasti; nel 1876 si recò a Bayreuth per assistere all'inaugurazione del festival alla cui realizzazione aveva in gran parte contribuito. Nonostante l'età avanzata continuò la propria attività artistica spostandosi dall'una all'altra delle maggiori città europee fino al luglio del 1886, quando si spense, dopo aver assistito a una rappresentazione del Tristano a Bayreuth.



Eminente virtuoso, Liszt applicò alla tecnica pianistica le innovazioni che Paganini aveva elaborato nell'ambito della scrittura e dello stile esecutivo del violino. La straordinaria bravura e le singolari doti d'interprete non rimasero quasi mai fine a se stesse, ma costituirono un costante stimolo fantastico, una sollecitazione alla ricerca di nuovi modi e nuove forme di scrittura. Nelle composizioni orchestrali ambì, non diversamente da Wagner, di trarre dal linguaggio musicale la massima risonanza espressiva, non concependolo solo, come i primi romantici, quale incarnazione immediata del sentimento, ma anche come mezzo capace di ricreare, per analogia, le più sottili emozioni del linguaggio letterario e pittorico. Entro questa prospettiva si colloca l'invenzione del poema sinfonico, destinato a divenire la più importante forma musicale del secondo Ottocento francese e tedesco, come pure l'elaborazione di un linguaggio svincolato dalle forme compositive tradizionali e già presago di una libertà di concezione e di sviluppo che direttamente prelude alle conquiste espressive dei grandi sinfonisti tardoromantici. La sua vasta produzione può essere suddivisa nei tre generi pianistico, sinfonico e sacro. Tra le composizioni più note e significative del primo genere sono da citare le Armonie poetiche e religiose (1834-1852), gli Anni di pellegrinaggio (1836- 1877), gli Studi di esecuzione trascendentale da Paganini(1838), le diciannove Rapsodie ungheresi(1846-1885), possenti per stile e ispirazione, i tre Studi da concerto (1848), tra cui il notissimo Sospiro, le Consolazioni (1849-1850), gli studi di perfezionamento Ab irato (1852), le due leggende, di San Francesco d'Assisi e di San Francesco di Paola (1863), altri pezzi tra cui il celebre Sogno d'amore (1850), numerose trascrizioni di famose composizioni proprie e altrui e parafrasi di opere in voga (di Bellini, Donizetti, Verdi, ecc.). Nel campo sacro, oltre a quattro messe, salmi, cantate, composizioni per organo (Missa pro organo) e per coro, assumono particolare rilievo gli oratori La leggenda di Santa Elisabetta (1862) e Christus(1855-1866). Infine, tra le composizioni più caratteristiche del virtuosismo orchestrale, si pongono il Mephisto-valse (1861) e, per pianoforte e orchestra, i due concerti (1830-1849 e 1839), la Grande fantasia sinfonica (1834) e il Totentanz o Danza macabra(1849).

 


Kriehuber,ritratto del compositore Franz Listz, Parigi, Collezione Mayer


Paganini,

Paganini  (Niccolò o Nicolò), violinista e compositore italiano (Genova 1782 - Nizza 1840). Apprese dal padre, sul mandolino, le prime nozioni di musica, iniziando a dieci anni, con maestri di scarso valore, lo studio del violino. Dopo un soggiorno a Parma (1795-1797), dove si era applicato allo studio del contrappunto e aveva composto 24 fughe, intraprese (1797), accompagnato dal padre, il suo primo giro di concerti nelle principali città lombarde. Si mise ben presto in luce e resosi indipendente dall'autorità paterna si diede a una vita sfrenata, contraendo debiti al gioco, e impoverendosi al punto da impegnare il suo violino. Giunto a Livorno privo dello strumento, ebbe in prestito da un mercante francese un Guarneri che il proprietario non volle gli venisse restituito dopo il concerto. Si ritirò poi temporaneamente dal concertismo per convivere in Toscana (1801-1804) con una signora dell'aristocrazia, dall'identità rimasta sconosciuta, e si dedicò allo studio della chitarra nella quale eccelse come nel violino e per la quale scrisse alcune composizioni solistiche e d'insieme. L'anno seguente riprese a viaggiare; a Lucca la principessa Elisa Baciocchi, con la quale aveva allacciato una relazione, lo nominò primo violino e direttore dell'orchestra di corte; ma lasciato l'incarico nel 1808 si dedicò interamente al concertismo. Si recò a Firenze, a Milano (dove sostenne una sfida con il celebre violinista francese Lafont) e in molte altre città italiane. Nel 1815 aveva conosciuto la cantante Antonia Bianchi, con la quale ebbe una relazione durata fino al 1828; dalla Bianchi gli nacque il figlio Achille, che riconobbe legalmente nel 1840. Il fascino della sua personalità e la prodigiosa abilità gli valsero ovunque successi strepitosi, destando un vero e proprio fanatismo attorno alla sua persona e creandogli ben presto una fama leggendaria. Estese poi la sua attività concertistica anche all'estero. Nel 1828 suonò per la prima volta a Vienna con enorme successo, ottenendo dall'imperatore il titolo di "virtuoso di corte"; fu in varie città dell'Austria, della Boemia, della Sassonia e della Baviera; a Parigi nel 1831, a Londra l'anno successivo, quindi in Scozia, in Irlanda, infine ancora a Parigi. Rientrato in Italia nel 1834, ammalato di tisi, tenne ancora qualche concerto, ritirandosi quindi nei pressi di Parma per curare la pubblicazione delle sue opere. Già in gravi condizioni di salute si recò a Marsiglia, poi a Genova e infine a Nizza, dove morì.

Dotato di una tecnica personalissima, rimasta insuperata e forse neppure uguagliata (grazie anche all'estrema estensibilità e pieghevolezza delle sue lunghissime e affusolate dita), abilissimo nel suonare sulla sola quarta corda, Paganini seppe destare contemporaneamente le più stravaganti manifestazioni di ammirazione e le più ingiuste calunnie. Creatore della moderna scuola violinistica, introdusse innovazioni tecniche di grande rilievo ma si distinse anche per la sua originalità di compositore, benché sotto questo aspetto la sua arte sia rimasta per molto tempo offuscata dalla fama di virtuoso. Tra le composizioni più significative della sua produzione per violino solo sono i fondamentali 24 Capricci (1818-1820) che furono oggetto di trascrizioni da parte di diversi musicisti (Schumann, Liszt, Brahms, Rachmaninov) e numerose serie di variazioni su temi di altri compositori; per violino e orchestra sono cinque concerti (tra cui quello intitolato La campanella, postumo, 1851), tre dei quali rimasti manoscritti e numerose variazioni su temi tratti da opere di Rossini, di cui Paganini fu grande amico (tra cui la preghiera del Mosè, sulla quarta corda); Le streghe (dal balletto di Süssmayr), due moti perpetui (1822 e, postumo, 1851) e molte altre composizioni; nell'ambito della musica da camera: dodici sonate per violino e chitarra, sei quartetti, la sonata Napoléon sulla quarta corda, per violino e pianoforte; trii; ecc.


  Andrea Appiani, Nicolò Paganini, Milano,Collezione L. De Nobili









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